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IL RITORNO ALLA NORMALITA'
Quando Cleonice può finalmente confessarsi dal
Padre, all sua domanda se avesse molto sofferto in questi tre anni di segregazione, lui
risponde: "E me lo domandi? Ho sofferto tanto, ma non per me, per voi. Ti ringrazio
del conforto che mi hai dato"(Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio.
Diario intimo spirituale. Edizioni Dehoniane. pag.69).
Finalmente inizia per Padre Pio un periodo di
relativa tranquillità. Egli continua a vivere le sue giornate tra i luoghi del convento
che scandiscono la sua preghiera, la celebrazione Eucaristica ed il ministero della
Riconciliazione. Cerca di prendere parte alla vita comunitaria anche se la salute malferma
a volte glielo impedisce. Dalle relazioni bimestrali che vengono redatte dai superiori del
convento si apprende che egli soffre spesso di forti dolori di capo, inappetenza e,
spesso, la febbre lo costringe a stare a letto.
Mangia di solito pochissimo a mezzogiorno, mentre di
mattino e di sera non prende niente. Se poi, a questo, si aggiunge la continua perdita di
sangue dalle ferite, specie da quella del costato, il quadro clinico appare in tutta la
sua realtà e viene subito da chiedersi: come fa, Padre Pio ad affrontare, con le poche
energie fisiche che si ritrova, le fatiche estenuanti provocate dall'infaticabile
ministero sacerdotale, dall'incessante preghiera, dalle sofferenze che lo assillano
sempre, dai patimenti fisici e morali, dalle vessazioni diaboliche e dalla mancanza di
riposo notturno. Infatti, come se non bastasse quello che fa di giorno, la notte
soffre d'insonnia e la maggior parte delle ore notturne la passa pregando in cella oppure
nel coro. E' lui che sveglia, uscendo dal coro, i religiosi per la recita notturna.
E solo dopo l'Ufficio si porta nella propria stanza per un po' di riposo. Egli può
veramente definirsi come un uomo di orazione (Cfr. Alessandro Ripabottoni, Padre
Pio da Pietrelcina, "Il cireneo di tutti", Ed. Padre Pio da Pietrelcina, pag.
163).
Riprende l'afflusso di fedeli e pellegrini a
S.Giovanni Rotondo. Sono presenti anche sacerdoti e personalità politiche, civili e e
militari. Ma è nel confessionale che Padre Pio emerge in tutta la sua santità coronata
da carismi straordinari. Lo dimostrano i molteplici fenomeni che avvengono in lui ed
intorno a lui, ed attestati dai figli spirituali e fedeli di ogni parte del mondo:
bilocazioni, profumo soavissimo dall'origine misteriosa, profezia, dono delle lingue,
miracoli e guarigioni straordinarie, la scrutazione dei cuori. Davvero il Signore Dio ha
dispensato, a questo umile suo figlio, obbediente in tutto e docile alla sua volontà,
tutti i doni mistici che vediamo presenti nelle grandi anime mistiche della Storia della
Chiesa. La locuzione dei cuori è uno di questi doni. Il fatto che molti si sono
sentiti dire dal Padre i propri peccati è ormai un dato assolutamente inopinabile. Molti
frammassoni, protestanti, teosofi, marxisti, spiritisti, atei, si precipitano a S.Giovanni
Rotondo attirati dalle sue stigmate.
Avviene un giorno che "un visitatore, venuto
per curiosità, cerca di nascondersi dietro un gruppo di uomini riuniti in sagrestia.
Padre Pio, appena entrato, lo scopre: "Genovese - gli grida al di sopra delle teste,
- Genovese, hai la faccia sporca. A due passi dal mare, non sai dunque lavarti?"
Possiamo immaginare la costernazione del disgraziato. Tutti gli sguardi, naturalmente, si
fissano su di lui. Padre Pio non desiste:"La tua barca è solida, ma nessuno ne tiene
il timone". Naturalmente l'incidente si conclude al confessionale" (Maria
Winowska, Il Vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.121).
Alberto Del Fante, frammassone, dapprima combatte
padre Pio in una serie di violenti articoli pubblicati da Italia laica, poi, in seguito
alla guarigione istantanea e "indiscutibile" di un suo nipote, va a S.Giovanni
Rotondo, si riconcilia con Dio e diventa uno degli instancabili apostoli della santità di
Padre Pio, pubblicandone finanche una delle prime biografie. (Cfr. Maria Winowska, Il Vero
volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.125).
I carismi di Padre Pio non annullano l'intelligenza.
