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Lettera da Firenze

INDIGNAZIONE E INDIFFERENZA

di Caterina P.


L' esatta sensazione che ho avuto appena accesa la TV e aver visto quello che succedeva è stato sgomento. L' ho guardata cinque minuti e sono uscita abbastanza sconvolta di casa desiderosa di isolarmi dal resto del mondo. Avevo i brividi, ero disgustata; adesso rimpiango quell' indignazione. Sono sprofondata nell' indifferenza totale: non mi interessa più di quei morti e di quelli futuri, voglio pensare a me e basta.
E' come se una mia parte, che aveva voglia di cambiare il mondo, si sia rassegnata. Non si fa che parlare di quanto quest' evento cambierà le nostre vite e io sono infelice per questo: perché un gesto violento cambia il corso della storia e un gesto di pace non lo fa? Perché si parla di questi diecimila morti e non delle migliaia di persone che l' imperialismo economico occidentale fa morire di fame? Non giustificherei per niente al mondo i terroristi che hanno causato questo
massacro ma comprendo tutte quelle persone che spaventate dalla tirannia occidentale vedono in loro l' unica salvezza o almeno una possibile vendetta.
E' inutile costruire scudi spaziali, aumentare i controlli aerei, l' unico modo per stare sicuri è non farsi odiare. Non credo che il fondamentalismo religioso sia la spinta più forte dei kamikaze ma
piuttosto la rabbia per le ingiustizie. E' emblematico che si scontrino due culture e due principali religioni come l' islamismo e il cristianesimo, infatti entrambe hanno il culto del "converti l'
infedele" mal interpretato spesso con "ogni mezzo è lecito per raggiungere lo scopo". Questa è probabilmente la guerra santa del XXI secolo, loro agiscono con lo stesso intento con cui i cristiani
andavano a convertire gli indigeni e la storia si ripete. Il mondo non occidentale non è al passo con la tecnologia e non lo è per la cultura dei diritti umani e di questo siamo responsabili anche noi.
 

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