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La
mitologia arturiana
(prima parte)
Seconda
Parte
Nel Medioevo francese e inglese,
con la nascita del feudalesimo e del vassallaggio, si formano nuove
strutture economiche e sociali.
L'immaginario inizia a essere esaltato dal mito della cavalleria che
diventa un modo di vivere (anche se il codice cavalleresco è attestato
solo dalla letteratura). In questo ambiente, fa la sua comparsa il
romanzo cavalleresco', un nuovo genere
creato per compiacere la nuova classe sociale dei
cavalieri.
Geoffrey of Manmouth
Il ciclo 'arturiano', una parte
importante del nuovo genere, sembra nascere dalla penna di Geoffrey of
Manmouth con 'Historia Regum Britanniae' (composta fra il 1135 e il
1137).
Il testo acquista rapidamente successo grazie all'amplificazione della
storia di Artù in cui, re Uther Pendragon si innamora di Igerna, sposa
del Duca di Cornovaglia. Questo ultimo, accortosi dell'interesse del
sovrano per la sposa, si allontana da corte senza prendere congedo.
Il sovrano lo richiama ma il duca rifiuta di tornare. Uther invade
quindi la Cornovaglia inducendo il vassallo a rifugiarsi nel castello di
Dimilioc (inviando la moglie al sicuro nel castello di Tintagel).
Re Uther chiede aiuto a Merlino7
che gli fa acquisire le sembianze del duca. Presentatosi a Igerna con
l'aspetto del marito, il sovrano giace con la donna concependo Artù (in
celtico orso, simbolo di forza, stabilità e protezione).
Nel frattempo, il Duca di Cornovaglia muore in battaglia e, sotto le sue
spoglie, Uther finge di riappacificarsi con il sovrano. Tornato da
Igerna, la sposa e genera due figli: Artù e Anna.
Alla morte del padre, il quindicenne Artù viene incoronato e inizia una
lunga serie di battaglie al termine delle quali, torna in Bretagna per
vivere con la moglie; Ginevra.
Artù trascorre 12 anni in patria e, durante questo periodo, si circonda
dei più valorosi cavalieri mentre i principe d'oltremare, temendo
un'aggressione [Cassandra: chissà perchè ....]
fortificano le proprie città.
Deciso a conquistare l'intera Europa, Artù sottomette Norvegia e
Danimarca. Attacca quindi la Gallia, governata dal governatore romano
Follo, che batte in duello.
Artù torna in patria, ma la pace dura poco perché il procuratore di
Roma, Lucio Tiberio, ha l'ardire di chiedergli i tributi spingendolo a
prepararsi a una nuova guerra.
Nel frattempo, Artù sogna un orso volante, al cui ringhio tutta la terra
trema. Vede, inoltre, un dragone volante arrivare da occidente e
illuminare l'intera regione con il bagliore dei suoi occhi. I due
animali si scontrano e il dragone vince.
Gli uomini di Artù interpretano il sogno identificando il dragone come
il sovrano e l'orso come un gigante in procinto di attaccare la bretagna,
ma Artù vede nella visione lo scontro con l'imperatore romano.
Ciò nonostante, mentre erano accampati in attesa dei romani, giunse la
notizia che un gigante aveva rapito Elena, nipote del duca di Hoel, e la
sua governante. La notte seguente, accompagnato solo dal siniscalco e
dal cantiniere, Artù si recò ad affrontare il mostro salvando la
governante (per la fanciulla è ormai tardi).
Al termine dello scontro con il gigante, Artù si reca ad Autun per
incontrare l'imperatore e invia alcuni uomini a chiederne la resa.
Gawain, nipote di Artù e membro del gruppo, reagisce alle provocazioni
dei nemici e mozza la testa a uno di loro scatenando la guerra.
I Britanni vincono il conflitto ma Artù scopre che, durante la sua
lontananza, il nipote Modred ha usurpato il trono e si è legato
illecitamente a Ginevra. Ne segue l'ennesima battaglia in cui,
l'usurpatore e i suoi alleati sono costretti alla fuga.
Ginevra, disperata, decide di trascorrere il resto della vita in
convento mentre Artù, raggiunto il nipote, durante uno scontro lo
uccide. In questa azione, Artù viene ferito mortalmente perciò, consegna
la corona a Costantino (figlio del duca di Cornovaglia) e si lascia
portare ad Avalon per curare le ferite.
