POLONIA: PAESE DI GOMMA (52)
Prima dello stato nazionale tedesco (Impero), con la Prussia egemone nella confederazione (sotto a sinistra)
(ma Varsavia è in Russia)
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La situazione nel 1938 come era uscita dalla Grande guerra (sopra a destra)
Sotto disposizione dell'Esercito polacco alla vigilia dell'attacco tedesco del settembre 1939 (solo la Slovacchia, l'Ungheria e la Romania risultano segnati come stati nazionali a sud). La Russia non si affaccia sul baltico centrale. Konigsberg è tedesca (Prussia orientale ora Kaliningrad). La Polonia ha un piccolo sbocco al mare vicino a Danzica-Danzig (territorio libero sotto l'egida delle nazioni unite). La Lituania ne ha uno ancora più piccolo. Vilna, futura capitale Lituana, è polacca e in patria la sostituisce Kaunas. Lvov-Leopoli è in territorio polacco. I territori della Prussia orientale e della Pomerania (Stettin, Breslavia) hanno una composizione etnica a maggioranza tedesca dal 93 al 98 %.
L'avanzamento di Romania e Polonia all'interno di territori mistilingue Russi aveva fato si che Polonia e Romania confinassero nell'area detta dei Ruteni. Senza colpo ferire nel 1940 la Romania dovette consegnare La Bessarabia all'URSS, i cui diritti sulla regione erano stati riconosciuti da Hitler fin dall'agosto 1939 col patto Ribbentrop-Molotov. Successivamente la Transilvania settentrionale all'Ungheria (lodo arbitrale italo-tedesco di Vienna del 30 agosto 1940) e parte della Dobrugia alla Bulgaria (7 settembre). Oggi Cecoslovacchia e Ungheria hanno un breve tratto di confine sull'Ucraina (piantina in fondo)
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La spartizione del 1939 fra Russia e Germania: (Finisce ai Russi anche una parte della Slovacchia e Leopoli, il resto dei cechi è inglobato nel Reich). I confini russi a fine conflitto torneranno qui nonostante l'aggressione. |
Il confronto coi vecchi confini:La Lituania, che ha recuperato Vilnius, con gli altri baltici (Estonia e Lettonia) viene inglobata nell'Urss fino ad anni recenti (ma la Russia non rinuncia a uno sbocco enclave al Baltico a Konigsberg (o Kaliningrad) per la sua flotta con diritto di passaggio via terra. La Pomerania tedesca di Stettino (Szecin) e la Slesia di Breslau (Wroclaw) diventano polacche. |
La Spartizione del paese dopo Yalta (sopra a destra)
dal sito
http://www.ricercaitaliana.it/prin/unita_op-2005112902_001.htm .. una
ricerca specifica sulla Polonia costituisce un caso di particolare interesse per
la massiccia espulsione della popolazione tedesca da tutto il territorio
nazionale, ridefinito dai trattati di pace. In conseguenza delle disposizioni
del Capo XIII del Trattato di Potsdam, la popolazione civile tedesca residente
sui territori annessi ex novo alla Polonia avrebbe dovuto essere deportata nei
settori di occupazione sovietico e britannico in Germania. La deportazione durò
fino al 1948 e coinvolse ben oltre 7 milioni di persone (ma altre fonti
raddoppiano). Quando le misure di espulsione erano pressoché terminate, il
16,5% circa (1 su 6) della popolazione della Repubblica federale tedesca e quasi
il 25% (1 su 4) della popolazione della Repubblica democratica tedesca erano
profughi provenienti dai territori dell'Est. In questa prima fase, sia nella
Germania occidentale che in quella orientale si mise in atto un'integrazione
accelerata della popolazione profuga nei nuovi sistemi politici, economici e
sociali del dopoguerra che saltò molte fasi riflessive. La crisi demografica che ne seguì costituì uno dei
problemi principali (anche se ufficialmente mai ammessi) per il nuovo Stato
polacco. la scomparsa di classe dirigente, borghese e professionale fu la causa
di un generale impoverimento di tutte le società europee al di là dei danni di guerra. La situazione di pressoché totale disgregazione sociale e di
sottopopolazione dei nuovi territori occidentali polacchi ebbe come conseguenza,
fra l'altro, una difficoltà oggettiva di controllo del territorio da parte delle
amministrazioni civili e delle forze di polizia. Ad accentuare la disgregazione
sociale contribuirono inoltre, a partire dal 1947, le deportazioni sui nuovi
territori occidentali di cittadini polacchi di etnia rutena (da Leopoli),
precedentemente insediati nell'area carpatica a sud-est di Cracovia. Si trattò
di deportazioni indiscriminate di massa, nominalmente giustificate dalla
necessità di reprimere fenomeni di nazionalismo ucraino.
