L' Enciclopedia di Cassandra
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Graal
(di Cassandra eAnima Dannata)

Il Graal è un'icona misteriosa che, per 8 secoli, ha costituito un ideale ma di cosa si tratta nella realtà?

Il termine Graal designa in francese antico una coppa o un piatto, derivando dal latino medievale gradalis, con il significato di "piatto",  dal greco κρατήρ ("vaso") o krater (parola greca usata per una coppa poco profonda e con due manici).
In alternativa, la parola Graal potrebbe derivare da 'garalis' (il contenitore dove i greci conservavano una pregiata salsa a base di acciughe) o dal francese 'gradale' (un libro in cui sono raccolti i canti della messa e, in questultimo caso, il Graal sarebbe un libro di preghiere).
L'unica certezza è l'esistenza della parola Graal anche fuori dal contesto dei romanzi cortesi.

Secondo alcuni studiosi, all'origine l'oggetto era una coppa appartenente ad un sacerdote druidico che vi poneva il sangue delle vittime sacrificali e Nascien, secondo la tradizione un principe di Sarras convertito al cristianesimo da Giuseppe d'Arimatrea, sarebbe stato il primo sacerdote druido ad accettare la fusione dell'antica cultura con quella cristiana.

In un'Europa abbandonata dall'egemonia della cultura romana, appena lambita dal cristianesimo, queste differenti tradizioni si sono fuse trovando un vettore comune nella figura di Gesù Cristo: il Graal (poi Santo Graal) infatti diventa la coppa utilizzata nell'Ultima Cena da Gesù, utilizzata successivamente da Giuseppe d'Arimatea per raccogliervi il sangue del Cristo.


Il Graal Letterario

Origini

Le origini del Graal letterario possono essere ricondotte ad antiche saghe celtiche intorno ad un eroe viaggiatore che si ritrova in un "altro mondo", su un piano magico parallelo al nostro. In questi racconti il Graal era semplicemente un piatto o coppa, come l’inesauribile cornucopia greco-romana, presentato per significare la natura mistica dell’altro mondo.

In termini materiale, i primi accenni al Graal sono nelle pagine di un manoscritto medioevale ormai perduto (anche se, poichè l'originalità era vista con sospetto, molti autori sostenevano di essersi ispirati a testi più antichi per i racconti di loro invenzione).
L'evento, in un periodo in cui la fragilità dei manoscritti e i numerosi incendi causavano la perdita di numerosi testi, è verosimile. Dobbiamo inoltre ricordare che gli amanuensi usavano un tipo di scrittura attualmente quasi illeggibile a causa delle numerose abbreviazioni (usate per risparmiare tempo) ed, essendo copiato a mano, il libro è soggetto a modifiche ed errori spesso notevoli.

Jacopo da Varagine, il quale nel 1260 circa, racconta nella Legenda Aurea, che durante la prima Crociata (del 1099), i Genovesi trovarono il calice usato nell'Ultima Cena.

Uno dei primi reperti a cui si attribuì la leggenda, poi detta "del Graal", fu quello che ad oggi viene chiamato il Sacro Catino, ovvero il piatto o calice utilizzato da Gesù nell'Ultima Cena; si tratta di un vaso, intagliato in una pietra verde brillante e traslucida, recuperato dal condottiero della Repubblica di Genova Guglielmo Embriaco Testadimaglio dalla Terrasanta, quando al fianco di Goffredo di Buglione contribuì in maniera decisiva alla caduta di Gerusalemme. Re Baldovino fece scrivere sopra la porta del Santo Sepolcro: Praepotens Genuensium Praesidium, a ricordo della incredibile impresa dei Genovesi e riportò nel 1101 il reperto, che è ancor oggi conservato al Museo del Tesoro della cattedrale di San Lorenzo a Genova.

Lo sviluppo di ciò che attualmente si conosce come "ciclo" del Graal è stato tracciato in dettaglio dalla ricerca storiografica: il nucleo deriverebbe da una leggenda orale gotica, derivata forse da alcuni racconti folcloristici precristiani e trascritta in forma di romanzo tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII secolo. Gli antichi racconti sul Graal sarebbero stati imperniati sulla figura di Percival e si sarebbero poi intrecciati con il ciclo arturiano. I romanzi del Graal furono originariamente scritti in francese e successivamente tradotti nelle altre lingue europee, senza l’aggiunta di nuovi elementi.

