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Angiolo 

ecco forte ventilando tu arrivi tu forte voli,
                                                                      angiolo mio
e via conduci
le lunghe e pesanti storie
coi mai fermi pensieri, che fan vento

            al
Regno vasto, che sta radicato giù
regno
cavo,
arioso e funesto:

e là giunto tutto quanto ecco ricopri
sotto l’ala tua di chioccia, capace

angiolo, angiolo mio.

Là, giù
            lunghissime e colorate
collane coerentemente individuali si annidano,
ma viscidamente: ecco sollevate che si snodano, ciondolano come serpenti…

No! giù atterrale ricomponile subito
o mio: fidato, infido, doppio – immortale!
è troppo, e io non credevo di rovine tanto…

ma affonda:
là, giù
                                  con me , angiolo:
affonda
     innalzati!
casca…

angiolo, angiolo mio
      risali sù
ripercorri indietro
      sali

tutte le spirali attorte
dei fiumi d’incendio

e impianta sù tra perenni nuvole
da una solidità di spume edificato
il Luminoso Palazzo Empireo, che non cede.

    Tu ridi!
rido anch’io, sotto l’ala tua capace
o forse semplicemente dormo
 

     Angiolo
 


 Andrea Dami, Crocevia, Pistoia, dicembre 2001

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