da un'altra fonte
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/migrants/pom2002_88_90/rc_pc_migrants_pom88-89_umlauf.htm
"Quando la popolazione tedesca dovette abbandonare la sua residenza al di là
dell’Oder (Neisse), nel territorio dei Sudeti e in altri stati dell’est europeo, il
flusso di profughi iniziato nel 1944 aumentò fino a diventare una migrazione. Sulla base
del trattato di Potsdam, fino al 1950 vennero allontanate con la forza circa 12
milioni di persone e oltre 2 milioni non sopravvissero ai gravi disagi di questo
esodo di massa” (come si vede le "stime" (perchè di tali si tratta) variano in
un arco molto ampio statisticamente eccepibile. Qualcuno probabilmente mette
dentro tutte le migrazioni di tedeschi (morti compresi gia contabilizzati nel
1944
quando un milione di persone, di origini "tedesche", migrate anticamente nell'Europa
orientale, seguì le armate in ritirata oltre ai milioni di altre etnie
affezionate o pangermaniche). L'articolo XIII dell'accordo di Potsdam,
intitolato 'trasferimento regolato delle popolazioni tedesche', recitava: 'I tre
governi alleati, avendo preso in considerazione la questione in tutti i suoi
aspetti, riconoscono che il trasferimento in Germania delle popolazioni tedesche
ed elementi appartenenti ad esse ancora stanziati in Polonia, Cecoslovacchia e
Ungheria dovrà essere effettuato. Essi [i governi alleati] concordano che
qualsiasi trasferimento debba essere effettuato in modo umano e regolato'.
Nell'intera area dei Sudeti Cecoslovacchi, il governo Beneš procedette
all'espulsione di circa 3 milioni di tedeschi
Questa la valutazione secondo alcuni: Nel '46 vennero espulse solo dalla
Prussia Orientale e Danzica 2,2 milioni di tedeschi o dichiaratisi tali di cui
più di un 10 % morì di stenti (a grandi linee 300.000 civili tedeschi perirono a
causa dei bombardamenti alleati, del freddo e delle precarie condizioni
materiali in cui si svolse la fuga. Tuttavia, 650.000 riuscirono ad imbarcarsi
nel piccolo porto di Pillau (oggi Baltyisk, in Russia) e sfuggirono
all'accerchiamento sovietico via mare; inoltre, altri 700.000 raggiunsero
l'adiacente Pomerania via terra, di cui ben 450,000 attraversando la laguna
ghiacciata alla foce della Vistola e il Frische Nehrung. 500.000 tedeschi
restarono in Prussia Orientale, ma vennero in gran parte espulsi in tempi
successivi). Sempre nel '46 vennero espulse dalle altre regioni della Polonia (o
assegnate poi alla Polonia) altri 7 milioni di persone con percentuali di morti
maggiori. Si calcola che altri 4, 5 milioni di Tedeschi o Austriaci sia stato
espulso da Cecoslovacchia (Sudeti e Boemia),
Ungheria, Jugoslavia, Romania e regioni Russe per il rimanente. Una cifra
indefinita ma vicina ai 2,5 milioni sarebbe rimasta in loco nei paesi
dell'Europa Orientale, escluso i tedeschi russi del Volga.
