Io ho in mente te 

Your wer my mind di S.Fricker fu tradotta e adattata da Mogol nel 1965 per l'Equipe 84 che ne realizzò un elegante arrangiamento. Il pezzo si fonda su un giro di rock'n roll, la melodia, accattivante, è accompagnata da un buon riff di basso e parte in sordina per crescere sempre più fino al ritornello che concluso, propone lo stesso schema ma un tono superiore. La canzone è priva di qualsiasi passaggio solista, sono molto riusciti i cori mentre il testo, anche se non in modo diretto, lascia capire la voglia di beat, di essere e sentirsi diversi, di voler cambiare.

Apro gli occhi e ti penso
ed ho in mente te
ed ho in mente te.
lo cammino per le strade
ma ho in mente te
ed ho in mente te.
Ogni mattina (uo, uo)
ed ogni sera (uo, uo)
ed ogni notte, te.
lo lavoro più forte
ma ho in mente te
ma ho in mente te.
Ogni mattina (uo, uo)
ed ogni sera (uo, uo)
ed ogni notte, te.
Cos'ho nella testa
che cos'ho nelle scarpe
no non so cos'è.
Ho voglia di andare (uo, uo)
di andarmene via (uo,uo)
Non voglio pensar
ma poi ti penso.
Apro gli occhi e ti penso
ed ho in mente te
ed ho in mente te.
Ogni mattina (uo, uo)
ed ogni sera (uo, uo)
ed ogni notte, te.


Auschwitz 

Questa stupenda ballata fu scritta da Francesco Guccini nel 1966 e allora firmata con lo pseudonimo di Lunero. La struttura del brano è costituita da un unico pensiero di sedici battute che si ripete per sei volte. L'arrangiamento pensato dal gruppo, si fonda su un ostinato riff di chitarra che nelle corde acute, accompagna la melodia. È la voce che deve risaltare, è il testo che deve essere compreso. Siamo in piena guerra fredda, imperversa l'inferno della guerra in Vietnam e sono passati appena ventenni dalla fine della II Guerra Mondiale eppure... l'uomo non ha ancora imparato a vivere senza ammazzare.

Son morto
che ero bambino,
son morto
con altri cento
passato
per un camino
ed ora
sono nel vento.
Ad Auschwitz
c'era la neve
e il fumo
saliva lento,
nei campi
tante persone
che ora
sono nel vento.
Nel vento
tante persone,
ma solo
grande silenzio
è strano
non ho imparato
a sorridere
qui nel vento.

No,
io non credo
che l'uomo
potrà imparare
a vivere
senza ammazzare
e che il vento mai
si poserà.
Ancora
tuona il cannone,
ancora
non è contenta
di sangue
la belva umana
e ancora
ci porta il vento.
Ancora
tuona il cannone,
ancora
non è contento
saremo
sempre a milioni
in polvere
qui nel vento.



Casa mia 

Casa mia di L.Alberelli e R.Soffici 1971. Il decennio che è passato ha portato il boom economico, il benessere e una trasformazione del paese con forti squilibri tra nord e sud. Molti italiani per lavorare, furono costretti a spostarsi; i più fortunati al nord, altri dovettero affrontare il viaggio che dalle solari terre del sud li portasse alle fumose fabbriche del nord; altri ancora furono costretti ad emigrare lungo il confine svizzero, al suo interno o più su fino alle miniere di carbone del Belgio e della Germania. Questa canzone è una testimonianza di quel periodo storico. È la vicenda di un lavoratore che finalmente, per le vacanze, riesce a tornare a casa dalla sua donna, dagli amici, dalla sua terra e riesce finalmente a parlare la propria lingua, anche se per poco.
Il lavoro musicale è interessante, il vocalizzo iniziale poi ripreso alla fine, con il suo andamento dinoccolato nel registro basso evidenzia la stanchezza del protagonista ben ripresa dal testo della prima frase. Poi, centrando la melodia su di un ritmo puntato emulo della cadenza del treno sulle rotaie, la voce si fa più sicura: è il momento della speranza, di quello che di lì a poco sarà. Il lavoro dell'Equipe 84 è ancora una volta elegante, attento, di una misura che ci dà l'idea dell'equilibrio raggiunto dal gruppo.

Torno a casa,
siamo in tanti sul treno,
occhi stanchi
ma nel cuore il sereno.

Dopo tanti mesi di lavoro mi riposerò,
dietro quella porta le mie cose io ritroverò.
la mia lingua sentirò
quel che dico capirò.

Dolce sposa
nel tuo letto riposa,
al mattino
sai di avermi vicino.

Apri la valigia c'è il vestito che sognavi tu,
guardati allo specchio tu sei bella non levarlo più.
Nostalgia che passa e va
fino a quando durerà.

Casa mia
devo ancora andar via.
Non chiamarmi,
io non posso voltarmi.

Porto nel mio sguardo la mia donna, è tutto quel che ho,
torno verso occhi sconosciuti che amar non so.
Questa volta chi lo sa,
forse l'ultima sarà.

 

 

  Io ho in mente te 

 Bang Bang
Auschwitz
 29 di settembre
  Nel cuore, nell'anima 
Un angelo blu
Casa mia

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