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Forte Leone

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FORTE LEONE

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Come raggiungerlo: Per raggiungere il fortino e molto semplice, , strada valsugana BASSANO, TRENTO prendere uscita per FIERA DI PRIMIERO o uscita dopo per PRIMOLANO e le dindicazioni per ARSIE'.
Una volta arrivati ad
ARSIE' troverete le indicazioni per il FORTE LEONE e COL PERER seguirle sempre.
Una volta arrivati a questa indicazione la strada diventa bianca, ma potete perrrerla con la macchina ed arrivare fino al Fortino, troverete un piazzale, anche per fare il pic-nic.

Il Forte Leone di Cima Campo venne coatruito tra il 1906 ed il 1912 sotto la direzione dell'ingegnere Maggiore Antonio Dal Fabbro di sedico (Belluno) come parte della linea di difesa Brenta-Cismon.
Il Forte era armato da 6 pezzi "armstrong" 149/35 sotto cupole, 8 pezzi 75/27, 5 mitragliatrici in casamatta e 6 in torre a comparsa.
Le vicende storiche che riguardano il Forte Leone iniziarono solo dopo la rotta di Caporetto, quando il generale Cadorna affidò al battaglione alpino Monte Pavione, comandato dal maggiore Roberto olmi, il compito di potreggerela ritirata delle truppr italiane provenienti dal fronte montano fino al passaggio del complesso fortificato di Primolano: una difesa ad oltranza del Forte non fu mai presa in considerazione.

Nel Forte, oltre al comandante, vi erano 12 ufficiali, tra i quali uno del Genio, un medico un cappellano militare, oltre a 230 uomini di truppe: 200 del Battaglione Monte Pavione appartenente al 7° Reggimento Alpini e 30 del Battagione Val Nastione. Il gruppo austriaco comandato all'assalto era composto da: 1° e 2° compagnia, plotone d'assalto, mitraglieri del k.k Tiroler Landsturm-Batalion I, mitraglieri del Schutzenregiment e compagnia degli Standschutzen di Merano.
Il giorno 12 novembre 1917, tra le ore 7:00 e le 8:00, cominciò l'attacco avvolgente al Forte.
Lavvicinamento rusultò difficoltoso: a sud-ovest il pendio era molto erto e roccioso, ad ovest, all'interno del fitto bosco, le truppe italiane sparavano all'impazzata.
Dopo i primi momenti di stallo e difficoltà, segnati anche dalla stanchezza delle truppe austriache da giorni impegnate in estenuanti marce, l'assalto riprese.
L'attacco finale fu guidato dal capitano Berkic nonostante poco prima avesse ricevuto l'ordine di arrestarsi sulle posizioni conquistate fino allora.
Ormai il Forte era completamente accerchiato ed Olmi alle 16:00 ordinò alle sue truppe di abbandonare le trincee esterne e di riffugiarsi all'interno della fortezza.

Nota stroica: Alle 17:00 arrivò la telefonata che le truppe italiane da tutta la giornata aspettavano: le truppe in ritirata erano al sicuro, il Forte poteva essere abbandonato e fatto slatare! Mestamente Olmi rispose che ormai era troppo tardi, ma comunque era felice che il loro sacrificio fosse stato utile.
Come ultima, strenua difesa comandante inventò uno stratagemma: alcuni soldati avrebbero lanciato dalle
torrette le ultime granate rimaste, mentre gli alpini abili avrebbero girato il cappello in modo da portare la penna nera sul davanti, forse potevano in questo modo scappare simulando il pennacchio dei Kaiserschutzen! Gli austriaci si accorsero dell'inganno e spararono sulla colonna di fuggitivi, solo una ventina riusci a scappare, mentre tutta la gurnigione fi fatta prigioniera.
Il Forte agli occhi degli austriaci si rivelò integro, tuttavia le torrette blinadte erano disarmate ed i cannoni punttati sulla valle altro non erano che tronchi d'abete verniciati di nero.
Tutto era pronto, inoltre per essere fatto saltare e le casematte erano già provvisye di collegamenti, per la detonazione: L'assalto improvviso delle truppe austroungariche impedì tutto ciò.
Al comandante Olmi vennero concessi gli oneri delle armi in merito alla strenua difesa del Forte:
esso potè portare la sua pistola d'ordinaza fino al campo di prigionia.


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