http://www.essereliberi.it/modello_articolo.php?id_artic=294&recordinizio=0
LA CURZON LINE L'ULTIMA FRONTIERA
La tracciatura dei confini delle Polonia è sempre stata un Rebus. Chi voleva dividerla per la religione che si praticava chi per le lingue e chi con la forza che è sempre stata la ragione più vincente. Sia a Est che a Ovest del nucleo centrale polacco, così come a sud e in parte a Nord le genti si mescolavano venendosi a formare delle percentuali una volta a favore e l’altra a sfavore di quel determinato gruppo etnico, Tedesco, Polacco, Lituano, Bielorusso, Ceco etc…Ai più questa sarebbe apparsa come una pelle di leopardo. La Polonia non era più sovrana da 150 d’anni e solo la sconfitta o almeno l’uscita di scena della Russia con la rivoluzione d’ottobre (1917) aprì uno spiraglio alla sua rinascita. La caduta poi l’anno successivo degli imperi centrali spalancò le porte alla questione. Ci mancava solo che il Presidente Americano Wilson riconoscesse tute la nazionalità per mettere l’imprimatur sulla culla. Non tutte le cose però vanno come si dicono, si promettono o si sognano e noi ne siamo un esempio. Alla conferenza di pace un Lord Inglese Curzon di Kedleston propose una linea anzi due che avrebbe segnato il confine con la Russia. Naturalmente sommaria. Nel dicembre 1919 gli Alleati fecero la seguente dichiarazione: "Il Principale Alleato e le Potenze Alleate, riconoscendo l'importanza che sia posta subito fine all'incertezza politica e delle condizioni di esistenza della nazione polacca, e senza pregiudicare le decisioni che dovranno nel futuro definire i confini della Polonia, dichiarano di riconoscere il diritto del governo polacco a procedere, secondo le condizioni del Trattato con la Polonia del 28 giugno 1919, a organizzare un'amministrazione regolare dei territori dell'ex Impero russo situati ad ovest della linea sotto descritta. I diritti che la Polonia potrà stabilire nei territori ad est della linea sono espressamente riservati".!!!! L’andamento difficile della rivoluzione e la sonora sconfitta rimediata dai russi nel 1920 nei confronti della Polonia chiuse la trattativa diplomatica: detto e fatto a Riga nel 1921 la Polonia prese la Linea Curzon e la spostò di quasi 170 km a Est includendo Leopoli e Vilnius. L'area attorno all'attuale capitale lituana, chiamata Lituania centrale, fu soggetta a un referendum nel 1922, seguito dall'incorporazione nella Polonia come espresso dal 65% dei votanti. Il confine polacco-sovietico fu riconosciuto dalla Società delle Nazioni nel 1923 e confermato da vari accordi tra Russia e Polonia. Di acqua ne passò sotto i ponti e la vendetta russa covata e passata attraverso gli accordi con Hitler del 1939 non ebbero più la marcia indietro, specialmente dopo la loro vittoria pagata a caro prezzo e che venne sbandierata in faccia gli alleati Erano arrivati a Berlino e in base ad un vecchio costume qui sono e qui resto (o faccio quello che mi aggrada). Nel novembre del 1943, a Teheran, Churchill e Roosevelt fecero un accordo con Stalin che l'intero area a est del "Curzon Line" sarebbe tornata ai sovietici. http://www.wordiq.com/definition/Curzon_line . A Yalta (feb.45) e Potsdam (lug.45), Gran Bretagna, l'Unione Sovietica, e gli Stati Uniti rimangiandosi alcune promesse fatte ai polacchi in esilio, che non contavano più nulla, stabilirono con piccole modifiche la “nuova” linea Curzon di confine che è poi quella attuale. In compensazione dei terreni “persi” la Polonia si prese a Ovest altra terra. Naturalmente migrazioni immane ebbero luogo ma la storia ufficiale quella dei cattedratici preferisce non parlarne.