Fu solo dopo che il ciclo dei romanzi del Graal si fu costituito che il Graal venne identificato con la coppa/piatto dell’ultima cena di Gesù Cristo, collegando l'etimologia dei termini francesi san greal ("Santo Graal") e sang real ("sangue reale").


 

Apparizione del Santo Graal

Il Graal appare per la prima volta sotto forma letteraria nel 'Perceval ou le conte du Graal' (fra il 1190 e il 1240), un racconto probabilmente destinato a un pubblico di cavalieri (non particolarmente raffinati ma non completamente estranei all'ambiente culturale).
L'autore, Chrétien de Troyes tratta il Graal come un elemento di poco conto, incentrando il suo racconto sui monologhi che caratterizzano lo stato di animo dei protagonisti nel contesto della corte di re Artù.
Nel 'Perceval ou conte du Graal', il Graal non viene mai definito "santo" e non ha niente a che vedere col Calice che avrebbe contenuto il sangue di Cristo. Non si sa neppure di preciso che forma abbia perché Chrétien, descrivendo il banchetto nel castello del Re Pescatore, dice semplicemente che «un graal antre ses deus mains / une dameisele tenoit» (un graal tra le sue due mani / una damigella teneva) e descrive le pietre preziose incastonate nell'oggetto d'oro.
Il Graal viene citato di nuovo in una delle scene finali, quella in cui un eremita rivela a Perceval che il Graal porta al padre del Re Pescatore un'ostia, nutrimento spirituale (secondo alcuni però questa scena potrebbe essere una aggiunta spuria).
Chrétien muore prima di terminare l'opera e il Graal rimane un oggetto misterioso e indefinito.
Prima che trascorressero venti anni dalla morte dell'autore, due scrittori dell'epoca tentarono di completare la storia incompiuta e altri due scrissero nuovi racconti quasi completamente diverse dalle originali (i testi appartenevano al nascente genere del 'romanzo2 cavalleresco') che possano compiacere il loro pubblico: la nuova classe sociale dei
cavalieri1.

 

Le 'continuazioni' del Conte du Graal

Nei 3/4 decenni che seguirono il decesso di Chrétien, una mezza dozzina di scrittori tentò di completare il racconto.
Da notare come le prime storie siano romanzi originali, composti da mani diverse e che sviluppano l'idea del Graal.
A queste vengono contrapposte le 'continuazioni' che si rifanno all'originale di Chrétien o hanno in comune scene e idee di altri romanzi.

Le conte du Graal' fu scritto con la sponsorizzazione di Filippo, conte di Fiandra. Sembra probabile che le varie continuazioni siano legate ai suoi successori sul trono delle Fiandre che, oltre a essere famosi per il loro mecenatismo letterario, sembravano considerare l'opera come proprietà della famiglia regnante.
Non conosciamo l'autore della 'prima continuazione' ma sappiamo che è stato lui a usare per primo l'espressione 'Santo Graal' e a legare la storia alla crocefissione di Cristo.
La 'seconda continuazione' dovrebbe essere stata scritta da Wauchier de Denan per Giovanna (nipote di Filippo e contessa di Fiandra dal 1212 al 1214).

Manessieur è l'autore della 'terza continuazione' e, come il predecessore, lavorò per la contessa. Nei brani da lui scritti, il Graal conpare 3 volte: portato da un angelo per guarire Perceval e un altro duellante, la seconda in cui 'mentre passava il Graal, le tavole furono colme dei piatti più prelibati' e alla morte del Re Pescatotore. In quest'ultima fase, Percival viene incoronato e, dopo sette anni da sovrano, diventa un eremetita e scompare con gli oggetti sacri del Re Pescatore (Graal compreso).

Gerbert de Montreuil fu l'autore della 'quarta continuazione' riportando, nel testo in nostro possesso, le ultime righe della 'seconda continuazione' (di Wauchier). Con ogni probabilità, anche questo autore concludeva il racconto con l'incoronazione di Perceval e la ricompensa del Graal.

