WLADISLAW ANDERS 

1892/1970

Generale Polacco a Montecassino

 

DOSSIER  KATYN in calce

           

IL PATTO DI SANGUE E LEALTA' CHE LEGA ITALIA E POLONIA

«Noi soldati polacchi per la nostra e la vostra libertà abbiamo dato le nostre anime a Dio, i nostri corpi all'Italia e i nostri cuori alla Polonia».

  Anders era nato a Blonie presso Varsavia l'11 agosto 1892. Dal 1911 al 1912 frequentò il politecnico di Riga. Allo scoppio della prima guerra mondiale divenne sottotenente del 3° dragoni dell'esercito dello Zar. Decorato al valore con la croce di San Giorgio, frequentò l'accademia di Stato Maggiore a Pietroburgo fino al febbraio 1917. Dopo lo scoppio della rivoluzione russa e la riorganizzazione delle unità militari polacche, comandò inizialmente il 1° Reggimento lancieri, poi fu promosso capo di S.M. della 1ª Divisione fucilieri. Durante la guerra polacco-sovietica del 1919-21 Anders, al comando del 15° Reggimento lancieri, si scontrò in combattimento coi suoi vecchi commilitoni dell’Armata Rossa. Nel settembre 1939 in qualità di comandante di una brigata di cavalleria, combatté invece i tedeschi nel meridione della Polonia. Quando i Sovietici invasero a loro volta la Polonia (17 settembre) combatté contro l'Armata Rossa. Ferito tre volte, fu fatto prigioniero il 29 settembre e portato a Mosca. Qui passò venti mesi nelle prigioni della Lublianka e Butyrki, dei quali sette in isolamento.

L’"ARMATA"ANDERS
 II Corpo d'Armata Polacco in esilio. 
3ª Divisione Fucilieri “Carpatica” Maj. General DUCH.
5ª Divisione Fanteria “Crassova” Maj. General SULIK

  Dopo l'accordo tra Stalin e il governo polacco in esilio a Londra fu rilasciato. Come comandante delle forze polacche in Unione Sovietica (Anders fu rilasciato in primavera e nell' agosto del 1941 rivestì il grado di generale di divisione), si diede da fare per formare un esercito effettivo che non fosse solo sulla carta di accordi. Di collaborazione russa però non si parlava anzi…. (vedi sotto Alberto Rosselli). Una volta liberato dal carcere, Anders si mise subito in contatto con i vertici militari sovietici per chiedere notizie circa il destino degli oltre 250.000 soldati (e 750.000 civili) polacchi deportati in Russia. Ma ad Anders non occorse molto per capire che una gran parte di questi erano “scomparsi” in Siberia. Dietro ordine di Stalin, il Comando russo lesinò al generale polacco sia informazioni che aiuti o mezzi, giustificando il tutto con l’emergenza guerra nella quale si stava dibattendo il paese. Mosca non aveva alcuna intenzione di equipaggiare, armare e fare combattere alcun soldato polacco (che facesse richiesta di combattere) in difesa del suolo russo minacciato. E fu così che nella primavera del 1942 Anders chiese a Stalin almeno il permesso di trasferire 159.000 ex prigionieri polacchi (A simili richieste nei Gulag si infittivano le angherie per gente sopravvissuta) in Persia* e successivamente, con l’aiuto dei britannici in Palestina.

5a Divisione Krassova

*la Persia da poco occupata da inglesi e russi impegnava forze che nell'estate del 42 vennero dirottate verso il Caucaso che rischiava l'invasione da parte dei tedeschi. Ai Russi tornava utile recuperare qualche divisione effettiva, che venne considerata sostituita da quelle polacche a loro nome.

