CAMBIAMENTOIl cambiamento costituisce il fondamento della dinamica sociale. Sebbene, ai suoi esordi, la sociologia sia stata influenzata da una sorta di concetto meccanicistico di progresso (ad esempio la legge dei tre stadi della conoscenza umana, "teologico, metafisico e positivo", elaborata da Comte), la società non è mai stata considerata statica. Essa è frutto di trasformazioni che si susseguono continuamente. Può trattarsi di trasformazioni lente, graduali, quasi impercettibili oppure veloci, scioccanti, sconvolgenti, imprevedibili, implacabili, onnipresenti. Le trasformazioni possono essere molto vaste in dimensione ed intensità, di breve o di lungo termine, con effetti di piccola e grande scala; operano contemporaneamente a livello locale e globale (Pasmore, 1994). Occorre, inoltre, notare che la corrispondenza tra cambiamento e progresso, caratteristica del diciannovesimo secolo, è stata fortemente messa in discussione, dato che il cambiamento può essere positivo e/o negativo, regressivo e/o progressivo, costruttivo e/o distruttivo. In sintesi, è possibile affermare che il cambiamento: è un processo continuo che si basa sul saggio uso delle risorse disponibili; si configura mentre viene attuato; si basa sulla prefigurazione del futuro e si attua con forte flessibilità di modelli; non avviene tutto assieme ad un'ora stabilita; è basato sulla partecipazione di tutti i soggetti e le componenti coinvolte nella situazione e nel sistema di riferimento. Il cambiamento è dunque frutto del rapporto tra le singole parti ed è tessuto dalla combinazione tra loro; dipende dall'apertura della parte-componente e dell'organismo più ampio ad intessere continue, contemporanee interazioni; più una parte (ad esempio un ecosistema locale o una comunità sociale) è aperta al suo interno e conserva la diversità delle sue componenti, più aperta potrà essere all'esterno; e viceversa. Esiste, quindi, una chiara correlazione fra i suddetti modi di intendere
il cambiamento e quelli emersi da parte ambientalista sulla crescita e lo
sviluppo. In termini sociologi, si tratta della dinamica dell'interazione
sociale; un'interazione mai statica ed ordinata. CAMBIAMENTO PARADIGMATICOÈ un processo spesso lento, contraddittorio e non immediatamente comprensibile da tutti gli attori, come ha chiaramente spiegato Thomas S. Kuhn (1962) nell'introdurre il concetto di cambiamento di "paradigma" scientifico. Il destino di molti paradigmi scientifici è quello di mutare. Kuhn ha evidenziato come concetti, modelli e progetti di pensiero basati su esempi (così la filosofia greca usava il termine "paràdeigma") siano utili a definire, per un certo periodo di tempo, i problemi esaminati da una comunità scientifica. Tali paradigmi devono comunque essere aperti a nuove possibilità di risolvere tali problemi con altri approcci, lasciando spazio a rotture e conflitti tra essi e consentendo l'emersione di una molteplicità di saperi. Come già accaduto in altre epoche storiche, sembra quindi che, nel corso degli ultimi decenni, si sia raggiunta quella massa critica tale da far decadere i modi tradizionali di pensiero, sostituendoli progressivamente con una diffusione sempre più ampia di nuovi concetti, fino a farli diventare, improvvisamente, catalizzatori di nuovi orizzonti e prospettive. Cresce la sensazione (ed anche la consapevolezza) che elementi e frammenti provenienti dalle differenti aree e campi delle attività e delle società umane raggiungeranno un punto in cui si combineranno in nuovo puzzle dinamico, in una specie di patchwork, dal quale si originerà un nuovo fondamento del pensiero. I "nuovi" concetti appariranno più chiari e più accessibili di quanto lo siano adesso; forniranno certezza teorica a ciò che dovrebbe essere il futuro e ai modi di realizzarlo per la salvezza dell'umanità; formeranno la base per una visione di civiltà che potrà essere progressivamente determinata e condivisa da milioni e milioni di persone. In questa prospettiva, il ruolo della ricerca è determinante. Essa deve distinguere interpretazioni diverse, mostrare implicazioni e contraddizioni, mettere in evidenza collegamenti con altri filoni di discussione, ricordare i cambiamenti nelle percezioni e nei valori associati all'uso di questo nuovo concetto. Come evidenziato da Giddens all'inizio degli anni '90, il sapere (e la ricerca che lo sostiene) è parte attiva del processo di transizione sociale: "Il sapere sociologico entra ed esce come una spirale dall'universo della vita sociale, ricostruendo sia se stesso che l'universo come parte integrante di questo processo" (Giddens, 1990). In altre parole, i concetti sviluppati dalle scienze sociali, dando forma ai sistemi di percezioni e di valori, contribuiscono essi stessi alla trasformazione dei processi che stanno analizzando. Si tratta della "riflessività" del sapere in quanto esso contribuisce a modificare le circostanze alle quali è originariamente riferito. È un processo che apre nuovi modi di vedere e leggere la realtà ed orienta a nuove prospettive. Allo stesso modo, sebbene il concetto di sostenibilità non fosse del tutto nuovo quando fu formulato, esso tuttavia compendia e rafforza il "cambiamento paradigmatico" nelle teorie scientifiche, negli approcci politici, nelle culture e nelle azioni che l'attuale umanità sta elaborando e sperimentando verso nuove prospettive dello sviluppo. |