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Comunicato Stampa
Venerdì
16 Luglio 2004
Il segretario della Margherita replica a Bragaglio che aveva addossato ai
centristi la responsabilità della sconfitta di Bino
"Basta all'egemonia dei Ds"
Girelli: "Non vedo il vento di sinistra:
Bergamo e Milano casi circoscritti"
Nel centrosinistra è cominciato il chiarimento. Ovvero un dibattito senza
troppi veli e giri di parole sulle ragioni della sconfitta alle provinciali.
Ha cominciato l'Italia dei Valori con una nota che ha addossato parecchie
colpe al candidato presidente Tino Bino. Ma il "botto" l'hanno fatto l'altro
giorno i ds con una conferenza in cui il segretario provinciale Claudio
Bragaglio ha individuato nel risultato della Margherita il punto di
debolezza: "Il centro del centrosinistra ha segnato il passo".
Un'analisi che ha fatto
montare su tutte le furie i dirigenti della Margherita. Il segretario
provinciale, Gianantonio Girelli, replica contrattaccando.
Con una premessa: "Bino -
ricorda Girelli - ha fatto un buon lavoro. Tutti dimenticano che fino a
qualche mese fa c'era il timore che la Casa delle libertà potesse vincere al
primo turno. Invece il secondo turno ce lo siamo giocato fino all'ultimo:
forse, anzi, è stato in quella fase che nella percezione di molti sembrava
ci fosse qualche possibilità in più".
Di solito il candidato presidente ha un effetto-traino sul proprio
partito. Nel caso di Bino e della Margherita non è stato così...
Quella di Bino è stata una candidatura espressione della Margherita, che
noi però abbiamo consegnato alla coalizione, mettendolo in condizione di
lavorare al programma e all'allargamento della coalizione. Questo era anche
lo scotto da pagare per tenere insieme tutti.
Però voi continuate ad avere un andamento a due velocità, nei Comuni e
nelle provinciali...
In effetti il risultato del voto ci obbliga a ripensare a quanto è
accaduto. Con nostri uomini abbiamo riconquistato Lumezzane, dove siamo la
maggioranza nella maggioranza, e poi Carpenedolo e Bedizzole, abbiamo
confermato Gardone Valtrompia e Sarezzo. A livello provinciale, invece, il
9.4% non coglie le aspettative, anche se è un risultato con banalizzerei.
I sindaci uscenti candidati nei collegi provinciali non hanno avuto
l'effetto sperato?
Certo, l'effetto non è stato come si pensava, anche se tutti i primi
nostri eletti sono sindaci. Noi paghiamo, fra l'altro, il fatto di non aver
corso alle europee con un nostro simbolo. È un meccanismo perverso quello
che ci ha portato a cambiare continuamente il simbolo. Dobbiamo invece
lavorare sull'organizzazione territoriale del partito, che non può essere
solo un comitato elettorale, ritagliandoci un preciso profilo dentro la
coalizione.
È riaperta la guerra per la leadership?
È ora di mettere fine all'egemonia dei Ds nella coalizione. È
un'esigenza nostra ma è un'esigenza soprattutto della coalizione. Ci sono
zone dove l'elettorato ha una forte connotazione centrista e se non passa il
messaggio che il centro è fondamentale nella coalizione, non si vince.
A Milano e Bergamo veramente vincono candidati non centristi...
A Bergamo si è vinto in città su una rottura della Casa delle libertà, a
Milano la presidenza Colli non ha saputo coagulare il centrodestra. Io non
sento proprio soffiare venti di sinistra da ogni parte. Di certo per la
Margherita si apre una stagione di lavoro sui contenuti e sui programmi per
affermare la propria identità.
Avete dei rimproveri da fare anche agli alleati "minori"?
Non possono continuare a esistere certe ambiguità. Non è possibile che
alcuni partiti sentano l'esigenza di marcare la propria differenza con
uscite su autostrade e caccia, per giunta fatte a casaccio. Tutto questo dà
un'immagine di non affidabilità. A quel punto la soluzione migliore è nella
chiarezza, come s'è fatto a Lumezzane.