  Dal settembre 1942 Anders ebbe quindi il comando dell'esercito polacco nel Medio Oriente dove il locale Comando inglese li armava, addestrava per le ultime fiammate in Africa Settentrionale. Dall'estate 1943 Anders divenne comandante del II Corpo d'armata polacco combattente in Italia. Quando gli venne richiesto se il II Corpo d’Armata polacco poteva assumersi la responsabilità di iniziare l'attacco su MonteCassino, per il generale Wladyslaw Anders fu un momento di estrema importanza. A Montecassino, in caso di successo, il valore delle truppe polacche sarebbe stato di conforto a coloro che in patria combattevano la guerra di resistenza contro l'invasore e avrebbe aggiunto altra gloria alle armi polacche. Il 25 maggio, dopo il successo della battaglia di Montecassino, il generale Sir Harold Alexander, comandante del fronte italiano, conferiva al generale Anders una delle più alte onorificenze inglesi: Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale Anders rimane in Gran Bretagna, dove svolge l’incarico di Ispettore delle Forze Armate Polacche in Occidente. Il nuovo regime comunista, insediatosi nel frattempo a Varsavia, con decreto del 26 settembre 1946 lo priva della cittadinanza polacca assieme ad altri 75 generali ed ufficiali superiori. Scrive il generale nelle sue memorie: “... Per la Polonia la guerra non è cessata con la vittoria, come per le altre nazioni alleate, ed ai polacchi non resta che credere ed attendere che si compia l’ultimo capitolo di questo grande sconvolgimento storico”. Dall’ 8 agosto 1954, insieme a T. Arciszewski ed E. Raczyński, fa parte del “Consiglio dei Tre”, organo che sostituisce il Presidente della Repubblica di Polonia  in esilio. Morìrà a Londra il 12 maggio 1970. Per suo espresso volere fu sepolto a Montecassino nel cimitero militare che accoglie i resti mortali di oltre mille dei suoi soldati.
     

Loreto: santuario. Sotto il bastione il penultimo cimitero polacco.

 

"Conferendo l'Ordine del Bagno al generale Anders, il mio Sovrano, Sua Maestà Giorgio VI d'Inghilterra, ha decorato il Comandante del II Corpo d'Armata per il suo eccellente comando. Con ciò, ha espresso il suo elogio per l'eccezionale valore ed il grande spirito di sacrificio di cui hanno dato prova i soldati polacchi durante la battaglia di Montecassino. Per la Polonia è stato un giorno di grande gloria quello nel quale conquistaste la rocca fortificata che i Tedeschi stessi consideravano inespugnabile. Quella da voi sostenuta e vinta è stata la prima fase di una grande battaglia nel combattimento per la conquista della "Fortezza Europea". Essa non rappresenta soltanto uno splendido inizio ma è l'indicatore della via da seguire in avvenire......Soldati del II Corpo polacco, se mi fosse dato scegliere tra i soldati che vorrei avere sotto il mio comando, la mia scelta cadrebbe su di voi..."

     

Marzo 1944. Anders Istituisce anche, al seguito delle truppe sia in Medio Oriente sia in Italia, scuole medie e superiori, come pure attività teatrali. Opere di soldati – scrittori sono stampate nella tipografia del 2° Corpo. Si fa anche carico, con scrupolo, della cura di madri e figli, creando case di convalescenti e  centri di villeggiatura. In Italia, dove le truppe polacche restano per oltre due anni, il gen. Anders crea una vera e propria  “Piccola Polonia”, che contiene tutti gli elementi della vita sociale e culturale della nazione.

  Il francobollo a fianco non è Polacco ma è stato emesso dal II Corpo d'Armata Polacco in Italia nel 1945 per la corrispondenza fra le sedi (30) dei fuoriusciti polacchi sparse nel mediterraneo. L'autorizzazione ad emettere francobolli in Italia venne meno quando il 15 ottobre 1946 gli uffici polacchi vennero chiusi. Il Governo Polacco postbellico superò l'ostracismo nei confronti di Anders solo 23 anni dopo. La commemorazione ufficiale venne addirittura nel 1984 nel 40° anniversario di Montecassino, quando Anders era già morto.
     

*A Reza Khan che non aveva sciolto i contatti con l'Asse era stato riservato a fine Agosto del 1941 lo stesso trattamento dell'Iraq di alcuni mesi prima. Inglesi dall'Iraq e Russi dal Caspio piegano in poche settimane la debole resistenza del paese. Ora tutto il petrolio è sotto il loro controllo. Il vecchio imperatore è costretto a dimettersi e al suo posto va il giovane figlio Mohammad Reza Pahlavi o Pahlevi che deve accettare l'alleanza di fatto. Qualcuno, forse anche adesso, la chiama guerra d'aggressione. Lo Shah di Persia viene poi deposto nel 1979 da Khomeini.

