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9-11-04
Se i democratici perdono la passione
di Robert
R. Reich
I Repubblicani hanno condotto la campagna elettorale
sulla base di una agenda morale: Dio, armi, gay e la fermezza nel combattere
il male incarnato da Saddam Hussein e dal terrorismo. I Democratici hanno
condotto la campagna elettorale sulla base di una agenda politica:
assistenza sanitaria sostenibile, riduzione del deficit e lotta al
terrorismo per il tramite di più solide alleanze internazionali e di una
strategia più intelligente. George W. Bush ha parlato di giusto e sbagliato
in termini morali, come questioni di rettitudine e fede. John F. Kerry ha
parlato di giusto e sbagliato in termini pragmatici, ad esempio dicendo che
sapeva quale era la strada giusta per rimettere in moto l’economia o
combattere Al Qaeda mentre George Bush aveva imboccato la strada sbagliata.
Non credo che con il voto elettorale del 2 novembre la
maggior parte degli americani abbia respinto le politiche di Kerry. Semplicemente
hanno trovato più convincente la visione morale di Bush. Quando i
politici parlano di avere un piano per questo o una politica per quello,
molti sguardi diventano vitrei. Ma quando parlano con la giusta indignazione
– con passione e convinzione di ciò che è moralmente giusto fare o
moralmente offensivo – possono ispirare la nazione.
Non consiglio ai Democratici di diventare più
religiosi. La religione è una questione personale. Ma forse i Democratici
hanno bisogno di meno programmi e politiche e di una maggiore convinzione
morale. Inoltre debbono parlare più di fede: fede in quello che
l’America è in grado di realizzare se tutti lavorano insieme.
Un tempo i Democratici parlavano in termini morali:
sulle lotte per i diritti civili, ad esempio. Cosa potrebbero dire i
Democratici oggi e in futuro? Che è moralmente sbagliato ridurre
notevolmente le tasse ai ricchi tagliando al contempo i programmi sociali a
tutto svantaggio dei poveri e dei lavoratori, specialmente quando il divario
tra i ricchi e tutti gli altri è più ampio di quanto non sia mai stato da
oltre un secolo a questa parte. Che abbiamo il dovere morale di
garantire ad ogni bambino americano una buona istruzione e una decente
assistenza sanitaria. Che è moralmente sbagliato che milioni di americani
che lavorano a tempo pieno non guadagnino abbastanza da impedire alle loro
famiglie di sprofondare nella povertà.
La mia fede – e sì, è una questione di fede, un grande
atto di fede – è che sotto tutti questi punti di vista, e sotto molti altri
ancora, questo Paese possa diventare una società più giusta.
Non sto dicendo che i Democratici debbono adottare le
mie personali posizioni morali. Ma fin quando i Democratici non torneranno
alle più grandi questioni di moralità pubblica, non riusciranno ad ispirare
i cittadini americani. Programmi e politiche sono importanti,
naturalmente. Ma nulla può sostituire una visione di ciò che possiamo
diventare come nazione. E la fede che tutto questo infonde nei cittadini.
© IPS
Robert R. Reich, già ministro del Lavoro nell’amministrazione Clinton, è
professore di politica sociale ed economica alla Brandeis University
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