"Ben lontano dall'essere un feudo di persone pie...S.Giovanni Rotondo ha visto
affluire da ogni parte professori, artisti, scrittori, filosofi, intellettuali in cerca di
fede. Uno di essi, Ferruccio Caponnetti, meterialista militante, ha scritto:"Sul
monte Gargano ho trovato un Maestro. Egli mi accolse con gioia, ascoltò sorridente le mie
difficoltà e i miei dubbi, poi, con parole semplicissime, ma con una profondità di
pensiero insondabile, demolì, ad una ad una, tutte le obiezioni che si affollavano nella
mia mente, scompaginò ad una ad una tutte le mie argomentazioni, mise la mia anima a nudo
e, avendomi mostrato l'insegnamento del Signore, aprì gli occhi dell'anima mia e vidi la
luce. Toccò il mio cuore: io credo".(Maria Winowska, Il Vero volto di Padre Pio, Ed.
Paoline, pag.127)
LA SANTA MESSA
La Santa Messa, celebrata sempre con grande
devozione e raccoglimento, incatena i fedeli. "Un alto personaggio ecclesiastico
arriva in convento proprio nell'ora in cui Padre Pio deve celebrare; vuole ascoltare anche
lui la sua Messa e resta talmente impressionato ed edificato che confida al
superiore:"Mentre Padre Pio celebrava, ho voluto meditare sulla santa Messa e posso
dire che, in ventidue anni di sacerdozio, mai ho meditato con tanto raccoglimento e né
assistito ad una Messa celebrata con tanta devozione come stamane".
Un sacerdote bavarese invece attesta:"Per me
S.Giovanni Rotondo è stata una novella Assisi; ed ascoltando la Messa di Padre Pio, ho
visto Gesù Cristo sulla terra rivivere dopo venti secoli!..." (Alessandro
Ripabottoni, Padre Pio da Pietrelcina, "Il Cireneo di tutti" Ed. Padre Pio da
Pietrelcina, S.Giovanni Rotondo, pag. 162).
Nonostante la sua condotta integra ed il ministero
sacerdotale che lo assorbe indefessamente, Padre Pio continua ad essere guardato con
sospetto dalle Istituzioni ecclesiastiche romane. Il 5 maggio 1934 celebra il primo
onomastico dopo la "riabilitazione", ma non gli viene permesso di festeggiare.
L'anno dopo, il 10 agosto 1935, ricorre il venticinquesimo anniversario della sua
ordinazione sacerdotale. La chiesetta è gremita e la gente è arrivata anche da lontano
per essergli vicina. Nella testimonianza di Cleonice Morcaldi, la sua figlia spirituale
prediletta, i momenti belli che segnano una giornata fatta ancora di sofferenze, a causa
dei superiori che gli impediscono di celebrare la Messa solenne, come nelle circostanze
del genere: "Non erano arrivati che pochi fiori. Il Padre disse:"Ce ne saranno
tanti da coprire tutto il pavimento della chiesa". Allora c'era solo la chiesina.
Nessuno comprese quello che volesse intendere. La notte della vigilia, dalle dieci di
sera, la gente arrivava a comitive. Ben presto si riempì il piazzale. Io salii, con altre
amiche verso le undici. Ci volle forza e costanza per stare in piedi tutta la notte. Solo
l'amore sa compiere sacrifizi. Quando si aprì la chiesa tutti si affrettarono per
arrivare ai primi posti. Ma, oh, delusione! non c'erano i banchi. I frati li avevano tolti
per lasciare più spazio alle gente che, stanca della lunga veglia, si sedette sul
pavimento. Si avverò la frase del Padre: ce ne saranno tanti di fiori, cioè di anime,
che copriranno il pavimento. Una buona metà di fedeli ascoltò la Messa dallo spiazzale.
Chiesi al Padre una grazia, gli dissi: "Padre, voi siete buono, a voi nulla nega
Gesù". E lui:"Figlia, figlia mia, io buono? Se tu mi conoscessi, scapperesti
via: il più grande delinquente della terra è un galantuomo rispetto a me". Disse
queste frasi in un modo da farmi piangere. La grazia Gesù me la fece, per la grande
umiltà del Padre" (Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio: Diario intimo
spirituale. Edizioni Dehoniane, pag. 57).
