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5) Un modello di screening

La struttura di un programma di screening, e quindi fondamentalmente, la durata del programma e la frequenza dei re-screening, si fonda sulla conoscenza della estensione della fase preclinica della malattia e sulla conoscenza dell’anticipazione diagnostica.

Supponiamo che l’anticipazione diagnostica del test di screening sia di 1 anno, e che la durata della fase preclinica della malattia sia di 3 anni (vedi fig.3).

Se la patologia si sviluppa lentamente e attraverso stadi progressivamente più gravi, ha una sua validità il modello di soggetto malato presentato in fig.4.

Al momento, pertanto, della prima applicazione del test di screening, tutti i soggetti appartenenti alla tipologia A1, sono VP, tutti i soggetti invece, appartenenti alle tipologie A2 ed A3, sono FN.

l'individuazione dei VP e dei FP avviene rapidamente.

Tutti i programmi di screening prevedono, subito dopo il test, infatti, un accurato esame diagnostico, cui vengono avviati i positivi totali (PT).

Tutti gli individui negativi all’esame diagnostico, saranno i FP cercati; i positivi all’esame diagnostico saranno invece i VP.

Rimane il problema di individuare i FN.

A tal fine basta risottoporre al test i negativi totali (NT), 1 anno dopo.

Tutti i nuovi positivi (cancri di intervallo), sia al test sia all’esame, saranno i FN appartenenti alla tipologia A2.

Una terza e definitiva applicazione dello screening, con le stesse modalità, sarà in grado di identificare i FN della tipologia A3.

In fig.5 è proposto un modello del programma di screening presentato.

Si noti che il VPP già basso alla prima applicazione del test di screening (per la bassa prevalenza della malattia in una popolazione asintomatica), lo diventerà ancora di più al secondo e al terzo screening.

L’opposto vale per VPN.

Con il procedere dei re-screening, infatti, la prevalenza continua a diminuire.

Occorre sottolineare che:

- l’identificazione di tutti i VN e di tutti i FN può avvenire solo alla ultimazione del programma

- il numero di FP, dei VP, dei FN e dei VN, è quello atteso in base ai calcoli che è possibile fare conoscendo la sensibilità e la specificità del test, ed anche la prevalenza della malattia in esame in una popolazione asintomatica, e che in realtà è la prevalenza calcolata in fase di validazione del test (validazione che appunto avviene con riferimento ad una popolazione senza sintomi)

- che i VP, i FP, i VN ed i FN identificati, sono malati e sani all’atto della prima applicazione del test di screening

- non è escluso che fra i VN siano presenti dei soggetti che si siano ammalati nel corso del programma di screening (2 anni), si tratta di soggetti della tipologia A4, alcuni dei quali diagnosticabili col test di screening il giorno dopo la chiusura del programma, e con i sintomi della malattia presenti un anno dopo la suddetta chiusura

- nella stessa identica situazione di questi ultimi, potrebbero trovarsi alcuni dei soggetti identificati come FP.

In entrambi le due ultime eventualità si tratta di individui che è come se non avessero partecipato al programma di screening.

Quanto dunque anticipato poco sopra è confermato.

E’ l’anticipazione diagnostica, nel caso di specie 1 anno, a determinare la frequenza di re-screening.

E’ l’estensione della fase preclinica che influenza la durata del programma di screening.



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