ETICA

Molti autori attuali, specialmente quelli di parte ambientale ed ecologica, sottolineano il ruolo forte che l’etica deve giocare nella sostenibilità. Secondo Basiago (1995), questo implica la scelta fra una rivoluzione filosofica (attribuire all’ambiente una posizione prioritaria senza precedenti) e lo status quo (orientarsi alla semplice sostituibilità delle risorse).

Nell’era moderna, la moralità, per mezzo dell’etica, è stata assunta come un fattore razionale che può essere esteso universalmente.

Oggi, i postmodernisti esprimono altri punti di vista. Secondo Bauman (1993), dare un valore universale alla moralità espressa da un’etica può produrre l’effetto di sostituire la responsabilità autonoma di essere soggettivamente morali. Questo equivale a rendere inabile e perfino distruggere la capacità morale dell’individuo. Secondo tale autore, la moralità è e rimane irrazionale; quindi la moralità può essere razionalizzata solo al costo della negazione e del logoramento di se stessi.

La conclusione è che la gestione sociale dell’etica è complessa e comporta più ambivalenza di quanto essa stessa non provi ad eliminarne. In altre parole, la prospettiva postmoderna rende evidente la relatività dei codici etici e delle pratiche morali che raccomandano o sostengono l’ordine sociale, universale e razionale.

Gli esempi, più volte citati, dell'Olocausto e di altri tipi di genocidio sono utilizzati per dimostrare come, perseguendo il concetto di ordine sociale, la razionalità e l’estensione a valore universale di un’etica creino soltanto la distruzione delle società e delle culture.

Tali esempi mostrano come l’etica possa sostituire la moralità, nella misura in cui un codice sostituisce la morale soggettiva e l’eteronomia sostituisce l’autonomia.

Perciò, sempre secondo Bauman, "la frustrazione della certezza" — oppure, in altre parole, l’esistenza dell’incertezza — è un beneficio per la moralità.

Altri autori sottolineano come le relatività etica e culturale possano fondersi l’una con l’altra. Le culture sono particolari unici, analizzabili e apprezzabili, ma non comparabili come superiori o inferiori le une alle altre. Esse si muovono nel campo della complessità e della instabilità.

La natura, così come viene studiata dalla biologia e dall’ecologia, aiuta a comprendere come un organismo (la società) possa essere fondato su autonomie collegate e correlate, rivelando come esso possa essere olistico, frattale, olonico etc.

Secondo questi concetti, c’è un sillogismo che può essere brevemente esposto nel modo seguente: l’etica è un fenomeno culturale; la cultura è relativa; perciò l’etica è relativa (Edel, 1995).

La diversità culturale diviene particolarmente importante quando la natura è incorporata nella società (Beck, 1992). Infatti, se nessuna cultura umana possiede la chiave della saggezza ecologica, allora è essenziale conservare il maggior numero possibile di modi di interagire con l'ambiente se vogliamo massimizzare le probabilità di sopravvivenza, sia della nostra specie che di quelle con le quali condividiamo il pianeta" (Milton, 1996).

Perciò, parafrasando gli scritti suddetti, un’etica della sostenibilità sarà chiaramente costituita da una fusione di principi universali e moralità locali; e, dato che l’etica dipende dalla cultura, essa può essere valutata per il suo contributo alla crescita della conoscenza del genere umano nel suo rapporto con gli altri organismi viventi e con la natura tutta.

Come sostiene Edel (1995), questo non vuol dire che la "Scienza ci dà i valori". La scienza non crea valori, soltanto gli uomini lo fanno. La scienza non fornisce virtù, soltanto gli uomini coltivano valori. La scienza non dà finalità, ma gli uomini usano il loro sapere per raffinare ed accrescere il conseguimento degli scopi umani. Loro usano il proprio sapere e lo fanno evolvere per definire i loro fini e per distinguere sempre di più ciò che è spurio da ciò che è genuino. Sempre secondo Edel, una piena comprensione scientifica modella, pertanto, il loro modo di osservare il mondo, tenendo presente che, in qualsiasi momento, loro vedono se stessi come attivi creatori, fuori dal passato e proiettati verso il futuro.