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3) Il test diagnostico

Il test diagnostico è in genere, ma non sempre, una indagine semplice e poco costosa, ma con un grado di accuratezza nei risultati appena sufficienti.

Un test è ad esempio un’analisi di laboratorio, un’ecografia o una radiografia.

Un esame diagnostico è invece generalmente una biopsia, o comunque un esame invasivo, costoso e relativamente elaborato, che consente però di giungere ad una diagnosi corretta.

Considerato il maggior costo e la minor fattibilità degli esami diagnostici, i test sono utilizzati inizialmente.

Questa scelta comporta sicuramente qualche rischio di errore, ma è giustificata da una maggiore praticabilità.

Un test dunque non è infallibile, al contrario vi sarà sempre una piccola percentuale di individui misclassificati: soggetti sani testati come positivi (i falsi positivi) e soggetti malati testati come negativi (i falsi negativi) (vedi tabella 2).

I falsi positivi sono individui sani non riconosciuti come tali dal test, sostanzialmente per i seguenti motivi:

- viene interpretata dal test, come prova della malattia, qualcosa che non è in relazione con quest’ultima

- la prova della malattia individuata dal test, lo è anche di altre patologie.

I falsi negativi sono viceversa sostanzialmente individui malati non riconosciuti come tali dal test, perché in una fase preclinica troppo prematura rispetto alla capacità del test.

Per capirne più profondamente il significato, viene rispettivamente presentato un esempio, preso da ambienti clinici, per ognuno dei tre tipi di falsi.

L'Hemoccult è un test che ricerca sangue fecale occulto; in tal caso i falsi positivi che vengono riscontrati sono causati sostanzialmente da alimenti con tracce di sangue animale.

Se il CEA viene proposto (all’inizio è stato così) come strumento per la diagnosi del cancro al colon, in tal caso i falsi positivi che vengono riscontrati, sono causati sostanzialmente dal fatto che si tratta di un test che risulta positivo per una grande varietà di tumori maligni.

La palpazione è un test usato per la diagnosi precoce del carcinoma della mammella; in tal caso i falsi negativi che vengono riscontrati, sono causati sostanzialmente dalla incapacità del test di riconoscere le neoplasie di piccole dimensioni.

Un test selettivo è capace di identificare gli individui malati e quelli sani, commettendo poche misclassificazioni.

In fig.1 è riportato il modello insiemistico ideato per spiegare la presenza dei falsi .

La selettività si misura in modo quantitativo attraverso due parametri: la sensibilità e la specificità.

La sensibilità (se) numericamente vale:

Essa è pertanto la percentuale di individui veri positivi, rispetto al totale delle persone realmente malate.

In altre parole la sensibilità, è la percentuale di persone malate correttamente testate come positive.

La specificità (sp) numericamente vale:

Essa è pertanto la percentuale di individui veri negativi, rispetto al totale delle persone realmente sane.

In altre parole la specificità, è la percentuale di persone sane correttamente testate come negative.

Un test è tanto più selettivo quanto più vicino a cento è il valore della sensibilità e il valore della specificità.

La valutazione della selettività (validazione del test) viene determinata sottoponendo al test una popolazione di riferimento asintomatica.

I positivi totali, ed anche i negativi totali che "emergono", subiscono un successivo esame diagnostico.

Da quest’ultimo potranno essere distinti i VP, i FP, i VN ed i FN, che consentiranno di determinare la sensibilità e la specificità.

La prevalenza della malattia in esame in una popolazione asintomatica varrà perciò:

Si noti dunque che la popolazione di riferimento per la validazione del test (POPRIF> test) è come minimo una popolazione asintomatica.

La POPRIF> test, ad esempio, del PAP-test è una popolazione non solo asintomatica, ma anche di sesso femminile.

Esistono altri utili indici, ovvero il valore predittivo positivo ed il valore predittivo negativo.

Il valore predittivo positivo (VPP) numericamente vale:

Esso è la percentuale di individui veri positivi, rispetto ai positivi totali.

VPP rappresenta cioè la probabilità che un soggetto positivo al test, sia realmente malato.

In altre parole VPP è la risposta alla domanda:

Se il risultato del test è positivo, quante sono le possibilità che il mio paziente abbia la malattia ?".

Il valore predittivo negativo (VPN) numericamente vale:

Esso è la percentuale di individui veri negativi, rispetto ai negativi totali.

VPN rappresenta cioè la probabilità che un soggetto negativo al test, sia realmente sano.

In altre parole VPN è la risposta alla domanda:

Se il risultato del test è negativo, quante sono le possibilità che il mio paziente sia sano ?

L'indice VPP di un test non è una proprietà a se stante, ma è correlata alla sensibilità e alla specificità del test stesso, nonché alla prevalenza della malattia nella popolazione considerata.

Le stesse considerazioni valgono per VPN.

Nelle scheda 1 e nella scheda 2 sono riportati i passaggi matematici che consentono una rapida esplicitazione delle funzioni VPP=f(se,sp,P) e VPN=f(se,sp,P), mentre nelle fig.2 A - fig.2 B - fig.2 C - fig.2 D - fig.2 E sono riportati utili andamenti grafici inerenti a quest'ultime.



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