 

I prologhi del Conte du Graal

I tentativi di completare il 'Conte du Graal' apparvero poco chiari anche ai contemporanei e, mentre venivano composte le 'continuazioni', due autori ritennero fosse necessario un prologo chiarificatore. I risultati furono 'Il prologo di Bliocadran' e il 'Prologo di spiegazione'.

Nel Prologo di Biocadran vengono evidenziati gli antenati di Perceval.
Nel brano, il padre dell'eroe e gli undici fratelli perdono la vite durante i numerosi tornei spingendo la madre di Perceval a fuggire nella foresta (contrastando il racconto di Chrètien in cui, il padre di Perceval e i figli sono uccisi in una contesa). Per la prima volta, si utilizza un romanzo cavalleresco per evidenziare il fallimento degli ideali cavallereschi e i rischi che comportano.

Il 'Prologo di spiegazione' comincia con la leggenda di fanciulle che vivono nella foresta e offrono carni e bevande ai passanti stoviglie di oro. Il racconto continua con lo stupro e il furto da parte del re Amangos e dei suoi cavalieri (poi puniti dai cavalieri di Artù).
La leggenda, confusa e contraddittoria, non pare legata al Graal a cui l'autore rivolge la propria attenzione subito dopo rivelandoci, apparentemente, la soluzione della storia ma non spiegando in realtà nulla e scopiazzando da fonti più antiche.

 

Robert de Boron

Una successiva interpretazione del Graal è quella che si trova nel Parzival di Wolfram von Eschenbach, secondo il quale il Graal sarebbe una pietra magica (lapis exillis) che produce ogni cosa che si possa desiderare sulla tavola in virtù della sua sola presenza.

Fu Robert de Boron a scrivere, per conto del suo mecenate Gautier de Montbéliard3, una storia che non si concentrava sui protagonisti  ma sul Graal.

Il libro 'L'estorie dou Graal' ricalca il tono delle vite dei santi e dei vangeli apocrifi (da cui deriva gran parte dell'opera), un tipo di scrittura popolare che rendeva accessibile, anche laici, il materiale che sino a quel momento era stato scritto dal latino.
Robert aveva concepito la sua opera come una trilogia:

- la storia del Graal (Joseph d'Arimathie ovvero Giuseppe di Arimatrea) fu composto tra il 1170 ed il 1212.
E' in questo libro che Boron presenta il Graal come il piatto in cui Gesù spessò il pane nell’Ultima Cena.
La reliquia sarebbe stata portata via da coloro che arrestarono il Messia e sarebbe stata consegnata a Pilato che, a sua volta, lo diede a Giuseppe di Arimatrea4. Quest'ultimo vi avrebbe poi raccolto il sangue del Cristo sulla croce.
In seguito alla resurrezione, Giuseppe sarebbe stato arrestato ma Nostro Signore gli sarebbe apparso per consegnargli il Graal e ordinandogli di celebrare la messa in ricordo della crocifissione.
Uscito di prigione, Giuseppe conserva il piatto sino a un periodo di carestia. Seguendo il consiglio divino, l'uomo apparecchia la tavola come l'ultima cena e vi colloca il piatto che dona pace ai commensali.
Giuseppe avrebbe poi portato la coppa nelle Isole britanniche dove il cognato (Re Pescatore) fondando la prima chiesa cristiana fonda la 'Compagnia del Graal);

- la storia di Merlino e Artù (Merlino).
In questa parte, Merlino detta all'allievo Blaise la storia del Graal, della Compagnia del Graal e di Artù;

- la storia di Perceval, di cui ci sono giunte solo due copie molto diversa fra loro.

 

I romanzi successivi

Il romanzo successivo, 'Perlesvaus', tratteggia nel prologo la genealogia dei custodi del Graal (da Giuseppe di Arimatrea ad Artù) e i poteri del Graal sono enunciati fin dall'inizio perché rappresentanti della Nuova Legge di Cristo (in contrapposizione della Vecchia Legge di pagani ed ebrei).
Questa opera acquista un più profondo significato simbolico e spirituale.