LA MIGRAZIONE TEDESCA - IL FILM PER LA TV - DIE FLUCHT
GERMANIA ' 45. L' estate dell' odio di
Silvio Bertoldi
http://archiviostorico.corriere.it/1995/luglio/11/GERMANIA_estate_dell_odio_co_0_9507113612.shtml
Marco Picone Chiodo Mursia 1987, ... e malediranno il giorno in cui
partorirono
http://www.thule-italia.net/Storia/TedeschiUmani.html
LA SPIETATA VENDETTA DELL'URSS CONTRO LA GERMANIA SCONFITTA di ALESSANDRO FRIGERIO http://www.storiain.net/arret/num96/artic3.asp
Sommer
1944. Lena Gräfin von Mahlenberg (Maria Furtwängler) reist aus Berlin in ihre
Heimat Ostpreußen, um sich mit ihrem todkranken Vater auszusöhnen.
Acht Jahre zuvor hatte Lena Ostpreußen verlassen, um ihr uneheliches Kind
Viktoria (Stella Kunkat) großzuziehen, statt Heinrich Graf von Gernstorff (Tonio
Arango), einen Sohn eines Freundes der Familie, Rüdiger Graf von Gernstorff (Hanns
Zischler) und dessen Frau Sophie (Angela Winkler), zu heiraten, dem sie schon
lange „versprochen“ war, den sie aber nie geliebt hat. Die Entscheidung für das
Kind und gegen die Ehe mit Heinrich führte zum Bruch mit ihrem Vater, Berthold
Graf von Mahlenberg (Jürgen Hentsch).
Auch bei ihrer Rückkehr verhält sich der Vater schroff und abweisend. Um ihm zu
beweisen, dass sie eine gute Tochter ist, lässt sich Lena wieder auf die
Gepflogenheiten des ostpreußischen Adels ein. In den Kriegswirren übernimmt sie
die Verantwortung für das Mahlenberg’sche Gut. Sie holt ihre Tochter, die in der
Kinderlandverschickung in Bayern ist, zu sich und ringt sich zu der Entscheidung
durch, Heinrich doch noch zu heiraten. Der Selbstmord von Heinrichs Bruder
Ferdinand (Max von Thun) verhindert aber zunächst die Hochzeit.
Während die Trecks von Flüchtenden aus dem Memelland und aus Litauen zunehmen
und die Front immer näher rückt, versucht Lena, den drohenden Untergang zu
verdrängen. Doch ein Mann auf ihrem Hof macht sie immer wieder auf die nahende
Katastrophe aufmerksam: François Beauvais (Jean-Yves Berteloot), ein
französischer Kriegsgefangener. Zwischen ihm und Lena entsteht eine – für sie
nicht lebbare – unmögliche emotionale Verbindung.
Lena steht mehr und mehr zwischen ihrer traditionsreichen Erziehung und einer
neuen Zeit.
Im Januar 1945 müssen sie und ihre Tochter mit den Menschen ihres Gutes vor der
herannahenden Front flüchten. Ihr Vater, Graf von Mahlenberg, sieht den
Untergang der alten Welt unweigerlich heraufziehen, ist aber unfähig, sich von
den alten Werten zu lösen. Es gelingt ihm zwar, sich mit seiner Tochter
auszusöhnen, doch er bleibt auf dem Familiensitz zurück und überträgt Lena die
Verantwortung für die ungewisse Zukunft des Mahlenberg'schen Trecks und das
Überleben ihrer Schutzbefohlenen. Als Einheiten der Roten Armee in Gut
Mahlenberg eindringen, begeht er Suizid.
Lena führt die ihr anvertrauten Menschen durch einen unbarmherzigen Winter, von
Ostpreußen bis nach Bayern. Auf diesem langen und beschwerlichen Weg entwickelt
sich Lenas Beziehung zu François zu einer lebensbedrohlichen Verstrickung, die
Lena schließlich zunächst zur Aufgabe dieser Liebe zwingt.
