SOSTENIBILITÀ COME IDEA REGOLATIVAQuello di sostenibilità è un concetto:
Molto più che essere una prescrizione concreta, la sostenibilità è una "idea regolativa" nel senso dato da Kant, ossia un concetto trascendentale che contribuisce alla sistemazione del sapere, alla sua innovazione senza prescrivere rigidi modelli attuativi. In altri termini, la crescita di consapevolezza orienta la ragione umana verso la volontà generale di perseguire la sostenibilità; una volontà che si riferisce a ciò che l'individuo e tutti gli esseri umani dovrebbero fare trovandosi nell'indilazionabile necessità di riconciliarsi con la natura. La sostenibilità ha quindi lo stesso ruolo assunto da altre "idee regolative", quali prosperità, libertà, solidarietà, equità, etc. Idee che possono dare un orientamento generale, ma che devono essere interpretate concretamente in ogni specifica situazione (Homann, 1996; Brand, 1997). Sotto questo profilo, la sostenibilità può essere intesa anche come un nuovo strumento metodologico per affermare valori che aprono le prospettive per un nuovo "patto costituzionale". Esso può essere scritto unicamente dagli esseri umani; dipende da loro, dalla loro percezione dei nuovi valori, dalla loro cultura, dal grado in cui questi valori sono condivisi all'interno e tra le comunità sociali internazionali, nazionali, regionali e locali. Il modo in cui la sostenibilità come "idea regolativa" è resa operativa (ad esempio, tramite costituzioni, leggi, norme, azioni, programmi e politiche) dipende dalle specifiche situazioni, realtà sociali e culturali. Anche per essa, come per tutte le "idee regolative", esiste e ci sarà quindi sempre una varietà di interpretazioni, di attuazione e di modi di agire. Infatti, l'apparire dell'idea regolativa della sostenibilità è così importante da poter essere considerata alla stregua di un terremoto negli attuali sistemi normativi, in quanto implica la riconsiderazione e la rinegoziazione delle relazioni fra molteplici livelli decisionali e dimensioni di intervento. Data l'enorme complessità dei sistemi normativi e il gran numero di istituzioni ed individui coinvolti nella negoziazione, questo processo comporterà molto tempo. "Sostenibilità" non è soltanto un termine scientifico ma anche e soprattutto politico. Esso ha acquisito importanza in un particolare momento storico come risposta a problemi specifici. La sua utilità politica sta essenzialmente nella sua attualità e flessibilità, nella sua capacità di acquisire consenso ed, allo stesso tempo, di mutare percezioni e valori. Queste caratteristiche non soddisfano certamente la necessità scientifica di precisione, ma in, ogni caso, dipenderà fortemente dalla scienza se questo termine scomparirà a causa della sua "banalizzazione", oppure se esso acquisterà lentamente una forma più significativa ed affidabile, come espressione centrale di un approccio integrato a problemi che, fino ad oggi, sono stati trattati separatamente. Nel dibattito generale sulla sostenibilità, alcuni chiedono di rendere più concreto questo concetto così da poter valutare, senza ambiguità, se una situazione o un'azione sia sostenibile o meno. Questo non sarà mai possibile in termini assoluti. Homann (1996) scrive che fino ad oggi non esiste un'esauriente definizione di sostenibilità; non può esistere, perché la ricerca stessa di tale definizione è di per sé erronea. Cosa sia la sostenibilità, cosa possa essere chiaramente compreso con questo termine, lo sapremo dopo un processo di ricerca, di apprendimento e di esperienza che durerà decine di anni; ma non lo sapremo mai in maniera definitiva. Sempre secondo Homann, così come un medico non ha bisogno di definire operativamente la salute per iniziare una terapia, l'inesistenza di una definizione operativa di sostenibilità non impedisce di avviare politiche ed iniziative coerenti. Similari considerazioni riguardano anche l'ormai annoso problema degli indicatori di sostenibilità. Sembra essere senza senso il voler insistere sulla costruzione di un insieme, più o meno completo e definitivo, di indicatori. Si possono, infatti, concepire solo indicatori provvisori che riflettano lo stato attuale del dibattito, o indicatori sperimentali che illustrino una posizione specifica. Inoltre, se il loro ambito di validità deve comprendere culture e contesti differenti, dovranno essere pensati indicatori necessariamente più generali, consentendo quella necessaria flessibilità per rispecchiare le diversità delle dimensioni territoriali (regionali e locali) sotto esame. Le nuove prospettive incorporate nel paradigma della sostenibilità porteranno a nuove interpretazioni delle relazioni causali e perciò non solo a nuovi atteggiamenti e a nuove configurazioni istituzionali, ma anche alla combinazione di molteplici concetti ed approcci, favorendo un metodo olistico di pensare ed agire. In letteratura è possibile distinguere vari approcci per una definizione di sostenibilità, nessuno dei quali, tuttavia, eguaglia la complessità della Dichiarazione di Rio. Essa dimostra che sono in gioco dimensioni molto differenti e fa riferimento ad un approccio antropocentrico, come è affermato chiaramente nel suo primo principio, scartando così una serie di approcci "ecocentrici" tuttora presenti nel dibattito sul rapporto uomo e natura. La rassegna accurata dei principi della sostenibilità, proposti nei documenti più diffusi delle organizzazioni internazionali, indica che essi possono ritenersi compiutamente compresi in 10 basilari componenti di orientamento SQM che rispondono a tre semplici domande:
In conclusione, la sostenibilità sembra rappresentare uno dei punti di riferimento per una nuova visione, basata sulla riconciliazione dell'umanità con la natura, provocando un sostanziale mutamento rispetto alla prevalente civiltà occidentale dell'era moderna. L'era moderna, accompagnata dalla rivoluzione industriale, ha fatto emergere la visione fondamentale dell'unità di tre differenti significati: libertà, uguaglianza e fratellanza. Essi sono differenti perché ciascuno di questi può agire contro gli altri (la libertà può agire contro l'uguaglianza e la fratellanza e viceversa); sono uniti perché agiscono secondo continue combinazioni dialettiche. La sostenibilità, espressione dalla rivoluzione postindustriale e dell'attuale transizione verso l'era postmoderna, tende a fare emergere lo spostamento di attenzione:
Quello che è certo è che soltanto una nuova visione fortemente condivisa dall'umanità può introdurre un'epoca di saggezza, una nuova civiltà planetaria (E. Morin, 1994). Questa nuova civiltà è strettamente legata alla responsabilità morale intesa come la più personale e inalienabile proprietà umana; una responsabilità incondizionata ed infinita che si manifesta individualmente, collettivamente e globalmente. |