I superiori, secondo gli ordini ricevuti da Roma,
continuano ad avere un comportamento prudente nei suoi confronti, considerandolo un
"colpevole" che ha ricevuto il perdono. Ogni tanto il Santo Ufficio si fa vivo
impartendo ordini e disposizioni per ricordargli che è sempre sotto controllo. Gli ordini
vengono inviati al Superiore Generale, che, a sua volta, è costretto a trasmetterli al
Provinciale e da questi giungono al Padre Guardiano di San Giovanni Rotondo che,
ovviamente, è tenuto ad eseguirli pedissequamente. Tutto questo non fa che provocare
disagio e intimo travaglio in tutto l'Ordine dei frati Cappuccini. Addirittura Padre Pio
viene richiamato perché la celebrazione della sua messa dura troppo. Egli, infatti,
durante la Santa Messa, dedica molto tempo a riflettere sulle letture bibliche ed a
pronunciare lentamente le varie preghiere. Per non parlare del momento centrale della
Messa: la consacrazione. Qui Padre Pio sembra immergersi in un misterioso, struggente,
amorosissimo dialogo con l'invisibile, ed il tempo vola, mentre tutti i fedeli
affidano allo stupore dei sensi la contemplazione dell'Eucaristia che, attraverso Padre
Pio, rende quasi visibile il Cristo presente sull'altare.
Come si può rimproverare un sacerdote che non solo
vive nelle sue carni il mistero della Passione del Signore, ma con intenso afflato
spirituale pronuncia le parole del rito Eucaristico, specialmente il cuore della
consacrazione:"HOC EST ENIM CORPUS MEUM": "Questo è il mio corpo, questo
è il mio sangue". La sua straordinaria espressione mistica e la commozione che
l'accompagna nel pronunciare le parole che Gesù lasciò ai suoi discepoli nell'ultima
Cena, hanno sempre avuto la forza di riaccendere l'amore Eucaristico nelle anime sopite
del popolo di Dio, e di provocare copiose conversioni. (Cfr. Renzo Allegri, A tu per tu
con Padre Pio, Edizioni Mondadori, pag. 128).
A Cleonice che gli chiede perché ha sempre pianto
durante le tre Messe celebrate a Natale, Padre Pio risponde: "E me lo domandi
pure? Non pensi al tremendo mistero della Messa? Un Dio vittima per la salvezza degli
uomini che l'offendono. Non pensi che tutto il paradiso si riversa sull'altare? E noi
sacerdoti siamo i macellai dell'Agnello di Dio".(Cleonice Morcaldi, La mia vita
vicino a Padre Pio: Diario intimo spirituale. Edizioni Dehoniane, pag. 549).
I suoi dolori fisici e morali, causati anche dal
clima di diffidenza delle Istituzioni e degli stessi confratelli nei suoi confronti, non
fanno che acuire uno degli aspetti fondamentali della sua vita: il volersi
"Dare" tutto a Dio, in riparazione dei peccati del mondo. E questa offerta
sacrificale egli la unisce a quella di Gesù sull'altare. Due croci che identificano due
cuori. Due vittime che si immolano. Gesù e Padre Pio, Il Maestro del "patire"
ed il discepolo più vicino alla sua passione. Padre Pio è intimamente consapevole di
essere disteso sulla croce di Cristo, nel suo Patire ma anche nel suo Amore. E questo gli
basta. E' il suo fine più sublime: assomigliare in tutto e per tutto a Cristo sul
Calvario. A Cleonice Morcaldi confida questa profonda aspirazione che ha sentito
profondamente nel suo cuore già nella sua infanzia:"Gesù mi ha associato al grande
negozio della redenzione umana. Il Padre celeste mi ha fatto ascendere sulla croce del
Figlio suo e sono certo che di là non scenderò mai più. Scendo dall'altare per salire
sulla croce; scendo dalla croce per distendermi sull'altare" (Cleonice Morcaldi, La
mia vita vicino a Padre Pio: Diario intimo spirituale. Edizioni Dehoniane, pag. 47).
Il 9 agosto 1936 viene emanata una disposizione
gravissima: "I sacerdoti cappuccini che si permettono di consegnare alla gente
oggetti usati da Padre Pio sarebbero stati sospesi a divinis"; ed ai fratelli laici
colpevoli dello stesso reato sarebbe stato proibito di ricevere la comunione".
Provvedimenti severissimi che causano altre pene al frate di Pietrelcina, che confida al
suo confessore: "Speriamo che almeno non ci tocchino l'anima, che è di
Dio"" (Renzo Allegri, A tu per tu con Padre Pio, Ed.Mondandori, pag. 128).
Ma, ancora una volta, i decreti terreni non si
sposano con quelli Celesti. I prodigi straordinari che non si contano più, le
bilocazioni, le guarigioni istantanee, le conversioni ed i carismi, dimostrano che il
"Dito di Dio" opera mirabilie per mezzo dell'umile frate del Gargano e smentisce
chiaramente il Santo Ufficio, dimostrando che molte volte "...i miei pensieri non
sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie"(Is 55,8), come dice il
Signore nella Scrittura sacra. Ciò che viene tolto dai rigidi Organi romani,
viene dato, al centuplo, da Dio stesso.