Im Frühling 1945 erreicht Lena Bayern. Die alte Gesellschaftsordnung hat sich
endgültig aufgelöst. Es gibt Raum für neue Wege. Lena entscheidet sich nun
unwiderruflich gegen Heinrich. Der Weg in die neue Zeit führt dazu, dass die
bisher unverrückbar geltenden Konventionen verblassen: Privilegien,
Standesdünkel und überkommene aristokratische Herrschaftsgefüge lässt Lena
hinter sich. Durch die erzwungene Völkerwanderung sind die Menschen, von
Sozialisation und Herkunft ursprünglich weit voneinander entfernt, gleicher
geworden: Sie stehen alle vor dem Nichts, den Trümmern ihrer Existenzen, und
müssen, jeder für sich, neu beginnen.
Ma era successo altro per chi non
era fuggito ed era rinchiuso a vario titolo in oltre 1000 lager, spesso gli
stessi appena svuotati dagli stessi ebrei: John Sack, "Occhio per occhio"
("Polonia 1945: la storia della vendetta ebraica contro i nazisti"), Baldini &
Castoldi, Milano 1995.
Tra i comandanti ebrei vi è l'ebrea Lola Potok, incaricata di Gleiwitz che
applica senza pietà la sua vendetta;
dal libro:-"Un giorno fece la sua apparizione nella prigione di Lola un tedesco
che indossava dei pantaloni neri, il colore delle SS. Era stato addocchiato
dalle parti della piazza del municipio da un polacco che gli aveva detto: 'Sei
vestito di nero! Sei un fascista!' Il tedesco aveva cercato di svicolare, ma il
polacco lo aveva inseguito per più di un chilometro fino alla chiesa dei Santi
Pietro e Paolo, lo aveva bloccato contro un mosaico dorato, lo aveva picchiato e
lo aveva e lo aveva portato alla prigione di Lola. Alcune guardie, tutte donne,
si impossessarono della prova incriminante, i pantaloni neri dell'uomo, e glieli
strapparono con tanta violenza da rompergli un tendine. L'uomo gridava, ma le
ragazze gli dissero: 'Chiudi il becco!' e non si accorsero che i pantaloni neri
facevano parte di una divisa da boy-scout. L' 'uomo' aveva quattordici anni. Le
ragazze decisero di torturarlo. Ormai, l'Ufficio per la sicurezza dello Stato
aveva 227 prigioni per i tedeschi, e ognuna aveva un suo modo caratteristico per
vendicarsi della seconda guerra mondiale. I ragazzi usavano i bastoni a
Breslavia e, a Frankenstein, schegge di legno che conficcavano sotto le unghie
dei prigionieri. I ragazzi di Wuenschelberg frustarono un tedesco, poi versarono
caffè nelle ferite delle frustate e gli dissero: 'No, tu non morirai soltanto,
tu creperai come un cane!' Nella prigione con ottocento detenuti di Myslowitz,
di cui era comandante un ebreo di vent'anni reduce da Auschwitz, gli ebrei
versavano escrementi sulla testa dei tedeschi e dicevano loro: 'Raccogli questa
merda', e quando lo avevano fatto, gliela versavano addosso di nuovo. I ragazzi
di Glatz suonavano la fisarmonica, per sottolineare il 'nein', mentre facevano
saltare i denti a un tedesco; un ragazzo ebreo a Neisse ne costrinse uno a
estrarsi da sè un dente d'oro, gridando: 'Lo hai fatto a me!'