Vari cavalieri intraprendono la ricerca del Graal in racconti annessi al ciclo arturiano. Alcuni di questi racconti presentano cavalieri che ebbero successo, come Percival o Galahad; altri raccontano di cavalieri che fallirono nell’impresa per la loro impurità, come Lancillotto. Nell’opera di Wolfram, il Graal fu messo in salvo nel castello di Munsalvaesche (mons salvationis) o Montsalvat, affidato a Titurel, il primo re del Graal. Alcuni hanno identificato il castello con il Monastero di Montserrat in Catalogna.

La leggenda del Graal è riportata anche in racconti popolari gallesi, dei quali il Mabinogion è il più vecchio dei manoscritti sopravvissuti (XIII secolo). Esiste anche un poema inglese Sir Percyvelle del XV secolo. In seguito le leggende di re Artù e del Graal furono collegate nel XV secolo da Thomas Malory nel Le Morte d'Arthur (anche chiamato Le Morte Darthur) che diede al corpus della leggenda la sua forma classica.

La Chiesa, a sua volta, vede l'occasione per esercitare il proprio controllo su questi guerrieri e sviluppa una versione religiosa degli ideali laici profusamente descritti nel nuovo genere letterario.


La Quéte du Saint Graal

Un testo di natura religiosa (sebbene si creda che originariamente fosse laica e con protagonista Lancillotto. Solo successivamente sarebbero state aggiunte le componenti 'cristiane') è la Quéte du Saint Graal (1220?). L'autore stesso, forse un monaco, sottolinea l'aspetto religioso inducendo il personaggio di Artù a dichiarare (poco prima della comparsa del Graal):
 

'saremmo molto lieti se Nostro Signore ci mostrasse un segno del suo grande amore
[...]
in un giorno solenne come la Pentecoste'

Le pagine iniziali riprendono la storia di Giuseppe di Arimatrea come era stata narrata da Robert de Boron tranne per alcuni particolari:

- il Graal non gli viene consegnato da Pilato ma lo stesso Giuseppe la recupera per 'avere alcune cose che Egli aveva toccato quando era in vita';

- vengono indicate numerose similitudini fra il vagare di Giuseppe col Graal ed il vagare degli israeliti alla ricerca della Terra Promessa con l'Arca dell'Alleanza (il Graal, fra l'altro, sarà posto per ordine divino in un'arca e apparirà in grado di ferire/uccidere chi si avvicina troppo, esattamente come l'Arca di Mosè).


Il re Pescatore e la sua discedenza

Il Graal, secondo i testi gnostici e viene tramandato da padre a figlio nella discendenza di Giuseppe d'Arimatrea. Il custode detiene il titolo di Re Pescatore e una ferita alle gambe che, nei romanzi arturiani, rende la terra sterile.
I custodi conosciuto sono:

- Giuseppe d'Arimatrea;

- Josephus (figlio di Giuseppe d'Arimatra) il quale, risulta votato alla castità;

- Alain (figlio di Hebrone e della sorella di Giuseppe d'Arimatrea) che, essendo votato alla castità, non ha figli.
Sotto il suo dominio, la famiglia si sposta a Corbenic;

- Giosuè (fratello di Alain) che sposa la principessa delle Terre di Foraine di cui, ha guarito il padre dalla lebbra;

- Amindanap (figlio di Giosuè) che sposa la figlia di Re Lucesdi di Gran Bretagna;

- Chatelois (figlio di Amindanap) che diventa cavaliere e, in seguito, sovrano delle terre paterne;

- Manaal (figlio di Chatelois) ricordato per le abbazie che avrebbe fatto costruire;

- Lambor (figlio di Manaal) ucciso da un saraceno con la spada trovata su una nave abbandonata (in seguito, si scopre che la nave era stata varata dopo un sogno profetico da Salomone e destinata a riportare il Graal a Sarras. La spada è quella destinata a Lancillotto);

- Pelleam (figlio di Manaal) che sarà ferito a entrambe le gambe durante una battaglia. 
Vecchio e sofferente, sarà guarito da Galahad (il bisnipote) quando questo tornerà a Corbenic inoltre, il sovrano sarà l'ultimo Re Pescatore della dinastia.

