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il dominio angioino

Nonostante la dura rappresaglia del governatore Guglielmo Landa nei confronti della popolazione foggiana costituisca il prologo della dominazione angioina, l'avvento al potere dei dinasti della casata francese coincide con un periodo di intenso sviluppo economico ed urbanistico di Foggia.
Riguardo a questa dominazione i documenti dell'epoca aiutano finalmente gli storici a raffigurare un chiaro quadro politico e militare della situazione e ad attestare la rilevanza della città di Foggia nel complesso scacchiere del Regno di Napoli.
Fonti documentarie, infatti, attestano che
Carlo d'Angiò stabilì nella Capitanata ed in particolare a Foggia, uno dei suoi centri di potere. Nel capoluogo dauno il sovrano francese decise di organizzare nel 1272  un importante parlamento generale che ebbe luogo in quel maestoso palazzo reale fatto erigere in una località denominata Pantano e la cui magnificenza viene declamata e paragonata da alcuni storici del passato (il Manerba e il Gregorovius) al palatium federiciano.
Sempre fuori le mura della città venne eretta la tenuta d
i S.Lorenzo in Carmignano in quello stesso sito in cui Federico II aveva una domus
Carlo I fece costruire inoltre presso la Chiesa Maggiore, la sua personale dimora in una residenza diversa dal palatium federiciano, che peraltro il sovrano francese adibì a fortezza.
Documenti storici di quest'epoca attestano la fisionomia di un città ancora compresa tra mura, i fossatum la cui ricostruzione è fatta risalire alla metà del XIV secolo, tra i regni di Roberto d'Angiò e Giovanna I.
Le mura erano aperte da cinque porte: Porta Piccola, di San Tommaso,  San Domenico, Porta Reale e Porta Grande.
La città era suddivisa in  rioni denominati
pittagia o pittagium: del Palazzo, di Santa Maria, di San Tommaso, di Maniaporci, il Suburbium Bassani (fuori le mura) e il pittagia di S.Angelo. Quest'ultimo rione è stato quasi completamente rasato al suolo per erigervi, in epoca fascista, l'attuale Municipio.
Da
Carlo I fino all'ultimo dei dinasti angioini, Foggia conobbe, come detto, un particolare sviluppo economico anche se, come già accadeva durante la dominazione sveva, i profitti  provenienti dalle terre del regno rappresentavano piuttosto delle ingenti risorse per la conduzione di guerre e per la soggezione fiscale  al Papato. In questo senso un notevole peso era attribuito alle decime sulla bagliva,sullo jus scannagii e sullo jus bucceriae che la Chiesa di Foggia che percepiva dalla Casa Francese.



l'incoronazione di Carlo d'Angiò

L'11 novembre del 1284
Carlo I riunì a Foggia  il suo ultimo parlamento. In quell'occasione sentendosi prossimo alla morte, esausto e sfiduciato, lasciò il suo testamento designando temporaneamente alla sua successione il nipote Carlo Martello fino a quando il figlio Carlo, poi denominato Carlo II fosse rimasto prigioniero.
Al fianco del principe avrebbe dovuto esserci un Consiglio di Reggenza con a capo Roberto D'Artois, che era stato già nominato Vicario Generale per la Sicilia nel mese di agosto.
Carlo I muore a Foggia nel gennaio del 1286 (anche se sulla data del decesso ci sono ipotesi diverse) lasciando il suo regno in una situazione gravissima. Le sue spoglie, trasferite a Napoli, furono sepolte temporaneamente in un loculo della
Chiesa Madre, dove comunque, secondo le disposizioni testamentarie, vennero interrate le sue viscere, mentre il cuore fu inviato a Parigi nella Chiesa de' Jacobin.
All'indomani della morte del sovrano angioino, il papa Niccolò IV, temendo l'eclissi della casata francese, sempre benevola nei confronti dei privilegi della Chiesa, invio una lettera aperta ai cittadini foggiani per raccomandarsi di proteggere "l'augusto figlio di lui" (Carlo Villani - Foggia nella Storia).
Quando, infatti,
Carlo II detto lo Zoppo (così chiamato perché claudicante) andò al potere dovette fronteggiare prima la minaccia di Pietro III d’Aragona, genero di Manfredi e successivamente della colonia saracena di Lucera. Qui il giovane sovrano angioino dopo aver scacciato i saraceni, e distrutto la moschea avviò la costruzione del Duomo, tentando al contempo di ripopolare la città con colonie provenzali. Ma queste non si adattano al clima del Tavoliere e ottennero dal re il permesso di trasferirsi nelle montagne più vicine. Nascono così Faeto e Celle San Vito, con il loro caratteristico dialetto franco-provenzale.
La dominazione angioina ha altri protagonisti:
Roberto d’Angiò e Giovanna I. L'avvicendamento al potere di questi ultimi non avrà tuttavia esiti del tutto positivi. Foggia e la Capitanata conoscono in questo frangente storico un'alternanza di periodi di stabilità sociale e di conflitti e devastazioni. In questo contesto  di grande drammaticità vanno citati due episodi storici dai risvolti cruenti: l'assalto alla città nel 1333 da parte dei ribelli guidati da Niccolò e Alessandro della Gatta o De Gatta, culminato con la repressione ordinata da Roberto d’Angiò e le devastazioni perpetrate in città e nei sobborghi di campagna da Corrado Lupo,  vicario di Luigi d'Ungheria che contrastava l'avvento al potere di  Giovanna I.
Con la morte di Ottone, duca di Brunswich, (il cui corpo venne sepolto nella
Cattedrale) ultimo marito della regina Giovanna, uccisa a sua volta nel castello di Muro in Basilicata, riesplodono vecchie rivalità, che si concludono soltanto quando, con la morte di Giovanna II, gli angioini escono di scena e lasciano il posto agli aragonesi.
Alfonso d’Aragona conquista il Regno nel 1442, svolgendo un’intensa opera di ricostruzione e di pacificazione.

 
 
 
 
 
       

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