"Le ragazze di Gleiwitz usarono il fuoco. Tennero fermo il boy-scout tedesco,
gli spensero sigarette sul corpo e dettero fuoco ai suoi capelli ricci dopo
averli cosparsi di benzina. Fuori, sulla via Kloster, il prete della chiesa dei
Santi Pietro e Paolo cercó invano di farsi ascoltare da Lola per dirgli: 'Ha
soltanto quattordici anni'. Finalmente libero, il ragazzo tornó a casa, crolló
sul letto, e con le braccia incrociate sulla testa, continuó a gridare: 'Non mi
picchiate!' I suoi capelli sembravano un tappeto roso dalle tarme; quando, di
tanto in tanto, si sentiva abbastanza bene da uscire, gli altri ragazzi del suo
gruppo gli facevano circolo attorno come cani da caccia e gli domandavano: 'Che
cosa ti hanno fatto?' [...] 'Le peggiori erano le donne! Potete scommetterci
diceva il ragazzo. Dopo poco, fu mandato in una casa di cura per malattie
mentali e non ne uscì più."
Un'altro dei personaggi è l'ebreo Shlomo Morel -
dal libro:
- Alla fine, in agosto, i pidocchi vennero in aiuto di Shlomo. Uno prese il
tifo, lo prese anche il suo compagno di branda, e la febbre a quaranta divampó
nel campo. Nelle baracche i tedeschi giacevano riversi sulle brande, spostandosi
appena quando l'urina sgocciolava dalla branda di sopra e balbettando: "Josef!"
o "Jakob!" o "Mamma! Ti prego, aiutami!" Le camerate erano come corsie di
moribondi, LA CONTA DEI MORTI ARRIVO' A CENTO AL GIORNO é un giorno
centotrentotto é e la squadra dei necrofori era più indaffarata di una squadra
di postini, sempre di corsa da una baracca all'altra, da una branda all'altra.
Quattro ragazzi afferravano i cadaveri per le mani e i piedi e, dicendo: "Oh...issaaa!",
li depositavano su una barella, anche se, una volta, a un cadavere si staccó il
braccio e ne uscì una legione di vermi bianchi lunghi un centimetro. Poi i
ragazzi portavano la barella (quella volta lasciandosi dietro una scia di vermi)
all'obitorio, ne rovesciavano fuori il cadavere, lo cospargevano di cloridrato
di calcio e, più in fretta possibile, tenendosi un fazzoletto sul viso e
gridando il loro più vigoroso "Oh...issaaa!" lo lanciavano come se fosse fatto
di stracci in un carro dalle sponde alte. Poi facevano lo stesso con gli altri
cadaveri e il cavallo trascinava il carico alla fossa comune lungo il fiume Rawa.
IN POCO TEMPO, MORIRONO TRE QUARTI DEI TEDESCHI DEL CAMPO DI SHLOMO, CHE POTE'
ANNUNCIARE: "QUELLO CHE I TEDESCHI NON HANNO FATTO IN CINQUE ANNI AD AUSCHWITZ,
L'HO FATTO IO IN CINQUE MESI A SCHWIENTOCHLOWITZ".
I tedeschi di Schwientochlowitz cercarono di far trapelare la cosa. Un uomo
corse contro il reticolato gridando: "Questo posto è l'inferno!" Fu ucciso. Un
altro che cercava di far uscire dei messaggi fu torturato, ma un membro della
Gioventù Hitleriana di Gleiwitz riuscì a scappare. Alle tre del mattino si
nascose nelle latrine e alle sei scappó [...] Shlomo lo ritrovó a Gleiwitz e lo
ricondusse personalmente a Schwientochlowitz. [...] Tornati a Schwientochlowitz,
Shlomo gli disse: "Sei un maiale e dovresti grugnire". Le Guardie usarono i pali
di ferro con cui venivano portate le pignatte della zuppa per picchiare il
ragazzo fino a farne poltiglia: dopo di allora, nessuno cercó più di scappare.