Chrétien de Troyes
La cronaca latina del testo di
Mammouth, tradotta in francese da Wace nel suo 'Roman de Brut', potrebbe
essere la base a cui attinse Chrétien de Troyes per i suoi romanzi
legati al ciclo bretone (anche se lo scrittore sostiene di essersi
ispirato a Ovidio).
Chrétien de Troyes prosegue il
ciclo cavalleresco introducendo, nelle sue opere, l'amore in tutte le
sue forme benché, pare non termini la storia fra Lancillotto10
(che l'autore è il primo a citare mentre, nelle versioni antecedenti a
questa, il ruolo di campione e amante della regina apparteneva a Bedwyr)
e Ginevra a causa del disagio davanti all'amoralità della situazione.
L'amore, nei testi di Chrétien, viene descritto nei monologhi dei
personaggi in un'ambientazione che, secondo l'autore, sarebbe un lontano
passato ma che in realtà è l'esatta rappresentazione della vita di corte
al suo tempo1.
Da notare come sia Lancillotto a salvare Ginevra dal Castello Meleagan
(mentre, in teoria, il compito spetterebbe ad Artù).
Con 'Perceval ou le Conte du
Graal',
Chrétien si cimenta nella descrizione e l'evoluzione di un cavaliere.
Nel testo si parla un giovane desideroso di diventare cavaliere,
Perceval appunto, nonostante l'opposizione della madre che ha già perso
il marito e i figli maggiori. Questa si arrende e, prima di lasciarlo
partire alla ricerca di Artù e dei suoi cavalieri, gli dà consigli sul
comportamento da tenere con le donne e in materia di religione (consigli
che, come appare nel proseguire dell'opera, il figlio fraintende2).
All'inizio, tutto va per il verso sbagliato: trovata una ragazza sola in
una tenda, Perceval la compromette rubandole un bacio e prendendo il suo
anello per ricordo, prima di abbandonarla alla furia del suo amante.
Alla corte di Artù, viene deriso dal siniscalco Kay e insegue un
cavaliere che ha preso la coppa della regina (e della sua armatura, di
cui il ragazzo vuole impossessarsi).
Non essendo riuscito a farsi consegnare l'armatura con le minacce,
Perceval uccide il cavaliere, ma non sapendo come indossare l'armatura,
è costretto a chiedere aiuto allo scudiero del morto. Invia quindi lo
scudiero a corte perché porti le sue minacce a Kay (reo di aver deriso
Perceval).
Trovata ospitalità nel castello di Gormedan, si lascia istruire e viene
investito cavaliere.
Ripartito, Perceval giunge a un castello parzialmente in rovina della
bella Blancheflor la quale, si sta difendendo da un pretendente
indesiderato. Sconfitto il pretendente e inviatolo come prigioniero alla
corte di Artù, Perceval promette all'amata Blancheflor un veloce ritorno
e si reca a visitare la madre, ma prima di giungervi fa sosta nella
residenza di colui che si scoprirà essere il Re Pescatore.
Il Re Pescatore, invalido, dona a Perceval una spada infrangibile
(profetizzandogli che si infrangerà in un momento cruciale) e gli mostra
due reliquie (una lancia che stilla sangue e il Graal). Il giovane,
memore del consiglio di non parlare troppo datogli dall'uomo che lo ha
investito cavaliere, non fa domande sui due oggetti. Risvegliatosi il
giorno dopo, Perceval non trova nessuno nel palazzo e se ne allontana.
In seguito, Perceval apprende che la sua partenza ha causato la morte
della madre. Questo è il momento peggiore per il protagonista ma anche,
l'inizio della sua redenzione: il giovane incontra la ragazza a cui ha
rubato l'anello poco dopo essersi messo in viaggio e, confessando la
propria colpa, la riconcilia con l'innamorato inoltre, Artù e la sua
corte partono alla ricerca di Perceval che, fra le altre cose, ottiene
la sua vendetta su Kay disarcionandolo quando l'uomo lo deride
nuovamente.
A questo punto, Chrétien ripropone il mistero irrisolto del castello:
un'orrenda ragazza si presenta a corte accusando Perceval di non aver
posto la domanda che avrebbe posto fine alle sofferenze del Re
Pescatore, signore del Castello del Graal. Per colpa sua, il re non sarà
in grado di governare e difendere il suo territorio che subirà gli
orrori della guerra.
