indice
homepage
scrivici:
gicomma@libero.it
La distrazione:
La distrazione/
Ecloghe del Corsale
Immagini (per un processo d'identificazione)
Mi ero dimenticato chi ero
Su L'azione distratta:
Gianfranco Ciabatti
Antonio Basile
Roberto Carifi
Su La distrazione:
Ottavio Cecchi
Giuseppe Panella
Giorgio Luti
Roberto Carifi
Tribunale internazionale sul
genocidio in Guatemala
International Court dealing with
genocide in Guatemala
Tribunal internacional sobre el
genocidio del pueblo guatemalteco
Fondation d'un Tribunal international
sur le génocide en Guatemala
Rigoberta Menchù
G. Commare, La poesia della contraddizione
Cevengur, nella Valle del Belice
In corpore viri di
Gianfranco Ciabatti
NOVITA': In memoria di Sebastiano Timpanaro
IL CONVIVIO:
Maria Dellaqua, Del nome, dell'acqua e dell'amore
Arlette Lawyer
Artemisia Viscoli
Franco Manescalchi
Marianna Montaruli
Sergio Ciulli
Davide Sparti, Qualcosa dell'America
Margherita De Napoli, Come tardano a tarlare
questi sogni
(La poesia di Tommaso Di Ciaula)
Antologica: Odon von Horvath
Henry Miller
Ernesto Che Guevara |
VIVERE INVENTANDO UN SOGNO
(Soaltà, l'ultima opera di Guglielmo Peralta)
di Danilo Mandolini
Soaltà, l’ultima opera in versi di Guglielmo Peralta,
narra di una terra di confine, di un luogo – delineato e descritto con
sfumati riferimenti spazio/temporali – che ci appare come sospeso tra un’immagine
riflessa allo specchio ed il corpo fisico della stessa. E’ proprio da ciò
che s’intravede e sosta (senza peraltro essere percepito appieno – spesso
affatto – dagli umani sensi) in quella dimensione in bilico tra buio e
luce e tra sogno e risveglio, che i versi del poeta palermitano traggono
nutrimento e di quel nutrimento, di quell’universo così etereo ed
indecifrabile, raccontano.
Dunque soaltà: fusione tra sogno e realtà, coesistenza
di due momenti dell’essere che nel vivere comune di oggi quasi si escludono,
tracciano percorsi vicini - reciprocamente visibili - ma rigorosamente
paralleli. L’operazione, l’esperimento di sciogliere la realtà nel
sogno e viceversa obbliga in qualche modo l’autore a produrre versi che
sono innanzitutto atmosfera surreale (“…e quest’ombra / che adesso mi conduce
/ è una luce infinita…”; “…aggiungere stelle alle stelle / mare
al mare cielo al cielo”), spaesamento (“…sogno / che prende / il posto
/ del luogo”) e sorpresa da condividere con il lettore (“E se ci scoprissimo
/ ad un / tratto / a / p a r l a r e / il linguaggio / del sole !?”).
C’è poi, e soprattutto – perché è questa l’essenza
della poesia di Peralta, il giungere contemporaneo del poetare e del filosofare:
un verso che è già pensiero, una parola che è, al
tempo stesso, dolce abbandono e profonda riflessione. E’ un esercizio,
un contenuto ed una forma, ciò che si è appena descritto,
che pervade l’intera architettura dei testi e che pone in evidenza la volontà
dell’autore di tentare di cogliere l’istanza prima – diremmo l’urgenza
primordiale - del dire umano (“Un altro cielo / è la terra
/ col suo verso di stelle / Dall’oblò della parola / segreta
/ il navigante la vede / e vi pianta il suo grido”) e di suggerire
una via per vivere la vita che è oltre l’istinto della razionalità
(“A l t r o v e / sarà nascita e luce e / questo senso dell’ombra
/ che esploro / per vivere inventando / un sogno al giorno / strappato
alla saggezza / dello sguardo”). E’ un percorso che varca i limiti dell’osservare
comune ai più – quell’osservare nel quale si riconosce un unico
orizzonte; un itinerario lungo il quale soltanto la voce di dentro, soltanto
una pronuncia alta e sincera può divenire chiave di volta per una
nuova interpretazione del mondo (“S c o n f i n a r e / per giungere due
volte alla meta / per trarre luce / dall’ombra itinerante // Sia sentiero
di segni leggibili / la mappa indecifrabile / e acceda la coscienza / al
familiare linguaggio orizzontale.”).
Arricchito dall’occhio vigile e fortemente critico sulla società
di inizio millennio (“In un mondo come questo / anche il consumo di una
bibita ghiacciata / è un’etichetta di rivolta…”) che si scorge –
unitamente all’alternarsi di stati d’animo quali la disapprovazione per
le scelte umane e l’ormai amara rassegnazione per le conseguenze che ne
derivano - in ?uo vadis, la sezione finale del libro, e dalle prose
esplicative del “mondo di soaltà” raccolte ne Il cavaliere della
visione rotonda, l’ultimo volume di poesie di Guglielmo Peralta si
avvia a conquistare uno spazio nell’attenzione e nella memoria dei più
attenti fruitori di poesia. Avremmo piacere che questo viaggio cominci
proprio con alcuni versi tratti da Soaltà; versi che sono
di buon auspicio per nuovi ed intensi esiti della poesia peraltiana: “Per
quali ignoti sentieri / verrà la mia pittura di versi / a celebrare
il sogno sulla tela”.
Guglielmo Peralta, Soaltà, Francesco Federico Editore,
Palermo 2001.
indice
homepage
|