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I Sali
minerali
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Microelementi o Oligoelementi
Con il
termine "microelementi" o
"oligoelementi" vengono definiti quei
minerali che, pur presenti nel nostro organismo
solo in piccole quantità o addirittura in minime
tracce, svolgono funzioni biologiche
estremamente importanti.
Infatti sebbene
costituiscano circa il 4-5% del peso corporeo, il loro apporto attraverso una
corretta alimentazione è indispensabile per il mantenimento dei processi fisiologici di ciascun individuo in
quanto rafforzano le strutture scheletriche,
catalizzano molte reazioni biochimiche,
partecipano alla produzione di ormoni e
anticorpi, contribuiscono a mantenere il delicato
equilibrio idrico. Si possono suddividere in:
-
essenziali: la cui carenza compromette
funzioni fisiologiche vitali (ferro, rame,
zinco, fluoro, iodio, selenio, cromo,
cobalto, manganese).
-
probabilmente essenziali: silicio, nichel, vanadio.
-
potenzialmente tossici:
in quanto possono
provocare gravi danni all'organismo se
presenti ad alte concentrazioni (molibdeno).
1 - Microelementi essenziali
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Ferro (Fe)
L'organismo umano adulto contiene in genere
3.5-4 grammi di ferro così distribuiti: il 65%
nell'emoglobina, il 10% nella mioglobina, il
20-25% nel fegato, nella milza e nel midollo
osseo.
Un deficit alimentare di ferro incide in primo
luogo sulle scorte depositate nel fegato, nella
milza e nel midollo osseo: solo successivamente
provoca la diminuzione della concentrazione
media di emoglobina.
Il ferro che assumiamo è contenuto negli
alimenti in due forme distinte: in pesce, carne
e alcuni vegetali è presente il ferro emico (più
biodisponibile), mentre nelle uova e nei
prodotti lattiero caseari si trova il ferro non
emico (più difficilmente metabolizzabile.
I valori consigliati di assunzione sono pari a
10 mg al giorno per adulti maschi e anziani e a
18 mg per le donne durante tutto il periodo
dell'età fertile.
La carenza di ferro provoca astenia,
stanchezza, facilità a contrarre infezioni e
anemia. L'eccesso di ferro provoca invece danni
agli organi in cui si accumula.
Iodio (I)
La maggior parte dello iodio presente
nell'organismo umano è localizzata nella
tiroide:lo iodio ostituisce infatti l'elemento
essenziale per la sintesi della tiroxina, ormone
prodotto dalla ghiandola tiroidea.
Zinco (Zn)
Presente nell'organismo in piccola quantità
(in media tra gli 1.4 e i 3 g), lo zinco è un
cofattore di numerosi e importanti enzimi. Nel
plasma è presente sotto forma di aggregati con
varie proteine e aminoacidi.
Il
fabbisogno giornaliero per l'uomo adulto è
di circa 10 mg: la carne bovina ovina, suina, le
ostriche, i funghi, il cacao, le noci e il
tuorlo d'uovo sono gli alimenti che ne
contengono di più. Al contrario frutta, verdura
e i cereali contengono fitati e fibra che ne
riducono l'assorbimento. I processi di
fermentazione, come ad esempio la lievitazione
del pane, portano alla degradazione dei fitati,
riducendo quindi il rischio di carenza.
I valori consigliati di assunzione sono pari a
15 mg per le donne e gli anziani, 18 mg negli
uomini adulti e nelle donne durante il periodo
di gravidanza e allattamento.
La carenza di zinco può dipendere da
insufficiente o cattivo assorbimento
(alimentazione parentale prolungata, età
avanzata, alcolismo, dieta ricca di cereali e
povera di carne) o da un'eccessiva eliminazione
urinaria (epatopatia, somministrazione di
sostanze chelanti, ecc.). La sintomatologia da
carenza di zinco è quanto mai complessa: arresto
della crescita, alterazioni della cute,
diminuzione della sensibilità gustativa, perdita
dell'appetito, lenta cicatrizzazione delle
ferite, diminuita e ritardata risposta
immunitaria, suscettibilità alle infezioni. Una
carenza psrticolarmente forte può causare
ipogonadismo e nanismo.