Prima di andarsene, la fanciulla sfida i cavalieri di Artù a liberare la
signora di Montescaire, ma quasi immediatamente giunge un altro
messaggero. Il cavaliere appena giunto, accusa Gawain (nipote di Artù e
valoroso eroe) di aver ucciso il suo signore. Le conseguenze alle parole
dei due messaggeri sono:
-
la dispersione dei cavalieri
alla ricerca della signora di Montescaire;
-
la partenza di Gawain,
deciso a incontrare lo sfidante alla corte del re Escavalon;
-
la partenza di Perceval che,
colpito dalla prima messaggera, giura di non trascorrere due notti
consecutive nello stesso posto, né di ascoltare il racconto di un
passaggio pericoloso senza tentare di superarlo, né il racconto di
un cavaliere più forte di qualsiasi altro senza sfidarlo, finché non
avesse saputo a chi era destinato il Graal e trovato la lancia
sanguinante (scoprendo il motivo per cui stillava sangue).
A questo punto, Chrétien ricorre
a una tecnica narrativa destinata a diventare abituale nei romanzi del
ciclo arturiano: intrecciare due serie di avventure, spostando
l'attenzione da un eroe all'altro finché i due si incontrano e la storia
si conclude.
Segue Gawain finché questo non trova lo sfidante sebbene, la battaglia
viene rimandata di un anno perché l'eroe possa cercare la 'lancia dalla
cui punta cadono lacrime del sangue più puro' (i due eroi sono quindi
diretti a un punto convergente).
A questo punto, l'autore torna a Perceval che perde la memoria di Dio
(stato in cui resta per cinque anni) finchè, il venerdì santo, incontra
un drappello di dame e cavalieri in penitenza che cercano un santo
eremita. Perceval decide di recarsi a sua volta dal santo eremita che
scopre essere fratello del Re Pescatore e suo zio (la madre di Perceval
era loro sorella) e apprende alcuni nomi di Dio (che devono essere
pronunciati solo se in pericolo di vita)3. Secondo alcune
ipotesi, l'incontro fra Perceval e il santo eremita potrebbe essere
un'aggiunta, ma analizzando la storia, è possibile trovare uno schema
preciso nel racconto: il protagonista attraversa tutti gli stati
dell'ideale della vita cavalleresca (abilità nel maneggiare le armi e
conquista della dama) e deve elevarsi dagli ideali terreni a quelli
spirituali.
La morte di Chrétien lascia
incompiuta la sua opera e numerose domande senza risposta a cui, molti
autori tentano di rispondere completando l'opera. Nei 3/4 decenni che
seguirono il decesso di Chrétien, una mezza dozzina di scrittori tentò
di completare il racconto.
Da notare come le prime storie siano romanzi originali, composti da mani
diverse e che sviluppano l'idea del Graal.
A queste vengono contrapposte le 'continuazioni' che si rifanno
all'originale di Chrétien o hanno in comune scene e idee di altri
romanzi.
Le 'continuazioni' del Conte du
Graal
'Le conte du Graal' fu scritto
con la sponsorizzazione di Filippo, conte di Fiandra. Sembra probabile
che le varie continuazioni siano legate ai suoi successori sul trono
delle Fiandre che, oltre a essere famosi per il loro mecenatismo
letterario, sembravano considerare l'opera come proprietà della famiglia
regnante.
Non conosciamo l'autore della
'prima continuazione' ma sappiamo che è stato lui a usare per primo
l'espressione 'Santo Graal' e a legare la storia alla crocefissione di
Cristo.
Nel testo,Gawain visita il Castello del Graal due volte e, in entrambe,
tenta di riparare una spada rotta. In caso di riuscita, apprenderebbe i
segreti di quanto ha visto durante tali visite ma, il suo fallimento
denota che 'come cavaliere non ha ancora fatto abbastanza per essere in
grado di conoscere la verità su queste cose'. Nonostante il fallimento
nella riparazione, al secondo tentativo, riesce a interrogare il suo
anfitrione sulla lancia che stilla sangue.
A questo punto, il protagonista diventa il fratello di Gawain, Guerrehet
che viene sconfitto da un cavaliere nano e giura vendetta.
La 'seconda continuazione'
dovrebbe essere stata scritta da Wauchier de Denan per Giovanna (nipote
di Filippo e contessa di Fiandra dal 1212 al 1214).