S.Giovanni Rotondo è divenuto un luogo di incontro
tra cielo e terra. E qui i fatti soprannaturali abbondano e segnano indelebilmente i cuori
dei credenti e dei devoti che, nel contatto con Padre Pio, riscoprono la gioia di essere
cristiani e la Speranza dell'Amore di Dio che mai abbandona chi si rifugia in Lui.
Dentro e fuori il convento si respira un clima di
familiarità e di amicizia. Chi viene da Padre Pio resta inevitabilmente contagiato
dall'aria "evangelica" che spirzza da questo luogo del Gargano. Ed i miracoli si
contano e si raccontano per la comune edificazione. Un giorno un brigadiere dei
carabinieri viene a trovare Padre Pio. Appena lo vede in sagrestia lo saluta e gli dice:
- Padre, mia moglie è incinta! Che nome daremo al bambino?
- Chiamalo Pio - risponde il Padre....
- E se è una bambina?
-Chiamalo Pio, ho detto!
Alcuni mesi dopo nasce un bel maschietto.
PADRE PIO ED I FANCIULLI
Padre Pio ha uno splendido rapporto con i fanciulli
e spesso fa loro anticipare il giorno della prima comunione. "Dotati di sensibilità
squisita, i bambini "sentono" ciò che spesso sfugge ai grandi: l'attrattiva di
Dio in un cuore che gli è spalancato, il profumo, a volte sensibile, della santità. -
Che cosa è che ha un così buon odore? - domanda un bambino di tre anni a suo padre che
lo presenta a Padre Pio? E una fanciulla di sei anni arriva a dire:"Si direbbe che
padre Pio viva tra i fiori".(Cfr Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio, Edizioni
Paoline pag.129)
Tra i miracoli straordinari operati da Dio per mezzo
del frate sigmatizzato, ce n'è uno che tuttora rappresenta una sfida alla Scienza Medica
ed è quello di cui è beneficiaria Gemma Di Giorgi. Era nata
cieca e senza pupille. Il 18 giugno del 1947 giunge a S.Giovanni Rotondo accompagnata
dalla nonna. Ma facciamo parlare i diretti testimoni di questo Prodigio tuttora
inspiegabile da parte della Scienza umana: "Dopo tre mesi dalla nascita della mia
bambina, mi sono accorta che non aveva le pupille - dice la mamma - Siamo andati subito
dal dottore e ha detto che era cieca, perché senza pupille non si vede. Io ho una cugina
suora. L'abbiamo scritta chiedendole di rivolgersi a Padre Pio. La risposta del Padre non
si è fatta attendere: "Vi assicuro che pregherò per la bambina,
beneaugurando". "Un anno dopo - soggiunge la nonna - siamo partiti per
S.Giovanni Rotondo, per chiedere a Padre Pio la grazia per la vista. Durante il
viaggio, mentre io dormivo Gemma mi svegliò dicendo:"Nonna, guarda, vedo nel mare
una cosa come quella che mi hai fatto toccare tu quando mi ci hai portato". Ma è la
stessa Gemma a dare alla testimonianza del miracolo il suo valore definitivo:"Da quel
momento ho visto chiaro e, giunti a S.Giovanni Rotondo, ho fatto la prima comunione dalle
mani del Padre, che con le stesse dita con le quali ha preso la particola, mi ha tracciato
un segno di croce sugli occhi" (Hans Bushor, Padre Pio, film in videocassetta. Ed.
Paoline).
"Quattro mesi dopo il prodigio, un famoso
oculista di Perugia, il Dr. Caramazza, sottopone la fanciulla a un minuzioso esame,
attestando che ella non può vedere.
La bambina è cresciuta, ha fatto regolarmente i
suoi studi continuando a godere di una vista eccellente e tornando spesso a S.Giovanni
Rotondo.
Semplice, lineare l'atteggiamento di Padre Pio di
fronte a questo miracolo: - Non mi convolgete in quest'affare, brava gente! Non sono io,
è la Madonna. - Ma bisognava che foste voi a chiederlo - replica una persona piena di
buon senso" (Cfr. Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 129).
Padre Pio ha sempre manifestato con grandissima
umiltà e semplicità dichiarando che lui non c'entra nei miracoli e nelle grazie che il
popolo cristiano gli ha attribuito. Alberto Del Fante, uno dei primi biografi, ha raccolto
tantissime testimonianze in proposito:"E' Dio che ti ha fatto questa grazia.