Un'assunzione eccessiva di questo minerale
provoca invece febbre, nausea, vomito e diarrea.
Cromo (Cr)
Il cromo è un elemento essenziale, in quanto
indispensabile per il corretto metabolismo di
zuccheri e grassi.
Il suo contenuto nell'organismo generalmente non
supera i 6 mg e diminuisce nel corso della vita:
questo calo progressivo può spiegare la ridotta
tolleranza al glucosio che spesso si osserva tra
gli anziani. La carenza di cromo genera,
infatti, genera intolleranza al glucosio,
elevati valori di trigliceridi e di colesterolo.
Sono buone fonti alimentari di cromo il lievito
di birra, le carni, il formaggio e i cereali
integrali; al contrario i vegetali sono
generalmente poveri di questo minerale.
Il
fabbisogno giornaliero di cromo varia tra i
50 e i 200 μg. Un'assunzione eccessiva di
cromo causa danni alla pelle e ai reni.
Fluoro (F)
Il fluoro si trova principalmente nelle ossa
e nello smalto dei denti: la sua presenza
protegge e previene la carie dentaria. Essendo
ubiquitario è difficile registrarne un carenza
nell'organismo.
L'acqua costituisce la fonte prevalente di
approvvigionamento del fluoro, che è presente
anche nel the e nel pesce.
Per quanto riguarda l'assunzione giornaliera, si
consiglia di non superare i valori di 2.5 mg al
giorno per i giovani e i 4 mg per gli adulti.
Quantità eccessive possono infatti risultare
tossiche, dando origine a fenomeni di
alterazioni dentarie (fluorosi). Nei casi più
gravi di sindrome da eccesso si possono
registrare crisi calcemiche con tetania.
Il fluoro è presente in piccole quantità
variabili in quasi tutte le acque e i terreni:
consulta a proposito il capitolo di EpiCentro
dedicato alla
fluorazione delle acque e alle problematiche
ad essa associate.
Cobalto (Co)
Il cobalto è un elemento indispensabile come
costituente della vitamina B12. L'apporto di
questo minerale è dunque strettamente collegato
a quello della vitamina.
Il fabbisogno è comunque facilmente coperto
dalla dieta, essendo molto diffuso nella maggior
parte degli alimenti.
Rame (Cu)
Nell'organismo di un individuo adulto sono
presenti circa 100 mg di rame, concentrati
soprattutto in fegato, cervello, reni e cuore.
Il rame ha un ruolo essenziale nel corretto
funzionamento di numerosi enzimi.
La quantità di rame assunto con la dieta è
generalmente sufficiente a coprire il
fabbisogno giornaliero, stimato per l'adulto
tra gli 1.5 e i 3 mg. Ne sono particolarmente
ricchi legumi, pesci, crostacei, carne, cereali
e noci.
La carenza di rame può causare
demineralizzazione delle ossa e fragilità delle
pareti delle arterie, oltre a un'anemia simile a
quella provocata dalla carenza di ferro.
Al contrario la sindrome da eccesso si manifesta
con febbre, nausea, vomito e diarrea.
Selenio (Se)
Il selenio, pur essendo presente in
piccolissima concentrazione nell'organismo (13
mg circa), è un elemento essenziale perché
protegge l'integrità delle membrane cellulari. È
dimostrato un suo ruolo coenziamtico anche nel
metabolismo degli ormoni tiroidei.
Il
fabbisogno giornaliero di selenio è di 55 μg.
Ma l'apporto di selenio varia ampiamente in
relazione al contenuto proteico della dieta e il
suo assorbimento non dipende solo dalle quantità
introdotte, ma anche dalla forma chimica in cui
si trova. Non sempre questo elemento è infatti
presente in forma biodisponibile. Il contenuto
di selenio presente negli alimenti dipende dalla
sua presenza nel suolo: la sua presenza nella
dieta è quindi variabile da nazione a nazione.
L'Italia è una regione selenifera a basso
contenuto e quindi l'apporto di questo elemento
con la dieta è piuttosto scarso.
Buone fonti alimentari sono comunque in genere
le carni, il fegato e i cereali.
La sindrome da carenza comporta cardiopatie,
ipertensione, anemie emolitiche, cirrosi,
neoplasie e sclerosi multipla.
