Complesso costituitosi a Modena nel 1963 da Maurizio Vandelli (voce e chitarra) Franco Ceccarelli (chitarra) Victor Sogliani (basso) Alfio Cantarella (batteria).
Il gruppo nasce dalle rovine dei Paolo e i gatti di cui facevano parte Guccini, chiamato al servizio militare, e Dotti, si mettono con grande impegno a lavorare per ottenere un repertorio nuovo: parole in italiano e musica mai sentita prima in Italia! Il luogo dove provavano era una cantina con una minuscola stufa a legna in una piccola via di fronte all'allora famoso autodromo di Modena, da dove arrivavano i suoni roboanti delle vetture di Formula 1. Intanto si cerca un nome al gruppo M.Vandelli: "Pier ed io cercavamo un nome che "suonasse" al femminile, dovevamo assolutamente distinguerci da tutti gli altri "complessi" ed anche provocare l'interesse e la curiosità dei ragazzi su di noi, ci piacevano i Four Seasons, ma quel nome in italiano era sì femminile (Le quattro stagioni), ma ricordava più una pizza che Vivaldi. Ci capitò in mano un disco folcloristico cantato da una certa Equipe Tahitienne, il nome Equipe ci piaceva ma io ero un po' preoccupato da come l'avrebbero scritto se solo l'avessero sentito o come l'avrebbero pronunciato se solo l'avessero letto, quel nome alla francese! Mancava qualcosa dopo "Equipe", forse un aggettivo; dopo varie ipotesi del tipo "Equipe fantastica", "Equipe di Modena" e simili venne fuori quell'84, primo perché suonava bene, secondo perché già diabolici affaristi, speravamo che la Stock ci chiamasse per fare un Carosello! Scrissero subito che 84 era la somma dei nostri anni; non era vero ma non replicammo, infatti la somma dei nostri anni al momento era 85! Ci facemmo crescere, anche con qualche dubbio, i capelli, trovammo look ed abiti originali: eravamo pronti per le prime foto!" 
Dopo la solita gavetta nel 1964/65 incidono Papà e Mammà e Quel che ti ho dato, sono due cover (Papa-Oam-Mow-mow e Tell me). L'Equipe 84 indica, così, una via che sarà utilizzata dalla maggior parte dei gruppi italiani vale a dire quella di avvalersi di un sicuro successo internazionale che le case discografiche, di buon grado, perché a minor rischio, accettano di pubblicare aprendo la strada alla popolarità ma anche a future canzoni nostrane. Questo cliché sarà ripetutamente utilizzato dall'Equipe 84 tanto da farne una loro peculiare caratteristica, seguono infatti Io ho in mente te, Resta, Bang-Bang, Un angelo blu, tutta mia la città ecc. Il successo è legato ad una professionalità sconosciuta al tempo, che abbraccia l'aspetto musicale, evidente nei raffinati arrangiamenti, ma anche la gestione della propria immagine "tra il 65 e il 66 tutti i giornali del settore parlavano di noi, le ragazzine e spesso anche i ragazzi piangevano e urlavano ai nostri concerti, la radio, la televisione: eravamo diventati dei "Divi"!" Sono il gruppo Beat di riferimento, nel 1969 Guccini con lo pseudonimo di Lunero, gli offre Auschwitz e poi Mogol-Battisti 29 settembre cui seguirà, anni dopo un altro pezzo impegnato: Casa mia.
"...per me il beat non era niente io ero il beat... essere beat voleva dire essere diversi. Diversi dai genitori, dalla famiglia, ma anche l'uno dall'altro, ognuno cercava di essere originale, creativo. Essere beat voleva dire dare spazio all'inventiva... ci rendevamo conto che la musica aveva un'importanza incredibile, diventare musicisti in quel periodo era già un segno di ribellione: siamo diventati degli "anarchici"... portavamo i capelli lunghi, ci vestivamo come volevamo, nessuno ci diceva quello che dovevamo fare. Ci piaceva provocare la gente.. abbiamo fatto da battistrada, abbiamo sperimentato cose diverse, non avevamo quasi nessun legame con la musica italiana che c'era stata prima. Ci sentivamo parte di una nuova cultura. Quello che mi manca di quel periodo, ancora oggi, è il fascino, la magia che circondava ogni cosa. Oggi si va ai concerti per vedere il grande l'evento, una volta si andava ai concerti per avere un brivido. Noi avevamo avuto un successo enorme anche senza la televisione, addirittura senza la radio... non ci intervistavano mai, avevano paura che qualcuno di noi dicesse qualche parolaccia o delle cose per loro sconvenienti... la televisione aveva bandito canzoni come Auschwitz. Mi sono accorto che era finita dopo 29 di settembre... eravamo stati distrutti da incidenti di percorso, il più famoso dei quali resta l'arresto di Alfio perché gli avevano trovato addosso un po' di fumo. Questa cosa scatenò nei nostri confronti una censura incredibile... il nostro stesso pubblico ce l'aveva con noi, io giravo per strada e mi davano del drogato... quando mi sono reso conto che stavo soltanto rubando la pagnotta a chi mi aveva amato, mi sono tolto di mezzo. (estratti da un'intervista di Ernesto Assante a Maurizio Vandelli)

Canzoni

Adriano Celentano   Gianni Morandi   Equipe 84   I Giganti   I Dick Dick   I Nomadi