Ringrazia Iddio, non me!". "Preghiamo la Madonna delle Grazie. E' Lei che ti
otterrà la guarigione". "E' la Madonna che ti ha guarita. Io non c'entro per
niente...". (Cfr. Maria Winowska, Il Vero Volto di Padre Pio. Ed.Paoline, pag. 133).
La chiave dei suoi miracoli è proprio qui: egli
prega, soffre, dona il suo stesso sangue in unione a quello di Cristo. Come può Iddio
Padre, che non dà la pietra a chi gli chiede del pane e lo scorpione a chi gli chiede un
uovo, rifiutare a questo suo Figlio, tanto simile, al Suo Figlio Divino, le grazie che
egli gli chiede. Ma c'è di più. Padre Pio vive in un contesto storico molto difficile
per la Chiesa e per il Popolo cristiano. E allora noi crediamo che Iddio lo abbia scelto
per operare Segni straordinari per mezzo di lui e dimostrare, così, a coloro che
soffrono, agli sconfortati, agli abbattuti, a quelli che sono soli, che Egli è sempre
vicino. Vicino a noi, in mezzo a noi e con noi che siamo il "Popolo di Dio".
LA GIOIA DI PADRE PIO
Nella lunga tregua tra le due guerre, Padre Pio può
finalmente assaporare un po' di pace e di serenità nell'eremo di S.Giovanni Rotondo che
vede accorrere, da ogni parte d'Italia, gente richiamata dalla sua fama di santità e
dalle sue stigmate. Il promontorio del Gargano diviene, così,
un'oasi di pace, di preghiera e di profonda vita cristiana.
La personalità profondamente religiosa di Padre Pio
valorizza ancora di più alcuni aspetti umani come la spontaneità, la schiettezza e la
battuta facile che invita al sorriso e dimostra che la santità si coniuga molto bene con
la gioia ed il buonumore.
Molti santi hanno irradiato, intorno a loro, una
gioia profonda, ancorata ad un profondo equilibrio interiore, alla serenità ed alla pace
con Dio. Piace ricordare, tra i tanti, S.Lorenzo, S. Tommaso Moro, S.Filippo Neri,
S.Giovanni Bosco. Lo stesso Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII dirà che
"un Santo triste è un ben tristo santo".
Benché la sua vita sia quotidianamente scandita dal
tempo della sofferenza e del martirio fisico e e spirituale, Padre Pio ha sempre sulle
labbra la battuta pronta, il sorriso, la frase dialettale, la barzelletta. Il tutto
condito anche da una certa autoironia. Emerge, in questo aspetto del suo carattere
bonario, semplice ed affabile, l'uomo sincero, spontaneo, plasmato nel carattere, dalla
gente semplice del borgo Castello, il cuore di Pietrelcina. L'uomo un po' rude ma di una
bontà straordinaria coperta dalla scorza di quella che potrebbe essere durezza, ma che in
realtà non è altro che una forma di autodifesa per allentare la morsa della folla che
quotidianamente gli si accalca attorno.
Sulle frasi e storielle divertenti di Padre Pio ci
sarebbe da scrivere tanto. Interrogato, una volta, sulla sua infanzia, esclama sorridendo,
che da bambino era "un maccherone senza sale" (Maria Winowska, Il vero volto di
Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 54). Ad una persona che gli chiede perché è entrato
nei frati cappuccini, risponde:"Perché mi piacciono i frati con la barba".
Una volta si rivolge a una persona dotta esclamando:"Che cosa mi scrivete in
latino? Non sapete che qua parliamo l'italiano oppure il napoletano?". Quando può,
Padre Pio fa spesso uso della sua parlata Pietrelcinese e lo parla volentieri con i suoi
paesani, insieme a quella frase che sembra incomprensibile: "Salutatemi la
Morgia". E poiché la Morgia è la grande roccia che domina vico Storto Valle, dove
è vissuto, il suo saluto esprime l'affetto per questa grande pietra che è un po'
l'emblema del Paese natio.
Una delle sue figlie spirituali, originaria di
Pietrelcina, sogna una notte il Padre che la rimprovera aspramente. Allora si mette subito
in viaggio per S.Giovanni Rotondo. Incontrato Padre Pio, gli domanda:"Eravate voi,
Padre?". "E chi volevi che fosse? - risponde Padre Pio - t'aggiu fatto 'na bona
scapugliata!"(Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 142).
Ad una donna che gli chiede:"Padre che devo
dire a mia sorella Rosa?", Padre Pio risponde sorridendo:"Dincello che
diventasse garofano".