 

Un oscuro capitolo della storia sovietica rivelato dai documenti, scoperti di recente, e da testimoni ancora viventi

ORDINE DI STALIN: DEPORTATE TUTTI QUEI POLACCHI di ALBERTO ROSSELLI

Antefatto
Quando nel settembre 1939 la Germania e l’Unione Sovietica, sulla base del Patto Ribbentrop-Molotov del 23 agosto 1939, invasero e si spartirono la Polonia, il generale Wladislaw Anders e parte dell’esercito polacco furono presi prigionieri dalle forze occupanti russe. Anders che come moltissimi altri ufficiali e soldati dell’ex esercito di Varsavia rifiutò di entrare a fare parte dell’Armata Rossa, venne imprigionato nella prigione della Lubianka (in seguito, come è noto, circa 9.000 ufficiali polacchi “ribelli” verranno, per ordine di Stalin, fucilati e sepolti nelle fosse di Katyn: eccidio che, nel 1945, i sovietici tentarono di addossare ai nazisti). In seguito all’invasione tedesca della Russia (22 giugno 1941), il dittatore sovietico, dietro pressioni dell’Inghilterra, fu costretto ad addivenire ad un accordo con il governo polacco in esilio a Londra (l'unico), per la costituzione in Russia di un nuovo esercito Polacco Libero che il Comando di Mosca avrebbe dovuto formare e favorire, e il cui comando sarebbe stato affidato al generale Anders. Pur non vedendolo di buon occhio Stalin fu costretto a collaborare: - La paura doveva essere alta: senza gli aiuti Angloamericani Hitler in quel momento avrebbe vinto. Si salvò e vendicò poi spostando la Polonia verso occidente su terre tedesche e limitando, nel patto di Varsavia, la sua sovranità (n.d.r.). Dopo le note vicissitudini, ciò che rimaneva dell’”Armata” di Anders raggiunse l’Iran e finalmente la Palestina, dove venne acquartierato in appositi campi. La nuova Armata polacca concluse il suo ciclo di addestramento nel dicembre 1943, venendo poi trasferita dapprima a Quassassin (Egitto) e in seguito (gennaio 1944) in Italia, dove andò ad affiancarsi all’8ª Armata inglese. Nel corso della campagna d’Italia, i reparti del generale Anders ebbero modo di distinguersi sulle alture di MonteCassino (maggio'44, e, nell’agosto dello stesso anno, sul fronte adriatico. Dopo la resa tedesca (8 maggio 1945), l’Esercito di Anders, che in seguito all’occupazione sovietica della Polonia era diventato per gli Alleati un “serio” imbarazzo politico, venne smobilitato. E dei suoi 123.000 uomini, soltanto 77 ufficiali e 14.000 soldati accettarono di fare ritorno in patria. …….Nella povera periferia di Teheran (Iran o Persia) riposano 1.892 polacchi, tra donne vecchi e bambini, già deportati da Stalin tra la fine del 1939 e il 1942. Proprio la lontana e neutrale Persia (Reza Khan Pahlevi il Grande, Imperatore di Persia) che in seguito all’attacco tedesco era stata preventivamente occupata dalle forze armate delle due potenze, Russia e Gran Bretagna nell'agosto del 41, preoccupate da possibili infiltrazioni nemiche* . Nell’autunno del 1941, nei pressi della città di Ahvaz, nell’Iran sud-occidentale, i britannici costruirono il loro “Campo Polonia”: una struttura piuttosto efficiente e decorosa destinata ad accogliere i profughi polacchi e i futuri volontari dell’Armata Anders. Il campo, ben differente da quelli sovietici, era molto esteso e dotato di baracche con servizi, mense, ospedali, scuole e orfanotrofi. La struttura funzionò per circa 2/3 anni e poi venne smantellata. Contrariamente a quanto accadde nei campi inglesi, a nessun polacco di sesso maschile dei campi russi venne mai permesso di uscire o, meno che mai, di venire addestrato militarmente per poi unirsi all’Armata Anders. Per tutta la durata della guerra, i profughi polacchi vennero tenuti chiusi nei campi iraniani e adoperati per lavori quali la costruzione di strade e linee ferrate. E a nulla valsero le proteste dell’Inghilterra che si accorse troppo tardi della “truffa” messa in atto dal dittatore sovietico. Come è noto, solo nella seconda metà del 1944, allorquando l’Armata Rossa stava avvicinandosi alla Vistola, Stalin acconsentì a che un certo numero di ufficiali e soldati polacchi addestrati in Russia partecipasse - integrato in divisioni sovietiche - all’offensiva finale contro la Germania.

http://www.storiain.net/arret/num90/artic2.asp

(coi polacchi che risalivano l'adriatico combatteva la brigata partigiana Maiella) http://www.cultura.marche.it/cultura/mostraguerra/storia.asp  storia dell’esodo dell’armata polacca dalla Russia

Sikorsky in Libia a Tobruk

  Sikorsky, Wladislaw Eugeniusz (1881-Gibilterra 1943) forma a Parigi, dopo l'invasione della Polonia, il primo governo polacco in esilio. Trasferitosi a Londra,dopo l'invasione della Francia, stringe rapporti di alleanza con l'URSS che permettono la costituzione di un'armata di ex prigionieri polacchi agli ordini del generale W. Anders. Muore in un discusso incidente aereo (vedi in calce il dossier Katyn e la vicenda della sua morte qui in altra scheda Personaggi ). 
   

