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l'era aragonese

Il conflitto tra angioini e aragonesi si conclude nel 1302, dopo venti anni di belligeranza. La pace di Caltabellotta firmata tra Carlo di Valois, capitano generale di Carlo II d'Angiò e Federico III d'Aragona, conclude di fatto la prima fase dei Vespri siciliani.
L'accordo limitava il regno degli Angioini al meridione continentale d'Italia. L'atto stabiliva anche anche il ritorno della Sicilia sotto la dominazione degli angioini dopo la morte di Federico III ma di fatto tale clausola non venne mai rispettata. Anzi saranno gli aragonesi a conquistare dopo lunghe lotte, alla metà del XV secolo, anche il Regno di Napoli, con Alfonso d'Aragona, detto il magnanimo, che alla fine del 1442 strappò la corona a Renato d'Angiò, ultimo dei Re angioini.
Quando Alfonso d'Aragona si insedia a Napoli il Regno attraversa una grave crisi economica che raggiunge proporzioni allarmanti in particolare in Capitanata
I primi provvedimenti attuati dal sovrano aragonese  sono inevitabilmente diretti alla riorganizzazione amministrativa ed economica del regno.
Pur confermando alla città di Foggia tutte le concessioni angioine, Alfonso d'Aragona da disposizione di far ritornare al fisco le terre della pianura di Puglia sottratte nel travagliato periodo angioino da baroni,  dalle Università (gli odierni comuni) e Luoghi Pii (enti ecclesiastici)  e sulle quali il fisco si limitava a riscuotere un diritto di passaggio per le pecore introdotte nei pascoli del territorio durante il periodo della transumanza.

La Gran Dogana di Puglia

L'istituzione a Foggia (anche se la prima sede fu quella di Lucera) nell'agosto 1447, della Regia Dogana della Mena delle Pecore (o meno nota come Gran Dogana di Puglia) rappresenta il primo e sostanziale atto di riforma politico con notevoli ricadute sul tessuto economico e sociale della Capitanata, ma che rappresenterà - soprattutto - per le casse del regno una notevole fonte di entrate fiscali.



Alfonso d'Aragona: il sovrano angioino che istituì della Dogana

L'intento  era quello di razionalizzare, a scopo fiscale, l'attività dei pastori abruzzesi che frequentavano d'inverno la pianura, esigendone il pagamento di una tassa. 
Un provvedimento che tuttavia impediva il dissodamento dei terreni a favore della pastorizia, bloccando lo sviluppo agricolo delle terre del Tavoliere che progressivamente si andavano impaludando.
E' in questo contesto storico che vengono tracciati i primi tre grandi tratturi (da L'Aquila, Celano e Pescasseroli) attraverso i quali le greggi compivano i loro viaggi (la transumanza) fino alle locazioni. Successivamente la rete di tratturi, tratturelli e bracci si infittì sempre più fino a raggiungere i 3000 Km di percorrenza.



Raffigurazione dei tre principali assi tratturali tracciati a seguito dell'istituzione della Dogana

L'istituzione della Dogana ed il conseguente sostegno dato alla pastorizia causò un sostenuto spopolamento delle campagne. Sono anni in cui gran parte della popolazione residente nelle campagne abbandona terre, casali e masserie per trasferirsi in città. Il notevole  l'inurbamento di questo periodo introdusse considerevoli mutamenti anche nei rapporti demografici all’interno della provincia. Lucera si avvia in questi anni a perdere il primato demografico ed economico a vantaggio di Foggia, la quale, grazie alla nascita di un ceto borghese dedito ai commerci che alimenta mercati (di primo ordine quello della lana)  e fiere, diventa città terziaria. 
E' di questi anni infatti la formazione di fiere organizzate per l'inizio e la fine della transumanza; manifestazioni che oggi trovano nella prestigiosa Fiera dell'Agricoltura di Maggio una moderna rappresentazione. 
L'intensità dei traffici e del commercio nel settore crea l'inevitabile esigenza di regolarizzare le attività attraverso leggi e norme che ne dirimessero le controversie tra i pastori. E' in questo contesto che nel 1470 Ferrante d'Aragona eleva la Dogana di Foggia a
Tribunale della Regia Camera della Sommari, istituendo presso di essa un foro privilegiato che sottraeva tutti coloro che erano sottoposti all'autorità della Dogana alla giustizia ordinaria sia nelle cause civili che in quelle penali.
Un provvedimento alquanto discriminatorio che diede l'avvio alla corsa all'acquisizione di una condizione ambita, favorita anche da quella che fu una costante del regno di Ferrante d'Aragona: contenere drasticamente il potere baronale che, in questo modo, si vedeva privato dell'amministrazione della giustizia e degli stessi vassalli.
Fu proprio questo provvedimento atto a "ridimensionarli" a causare nel 1485 la ribellione dei baroni. Un "malcontento" che fu prima sedato pacificamente,  quindi,di seguito, represso duramente con una serie di feroci atti di vendetta.  Ciò indusse molti baroni a chiedere il sostegno al re di Francia, Carlo VIII al fine di rivendicare i diritti degli Angioini su Napoli.
 
Ferrante
morì nel 1494. Meno di un anno dopo, il 22 febbraio del 1495 Carlo VIII  entrava in Napoli quasi senza combattere e dopo aver "passeggiato" attraverso i litigiosi e divisi staterelli italiani.
Siamo al prologo di una lunga e feroce disputa tra spagnoli e francesi sulla spartizione del Regno di Napoli che apre il campo alle armi e alle battaglie che ebbero come teatro di guerra anche la Puglia ed in particolare la Capitanata.

 
 
 
 
 
       

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