Tracciare la storia
dell'evoluzione della Terra attraverso l'analisi geologica e del
giacimento di Pietraroja, sul massiccio del Matese, e rileggerne
le tappe salienti attraverso l'esame dei reperti fossili
significa costruire un percorso avvincente, capace di svelare i
misteri della laguna di pietra, popolata un tempo di pesci,
rettili e anfibi, racchiusa oggi nelle rocce calcaree della
"Civita".
Gli avvicendamenti del processo evolutivo, evidenti nella
straordinaria successione stratigrafica, ricca non solo di
preziosi ittioliti, ma anche di significativi resti fossilizzati
della flora, possono essere compresi e rivissuti mediante
l'esposizione di tali materiali, nella cornice del loro
originario ambiente, in uno scenario naturale, quello di oltre
100 milioni di anni fa, che si può configurare come paesaggio
lagunare di clima caldo tropicale.
Le indagine paleontologiche, che hanno permesso tale
ricostruzione, hanno dimostrato come i resti degli organismi
viventi in epoca remota, caduti nei piccoli specchi di acqua
salmastra furono rapidamente ricoperti da fango calcareo e
lentamente, nel corso di milioni di anni, divennero pietra, e
come le vicende geologiche legate alla nascita dell'Italia
trasformarono le bianche dune sabbiose e le calde lagune nei
monti boscosi e nelle gole profonde e selvagge dell'Appennino
sannita.
Fu il geologo Scipione Breislack, nel 1798, a segnalare per la
prima volta l'esistenza di pesci fossili nei dintorni di
Pietraroja. Nella seconda metà del secolo XIX il naturalista
Oronzio Gabriele Costa condusse intesse e proficue campagne di
raccolta, pubblicando i risultati delle sue ricerche in una
serie di lavori riveduti successivamente da Geremia d'Erasmo
(1914 - 1915).
"Il Museo Geo-Paleontologico"
L'ascensore geologico
Per accedere a questa sezione con exhibit interattivi il
visitatore è invitato ad utilizzare un "ascensore geologico",
che permette di compiere un immaginario viaggio all'indietro nel
tempo: così egli apprezza la distanza temporale tra il periodo
in cui visse Scipionyx Samniticus e l'oggi e ripercorre i
principali eventi che in quest'arco di tempo si sono succeduti
nel corso della storia degli organismi e del pianeta. Uscendo
dall' "ascensore" si ritrova nel Cretaceo, periodo geologico
dell'Era Mesozoica, nel corso del quale gli ambienti terrestri
sono stati dominati dai dinosauri. Qui ha modo di scoprire le
principali differenze tra quel mondo e quello in cui oggi
viviamo, per esempio differenze climatiche o di posizione dei
continenti.
Pietraroja, 105 milioni
di anni fa
Una volta inquadrato il contesto più generale, si passa a quello
nel quale visse Scipionyx Samniticus: la zona di Pietraroja nel
Cretaceo era parte di un grande ecosistema di transizione tra il
mare e le terre emerse. Si trattava di un'ampia piattaforma
carbonatica. Quello che oggi è il giacimento fossilifero di
Pietraroja era una piccola laguna, le cui particolari condizioni
ambientali e geologiche hanno permesso la conservazione degli
organismi marini e terrestri che possiamo ammirare come reperti
fossili.
Un grande diorama interattivo permette al visitatore di
esplorare questo ambiente, di scoprire quali animali e quali
piante ci vivevano e di comprenderne l'eccezionalità ed il
valore scientifico. Viene data inoltre particolare attenzione ai
processi che hanno agito sulla piattaforma carbonatica e sui
suoi "abitanti" nel corso del tempo: la diagenesi, cioè le
modificazioni subite dai depositi sedimentari che si sono
trasformati in rocce, e la fossilizzazione degli organismi
marini e terrestri.
Le vicende geologiche di
Pietraroja e dell'Italia
Una volta esplorata l'ecosistema dove viveva Scipionyx
Samniticuss nel Cretaceo, il visitatore ha modo di ripercorrere
le vicende geologiche dell'area di Pietraroja e dell'Italia,
seguendo grazie ad un exhibit e a pannelli illustrati, i
processi di formazione del Matese e la "nascita" dell'Italia del
mare. E' in seguito a queste vicende, infatti, che quella
piattaforma carbonatica fa oggi parte di un ambiente
completamente diverso, il Matese, dove sono stati ritrovati,
oltre al dinosauro ed altri animali terrestri, i fossili di
molti organismi marini.
Il campo scavi
La quarta sala del Museo è dedicata al giacimento di Pietraroja
ed alle attività di ricerca e di scavo che lo hanno reso famoso
ormai in tutto il mondo. La ricostruzione di un "campo scavi"
consente di simulare le attività di ricerca e di riconoscimento
dei fossili a cui si dedicano abitualmente geologi e
paleontologi. Tra i calchi dei fossili che è possibile rinvenire
nel campo i visitatori troveranno anche quello di Scipionyx
Samniticus.
I fossili di
Pietraroja
L'ultima sezione del Museo è dedicata alla presentazione dei
fossili. I calcari ad ittioliti della Civita di Pietraroja sono
costituiti da una serie di strati calcarei a grana molto fine,
con uno spessore che non supera, nel complesso, i 25-30 metri.
Per il tipo di roccia che racchiude i fossili e per il loro
buono stato di conservazione è ipotizzabile che i calcari di
Pietraroja si siano depositati al fondo di un bacino marino
riparato, una laguna di scarsa profondità con acque calde e
calme, con comunicazioni saltuarie con il mare aperto; le terre
emerse presumibilmente dovevano essere abbastanza vicine come
testimoniano gli esemplari di vertebrati terrestri ritrovati nel
giacimento.
Le
acque della laguna erano fortemente carenti di ossigeno e ciò ha
impedito i consueti processi di decomposizione della materia
organica che intervengono con la morte degli organismi,
consentendo una conservazione pressoché perfetta della fauna
locale, costituita essenzialmente da pesci, rettili, crostacei e
rari anfibi. Non mancano, inoltre, invertebrati e resti
vegetali, appartenenti a gruppi che oggi sono del tutto
scomparsi, ma che popolavano il nostro pianeta durante il
Cretaceo medio.
I pesci sono in parte rappresentati da forme fortemente
appiattite lateralmente, relative ad una alimentazione basata su
organismi con guscio duro, così come da forme più slanciate che
raggiungevano anche un metro di lunghezza. I rettili sono
presenti con pochi esemplari tra cui un rappresentante degli
sphenodonta (Derasmosaurus pietraroiae), un piccolo rettile
rincosauro (Chometokadmon fitzingeri), e un probabile
lepidosauro (Costasurus rusconi). Si conservano anche due
coccodrilli a muso triangolare corto di piccole dimensioni non
ancora descritti. Gli anfibi, simili alle attuali salamandre,
sono presenti, sino ad ora, con un solo esemplare. In un numero
più ridotto sono gli invertebrati rappresentati soprattutto da
crostacei decapodi, da Gasteropodi e dai lamellibranchi.
Il reperto scientificamente più interessante è rappresentato dal
piccolo Dinosauro carnivoro (Scipionyx Samniticus) recentemente
ritrovato in questi strati.