Pelles (figlio di Pelleam) viene principalmente anche perché, con uno stratagemma riesce a far ingravidare la figlia da Lancillotto.
Da questa unione nasce Galahad ma il re, a causa dell'inganno, perde la possibilità di regnare.

L'eroe (Gawain, Percival, o Galahad) incontra il re pescatore ed è invitato ad una festa al castello. Il Graal è ancora presentato come un vassoio di abbondanza ma è anche parte di una serie di reliquie mistiche, che includono anche una lancia che stilla sangue (da alcuni interpretata come la Lancia di Longino) ed una spada spezzata. Lo scopo delle reliquie è di incitare l’eroe a porre domande circa la loro natura e quindi rompere l’incantesimo del re infermo e della terra infruttuosa, ma l’eroe invariabilmente fallisce nell’impresa.


Il Graal come Calice dell'Ultima Cena

Secondo il racconto dei Vangeli sinottici (Matteo 26,26-29; Marco 14,22-25; Luca 22,15-20), durante l'Ultima Cena

 Gesù prese il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse:
"Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi"
poi prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli e disse:
"Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza versato per tutti in remissione dei peccati".

Il giorno dopo, Venerdì di Passione, Gesù fu crocifisso. Quando venne deposto dalla croce uno dei suoi discepoli, Giuseppe d'Arimatea, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nella tomba di famiglia che si era da poco fatta costruire lì vicino.

Robert de Boron, autore del Roman dou l'Estoire de Graal ou Joseph d'Arimathie (secolo XIII) aggiunge a queste vicende un episodio che non compare né nei vangeli canonici né negli apocrifi: mentre il corpo di Gesù veniva lavato e preparato per essere sepolto, alcune gocce di sangue uscirono dalla ferita infertagli dal centurione.
Giuseppe le raccolse nella stessa coppa che era servita per la consacrazione dell'Ultima Cena e lasciò la Palestina. Si rifugiò in Britannia con il Santo Graal, raggiungendo la valle di Avalon (identificata già con Glastonbury) che sarebbe diventata il primo centro cristiano oltre la Manica.

Il rapporto fra Graal ed Eucarestia, il rapporto culminante della messa10, è molto stretto.
Va ricordato che nella chiesa cristiana primitiva, l'Eucarestia era un atto simbolico in ricordo dell'Ultima Cena. A sostegno di questa tesi, Paolo scrive ai Corinzi che Gesù disse ai discepoli di spezzare il pane e bere il vino in sua memoria (1 Cor 2,25).

Da cerimonia commemorativa emerse (formulata dai teologi della chiesa orientale) la convinzione che Cristo apparisse fra i propri fedeli. All'inizio si trattò di una presenza spirituale, ma in seguito, il pane ed il vino diventarono il corpo ed il sangue di Cristo.
La dottrina, nel quarto secolo, raggiunse l'Occidente per mezzo degli scritti di Sant'Ambrogio di Milano.
Nei secoli seguenti le diverse opinioni accesero un dibattito dottrinale (entrambe le posizioni erano ammissibili nell'ambito dell'insegnamento della Chiesa), ma il timore che la divergenza potesse trasformarsi in eresia

Il Graal nelle tradizioni esoteriche

Molte tradizioni esoteriche hanno inteso sotto il nome Graal il simbolo della Conoscenza, della Sapienza, Tradizione Arcaica o Primordiale. Il Graal rappresenterebbe dunque la "Parola Perduta" cioè quella conoscenza che doveva essere concessa all'"Uomo dell'Eden" ed il cui simbolo era rappresentato dall'Albero della Vita. In tale ottica le tradizioni esoteriche occidentali tracciano una breve storia del percorso che avrebbe subito il Graal da dopo la caduta edenica del genere umano fino ad arrivare all'Ultima Cena.