L'eroe è Perceval che viene in contatto con il Graal, senza rendersene
conto, quando vede cinque luci nella notte (in seguito scopre che si
tratta di un segno della presenza del Graal) ma solo verso la fine delle
sue avventure torna al castello del Graal. In questa situazione, il
cavaliere ripara la spada spezzata (condizione per ottenere le risposte
sul Graal e sulla lancia) ma, a causa della piccola tacca rimasta sul
filo della lama dimostrazione che, anche se si tratta del miglior
cavaliere non possiede ancora le doti che lo rendererebbero degno di
ottenere le risposte che cerca.
In una breve parentesi, Gawain racconta la sua ricerca della
lancia sanguinante e ripete il racconto del Graal presente nella
prima continuazione.
Manessieur è l'autore della
'terza continuazione' e, come il predecessore, lavorò per la contessa.
L'autore esordisce raccontando la storia della lancia partendo dai dati
forniti dalla prima continuazione e dalle storie precedentemente
pubblicate sul Graal.
Il tema principale appare la spada spezzata riparata da Perceval che, si
scopre, essere stata usata dal cavaliere Partitan per uccidere a
tradimento il fratello del Re Pescatore. Il protagonista giura di
vendicarlo e, la sua ricerca del nemico (che dura per gran parte del
romanzo) termina con il duello che lo vede vincitore.
Perceval torna al Castello del Graal dove, il Re Pescatore gli rivela di
essere suo zio (in realtà, questa rivelazione era già stata fatta dal
santo eremita nel Conte du Graal di Chrétien). Alla morte del sovrano,
Perceval gli succede per sette anni e, in seguito, diventa un eremita e
scompare con gli oggetti sacri del Re Pescatore.
Gerbert de Montreuil fu l'autore
della 'quarta continuazione' riportando, nel testo in nostro possesso,
le ultime righe della 'seconda continuazione' (di Wauchier) e racconta
come la piccola tacca, rimasta sulla spada riparata da Perceval,
significa che nonostante l'eroe abbia fatto numerosi progressi
spirituali, non è ancora pronto a conoscere il segreto del Graal e della
lancia. Lasciato il Castello del Graal, Perceval arriva davanti a un
giardino cinto da mura che scopre essere il paradiso terrestre. In
questa situazione, l'eroe spezza la spada, donatagli dal Re Pescatore,
sul cancello del Paradiso.
Tornato al Castello del Re Pescatore, scopre che il terreno circostante
è tornato a essere verdeggiante perché lui ha posto le cruciali domande.
Il testo continua con la comparsa di demoni e fantasmi dal significato
spirituale (si tratta di un mondo molto diverso da quello creato da
Chrétien) e le avventure di Gawain (che nel testo di Montreuil non hanno
nulla di religioso né trattano la ricerca della lancia).
Si riprende quindi la storia di Perceval e il suo ritorno al Castello
del Graal dove, ripara perfettamente la spada e, probabilmente4,
completava l'opera con la continuazione di Manessieur (Perceval
sovrano).
I prologhi del Conte du Graal
I tentativi di completare il
'Conte du Graal' apparvero poco chiari anche ai contemporanei e, mentre
venivano composte le 'continuazioni', due autori ritennero fosse
necessario un prologo chiarificatore. I risultati furono 'Il prologo di
Bliocadran' e il 'Prologo di spiegazione'.
Nel Prologo di Biocadran vengono
evidenziati gli antenati di Perceval.
Nel brano, il padre dell'eroe e gli undici fratelli perdono la vite
durante i numerosi tornei spingendo la madre di Perceval a fuggire nella
foresta (contrastando il racconto di Chrètien in cui, il padre di
Perceval e i figli sono uccisi in una contesa). Per la prima volta, si
utilizza un romanzo cavalleresco per evidenziare il fallimento degli
ideali cavallereschi e i rischi che comportano.
Il 'Prologo di spiegazione'
comincia con la leggenda di fanciulle che vivono nella foresta e offrono
carni e bevande ai passanti stoviglie di oro. Il racconto continua con
lo stupro e il furto da parte del re Amangos e dei suoi cavalieri (poi
puniti dai cavalieri di Artù).
La leggenda, confusa e contraddittoria, non pare legata al Graal a cui
l'autore rivolge la propria attenzione subito dopo rivelandoci,
apparentemente, la soluzione della storia ma non spiegando in realtà
nulla e scopiazzando da fonti più antiche. In questa versione, Percival
chiede del Graal ma non fa domande sulla lancia.