Immagini in B/Ntratte da mostra sul II Corpo d’Armata Polacco 

 

E’ stata inaugurata a Loreto, sabato 11 giugno 2005, la mostra fotografica dedicata al “II Corpo d’Armata Polacco nelle Marche: 1944-1946”. Nella città mariana, prima tappa di un itinerario in Italia e nelle Marche che durerà fino al mese di maggio 2006. Curata dal prof. Giuseppe Campana in collaborazione con il Servizio Tecnico alla Cultura della Regione Marche e l’Ist. Reg.  per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, la mostra vuole documentare un episodio poco conosciuto e di interesse rilevante per la storia d’Italia che ha portato alla nascita, tra Italia e Polonia, di un significativo rapporto di collaborazione. L’esposizione si compone di 170 pannelli (80x60 cm) ognuno dei quali riproduce una foto con didascalie scritte in lingua polacca e italiana. Si tratta di foto documentarie e non artistiche. Le immagini presentate sono state scattate nelle Marche, da militari inquadrati nella “Army Film and Photographic Unit”, Unità cinefotografica costituita nel 1941.

     

General Stanislaw Kopanski commander of the Polish forces at the defense of Tobruk in 1940.

  Quando nel 1939 i membri del governo polacco fuggirono a Londra, molti militari riuscirono a raggiungere (via Slovacchia, Ungheria e Romania non ancora in guerra (la Slovacchia era quello che rimaneva della Cecoslovacchia dopo l’invasione tedesca e l'annessione dei Sudeti) ) il medio oriente in mani francesi e inglesi. Coi successivi avvenimenti dell’estate del ’40 anche la tutela dei Francesi di Vichy che controllavano Siria e Libano per conto di Hitler non era più garanzia di libertà. Passarono quindi dalla Palestina, come i cechi fuggiaschi, al Nord Africa dove costituirono una unità armata definita Carpathian Infantry Brigade, (Czechoslovak 11th Infantry Battalion http://www.nasenoviny.com/FreeArmyMidEastEN.html ) asserragliata a Tobruk nel 1941 all'atto dell'arrivo di Rommel. Un’altra unità fatta di emigranti e fuoriusciti che combatteva in Francia, riparò in Svizzera dove venne internata.

Other Polish units were also formed in France in 1940 including the Podhale Brigade which participated in the battle for Narvik. After France fell, many evacuated Poles ended up in Scotland and Great Britain. Among them were those that would form the Polish 1st Independent Parachute Brigade (Arnhem, operation Market Garden) and the 1st Polish Armoured Division which fought at Caen and at the Falaise Gap. Also among them were those that served in the R.A.F. Polish Squadrons. Altre piccole unità polacche vennero impiegate in Norvegia (1940). Tutti i fuorusciti e combattenti andranno poi a formare una divisione avioportata impiegata per lo sbarco in Normandia. Piloti da caccia polacchi e ausiliari erano già in servizio nella Raf.

     

 1945 - I POLACCHI E I COMUNISTI EMILIANI  

I rapporti con questi, in quegli ultimi giorni di guerra, non erano cominciati bene: Cosi dal racconto d'un testimone oculare l'entrata a Imola

 

 

