METODO OLISTICO DI PENSARE ED AGIRE

Da diversi decenni ha assunto importanza una visione più sistemica delle nostre condizioni di vita. Molte discipline e politiche hanno teso sempre di più a descrivere e a spiegare i fenomeni in considerazione delle relazioni complesse esistenti tra aspetti economici, ecologici e socio-culturali, in molti casi abbandonando l’approccio settoriale e meccanicistico.

Nuovi approcci sistemici (tra i quali quelli sostenuti da Jantsch, Varela, Maturana, Prigogine, Forrester, Meadows, Deutsch, Vester, Luhmann) ed epistemologici (riferiti cioè alla conoscenza scientifica; si veda Watzlawick 1986, Schmidt 1987) hanno consentito, da una parte, la comprensione di interrelazioni complesse e, dall’altra, la scoperta di nuovi margini di azione esistenti nei sistemi e nei sottosistemi, dovuti alla loro capacità di auto - riprodursi tramite catene di relazioni che trasformano le proprie componenti organizzative (autopoiesi).

Questi approcci sono derivati dalla necessità di sviluppare descrizioni e spiegazioni in grado di comprendere interrelazioni che, se trascurate, avrebbero causato seri problemi.

Si tratta di approcci che riguardano anche l’analisi della società. Essi rilevano la complessità del rapporto tra gli esseri umani ed i loro riferimenti valoriali ed etici.

Infatti, i sistemi di relazione che contraddistinguono una struttura sociale si basano su sistemi di significati (Hays, 1994) prodotti dalla negoziazione fra soggetti capaci di apprendere ed evolvere, esprimendo così una cultura tesa al cambiamento continuo (Wolfe, 1989).

La formazione, il mantenimento e l’evoluzione della società dipendono quindi dalla capacità morale (moralità) dei suoi attori: gli esseri umani. Costoro, come afferma Bauman (1993), esprimono l’etica di una data società, ossia il codice morale (come insieme di precetti tra loro coerenti) che dovrebbe essere seguito da ogni persona.

In questa ricerca di un’etica nuova, molti autori cercano di definire un paradigma di sostenibilità costituito da componenti essenziali, quali: posterità, equità, ambientalismo globale, glocacità, biodiversità.

Riesaminando quanto evidenziato da costoro, è possibile affermare come il concetto di sviluppo sostenibile sia oggi una sorta di contenitore di significati molteplici che dipendono dalle discipline, dai punti di vista, dal contesto (dove = spazio e luogo) e dalla dimensione temporale (quando = passato, presente e futuro) presi in considerazione.

Tutti questi significati sono utili ed hanno lo stesso diritto di partecipare ad una discussione, quella relativa allo sviluppo sostenibile, ricca di implicazioni. Esse saranno comprese solo se emerge un modo di pensare orientato:

  • all’apertura del concetto; perché, quale prodotto intellettuale del genere umano, lo sviluppo sostenibile implica correlazioni tra complessità diverse, all’interno dei sistemi sociali e naturali (intra — complessità) e nella relazione tra essi (inter — complessità);

  • all’apprendimento continuo; in quanto quello della sostenibilità è un concetto al tempo stesso nuovo ed antico; è necessario quindi alimentare un ciclo continuo di conoscenza che combini esperienze concrete, osservazioni e riflessioni, formazione e sperimentazione di concetti, metodologie, linee guida, inferenze e conclusioni, messa in pratica delle conclusioni, avvio di una nuova fase di apprendimento;

  • a visioni e missioni; in quanto lo sviluppo sostenibile esige un insieme di valori condivisi dalle persone e dalle comunità sociali;

  • agli stakeholders, cioè ai tanti interlocutori della sostenibilità; perché l’umanità e tutti gli esseri della complessa natura del Pianeta sono coinvolti nei processi di sviluppo;

  • ai mercati; perché lo sviluppo sostenibile riguarda tutto il mondo, le interdipendenze globali e locali fra economie, società, culture e sapere;
  • ai risultati; perché lo sviluppo sostenibile esige una rete di iniziative, politiche, decisioni ed azioni che dovrebbero essere continuamente monitorate e valutate, creando e migliorando appropriati strumenti metodologici (Khan, 1995).

L’orientamento ai suddetti principi agevola l’affermarsi di un modo olistico di pensare ed agire. Essi possono contribuire alla crescita del sapere umano per mezzo della riconciliazione fra ethos (basato su visione e missioni), logos (costituito dall’apertura concettuale, dal ciclo di apprendimento continuo e dal monitoraggio dei risultati) e pathos (ossia l’attrazione degli stakeholders verso percorsi di sviluppo sostenibile e la loro soddisfazione per i benefici conseguiti).