Il Graal viene intagliato dallo smeraldo che ornava la fronte di Lucifero e perduto dall'angelo durante la caduta. Affidato ad Adamo, il gioiello rimane incustodito quando il primo uomo viene cacciato finché Seth ottenne il permesso di tornare in paradiso a recuperarlo.
Salvato durante il diluvio da Noè e successivamente fu utilizzato da Melchisedek per benedire Abramo e Sara. Dunque nuovamente fu posseduto da Mosè e dai Patriarchi prima di scomparire nuovamente.
Il Graal sarebbe stato poi recuperato da Veronica detta Serapia la quale lo consegnò a Gesù Cristo per celebrare l'Ultima Cena. Molte di queste informazioni, ormai diventate patrimonio comune della letteratura esoterica si trovano nelle Visioni della beata Anna Katharina Emmerick‎ riportate dal Brentano.



Il Graal come sangue reale

Secondo una recente interpretazione il santo Graal deriverebbe da "sang real", ovvero il sangue della discendenza di Gesù, sposato con Maria Maddalena. La Maddalena, assieme ad altre donne citate nei vangeli, dopo la crocifissione sarebbe fuggita dalla Palestina su una barca per approdare in Provenza assieme al figlio avuto da Gesù. Avrebbe poi risalito il Rodano raggiungendo la tribù dei Franchi, che non sarebbero stati altro che la tribù ebraica di Beniamino nella diaspora. I Merovingi, i primi re dei Franchi, proprio a causa di questa origine avrebbero avuto l'appellativo di re taumaturghi, ovvero guaritori, per la loro facoltà di guarire gli infermi con il solo tocco delle mani, come il Gesù dei vangeli.

Questa tesi si trova esposta nel best seller Il santo Graal di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, un libro del 1982 che ha dato lo spunto a moltissimi altri testi sulla "linea di sangue del Graal" (tra cui il romanzo Il codice da Vinci), ma non è suffragata da alcuna fonte storica a parte l'ovvia citazione della famosa leggenda medievale dello sbarco della Maddalena in Francia, resa popolare da Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea.

La tesi nasce tra il 1969 e il 1970. Lincoln, un attore e documentarista inglese, entrò in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède (che avevano dato origine al controverso Priorato di Sion) e decise di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh.

Lincoln si rese conto che a chi spettasse il titolo di pretendente al trono di Francia era di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers [4], in cui sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln fuse la narrazione del matrimonio di Gesù ricavata da Ambelain con quella dei Merovingi di Plantard e «rivelò» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.

Anche l'appellativo di "re taumaturghi" risulta assai dubbio: in realtà i Merovingi vennero chiamati "re fannulloni", mentre il primo accenno storico di re taumaturgo è riferito a Enrico I di Francia, terzo re della terza dinastia di re francesi, i Capetingi, che si racconta guarisse la scrofola con l'imposizione delle mani.



I luoghi del Graal

Già nel Medioevo esistono testimonianze relative al luogo dove sarebbe conservato il Graal. Le più importanti sono:

1. la fonte più antica sulla coppa dell’Ultima Cena parla di un calice argenteo a due manici che era rinchiuso in un reliquiario di una cappella vicino Gerusalemme tra la basilica del Golgotha e il Martirio. Questo Graal appare solamente nel racconto di Arculfo, un pellegrino anglo-sassone del VII secolo, che l’avrebbe visto ed anche toccato. Questa è la sola testimonianza che il calice fosse conservato in Terra Santa;

2. un’altra fonte della fine del XIII secolo parla di una copia del Graal a Costantinopoli. La testimonianza si trova nel romanzo tedesco del XIII secolo Titurel il giovane. Questo Graal sarebbe stato trafugato dalla chiesa del Boucoleon durante la quarta crociata e portata da Costantinopoli a Troyes da Garnier de Trainel, decimo vescovo di Troyes, nel 1204. Viene ricordato lì ancora nel 1610, ma sarebbe scomparso durante la Rivoluzione francese;

3. dei due calici sopravvissuti fino ad oggi e creduti essere il Graal, uno si trova a Genova, nella cattedrale di san Lorenzo. La coppa esagonale genovese è conosciuta come il sacro catino. Il calice è di vetro egiziano verde e la tradizione vuole che sia stata intagliata in uno smeraldo. Fu portata a Parigi dopo la conquista napoleonica dell’Italia e tornò rotta. La sua origine è incerta; secondo Guglielmo di Tiro, che scrive verso il 1170, fu trovato nella moschea a Cesarea nel 1101.
Secondo un’altra versione di una cronaca spagnola fu trovato quando Alfonso VII di Castiglia prese Almeria ai Mori nel 1147 con l’aiuto genovese; questi in cambio avrebbero voluto solo questo oggetto dal saccheggio di Almeria. L’identificazione del sacro catino con il Graal non è comunque tarda, dato che si trova nella cronaca di Genova scritta da Jacopo da Varagine, alla fine del XIII secolo.