  "Verso le dieci, preceduta dal clangore dei cingolati, apparve la testa della colonna. Era un grosso gippone scoperto con due bandiere sui parafanghi: quella polacca, bianca e rossa, e quella americana. Poi, subito dietro, un’interminabile processione di autoblindo .............. pieni di soldati in assetto da combattimento, e poi motociclette e jeep, carri armati, artiglierie. Era il corpo polacco dell’ottava armata comandata dal generale polacco Wladislaw Anders. Su alcuni camion sventolava una bandiera italiana, quella dei badogliani del Cil (Corpo Italiano di Liberazione) e degli appartenenti alla brigata Maiella che aveva risalito la penisola a fianco degli alleati. Prima che la testa della colonna arrivasse sul ponte, i capi partigiani, si misero in mezzo alla strada sventolando la bandiera rossa davanti al primo gippone che si fermò . Il più alto in grado era un maggiore polacco sui 30 anni che si chiamava Cocanoski. Fece il saluto militare e senza dire una parola strappò dalle mani del capo partigiano la bandiera rossa e la sbattè per terra. - Per noi polacchi questa bandiera essere come quella di Hitler - I partigiani consultarono con lo sguardo il commissario politico che stava in disparte e che annuì come per dire di lasciar perdere. I vincitori erano loro."
Dopo andarono anche peggio http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/approf/terre_liberta/dalla_polonia.htm 
A scontri in strada tra isolati soldati polacchi e simpatizzanti comunisti che non li vogliono a Bologna, la stampa comunista risponde con attacchi contro tutto il II Corpo e reazioni violente contro singoli soldati polacchi. Si tratta, in sintesi , di uno scontro tra due posizioni inconciliabili, da inquadrare nelle tensioni politiche e sociali del dopoguerra: entrambi i contendenti sono convinti di essere nel giusto. Il Partito comunista, consapevole del ruolo importante avuto nella Resistenza e portatore di idee di rinnovamento totale della società, ma anche perché allineato con Mosca, dove l’utopia sociale a suo avviso si è realizzata, e permeato del “mito” dell’Armata Rossa per il contributo determinante dato alla lotta contro il nazismo, trova inconcepibile l’anticomunismo e l’antisovietismo dei polacchi. I soldati polacchi, dal canto loro, sono in gran parte reduci dai campi di lavoro forzato sovietico e, consapevoli delle intenzioni egemoniche dell’Unione Sovietica nei confronti della Polonia, identificano il comunismo con l’aggressione sovietica del 1939, che aveva portato alla spartizione del loro Paese con la Germania nazista. Per molti polacchi gli italiani,appena liberatisi da una forma di totalitarismo, appaiono intenzionati a sceglierne volontariamente un’altra, a cui una parte dei soldati del II Corpo tenta di opporsi duramente.

  Sull’attività dei polacchi nel maceratese contro i membri del Partito comunista esiste una lettera ufficiale di protesta della Federazione provinciale di Macerata del Pci, datata 2 luglio 1945, che provoca l’intervento delle autorità alleate. Gli episodi vengono presi a pretesto per chiedere che i polacchi abbandonino l’Italia, perché “il popolo è stanco di sopportarli” (“Bandiera Rossa”, Organo marchigiano del Partito comunista italiano, 8/9/1945). Dopo Jalta e la formazione in Polonia del Governo di unità nazionale, il gen. Anders viene dipinto come “un reazionario, legato agli interessi antinazionali dei latifondisti placchi” (“B.R.”, 8/12/1945) che inganna e minaccia i suoi soldati per impedirne il ritorno in Polonia. Le gravi sciagure stradali causate da autieri polacchi nei primi mesi del 1946, duramente riprovate anche dai giornali non di partito, provocano sulla stampa comunista un’intensificazione della polemica contro i polacchi del II Corpo. Con il pretesto di respingere l’accusa, si insinua che possa trattarsi di un “piano preordinato a fini provocatori” (“B.R.”, 6/7/1946) e che “elementi reazionari fascisti italiani”operino “per cercare connivenze e collaborazione tra le forze polacche per creare disordini e conflitti”. I 2 mila polacchi di stanza ad Ancona sono accusati di rapine, ubriachezza, traffico di macchine rubate e di penicillina, di speculazioni (“L’Unità”, 16/10/1946), mentre tutti i soldati del II Corpo, definiti “le bande di Anders”, starebbero preparando una guerra contro l’Unione Sovietica. Si tratta, in definitiva, di una violenta campagna di stampa che a elementi di verità unisce false accuse e che oggi appare strumentale. DALLA POLONIA ALL'ITALIA Le origini del II Corpo d’Armata polacco di Giuseppe Campana e Raimondo Orsetti
A Bologna intanto: 7 gennaio 1946:
La concordia tra i bolognesi e i polacchi liberatori, che rimangono di stanza in Italia dopo l'occupazione del loro paese da parte dei sovietici, si incrina a seguito di una serie di episodi di intolleranza politica, ma anche di furti e rapine. Il 7 gennaio due militari entrano armati nella gioielleria di Arrigo Veronesi in via Orefici e lo uccidono. I responsabili verranno poi processati dal tribunale militare polacco e uno di essi fucilato (eccessivo come direbbero Bertinotti e Dalema commentando la morte di Mussolini). Il 1 aprile 1946 una pattuglia entra in un circolo della sinistra e spara ferendo tre persone che non hanno risposto all'ingiunzione di lasciare il locale.
Da biblioteca sala borsa
     

I  DUE INNI NAZIONALI

A REGGIO EMILIA NASCE IL TRICOLORE ITALIANO E L'INNO POLACCO

"Fratelli d'Italia"di G. Mameli
Già l'Aquila d'Austria
le penne ha perdute,
Il sangue d'Italia,
Il sangue polacco
bevè col cosacco,
ma il cor le bruciò. 

