Studi per la ricerca del sito della città di Pandosia in
val di Crati A cura di Alberto Anelli
Per
la Collana Storia di Castrolibero:
-
La Storia di Castrolibero in 20 pagine - Edizione Luglio 2007 -
Castrolibero - Il paese degli scarpari- Edizione
gennaio 2008 -
Il Terremoto dell'8 settembre 1905 a Castrolibero.
- Castrolibero 100
anni dopo il terremoto del 1905. -
Storia della chiesa crollata nel 1905 in Piazza Pandosia di Castrolibero
- La Storia delle due chiese
dedicate a San Francesco nella frazione Santa Lucia -
Mappa della località Piazza Pandosia nel 1970 (con foto degli anni 1956-1970)
- Il Palazzotto di Castrolibero
- Storia, mappe e foto -
La tragica fine di Valerio Telesio nella rivolta popolare del 10 agosto 1579 -
Unità
d'Italia: una storia sconosciuta - Quei predoni venuti dal Nord -
Tutto
sulla città di Pandosia nel Bruzio La
cittadina di Castrolibero si trova, secondo molti autori, nel luogo in cui un
tempo sorgeva la fortezza più sicura di Pandosia.
In quel sito sarebbe ubicata la mitica città degli Enotri,
che traeva il suo nome dalla grande fertilità del suolo: "Città
di ogni dono". Su di essa vegliava Pan, figlio di Mercurio, dio dalle zampe
caprine, inventore del flauto ed amante di ogni dissolutezza. Il nome di Italia
si deve al figlio di Enotro, infatti in quel tempo la Calabria
era detta Italia e la penisola Salentina veniva indicata con il nome
di Calabria. Tito
Livio, nella sua Historia, narrò che presso le mura di
Pandosia, (332 a.C.) nel corso di un assedio, avesse perso la vita Alessandro
il Molosso, Re d'Epiro e zio di Alessandro Magno. Parte del corpo del Molosso,
orrendamente mutilato, venne portato nella vicina città di Cosenza, dove
fu sottoposto ad indicibili crudeltà. Al tempo delle egemonie di Sibari
e Crotone, Pandosia riuscì a conservare la propria autonomia politica ed
economica, testimoniata, tra l'altro, dalla pregevole e rara monetazione che la
caratterizzò. Confusa nel grande Impero Romano, Pandosia venne successivamente
distrutta dalla furia dei barbari (Notaio
Iacoe manoscritto del 1651). Di essa si ricominciò a parlare
nell'868 d.C., allorchè per contrastare l'Emiro di Amantea e i suoi saraceni,
il re inviò in Calabria il Conte di Bergamo Ottone. Questi, a capo di un
esercito di franchi, ai quali si erano uniti i vescovi Hoschisio e Gheriardo,
costruì un luogo
fortificato proprio sulla collina dove un tempo sorgeva la fortezza
di Pandosia. Da allora quel luogo si chiamò "Castro-franco",
ossia "accampamento dei franchi".
Centro Storico di Castrolibero
(Foto 2005). La chiesa SS. Salvatore è a destra della foto
Veduta
del Centro Storico di Castrolibero Alla
vostra sinistra la Chiesa San Salvatore edificata dal 1972 al 1974 nel luogo detto
"Avanti a chiesa" proprio davanti al luogo "arrieti u castieddru"
(Dietro il castello). Alla vostra destra la piazza "Chiesa Vecchia".
Al centro nella vegetazione, leggermente spostata verso la vostra sinistra, si
intravede piazza San Giovanni.
In basso, sull'estrema destra, il Palazzotto e la torre rotonda.
La
mappa del Centro Storico Castelfranco
(l'attuale Castrolibero) fu per molto tempo un luogo fortificato (secondo un'antica
leggenda, nell'XI sec. Roberto il Guiscardo vi costruì un castello a dominio
della valle del Crati). La vita civile delle popolazioni a quel tempo si svolgeva
nelle due cittadine limitrofe: Pantosa (ora in parte in territorio di Marano Principato
al confine con Castrolibero) e Veneri (l'attuale Castelvenere in località
Andreotta di Castrolibero). Dopo una serie di infeudazioni minori, Castelfranco
finì nel patrimonio della potente famiglia Sanseverino di Bisignano (sec.XV).
