ALLEANZAGIOVANI

 

 "Non è la fede che arriva nell'ora del crepuscolo quella che mi sostiene, è la fede della mia infanzia e della mia vita che mi impone di dover credere... "

Benito Mussolini

"La giovinezza non è un dato anagrafico, è uno stato dell'anima, è una condizione dello spirito" 

Silvio Berlusconi

 

 

 

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La politica economica del fascismo

Nel 1925 fu lanciata da Mussolini la battaglia del grano: l'obiettivo era l'autosufficienza nella produzione granaria non solo per risanare il deficit della bilancia commerciale, ma anche per evitare eventuali ricatti politici ed economici da parte dei paesi produttori. In seguito alla battaglia del grano la produzione nazionale aumentò del 50% e le importazioni da 24 milioni di quintali scesero a meno di 8 milioni. Sempre nel 1925 Mussolini diede il via a un imponente complesso di lavori pubblici (strade, case, acquedotti, edifici pubblici), che rispondeva alla duplice esigenza di creare nuove infrastrutture e di dare lavoro ai disoccupati, anziché costringerli come in passato ad emigrare e a costruire case, strade, ferrovie per altri paesi

Nel 1827 fu rivalutata la lira, il cui valore fu fissato da Mussolini a quota 90: 92 lire furono rese infatti equivalenti a una sterlina (prima occorrevano 155 lire per poter acquistare una sterlina). Con l'aumento del valore della lira, le industrie nazionali poterono comprare all'estero le materie prime di cui avevano bisogno con minor spesa.

Il governo concesse inoltre sgravi fiscali alle società per azioni che reinvestivano gli utili nelle aziende, aumentò i dazi sulle importazioni per proteggere la produzione interna, favorì le fabbriche italiane nelle forniture allo Stato, incentivò la concentrazione delle imprese per ridurre i costi dei prodotti. Questo processo di modernizzazione dell'economia, che favorì la ripresa produttiva, legò ancor di più al fascismo la grande industria e procurò grandi consensi a Mussolini tra i piccoli e medi imprenditori. Gli stessi ministeri economici, anziché a uomini politici, furono assegnati ad esponenti della grande industria e dal 1931 al 1933 furono creati nuovi organismi statali, come l' Imi (Istituto mobiliare Italiano) col compito di finanziare le industrie, o come l' Iri (Istituto per la ricostruzione industriale) allo scopo di risanare le aziende e le banche in crisi.