Inno Polacco

marcia, marcia Dabrowski, 
dalla terra italiana alla Polonia.

 

     

Testo Originale 
Jeszcze Polska nie umarla, 
Kiedy my zyjemy. 
Co nam obca moc wydarla, 
Szabla odbierzemy. 
Marsz, marsz, Dabrowski, 
Do Polski z ziemi wloskiej, (Italia)
Za Twoim przewodem 
Zlaczem sie z narodem

……

Testo Ufficiale
Jeszcze Polska nie zginela, 
Kiedy my zyjemy. 
Co nam obca przemoc wziela, 
Szabla odbierzemy. 
Marsz, marsz, Dabrowski, 
Z ziemi wloskiej (Italia) do Polski, 
Za twoim przewodem 
Zlaczym sie z narodem. 
Przejdziem Wisle, przejdziem Warte, 
Bedziem Polakami, 
Dal nam przyklad Bonaparte, 
Jak zwyciezac mamy. 
Marsz, marsz, Dabrowski... 
Jak Czarniecki do Poznania 
Po szwedzkim zaborze, 
Dla ojczyzny ratowania 
Wracal sie przez morze. 
Marsz, marsz, Dabrowski... 
Mowil ojciec do swej Basi 
Caly zaplakany: 
"Sluchaj jeno, pono nasi 
Bija w tarabany. 
" Marsz, marsz, Dabrowski...

  La mattina del 30 giugno 1797, cinque mesi dopo la proclamazione del Tricolore quale bandiera della neonata Repubblica Italiana Cispadana, circa 800 soldati di fanteria entrano a Reggio Emilia da porta San Pietro, seguiti, due giorni dopo, da altri 700. Sono tutti polacchi al seguito delle truppe napoleoniche, e sulle loro bandiere campeggia il motto "gli uomini liberi sono fratelli". La loro presenza a Reggio s'era resa necessaria per sedare alcune sommosse fomentate dagli aristocratici contro il nuovo potere repubblicano. I reparti polacchi sono guidati dal generale Jan Henryk Dabrowsky che, pochi mesi prima da Parigi dove si trovava in esilio, aveva lanciato un appello ai suoi connazionali dispersi per l'Europa affinchè si arruolassero nell'armata napoleonica e combattessero per i comuni ideali di libertà. Tutto era però nato dalla frase di Napoleone « La brave nation polonaises, merite d’ètre accueillie par un peuple qui asprire à la libertè » ma l'articolo 287 della costituzione rivoluzionaria vietava di arruolare stranieri !!!.

GLI AUSILIARI POLACCHI
Nell’ottobre 1796 il generale Dabrowskl propose al Direttorio, dopo la mancata disponibilità da parte della Prussia, il riconoscimento ufficiale di reparti polacchi che già si stavano formando a Nizza. Per superare il divieto di arruolamento di mercenari stranieri, il ministro Delacroix comunicò a Napoleone l’intenzione di unire queste unità ad una delle repubbliche Italiane create dalla politica bonapartista. Il 30 ottobre il ministro Pétit informò Dabrowski su come il governo francese intendesse facilitargli in modo indiretto il lavoro per la ricostruzione della patria. Senza attendere una sua risposta, due giorni dopo gli venne consegnata una lettera per il comandante in capo dell’Armée d’Italie. Sebbene la notizia venisse accolta come un successo da parte degli “emigrati polacchi”.  Dabrowski intuì l’equivocità dell’offerta ed il primo pensiero fu quello di rifiutarla: di fronte a numerose pressioni, alla fine, come stabilito ritirò il passaporto e la lettera di raccomandazioni. I dubbi rimasero fino al 4 novembre, quando fu finalmente persuaso dal consiglio degli “emigrati” perché,
“non avendo un palmo delle propria terra, senza alcuna rappresentanza, nulla contando sulle carte politiche, siamo contenti che almeno iniziano a parlarci, aprendoci qualche barlume di speranza per la nostra esistenza ed il nostro significato”, Comunicò al generale Clarke l’intenzione definitiva di partire per L’Italia. Il generale accolse altresì la domanda di Wojczynski che lo voleva accompagnare avendo la conoscenza delle lingue insieme alla pratica nella diplomazia. Respinse invece la candidatura del generale Wlelhorski avanzata inizialmente dal tenente di cavalleria Jozef Wybicki. Bonaparte impose alla Repubblica Cisalpina l’ingaggio di una Legione ed il 9 gennaio 1797 (20 nevoso anno V) venne firmata una convenzione di arruolamento con l’Amministrazione generale della Lombardia che, tra l’altro dichiarava: Il popolo lombardo vedrà con soddisfazione i Polacchi portare i colori nazionali della Lombardia con la scritta “Gli uomini liberi sono fratelli”; inoltre tanto gli ufficiali che i soldati del Corpo polacco porteranno la coccarda francese come quella della Nazione protettrice degli uomini liberi’.
Alla positiva soluzione contribuì in modo particolare la politica svolta da Napoleone nella Penisola. Alle Legioni era riconosciuto il carattere patriottico e non mercenario, con organizzazione, disciplina, uniformi, distintivi alla polacca, coccarda francese e bandiera lombarda. La nomina degli ufficiali era riservata al Direttorio su proposta del generale polacco. Era infine accordata la cittadinanza cisalpina (il principale incentivo al reclutamento), con la facoltà di rimpatrio non appena possibile. Gli ufficiali erano tutti rigorosamente polacchi, mentre nella truppa, costituita principalmente da galiziani, erano presenti anche boemi, moravi, ungheresi e croati. I responsabili del reclutamento furono il capo battaglione Amilcar Kosinski ed il suo aiutante di campo, maggiore Eliasz Tremo. A Dabrowski vennero concessi palazzo Imbonati a Milano, due caserme (Sant’Eufemla e Santa Marta) ed un assegno mensile di 10.000 lire.

