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 Relazione iniziale per presentare il progetto della Cellula di monitoraggio sulla Convenzione europea

Briefing della Cellula di Monitoraggio Convenzione sul futuro dell'Europa alla Conferenza "Il contributo dell'Università italiana alla Convenzione europea e al semestre di Presidenza UE dell'Italia"

Padova 31 gennaio 2003

Prima relazione: Davide Zaru
(studente del II anno Scienze Politiche e Relazioni Internazionali)

Buongiorno,
Spetta a me il compito di introdurre il progetto della Cellula di monitoraggio sulla Convenzione europea attivata nell'ambito del corso Sistema politico dell'UE tenuto dal prof. Mascia nella Facoltà di Scienze Politiche. L'idea di un gruppo di studenti che si proponesse di inviare un contributo di fondo ai membri della Convenzione che affronti tutti i temi relativi all'avvenire dell'Europa formulati a Laeken, è nata proprio durante una lezione lo scorso dicembre.
Era già attiva in Facoltà un'analoga Cellula di monitoraggio sulla gestione da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU della crisi irachena; essa segue tuttora con grande attenzione l'atteggiamento dell'Unione ed in particolar modo del Consiglio Affari Generali e del Parlamento Europeo in merito alla crisi irachena. Alcuni degli studenti che hanno partecipato al lavoro del primo gruppo sono confluiti nella Cellula di monitoraggio sulla Convenzione europea, che è composta da undici studentesse e studenti di quattro nazionalità diverse frequentanti il corso di laurea quadriennale di Scienze Politiche ed i corsi triennali Politica e integrazione europea e Scienze Politiche e relazioni internazionali. Credo che entrambi i progetti realizzino pienamente quanto espresso nello Statuto di Ateneo dall'art.5 in tema di partecipazione e dall'art.46 in tema di strumenti di studio e costituiscano una valida occasione formativa che va ad integrare pienamente l'offerta culturale dell'Università.
Ma quello che più mi preme sottolineare è che, sia per quanto riguarda la gestione da parte del Consiglio di Sicurezza della questione Iraq, sia per quanto riguarda la stesura di un trattato costituzionale dell'Unione, siamo convenuti sul fatto che, di fronte ad argomenti di tale portata, studenti che frequentano corsi di studio a forte vocazione internazionalistica non possano restare indifferenti; stiamo riflettendo sulla possibilità di utilizzare queste esperienze per fondare stabilmente un gruppo studentesco di discussione su questioni di politica internazionale.
Com'è noto il coinvolgimento dei giovani nella costruzione dell'Unione europea rappresenta uno degli obiettivi specifici espressi nella dichiarazione di Laeken. Lo stesso Giscard d'Estaing il 28 febbraio 2002 nella sessione inaugurale della Convenzione diceva: "In questo processo di ascolto dobbiamo privilegiare due categorie, i giovani (…) e i cittadini dei paesi candidati…". Una ricerca svolta da Eurobarometro per conto della Commissione tra il maggio e il giugno 2002 mostra come la principale misura che dovrebbe essere presa perché i giovani tra i 15 ed i 24 anni si identifichino con l'Europa è rappresentata dalla maggiore cooperazione tra le agenzie occupazionali nazionali; i giovani sarebbero molto interessati a tematiche quali la sussidiarietà, il supporto dei valori democratici e dei diritti umani - più in verità che all'allargamento e all'effettività delle istituzioni europee - e su questi argomenti si aspettano che la Convenzione si esprima con incisività.
Secondo il quinto rapporto Iard "Giovani nel nuovo secolo" preparato dai sociologi Buzzi, Cavalli e De Lillo, l'Europa interessa i giovani italiani soprattutto come contesto istituzionale, quale soggetto che garantisca tutela e difesa in ambito economico e monetario.
Le proposte giovanili hanno quindi trovato nella Convenzione dei giovani un importante canale di espressione. Il testo definitivo della Convenzione dei giovani esplicita: "I giovani, attivi a livello locale, regionale, nazionale ed europeo, possono svolgere un importante ruolo di stimolo del dibattito e di promozione della cittadinanza attiva e dell'identità europea. Molti di essi sono già attivi a questo proposito nell'ambito di organizzazioni giovanili e di altre organizzazioni non governative, che spesso si sono dimostrate capaci di raggiungere e rappresentare gli appartenenti ai gruppi più emarginati ed esclusi".