Il romanzo risulta diviso in sette parti.
Robert de Boron
I racconti del ciclo arturiano
vengono poi ampliati da Robert de Boron che scrive
'L'estorie dou Graal'. Il testo ricalca il tono
delle vite dei santi e dei vangeli apocrifi (da cui deriva gran parte
dell'opera), un tipo di scrittura popolare che rendeva accessibile,
anche laici, il materiale che sino a quel momento era stato scritto dal
latino.
Robert scrive io libro come se fosse Merlino a dettarlo all'allievo
Blaise la storia del Graal, della Compagnia del Graal e di Artù.
L'opera è concepita come una trilogia:
-
la storia del Graal (Joseph
d'Arimathie ovvero Giuseppe di Arimatrea) fu composto tra il 1170 ed
il 1212.
E' in questo libro che Boron presenta il Graal come la coppa
usata il piatto in cui Gesù spessò il pane nell’Ultima
Cena.
La reliquia sarebbe stata portata via da coloro che arrestarono il
Messia e sarebbe stata consegnata a Pilato che, a sua volta, lo
diede a Giuseppe di Arimatrea. Quest'ultimo vi avrebbe poi raccolto
il sangue del Cristo sulla croce.
In seguito alla resurrezione, Giuseppe sarebbe stato arrestato ma
Nostro Signore gli sarebbe apparso per consegnargli il Graal e
ordinandogli di celebrare la messa in ricordo della crocifissione.
Uscito di prigione, Giuseppe conserva il piatto sino a un periodo di
carestia. Seguendo il consiglio divino, l'uomo apparecchia la tavola
come l'ultima cena e vi colloca il piatto che dona pace ai
commensali.
Giuseppe avrebbe poi portato la coppa nelle Isole britanniche dove
il cognato Bron (Re Pescatore) fondando la prima chiesa
cristiana fonda la 'Compagnia del Graal);
-
la storia di Merlino e Artù
(Merlino)
Il libro prosegue con il racconto di Merlino (figlio della vergine
monaca e principessa di Demezia, sedotta suo malgrado da un demonio.
La madre salva Merlino dal suo destino di Anticristo facendolo
battezzare9) che invita Uther Pendragon (padre di Artù) a
istituire la Tavola Rotonda5 dove, secondo le istruzioni,
vi sarà un seggio vuoto che verrà occupato solo da ' colui che sarà
stato alla presenza del Graal'.
Questa è l'unica versione in cui Merlino incanta una spada (non si
tratta di Excalibur che sarà consegnata ad Artù, insieme al magico
fodero, dalla Dama del Lago dopo che la spada della roccia si
romperà nello scontro con re Pellion) in modo che solo Artù possa
estrarla dalla roccia dove è impiantata.
Dopo l'incoronazione di Artù, Merlino gli spiega il legame fra la
tavola e il Graal inoltre, gli preannuncia che non si potrà compiere
il suo destino (diventare imperatore a Roma). Poco dopo, il mago
scompare8;
-
la storia di Perceval, di
cui ci sono giunte solo due copie molto diversa fra loro.
In una di queste, non solo Perceval ma l'intera tavola rotonda parte
alla ricerca del Graal anche se l'unico a raggiungere il Castello di
Bron (Re Pescatore) sarà Perceval. Il giovane vi sarà inviato dallo
zio eremita che lo esorta a 'comportarsi con onore' quando sarà al
castello.
In questa prima visita, Perceval non pone la fatidica domanda che
risanerebbe il re e le conseguenze sono simili a quelle descritte
nel Conte du Graal.
Il ragazzo vaga per sette anni prima di recarsi nuovamente
dall'eremita e confessarsi. Dopo la visita allo zio, prende parte ad
un torneo ma al termine della giornata Merlino (travestito da
mietitore) lo rimprovera facendogli notare di aver dimenticato il
suo voto (non trascorrere due notti nello stesso luogo prima di aver
trovato il castello del Re Pescatore). Il mago gli indica la via
predicendo che trascorrerà un anno prima di raggiungere la meta.
Perceval giunge al Castello del Re Pescatore e, ponendo la fatidica
domanda guarisce il sovrano e diventa custode del Graal. Bron (il Re
Pescatore) muore dopo aver insegnato al ragazzo 'tutte le sacre
parole che Giuseppe aveva insegnato a lui'.