L’incontro tra Napoleone e Dabrowskl avvenne a Milano qualche giorno dopo la vittoria di Arcole (Vr). Cosi scrisse Dabrowskt

«Les legions polonaises, serviront de noyau et de pépinière d’une armèe à former pour la Pologne: elles appelleront à elles, par le seul faie de leur existence les émigrés et les deserteurs polonais de l’armée autrichienne; elles se nourriront, au contact de l’armèe francaise. de principes républicains. qu’elles rapporteront dans leur pays».

Fra gli ufficiali dello Stato Maggiore del generale Dabrowski presenti a Reggio Emilia (alloggiati presso il palazzo vescovile) dunque anche Wybicki il quale, ispirato dal clima eroico del momento, compone una mazurka che esalta i valori della patria lontana:
"Jeszcze Polska nie zginela", canto delle legioni polacche. La composizione, dedicata a Dabrowski, fu eseguita per la prima volta, in forma di serenata, nella notte tra il 10 e l'11 luglio 1797.Così riferisce un cronista reggiano dell'epoca, Luigi Silvetti: "
Serenata fatta al Generale Polacco, in suo onore, Nominato. La sera delli 10 del detto Luglio verso mezza ora di sera fino alle ore 2 di Note seguì la detta Serenata dai Nostri professori e dilettanti della musica con tutti li istrumenti. E con la Banda, e la fecero su la Strada avanti al portone del Vescovado; essendo costì d'alloggio il suddetto che anzi era alla finestra". Passata alla storia come Mazurka di Dabrowski, nel 1926 l'opera di Wybicki diventa l'inno nazionale polacco. 

  DOSSIER  KATYN

Questo argomento è più diffusamente trattato ai link seguenti sempre interni al sito e in Confini ex Piantine

Formazione dello stato tedesco
http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/tedesco.htm
Piantine vicende polacche
http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/polonia.htm
http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/polonia1.htm
il primo dopoguerra
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/dopoguerra1/controllo2.htm
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/approfondimenti/allenstein.htm 
La sistemazione dei confini nel 1922
http://digilander.libero.it/trombealvento/guerra2/varie/polonia2.htm
la guerra e il massacro di Katyn
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/39/polonia.htm 
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/39/poloniakatyn.htm
http://digilander.libero.it/freetime1836/cinema/cinemawajda.htm
personaggi
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/personaggi/sikorsky.htm

 

Tra ( ) le differenze nella versione ufficiale 
Ancora la Polonia non è finita (morta) 
Finché vivremo tutto ciò che la potenza straniera ha conquistato 
noi ci riprenderemo con la spada. 
Vai, vai Dabrowsky in Polonia, dalla terra italiana, (dalla terra italiana alla Polonia) 
seguendoti ci uniremo ai Polacchi 
Come Czarniecki a Poznan tornava traversando il mare 
per salvare la Polonia dopo la guerra con la Svezia. 
Vai, vai...(marcia marcia Dabrowsky)
traverseremo la Vistola, traverseremo Warta saremo Polacchi 
Bonaparte ci ha dato un buon esempio su come dobbiamo vincere 
Vai, vai... 
il Tedesco il Moscovita non potranno stare qui 
se noi saremo d'accordo per salvare la Polonia. 
Già un padre alla sua Basia [Barbara] dice tutto piangente: 
"Senti, si dice che i nostri incomincino a tambureggiare [la battaglia] . 