L’affondamento del Gustloff
http://www.myvideo.de/watch/7213377/Die_Nacht_starb_ueber_Gotenhafen_Wilhelm_Gustloff
in una ricostruzione grafica
La Wilhelm Gustloff era la nave
passeggeri della compagnia Kraft durch Freude (KdF). Prendeva il nome da Wilhelm
Gustloff, fondatore e capo della sezione elvetica del partito
nazionalsocialista, assassinato il 4 febbraio del 1936 a Davos dallo studente
ebreo David Frankfurter.
.
da Wikipedia : L'affondamento
Quando la Gustloff lasciò la protezione del porto di Gotenhafen il 30
gennaio 1945, le condizioni climatiche erano pessime, vento molto forte, stava
nevicando e la temperatura era di -10. Molti blocchi di ghiaccio galleggiavano
nel freddo mar Baltico. La possibilità di sopravvivenza di un naufrago in un
mare cosi freddo e con un tempo come questo era impossibile. La Gustloff iniziò
il proprio viaggio senza alcuna scorta, armata solo di qualche armamento
antiaereo, mentre nessuna difesa antisommergibile era installata. La lista dei
passeggeri comprendeva 918 ufficiali, 173 membri dell'equipaggio, 373 membri
delle Unità Navali Ausiliarie formata esclusivamente da donne, 162
feriti, e 4.424 rifugiati, per un totale di 6.050 persone. Tuttavia, la lista
ufficiale di carico non teneva conto delle centinaia di persone che avevano
preso posto sul ponte della Gustloff. Infatti, nuove ricerche dimostrano che il
numero totale di persone al momento dell'affondamento era superiore a 10.000. La
più attendibile ricerca fu quella di Heinz Schon che divise il numero di persone
come segue: 8956 rifugiati, 918 tra ufficiali e membri della 2.
Unterseeboot-Lehrdivision, 373 donne delle Unità Ausiliarie, 173 uomini delle
forze navali, e 162 soldati feriti per un totale di 10.582 persone a bordo
morte.
Alle 21:08 del 30 gennaio 1945 (9:08 orario a Gotenhafen, 7:08 orario di Mosca),
il sommergibile russo S-13 comandato da Alexander Marinesko, lanciò tre siluri
contro la Gustloff. Il primo siluro colpì la nave a prua direttamente sotto la
linea di galleggiamento. Immediatamente la Gustloff piegò a dritta. Vennero
lanciati subito i razzi di segnalazione e l'SOS. Il secondo siluro colpì la
Gustloff nell'area della piscina facendo esplodere completamente quella zona, ed
infine il terzo siluro colpì la sala motori devastando l'intero scafo. Presto il
castello di prua venne sommerso quasi completamente, mentre la poppa si alzava
sopra il livello del mare. In meno di cinquanta minuti, la Gustloff affondò
nelle acque nere e fredde del mar Baltico, portando con se oltre 9.000 persone.
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L'affondamento della Gustloff fu il più grave e spaventoso evento nella storia navale.
Nessuna tragedia ebbe perdite di vite umane così pesanti. Ad inizio
secolo (questo) lo scrittore tedesco Günter Grass
ha raccontato il dramma di questo transatlantico in Il
Passo del Gambero.
Alexander Marinesko non verrà subito insignito del titolo di eroe della Unione
Sovietica ma solo dell'ordine della Bandiera Rossa anche per
problemi legati al suo alcolismo che lo fecero radiare dai ranghi nel novembre
1945. In the following years Marinesko ruined himself.
In 1949 he was sentenced to two years for theft in a Kolyma prison camp. He died
in 1963 in Leningrad of an ulcer.
Marinesko was awarded
the title Hero of the Soviet Union posthumously, in May 1990, on the
occasion of the 45th anniversary of the victory in Europe.
Il film intero del dopoguerra in tedesco
http://www.youtube.com/watch?v=Tmhrr_uAbRE&feature=related http://www.nonsolobush.it/page4.php James Bacque Crimes and Mercies http://www.history.ucsb.edu/faculty/marcuse/classes/133c/133cproj/08proj/Bacque1997Coon08z.htm i tedeschi prigionieri
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