Quantità eccessive di selenio possono portare a
fenomeni di tossicità che si manifestano con
disturbi gastrointestinali e irritazioni
polmonari.
Manganese
(Mn)
Il manganese partecipa alla costituzione di
complessi enzimatici coinvolti nel metabolismo di proteine e
zuccheri ed è indispensabile per il corretto sviluppo delle
ossa. Questo minerale si trova in discrete quantità nei cereali
e nelle noci, in quantità minori negli ortaggi, mentre è scarso
negli alimenti di origine animale.
Il fabbisogno giornaliero varia tra gli 1 e i 10
mg. La carenza di manganese provoca calo di peso e rallentata
crescita di barba e capelli; al contrario la sindrome da eccesso
comporta crisi ipoglicemiche, ipotensione e anemia ipocromica.
2 -
Microelementi probabilmente essenziali |
Silicio
(Si)
Presente solo in tracce nell'organismo, serve per la sintesi di
collagene e tessuto connettivo, oltre a essere un costituente
importante del tessuto osteoide.
Il
fabbisogno giornaliero è 20-50 mg.
Non si conoscono sintomi da carenza nell'uomo, mentre è noto che la
prolungata esposizione a elevate concentrazioni di silicio provoca
la silicosi, malattia polmonare.
Nichel (Ni)
Attiva alcuni enzimi e facilita l'assorbimento del ferro
presente negli alimenti.
Il fabbisogno è sempre coperto dalla dieta e non si riscontrano
sindromi da carenza.
Cadmio (Cd)
Può sostituire lo zinco nella carbossipeptidasi conservandone
l'attività e può attivare alcuni enzimi.
È introdotto con numerosi alimenti e non si riscontrano patologie
legate alla sua carenza.
Vanadio (V)
Ha un ruolo importante nella pompa sodio-potassio e nella
produzione di altri enzimi coinvolti nel metabolismo dei principi
nutritivi, degli ormoni e del tessuto osseo.
La sua essenzialità è dimostrata per gli organismi inferiori, ma non
ancora per quelli
superiori. Il fabbisogno giornaliero
è 10-20 μg.
3 - Microelementi potenzialmente tossici
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Molibdeno (Mo)
(*)
Nell'organismo umano adulto sono
generalmente presenti circa 9 grammi di
molibdeno, localizzati soprattutto nel fegato.
Il molibdeno aiuta la produzione degli enzimi
che portano alla formazione di acido urico.
Contenuto nelle frattaglie, nei legumi e nei
cereali, solo in casi rarissimi si verificano
problemi di carenza.
Il
fabbisogno giornaliero è tra i 50 e i 100 µg.
Alla mancanza di molibdeno è associata
irritabilità, tachicardia, cecità notturna,
danni cerebrali e in alcuni casi tumori
esofagei.
Un'assunzione eccessiva di molibdeno provoca
invece aumento della concentrazione ematica e
urinaria di acido urico, oltre a carenza di
rame.
(*)
"La polvere e i composti di
molibdeno, come il triossido di
molibdeno e i molibdati solubili
in acqua, possono essere
leggermente tossici se respirati
o ingeriti. I manuali di
laboratorio riportano che il
molibdeno, comparato con gli
altri metalli pesanti, ha
tossicità relativamente bassa.
Difficilmente si osservano casi
di tossicità acuta da molibdeno
negli esseri umani, perché la
dose necessaria è
eccezionalmente elevata. È più
probabile una intossicazione
cronica da molibdeno per
esposizione in miniere, negli
impianti di raffinazione o negli
impianti chimici, ma ad oggi non
sono mai stati riportati casi
simili. Anche se, come detto, i
composti solubili del molibdeno
sono considerati leggermente
tossici, quelli insolubili (come
il disolfuro di molibdeno usato
per lubrificare) sono
considerati non tossici." Fonte:
www.wikipedia.org
È
possibile consultare il
rapporto
del Scientific Committee on Food
della Commissione Europea sui livelli minimi e
massimi di tollerabilità di
rame,
zinco,
iodio,
selenio,
cromo,
manganese,
molibdeno.
È disponibile anche il rapporto della
European Food Safety Authority sui livelli
minimi e massimi di tollerabilità di
silicio e
vanadio. |