La piazzetta antistante il convento diviene
depositaria di fatti straordinari, prodigiosi, che dimostrano come S.Giovanni Rotondo sia
ormai divenuto un lembo di cielo. Una sera molti, appena arrivati davanti al convento,
ingenuamente accennano a delle grazie che vogliono chiedere al Padre, incaricando i loro
Angeli Custodi di fargliene presenti al più presto. L'indomani, dopo la Messa, Padre Pio
li rimprovera:"birichini! Neanche la notte mi lasciate tranquillo!". Vedendo il
sorriso del Padre si sentono esauditi (Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Ed.
Paoline, pag. 107-108).
Ma Padre Pio è soprattutto un grande
"pescatore di anime". E' conosciuto per la sua severità, ma la sua tenerezza
verso chi ha peccato ricorda la misericordia stessa di Gesù di fronte ai peccatori.
La signora Vairo, bella e ricchissima, incuriosita
da questo frate stigmatizzato, giunge a S.Giovanni Rotondo ed avverte subito un dolore
fortissimo; i suoi peccati appaiono così mostruosi e orrendi che improvvisamente scoppia
in pianto dirotto nella chiesetta del convento. Padre Pio che sta confessando, viene
avvertito della cosa. Uscito dal confessionale, si avvicina alla donna e le
dice:"Calmatevi, figlia mia. La misericordia non ha limiti e il sangue di Gesù
Cristo lava tutti i peccati del mondo". Ma lei risponde subito:"Voglio
confessarmi, padre". "Calmatevi prima", le dice dolcemente il frate.
Ritornerete domani". Tutta la notte è trascorsa dalla donna a pensare ai suoi errori
passati, alle sue mancanze verso Dio. Dalla sua infanzia non si era pià accostata al
sacramento della confessione. Il giorno dopo si presenta a Padre Pio che, vedendola in uno
stato così pietoso, dolcemente si mette a fare l'inventario della sua triste vita. Poi le
chiede:"Non ti ricordi niente altro?". Una violenta tentazione la fa tremare.
Quel grosso peccato che rimane, bisogna confessarlo? Si decide finalmente a parlare:
"Resta ancora questo, Padre mio". "Sia lodato Iddio! - esclama gioiosamente
Padre Pio - E' questo che aspettavo. Ti darò l'assoluzione, figlia mia" (cfr. Maria
Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag. 111-112).
Un mattino d'inverno, la signora Vairo va in Chiesa
a piedi nudi. Piove e tira un vento gelido. Inzuppata fino alle ossa, coi piedi
sanguinanti per aver percorso la strada irta di sassi taglienti, arriva davanti alla
chiesa e sviene. Appena torna in sé, vede il
viso di Padre Pio curvo su di lei. "Figlia mia - le dice - anche nella santa
penitenza è necessario non oltrepassare i limiti". Poi, toccandole dolcemente la
spalla, aggiunge: "Fortunatamente quest'acqua non bagna". Infatti, tra la
meraviglia di presenti, la signora Vairo si accorge che i vestiti sono divenuti
completamente asciutti (Maria Winowska, Il vero volto di Padre Pio, Ed. Paoline, pag.
112).
PAPA PIO XII
Il 2 maggio 1939, viene eletto Papa Eugenio Paceli
che prende il nome di Pio XII. Appena salito sula cattedra di S.Pietro ingiunge alla Curia
romana di lasciare in pace Padre Pio. Ad un giornalista dirà, poi, "Padre Pio è un
grande santo e ci dispiace non poterlo dire pubblicamente. Suor Pasqualina Lehnert, la
suora tedesca che assiste il Papa racconterà, in seguito, che Pio XII più di una volta
chiama il cappuccino stigmatizzato, "salvezza d'Italia".". (Cfr. Renzo
allegri: A tu per tu con Padre Pio, ed. Mondadori, pag. 129).
La stessa sorella del pontefice, Maria Teresa
Pacelli Gerini, è una devota di Padre Pio e si reca spesso a S.Giovanni Rotondo.
Certamente le capita spesso di informare il fratello Papa sulla vita che Padre Pio conduce
santamente nel convento del Gargano.
Finalmente Padre Pio può vivere un periodo di
relativa tranquillità, ora che, grazie all'intervento del Papa, la Curia Romana è
costretta ad interrompere la vigilanza troppo severa nei suoi confronti.