4. l’altro calice identificato col Graal è il santo cáliz, una coppa di agata nella cattedrale di Valencia. Essa è posta su un supporto medievale e la base è formata da una coppa rovesciata di calcedonio. Sopra c’è una iscrizione araba. Il primo riferimento certo al calice spagnolo è del 1399, quando fu dato dal monastero di San Juan de la Peña al re Martino I di Aragona in cambio di una coppa d’oro. Secondo la leggenda il calice di Valencia sarebbe stato portato a Roma da San Pietro.

5. nella Quéte du Graal, testo appartenente al ciclo arturiano, Gesù stesso domanda a Galahad, Perceval e Bors (cugino di Lancillotto) di portare il Graal a Sarras (una città 'ai confini con l'Egitto', il cui nome potrebbe derivare dall'aggettivo saraceno).
Alcuni arrivano a sostenere che Artù fosse seguace dello Zoratrismo8 e fanno notare che il castello del Graal, descritto da Wolfram, è simile a
Takht-I-Sulaiman (il principale centro del culto di Zoroastro) che potrebbe essere identificato come la mitica Sarraz.

6. nel libro The Idylls of the King di Tennyson (1885) si racconta che Giuseppe d'Arimatrea nasconde il calice nel Chalice Well di Glastonbury.

7. una tradizione lucchese sostiene che, nel VIII° sec., Gualtero ritrovò il Volto Santo (un antico crocefisso scolpito in noce, anche se le leggende sostengono si tratti di cedro del libano9. L'opera è tuttora visibile nella Chiesa di San Martino a Lucca) ed un'ampolla contenente il sangue di Cristo (di cui si sono perse le tracce dopo la consegna a Lumi);

8. secondo lo scrittore trecentesco Albrecht von Scharffenberg, che scrisse "Il secondo Titurel", il Graal e la croce sarebbero custodito in un castello detto "Turning Castle" (Castello Rotante) molto simile al Takt-I-Taqdis5.
Il palazzo sarebbe poi stato depredato dall'imperatore bizantino Eraclio (629 d.C.) che porta le reliquie a Costantinopoli dove, in seguito sarebbero state trovate dai crociati;

9. secondo altre versioni, il Graal sarebbe in mano ai Catari e conservato a Montsegur (dove i seguaci sono stati sterminati dall'Inquisizione, nel 1244). Questo è il luogo dove, negli anni '30, l'ufficiale naziasta Otto Rahn ha cercato il Graal;

10. un'ulteriore versione vede il Graal consegnato ai Templari (dalla setta ismailita degli Assassini che veneravano Bafometto6), nascosto e mai ritrovato nel Castello di Gisors.

11. il Graal, secondo alcune teorie, sarebbe stato consegnato ai Cavalieri Teutonici (fondati nel 1190) dai Sufi7.
Questi lo avrebbero poi passato all'illuminato Imperatore Federico II Hohenstaufen che lo avrebbe nascosto a Castel del Monte (un castello a forma di coppa ottagonale costruito per custodire la reliquia);

12. altre versioni sostengono che il Graal, portato da Savoia con la Sacra Sindone, si trovi a Torino e che le statue del Tempio Santa Madre di Dio celano le indicazioni per raggiungere il nascondiglio;

13. il Graal risiede a Bari dove è stato portato nel 1087 sotto copertura (il viaggio, ufficialmente, serviva a portare le spoglie di San Nicola, che avrebbe ottenuto la sua fama di dispensatore di abbondanza proprio grazie all'oggetto, dalla Turchia) dal Papa Gregorio VII. Il Pontefice non voleva lasciare la reliquia a Sarraz (dove il suo potere rischiava di essere sfruttato dai saraceni) ma non intendeva pubblicizzare l'evento perché il calice appariva ancora legato all'Antica Religione [?].
A ricordo dell'evento, sul portale della cattedrale è rappresentato Re Artù e un'indicazione stilizzata del nascondiglio.
Secondo la leggenda, la tomba di San Nicola emana un liquido molto nutriente chiamato manna.
 

