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da Manfredi al declino dell'impero svevo

La morte di Federico II rappresentò per l'impero svevo l'inizio di un lento ma inesorabile declino.
La dinastia degli
Hoenstaufen trovò in Manfredi l'ultimo baluardo capace di fronteggiare i nuovi attacchi di papa Innocenzo IV, il quale dichiarava, con la morte dello Stupor Mundi, l'intera Signoria delle Puglie ricaduta nelle potestà della Santa Sede.
La personalità di
Manfredi
, che assumeva in sè il potere di un impero potente quale quello lasciato da Federico II, giocò un ruolo essenziale. Con il  prestigio che gli derivava da indubbie capacità personali, egli riuscì a fronteggiare con fermezza le continue minacce della Santa Sede sull'annosa questione della potestà delle terre di Puglia appartenenti, come tutte le regioni del Sud, all'impero svevo.

La situazione, già tesa, divenne infuocata quando Foggia cadde improvvisamente nelle mani di Oddo di Honëbruch, un ufficiale inviato dal papa in Capitanata al fine di impossessarsi, nel nome della Santa Sede, delle terre del Tavoliere.
L'atto di forza del Papa apparve agli occhi di
Manfredi come un imperdonabile affronto.
Foggia divenne lo scenario di un tesissimo braccio di ferro tra i due, culminato in feroci combattimenti nel centro cittadino che - come racconta il Villani nella sua opera "Foggia nella storia" - " furono per Foggia micidialissimi" e "misero la città a sacco e a rovina".
L'azione di
Manfredi, dopo giorni di assedio, riuscì ad ottenere i risultati sperati, tanto da costringere  l'esercito papale in fuga e allo stesso tempo ricondurre all'obbedienza la città e molti dei suoi cittadini, rei di aver appoggiato le truppe della Santa Sede.
La vendetta di
Manfredi nei loro confronti fu inizialmente atroce, poi successivamente mitigata in pene pecuniarie e nel  riconoscimento solenne del principe tramite giuramento.

La restituzione da parte di
Manfredi
dell'intero regno a Corrado, legittimo successore di Federico II e del quale era il tutore, finì per rialimentare l'ostracismo della Santa Sede nei confronti della casata sveva.
Alessandro IV salito nel frattempo al trono pontificio, organizzò un'alleanza con i saraceni con l'intento di scalzare un volta per tutte il principe svevo.
Soltanto la mediazione del cardinal Ottaviano degli Ubaldini, rappresentante del pontefice nelle Puglie, riuscì a far desistere il papa dal suo intento, evitando così che Foggia ed il Tavoliere ripiombassero nuovamente in un cruento clima di guerra.
Il trattato di pace  concluso dall'alto prelato con
Manfredi diede inizio ad un periodo di tregua che coincise con l'effettiva presa del potere da parte di Corrado.
La reggenza del diretto successore di
Federico II ebbe tuttavia breve durata. Colto da una grave malattia morì, all'età di soli 26 anni,  il 21 maggio del 1254.

Il successore e figlio di
Corrado, Corradino, era ancora giovanissimo e peraltro residente in Germania.
Fu proprio allora che
Manfredi cominciò ad accarezzare  l'idea di impossessarsi nuovamente del potere, prima accettando il baliato dell'erede al trono, poi inviando alcuni baroni in terra tedesca al fine di alimentare le voci su una presunta morte di Corradino.
La falsa notizia sapientemente divulgata diede a
Manfredi il pretesto per approfittare  del presunto vuoto di potere.
Il 12 agosto del 1258
Manfredi viene incoronato Re di Sicilia e di Puglia. Tra i primi atti della sua reggenza ci fu la convocazione di una Curia generale a Foggia alla quale parteciparono i principali esponenti del regno e deputati di diversi Comuni.



incoronazione di Manfredi

In quella occasione vennero promulgate leggi, statuti ed una serie di provvedimenti che nel tempo gli garantirono  una solida stabilità di potere sul fronte interno, anche se le minacce provenienti dalla Santa Sede erano sempre dietro l'angolo.
Urbano IV, che nel frattempo era succeduto al trono pontificio, aveva infatti organizzato una crociata contro Manfredi. A tal fine il nuovo papa sollecitò l’intervento di Carlo I d’Angiò nel conflitto, conferendogli l'investitura del Regno di Sicilia.
Le vicende di questi anni sembravano volgere inesorabilmente a favore di un ingresso angioino nel Sud Italia. A nulla valse l'estremo tentativo di
Manfredi di ripristinare il suo potere.
Con la  battaglia di Benevento d
el 1266 incontrò la morte e la sua capitolazione rappresenterà l'epilogo del dominio svevo nell'Italia Meridionale.

La via oramai aperta all'ingresso angioino  in Puglia alimentò focolai di resistenza. Quando Carlo I inviò a Foggia il suo governatore Guglielmo Landa per ristabilire l'ordine, la popolazione osò ribellarsi, inneggiando al nome di Corradino.
Il giovanissimo principe svevo, accorso dalla Germania, non aveva ancora quella personalità e quella padronanza della situazione che gli avrebbe consentito di opporsi alla forza dirompente dell'esercito guidato da Carlo I e dopo essere stato battuto a  Tagliacozzo (1268), venne catturato e impiccato a Napoli.

Ancora una volta, quindi la
Capitanata e la Puglia vennero a trovarsi al centro di violenti conflitti e instabilità di potere, che culminarono con l'atroce vendetta del governatore angioino  Guglielmo Landa il quale, ritenendo la popolazione  foggiana colpevole di essersi schierata in favore delle truppe di aver Corradino, devasto la città in lungo e in largo.

 
 
 
 
 
       

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