Un altro episodio di cui siamo venuti direttamente a
conoscenza, tramite un testimone diretto, mette chiaramente in evidenza il fatto che Padre
Pio, in alcune circostanze volute da Dio, percepisce il pericolo che stanno per correre i
suoi amici e figli spirituali. Nel 1939, Caterina Iuliano, detta poce, con l'aiuto
di sua figlia Lina Saginario, organizza un pellegrinaggio a piedi da Pietrelcina a San
Giovanni Rotondo. Cosimo Cavalluzzo, racconta così l'esperienza del pellegrinaggio:
"La partenza viene fissata per la mattina del
1° maggio, all'alba, con il seguente itinerario: Pietrelcina, Roseto Valfortore, Lucera,
San Severo, San Marco in Lamis, San Giovanni Rotondo. Il ritorno, previsto per l'8 maggio
successivo, era stato organizzato con un diverso itinerario e cioè: San Giovanni Rotondo,
Monte Sant'Angelo, Manfredonia, Incoronata di Puglia, Savignano Greci, Pietrelcina.
Arrivammo a S.Giovanni Rotondo nel tardo pomeriggio
del due maggio. L'indomani sera, vigilia del viaggio di ritorno, Padre Pio, dopo averci
confessato e benedetto, ci raccomandò di prendere, la mattina seguente, la santa
Comunione nel santuario di S.Michele Arcangelo a Monte S.Angelo. Poi aggiunse queste
parole: "Ah! quel fiume, quel fiume!...Ma andate col Signore che io, tra le nuvole e
il vento vi salverò". In quel momento nessuno di noi comprese il significato di
questa frase. Ci avviammo tutti, cantando e pregando. Quando, quasi al termine del viaggio
di ritorno, ci trovammo a tre o quattro chilometri da Pietrelcina, in località Isca
Rotonda dove passa il fiume Tammaro, vedemmo in lontananza, sulle alture di S.Giorgio La
Molara, Molinara e S.Marco dei Cavoti, un cielo scuro e cupo. Le nuvole, immense, erano
turbinose e nere. Lampi saettanti squarciavano il cielo. Udimmo tuoni paurosi. Giungemmo
intanto al fiume (Il fiume Tammaro n.d.a.) e per attraversarlo ci servimmo di un carro
trainato da buoi che un contadino dalla sponda opposta, mise a nostra disposizione. Furono
necessari tre viaggi tra una sponda e l'altra. Quando terminammo il terzo ed ultimo
viaggio, all'improvviso arrivò la piena del fiume, dalla zona in cui avevamo visto il
tempo minaccioso. Le acque scendevano nel letto del fiume con una velocità ed un rumore
tumultuoso. Solo in quel momento ci ricordammo di quanto ci aveva detto Padre Pio e
comprendemmo il senso delle sue parole. Infatti, se la piena fosse giunta qualche attimo
prima, avrebbe travolto sicuramente il carro e tutti noi. (VOCE DI PADRE PIO, luglio 1990.
pag. 13. testimonianza di Cosimo Cavalluzzo, ripetuta poi in un intervista a Pasquale
Castaldi e Donato Calabrese).
Certamente il periodo in cui Pio XII, Eugenio
Pacelli, ha guidato la Chiesa, è coinciso con uno dei più tranquilli della vita di Padre
Pio. Non è solo il nome ad accomunare queste due grandi figure della Chiesa di questo
secolo. "Quando il piccolo frate di San Giovanni Rotondo metterà in piedi la sua
grande opera, la Casa Sollievo della Sofferenza, troverà a più riprese sostegno e
incoraggiamento nel papa. (Yves Chiron, Padre Pio, Una strada di misericordia, Ed.
Paoline, pag.239). A Francesco Messina, il celebre scultore che più di una volta ha avuto
il privilegio di parlare con Padre Pio, gli dirà il Pontefice, ricevendolo in
udienza:"Padre Pio è un grande santo... Certamente, è un sant'uomo"(Yves
Chiron, Padre Pio, Una strada di misericordia, Ed. Paoline, pag.239).
Del rapporto di amicizia e direzione spirituale che
lega Padre Pio a Cleonice Morcaldi, abbiamo già avuto modo di parlarne. Cleonice, che fa
parte del gruppo chiamato delle "pie donne", le figlie spirituali più vicino a
padre Pio, è però molto diversa dalle altre. Il suo carattere discreto, riservato,
profondamente umile e la semplicità, la spingono sempre a mettersi in disparte, senza mai
ostentare questo suo privilegiato rapporto con il frate di Pietrelcina. E quando, il 2
aprile del 1937, la mamma di Cleonice. dopo tre giorni di paralisi intestinale se ne va in
cielo lasciandola sola, padre Pio palesa una straordinaria tenerezza verso la sua figlia
spirituale che è prostrata nel dolore, comunicandole il suo proposito di farle, oltre che
da padre, anche da madre:"...Io sono ben compreso della missione affidatami dalla
Provvidenza. Se per l'addietro ho supplito alla mancanza del babbo, da questo momento
sento commuovermi tutte le mie viscere nell'assumermi anche l'alto incarico, l'alto
ufficio di mamma e la mamma vostra dal cielo ci sorriderà. Voglio sentirvi sollevata e
dolcemente rassegnata. Voi sapete e potete immaginare cosa io sento dentro questo cuore
per voi! Gesù vi conforti e vi benedica. Padre Pio cappuccino" (Cleonice
Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio. Diario intimo spirituale. Ed. Dehoniane pag.82).