Dove voi avete respinto l'alleanza con Rifondazione comunista...
Anche nel caso di Rifondazione si tratta di capire cosa si condivide e cosa
no, e se - quando si stipula un'alleanza - si condividono oppure no i
programmi. In questo caso non si trasmette una coesione che, pure, nelle
elezioni provinciali su tanti punti c'è stata.
Cosa significa ripartire dai programmi?
Il centrosinistra governa la maggioranza dei Comuni, e nel
centrosinistra nei Comuni la Margherita è maggioranza. Si tratta di mettere
in rete queste presenze che avrebbero la possibilità di esercitare un forte
condizionamento. Questo non vuol dire mettere chi ha vinto in Broletto in
condizione di non governare, ma consente di far capire le proposte di
governo del centrosinistra, anche perchè l'elettorato chiede affidabilità e
proposte concrete. E chiede anche un modo nuovo di comunicare. Per noi si
apre una stagione di maggiore proposta per prendere in mano la guida della
coalizione.
Intanto i Ds vi ricordano che, rispetto alle politiche, siete scesi dal 16
al 9%, mentre loro sono saliti dal 9 al 12%.
Sembra che tutti nel centrosinistra vadano a cercare il perchè della mancata
vittoria in casa d'altri. Il confronto con le politiche è improprio: allora
noi beneficiammo dell'effetto-Rutelli. Il mio auspicio comunque è che venga
mantenuta la fedeltà alla federazione di Uniti nell'Ulivo ma si rafforzi
anche il partito, perchè dev'essere chiaro che la Margherita non è un fatto
transitorio.
La scelta di Martinazzoli vi ha danneggiato?
La sua scelta ha comunque sottolineato il dubbio che la Margherita non
rappresenti il centro del centrosinistra, ma è una posizione che poi non è
andata all'incasso di grandi consensi.
Recriminazioni anche verso la Civica?
Il nostro tentativo di presentarci come "civica" era per aprirci alle
espressioni del civismo. Invece i professionisti del civismo hanno anteposto
alcune logiche di posizionamento pensando a risultati che non sono arrivati.
Certo, se guardo a risultati di amici come Rizzardi e Groli, penso proprio
che quei voti potevano venire a noi.
Il vostro esito deludente apre anche una questione sul voto e sul mondo
cattolico? Esiste ancora, ha un ruolo?
Io ritengo che il mondo cattolico esista, e proprio per questo bisogna
tornare all'idea originaria della Margherita, del popolarismo cattolico che
si apre a forze più laiche. Un'idea tipica della Dc, un'operazione ancora
incompiuta.
Alle regionali andrete con il vostro simbolo?
Non è certo un'idea sbagliata.
Delusi dal listone unico?
Noi l'abbiamo vissuto come un'imposizione, l'elettorato ce l'ha
riconsegnato. Si ha un bel dire che è il primo partito: è una coalizione.
Noi abbiamo perso voti a vantaggio dell'Udc, i Ds verso Prc e Comunisti
italiani, l'elettorato socialista cercava un proprio simbolo e ha trovato
quello di De Michelis. L'esperienza di Uniti nell'Ulivo è da ripensare, e
anche Prodi deve imparare a guidare i processi, non solo a proporli. La
politica fatta per e-mail non è nelle nostre tradizioni.
Triciclo troppo sbilanciato a sinistra?
La sensazione c'è, ma c'è anche la decisione del nostro partito di
invertire questa tendenza. Per noi e per il bene della coalizione. E mi
lasci aggiungere un'ultima cosa.
Prego.
A Brescia ci vorrebbe anche uno svecchiamento dei gruppi dirigenti
della coalizione. Passino le correzioni con la biro rossa, però sono sempre
gli stessi professori che le fanno. Noi della Margherita, invece, un
rinnovamento del gruppo dirigente lo stiamo già facendo.
Massimo Tedeschi
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