§§§ ° §§§ ° §§§

NOTE:

1 = i cavalieri sono guerrieri. Il loro potere e la loro ricchezza dipendeva dalle terre loro assegnate come compenso per le prestazioni militari offerte.

2 = il termine 'romanzo' deriva dal francese 'roman'. Questo termine denota la storia come un 'romanz' ovvero, un testo scritto nella lingua di ogni giorno (invece della lingua colta: il latino).

3 =Gauteier di Montbéliard discendeva dai duchi di Borbogna e legato lontanamente, per matrimonio, ai conti Champagne e di Fiandra.
Nel 1202 partecipa alla quarta crociata e sposa la figlia del re di Gerusalemme e Cipro.
Gauteier diventa un reggente competente ma avido che, quando il legittimo sovrano giunge alla maggiore età, preferisce accompagnare il cugino (re di Gerusalemme) a combattere i saraceni (città di Acri) morendo nel 1212 circa.

4 = da notare che Boron potrebbe avere scelto Giuseppe di Arimatrea perchè, nel Nuovo Testamento, l'uomo è indicato come decurione (qualifica militare poi trasformata in 'membro del Sinedrio', normalmente mascherata nella versione volgare dell'opera) e, come soldato, l'uomo diventa un esempio per la classe dei cavalieri a cui sono destinati i poemi cavallereschi.

5 = Takt-I-Taqdis è il palazzo persiano costruito nel VII° sec. che poteva essere fatto ruotare su grandi rulli di legno.

6 = secondo alcune teorie, Bafometto sarebbe il nome con cui veniva chiamato il Graal.

7 = i Sufi sono una setta islamica che venere il Dio nelle tre religioni (ebraico, cristiana e islamica).

8 = lo Zoroatismo è una religione diffusa nell'Iran preislamico, conosciuta anche come Mazdeismo.
Questa religione si concentra sulla lotta fra Ahura Mazda (tradotto dal sancrito Grande Divinità, rappresentante il bene) e dal male incarnato in Angra Mainyu. Al termine della battaglia, il mondo sarà purificato da una colata di metallo fuso e anche i peccatori, perdonati, potranno vivere in eterno in un corpo incorruttibile.
Molti sostengono che i tre magi che portarono doni a Gesù appartenessero a questa religione anche se, la costante diminuzione dei fedeli, porta a temere l'estinzione di questa religione.

9 = secondo la leggenda, lo scultore del Volto Sacro è il discepolo Nicodemo, menzionato nel Vangelo di Giovanni.
Secondo la leggenda, la scultura venne completata dagli angeli mentre l'artista, sfinito dopo aver terminato il busto, dormiva.
Nicodemo, in punto di morte, affida l'oggetto a Isacaar per poi, essere trovato in una grotta da Gualfredo che lo pose in una nave senza vele affidandolo alla provvidenza. La nave approdò inizialmente si diresse a Luni, ma in seguito venne recuperata da lucchesi.
Cominciò una contesa sulla proprietà dell'oggetto che terminò quando a Luni venne affidata un'ampolla con il sangue di Cristo.

10 = la messe, a sua volta, la cerimonia centrale della chiesa medioevale.

§§§ ° §§§ ° §§§

BIBLIOGRAFIA:

Graal di Richard Barber  (Ed. Piemme 2004)

http://www.negritemi.netsons.org/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=50

http://gwyneed.splinder.com/tag/re+art%C3%B9

http://www.bonifacio-ottavo.it/alunni/lavori/SacroIV.htm

http://www.itclucca.lu.it/interessanti/luccacittadarte/2id/VOLSAN/IL%20%20VOLTO%20%20SANTO.html

 

 


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