Se tuttavia consideriamo che i 168 componenti della Convenzione dei giovani risultano essere espressione dei governi nazionali e del Parlamento europeo, il che determina un'estrema politicizzazione dell'assemblea, crediamo che un'iniziativa come la nostra, che si ispira ai principi della democrazia partecipativa e del protagonismo studentesco, assuma un particolare significato.
Nel portare avanti il nostro progetto era necessario che riflettessimo innanzitutto sul mandato della Convenzione, sulla Dichiarazione di Laeken, sulle implicazioni dell'allargamento in materia di architettura istituzionale e sugli aspetti formali del trattato costituzionale.
Nella diversificazione dei ruoli all'interno della cellula abbiamo fatto riferimento ai gruppi di lavoro costituiti in seno alla Convenzione, consapevoli del fatto che alcuni argomenti vengono affrontati trasversalmente da tutti i gruppi, come nel caso delle modifiche da apportare all'architettura istituzionale. Abbiamo deciso di dare particolare rilievo ai contributi presentati ai membri della Convenzione da parte della Convenzione dei giovani, delle organizzazioni della società civile, dei partiti europei, delle istituzioni europee, dei parlamenti nazionali e dei fora nazionali dedicati al dibattito sull'avvenire dell'Europa. Una particolare attenzione è stata inoltre dedicata al dibattito sull'avvenire dell'Europa tuttora in corso nei paesi di prossima adesione e all'atteggiamento dei media europei nei confronti dei lavori della Convenzione. Tematiche che ci stanno particolarmente a cuore sono, in tema d'istruzione e formazione, l'armonizzazione della durata dei cicli e l'implementazione del programma Socrates-Erasmus.
Contestualmente all'acquisizione di informazioni tramite la consultazione della stampa nazionale ed internazionale e di risorse on line, abbiamo promosso al nostro interno un ampio dibattito, rilevando in alcuni casi la difficoltà di conciliare alcune istanze per così dire avanzate con la contingente opportunità politica, l'efficienza dell'azione comunitaria con le primarie esigenze di democratizzazione delle istituzioni dell'Unione.
Abbiamo sentito dall'inizio del lavoro l'esigenza di coinvolgere i colleghi del corso e gli studenti della Facoltà e proprio tenendo ben presente la finalità di promuovere una forma di informazione e di sensibilizzazione sui temi fondamentali dell'avvenire dell'Europa, abbiamo deciso di realizzare on line una community, attraverso la quale condividiamo documenti ed informazioni e su cui pubblichiamo i nostri elaborati originali perché possano essere visualizzati da chiunque.
Se l'elaborazione del nostro contributo continuerà nelle prossime tre settimane, le nostre posizioni sull'avvenire dell'Europa convergono su più punti, come tra breve avrà l'occasione di illustrarvi la mia collega.
Siamo consapevoli dell'esigenza di incorporare la prospettiva dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche e a tutti i livelli, di garantire la qualità, l'efficienza e la trasparenza delle istituzioni comunitarie, la centralità della missione di prevenzione e sradicamento della povertà e delle disuguaglianze. Crediamo si debba valutare la possibilità di rendere autonoma la cittadinanza europea dalla cittadinanza anagrafica; nel momento in cui l'Europa discute il suo futuro, dovrebbe riaffermare i valori dei diritti umani, utilizzando tutte le misure a sua disposizione per fare in modo che tali valori vengano rispettati.
Come orgogliosi cittadini di un'Unione europea che ha intrapreso un percorso che genera grandi aspettative in tutto il mondo vorremmo soprattutto che l'Unione si impegnasse nell'instaurazione di un nuovo ordine internazionale, il che assume una grande importanza in questo frangente storico, di fronte agli impatti negativi della mondializzazione e ad una crisi irachena che sembra vedere ridotto ad un ruolo simbolico l'operato delle Nazioni Unite.

Padova, 30 gennaio 2002
   
 

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