Il racconto riprende quindi il
terzo tema, quello di Merlino e Artù, in cui si racconta la conquista
della Francia e i preparativi per la marcia su Roma. I preparativi
vengono interrotti dal tradimento del nipote di Artù, Mondred che,
avendo usurpato il trono di Britannia, viene ucciso dal sovrano che è
condotto ad Avalon.
La storia termina con Merlino che si ritira nella sua dimora all'esterno
del Castello del Graal (da lui definita il suo 'emplumoir' aggiungendo
un'ultima nota di mistero6)
Seconda
Parte
§§§ ° §§§ ° §§§
NOTE:
1 = un
esempio di come Chrétien descrive la vita del suo tempo, sono i tornei.
Questi eventi appaiono nei suoi scritti ma tali eventi, prima dell'epoca
dello scrittore, non erano né formali e né codificati, come vengono
invece descritti.
In effetti, persino l'apparentemente inverosimile l'idea di
cavalieri che girovagano senza meta e in cerca di avventure, in realtà
ricalca la vita reale.
2 = Pare che Chrétien approfitti
della scena, in cui Perceval fraintende i consigli materno, per
sottolineare l'ignoranza del ragazzo.
3 = a differenza degli altri
elementi della storia, i nomi di Dio che l'eremita insegna a Perceval
non sono stati ignorati dai lettori nelle epoche successive.
4 = non è stata trovata l'opera
di Montreuil completa.
5 = la Tavola Rotonda è la terza
tavola del Graal a cui Cristo allude quando compare a Giuseppe di
Arimatea.
La prima era la tavola dell'ultima cena mentre, la seconda era que.lla
della Compagnia del Graal
6 = 'emplumoir' è una parola che
allude alla caduta delle piume, muta, rinnovamento e trasformazione.
7 = Merlino è un personaggio
centrale del ciclo arturiano sebbene, nella letteratura irlandese siano
presenti due versioni del mago: Merlino il Selvaggio e Merlino il
Saggio. Forse ispirato alla figura del combattente britannico Ambrosius
Aurelianus discendente dai romani di cui desiderava mantenere i valori
latini (altri, vedono in Ambrosius Aurelianos il prototipo di Artù).
In quasi tutte le versioni del ciclo arturiano,
Merlino è l'artefice del concepimento di Artù (dando ad Uther le sembianze del
marito di Ingraine), mentore del futuro sovrano di Camelot e, nelle
versioni più recenti maestro/avversario di Morgana.
In alcuni testi, Merlino resta consigliere di Artù finché l'allieva
Viviana (di cui è innamorato) lo imprigiona.
Questo personaggio appare per la prima volta nella Historia Britannum
di Nennio (1134). L'autore lo identifica come il figlio di una
vestale e di un magistrato romano.
Un'altra versione è quella dell'Historie Regnum Britannie dove
Merlino è il figlio di una monaca di buona famiglia che viene sedotta
nel sonno da un demone.
Nella versione di Mammouth, Merlino è figlio di una principessa e di uno
spirito (da cui acquista i suoi poteri) oltre che l'artefice di
Stonehenge.
8 =
Nella versione di Robert de Boron,
Merlino sparisce dopo l'incoronazione di Artù.
La sua storia continua nella Vita Merlini dello stesso autore. In questo
nuovo testo, rimane un personaggio influente anche dopo la morte di Artù
ma, in seguito alla morte dell'alleato re Gwndollao, impazziesce.
Secondo l'autore, Merlino finisce prigioniero della Dama del Lago (Vivienne)
che lo imprigiona in una grotta sottraendogli la magia e impedendogli di
morire. In questo modo, Merlino diventa uno spirito vacante.
9= la storia secondo cui Merlino è
figlio di una monaca di stirpe reale, potrebbe essere vera e nascondere,
attraverso il padre-demonio, la sua relazione con un principe minore.
10 = nella versione di Chrétien,
Lancillotto è il figlio di re Ban e della regina Elena, rapito dalla
Dama del Lago ancora bambino e cresciuto nel suo regno (dove si trovano
anche i cugini Lionel e Bors).
§§§ ° §§§ ° §§§
BIBLIOGRAFIA:
Graal (Ed. Piemme 2004) di Richard Barber
Miti e leggende del Medioevo(Ed. Newton & Compton Editori S.r.l. 1994)
di Erberto Petoia
http://gilda.it/gandalf/italiano/lab_lett_sul_fantasy/storia_della_lett_fantasy/merlino/origini_merlino.htm
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