Si sente sempre più immedesimato, Padre Pio, nella
funzione di padre e madre spirituale della giovane Cleonice, comunicandole delle volte i
messaggi di amore e di affetto della mamma che è in cielo: "Mia dilettissima
figliuola, Gesù sia al centro di tutte le nostre aspirazioni e il nostro sostegno e
conforto per tutte le nostre tribolazioni. La tua mammina, a mio mezzo, ti fa sapere
ch'ella è tutta tua e il suo affetto è immutabile per te. Non verrà mai meno. Ciò che
il Signore si è compiaciuto unire, non verrà mai meno per tutta l'eternità. Passeranno
il cielo, la terra, ma l'Amore del Signore che unisce i cuori nel vincolo santo della
carità non sarà spezzato, né indebolito. Vivi tranquilla e tutta in Gesù e per Gesù e
nella mammina tua, e non temere le tempeste che il demonio e i suoi satelliti suscitano.
Ciò che Gesù ha congiunto nessuno può separare. Mammina ti manda, in tutti i momenti,
fiumane di benedizioni nel dolce Signore. Io ti benedico con paterno, crescente affetto"(Cleonice
Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio. Diario intimo spirituale. Ed. Dehoniane pag.83).
E' un Padre tenerissimo, affettuoso, dolce, quello
che traspira da queste lettere che indicano un rapporto stupendo tra lui e questa sua
figlia spirituale. E quando Cleonice, per le sue malferme condizioni di salute è
costretta più volte a girovagare in vari stabilimenti termali della Penisola, egli non le
fa mancare il suo sostegno morale e spirituale. Lo leggiamo in una delle sue tante lettere
custodite gelosamente da Cleonice: "Piaccia a Gesù abbreviare il tempo della
prova. Tu sola puoi comprendere cosa farei per vederti guarita. Gesù voglia ascoltare i
gemiti del mio povero cuore. Circa la cura io approvo in pieno il programma sottopostomi.
Io sto benino. Non ti dar pensiero di me. Gesù mi aiuta a disimpegnare il mio ministero,
perciò vivi senza soverchia preoccupazione. Qui tutti bene. Ti saluto nel bacio del
Signore e con lui ed in lui ti stringo forte al mio cuore"(Cleonice Morcaldi, La
mia vita vicino a Padre Pio. Diario intimo spirituale. Ed. Dehoniane pag.84).
Le sofferenze di Cleonice la conducono spesso
lontana da Padre Pio e dalla partecipazione alla Santa Messa. "Questa privazione -
scrive nel suo Diario intimo spirituale - costituiva il mio vero martirio, non le
sofferenze fisiche che, in verità, non erano indifferenti. Tante volte gli dissi:
"Padre, voi guarite molta gente, perché non guarite la vostra figliuola che tanto
amate?". E lui, abbassando la testa, a voce bassa rispondeva: "E non ci
siamo offerti?".(Cleonice Morcaldi, La mia vita vicino a Padre Pio. Diario
intimo spirituale. Ed. Dehoniane pag.84).
In realtà non è Padre Pio a
scegliere chi dovesse essere guarito e chi no, chi dovesse avere delle grazie spirituali e
chi no. Ma tutto rientra nei disegni imperscrutabili di Dio. Quanti amici e figli
spirituali del Padre hanno portato con lui la croce, hanno sofferto, sono stati ammalati e
non sono guariti? Un esempio per tutti è quello di Pietruccio il cieco. A quattordici
anni comincia a perdere la vista. Conosce Padre Pio e, il frate, invece di prospettargli
la guarigione, lo invita ad offrire la propria cecità per tutti coloro che con gli occhi
commettono dei peccati. Pietruccio prende sul serio l'invito del sacerdote stigmatizzato e
così risponde:"Ebbene, Padre, che Iddio prenda pure i miei occhi. Glie li offro per
i peccatori. E Pietruccio diviene una testimonianza vivente di "questo luogo di
grazie e dice su Padre Pio ben più che tanti libri" ( cfr. Maria Winowska, Il Vero
volto di Padre Pio, Ed. Paoline pag.107).
Le tappe della
Vita di Padre Pio da Pietrelcina
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