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Ferrante d'Aragona

Figlio naturale di Alfonso di Aragona, detto il Magnanimo e di Giraldonna Carlino, Ferrante d'Aragona  nasce nel 1431. Il suo regno che durò trentasei anni (dal 1458 al 1494) lo ascrive tra i sovrani aragonesi che maggiormente hanno caratterizzato la storia dell'Italia Meridionale.
La sua successione al trono
del Regno di Sicilia, a seguito della morte del padre Alfonso, fu apertamente contrastata da papa Callisto III, il quale non mancò di chiedere l'appoggio ai i baroni napoletani che, dal canto loro, temevano che la forte personalità di Ferrante potesse in qualche modo rappresentare una minaccia per il mantenimento dei loro privilegi.
Sarà la morte del pontefice e la successiva elezione del nuovo papa Pio II, più incline al compromesso diplomatico, a suggellare la sua ascesa al trono. Ferrante viene incoronato dal legato papale a Bari il 4 febbraio del 1459. In cambio del riconoscimento dell'autorità Ferrante dovrà restituire alla santa Sede le città di Benevento e Terracina e pagare annualmente un tributo feudale.
Quando Ferrante
arriva al potere è un sovrano tutt'altro che impreparato. Le frequenti assenze di suo padre Alfonso gli consentono infatti di maturare importanti esperienze militari e di governo che gli garantiranno la necessaria stabilità in un momento storico contrassegnato da una situazione  economica piuttosto precaria da un clima sociale in fermento a causa della rapace politica fiscale adottata dalla corona aragonese ai tempi di Alfonso. Un consapevolezza che indusse Ferrante a disporre tra i suoi primi provvedimenti la soppressione della tassa sul sale.
Se, in un certo qual modo, il sovrano aragonese riuscì a mitigare con questi provvedimenti il clima teso che caratterizzava il rapporto tra la corona ed il popolo, Ferrante dovette fronteggiare, non senza affanni, la ribellione dei baroni da sempre in dissidio con i sovrani aragonesi. Un dissidio che li indusse ad allearsi con Giovanni d'Angiò, figlio di Renato, che da Genova rivendicava per sé il regno di Napoli.
L'allenza anti-aragonese, nata da reciproci interessi si concretizzò nell'ottobre del 1459 quando Giovanni, appoggiato dal re di Francia, raggiunta l'Italia meridionale, prese il comando della insurrezione armata contro Ferrante.

Questa guerra che, durò circa cinque anni, costrinse Ferrante a notevoli sforzi economici e a contrarre nuovi debiti , arrivando persino ad impegnare la sua stessa corona. Come afferma il Pontieri, «fu come se [Ferrante] avesse dovuto conquistarsi il regno da sé, con le sole sue forze. E fu questa guerra la vera scuola a cui si formò la sua personalità politica».
Consapevole della delicatezza del momento Ferrante non lesinò fermezza e crudeltà per poter sopravvivere. Ottenuto l'appoggio Francesco Sforza e Pio II, che come detto aveva legittimato, non senza compromessi in favore della Santa Sede, la sua ascesa al potere, Ferrante ebbe ragione dei ribelli sconfiggendoli a Troia nel 1462.
All'indomani del successo conseguito il sovrano non fece tardare la sua vendetta, confiscando tutte le terre degli insorti, assoggettandole al suo regno.
La figura di Ferrante ha un peso non irrilevante  nella storia della
Capitanata. E' a lui che si deve nel 1470 l'istituzione, nell'ambito della Dogana di Foggia, di un foro privilegiato che sottraeva tutti coloro che erano sottoposti all'autorità della Dogana alla giustizia ordinaria sia nelle cause civili che in quelle penali.
Un provvedimento pesantemente discriminatorio che diede l'avvio alla corsa all'acquisizione di una condizione ambita, favorita anche da quella che fu una costante del regno di Ferrante: contenere drasticamente il potere baronale che, in questo modo, si vedeva privato dell'amministrazione della giustizia e degli stessi vassalli.
Fu proprio questo provvedimento atto a "ridimensionarli" a causare nel 1485 la ribellione dei baroni. Un "malcontento" che fu prima sedato pacificamente e successivamente represso con durezza
Ferrante morì nel 1494. Meno di un anno dopo, il 22 febbraio del 1495 Carlo VIII  rivendicando i diritti degli
Angioini sul Regno di Napoli Napoli. entra in Napoli quasi senza combattere.
Siamo al prologo di una lunga e feroce disputa tra spagnoli e francesi sulla spartizione del Regno di Napoli che apre il campo alle armi e alle battaglie che ebbero come teatro di guerra anche la Puglia.

 
 
 
 
 
       

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