Nel 1487, a seguito di quella che sarebbe passata alla storia come la "Congiura
dei Baroni", cui parteciparono anche i Sanseverino, Re Ferdinando ordinò
che venissero abbattute le mura di cinta e le case di Castelfranco, poiché
quella fortezza aveva creato notevoli problemi agli Aragonesi di Cosenza.
Correva l'anno 1550 quando Pietro Antonio Sanseverino concesse in dote alla figlia
Eleonora, convolata a nozze col Marchese della vicina Rende, le cittadine di Castelfranco
e Cerisano, compresi, ovviamente, tutti i diritti e ,addirittura, i vassalli di
ogni ordine e rango. Tra il 1562 e il 1566 il feudo di Castelfranco (Castrolibero)
venne acquistato da Valerio Telesio, fratello del celebre filosofo Bernardino.
Vessati in vario modo dal nuovo feudatario, i vassalli castelfranchesi non sopportarono
a lungo il "giogo" del Barone. Dopo un tentativo contro il figlio Roberto,che
non sortì l'effetto sperato dai castelfranchesi, il 10 agosto del 1579,
in circostanze ancora misteriose, gli abitanti di Castelfranco diedero luogo ad
una rivolta popolare che si concluse con l'uccisione di Valerio Telesio nella
chiesa
di San Giovanni. Castelfranco passò successivamente ai Sersale,
discendenti di un vecchio proprietario del feudo, che lo possedettero sino alla
fine del XIX sec. d.C. Sede di una "vendita" carbonara capeggiata
dai fratelli Parise, Castelfranco partecipò attivamente ai moti rivoluzionari
della prima metà dell' 800. Nel 1844 un suo cittadino, Santo Cesario, nato
a San Fili ma residente a Castelfranco, venne fucilato nel vallone di Rovito per
aver partecipato al moto rivoluzionario del 15 marzo 1844. Nello stesso posto
più tardi furono passati per le armi i fratelli Bandiera. Dopo l'Unità
d'Italia, Re Vittorio Emanuele II, con proprio decreto del 26 marzo 1863, recepì
la variazione della denominazione da
Castelfranco a Castrolibero, deliberata dal Decurionato locale (Consiglio
comunale). Colpito nel corso dei secoli da vari terremoti
(1638,1783,1835,1854), Castrolibero subì un ulteriore disastro
nel corso del sisma dell'8 settembre 1905. In quell'occasione, un Comitato,
costituitosi a Napoli, venne a costruire 17 nuove case nel Centro Storico di Castrolibero.
Al Sindaco di Napoli, intervenuto il 1. dicembre 1907 alla cerimonia di inaugurazione,
l'oratore locale, dopo aver magnificato l'opera e la generosità dei napoletani,
volle ricordare le antiche origini di Castrolibero: "
dite
a Napoli signor Sindaco, dite a Napoli signori del Comitato che la voce della
riconoscenza e del saluto non è quella di un umile e oscuro villaggio,
ma è quella di una città illustre che Pandosia un tempo fu detta.
Qui si coniarono monete, qui un Foro, qui un Senato, qui una doppia cinta di mura
che rendeva la città formidabile ai nemici, qui quando altrove vi era la
barbarie rifulgeva il sole della civiltà, della scienza e dell'arte. Rendete
grazie a Napoli in nome di Pandosia". Famosa già nel
XV sec. per le numerose fornaci di mattoni, la città di Castrolibero fu
sempre apprezzata nell'antichità per l'ottima produzione serica (seta).
A cavallo delle due grandi guerre (1915/1940) divenne estremamente diffuso l'artigianato
calzaturiero. Ciò valse a Castrolibero il noto appellativo di paese degli
"scarpari". VISITA
IL CENTRO STORICO Castrolibero,
maggio 2001 Alberto
Anelli L'Autore
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