Vai, vai... 
Basta con questa schiavitù abbiamo le nostre falci e Kosciuszke 
Dio ce lo permetterà 

Traduzione (approssimativa) della versione originale.

Gen. Jan Henryk Dąbrowski
(1755-1818)

     

Molti anni prima un altro italiano era andato a morire in Polonia

     

.. da storia dei mille di G.G. Abba... il 5 maggio, 3° anniversario della partenza da Quarto, entrarono nella Polonia russa a Olkusz, dove s'imbatterono subito nei Cacciatori finlandesi del generale Szakowskoy, coi quali impegnarono un combattimento. Il Nullo cadde ai primi colpi, e morì magnifico fin nella caduta; essi combatterono fin che furono tutti morti o feriti o ridotti a non poter più. Elia Marchetti si trascinò ferito a morte fin nel territorio austriaco; dove un austriaco capitano, ammirandolo se lo raccolse in casa e ve lo tenne con religione a morire. Quelli che sopravvissero furono mandati in Siberia. Nelle miniere di Jskutz logorarono la vita sette anni, invidiando i morti, e parecchi vi morirono.

  Francesco Nullo

Nato a Bergamo nel 1826 da famiglia agiata combatté a Milano nel 1848 coi suoi due fratelli.  Nel 1849 fu a Roma a fianco di Garibaldi. Tornato a Bergamo ebbe naturalmente noie con la polizia austriaca. Nel 1859 da tenente prestò servizio con le guide di Simonetta e lo stesso fece nella campagna dei Mille. Ferito  a Calatafimi passò al grado di capitano. La sua carriera militare fu velocissima, poiché al Volturno lo troviamo tenente colonnello. Comandò la spedizione su Isernia, primo abbozzo della repressione del brigantaggio. Venne arrestato nel 1862 a Sarnico con altri 123 garibaldini mentre organizzava una sedizione per la liberazione del Veneto. Liberato, si unì a Garibaldi nell'avventura d'Aspromonte. Rinchiuso al Bard per un breve periodo riprese la lotta unendosi ai rivoluzionari polacchi contro la Russia. Nel frattempo caduto il governo Rattazzi, per i fatti d'Aspromonte, gli succedette Luigi Carlo Farini Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia dal 8 dicembre 1862 al 23 marzo 1863. Alle prime notizie della rivolta polacca, Farini già malato di mente, propose al Re di inviare un corpo di spedizione in Polonia a sostegno della rivolta. Lui stesso sarebbe partito alla testa delle truppe !!!. La proposta, si disse, era stata fatta con una pistola in mano. Lo presero con la camicia di forza e dissero che si era dimesso. Col grado di Generale, Nullo comandò una legione straniera di 6oo uomini che comprendeva oltre 6o camicie rosse. La Russia col beneplacito della Prussia soffocò la rivolta nel sangue. Nullo rimase ucciso a Krzykawa il 5 maggio 1863 e venne sepolto a Olkusz. I superstiti vennero deportati in Siberia. 

Francesco Nullo's tombstone can be found in the central part of the Old Cemetery on the other side of the wall . This hero of the Italian struggle for unification arrived in Olkusz to help the insurgents of the January Uprising of 1863, insurgents who fought to free themselves from the Russian rule. Nullo died in the Krzykawa battle on May 15th, 1863. A stone oak trunk without boughs was mounted onto his grave in 1909. As Olkusz was still under tsar's rule, the act required a ruse. Then, a special reception was thrown for Russian officers, residing in town. Then it was possible to transport the monument in a train tank to the cemetery and to fix it properly. The action required only one night. La tomba di Francesco Nullo . Quest'eroe della lotta per l'unificazione italiana arriva a Olkusz per aiutare gli insorti del gennaio del 1863 che hanno lottato per liberarsi dal giogo russo. Il Nullo è morto nel combattimento di Krzykawa il 15 (5) maggio. Un tronco di quercia di pietra senza i rami è la sua tomba dal 1909. Poichè Olkusz era in territorio zarista venne richiesto e concesso un permesso speciale per l'erigenda tomba situata nella parte vecchia del cimitero.

 
   

Chiudi

 

Torna all'indice dei personaggi