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4) Il test di screening

Un test diagnostico, come si è detto in precedenza, non è sempre un'indagine semplice.

Se è ragionevole ed etico correre certi rischi insiti nella applicazione dei test a pazienti sintomatici, è inaccettabile però che ciò avvenga per persone potenzialmente sane, coinvolte in un programma di screening.

Un test di screening deve pertanto essere, oltre che selettivo ed economico, sempre di facile esecuzione.

Il massimo sarebbe se il test richiedesse solo pochi minuti per la sua esecuzione e non prevedesse nessuna prescrizione aggiuntiva per il soggetto asintomatico.

Semplici e rapidi test, come la determinazione della pressione arteriosa, sarebbero dei test di screening ideali.

Un test di screening deve avere anche un lungo lead time, in altre parole una lunga anticipazione diagnostica.

Sostanzialmente legata alla capacità del test di identificare la malattia all’inizio della fase preclinica, l’anticipazione diagnostica è il tempo, che la diagnosi precoce, mediamente guadagna rispetto al momento in cui la malattia è riconosciuta con la diagnosi tradizionale, fatta alla comparsa dei sintomi.

Una misura indiretta della lunghezza del lead time è la sensibilità.

Un test con una grande anticipazione diagnostica, infatti, essendo in grado di identificare un numero elevato di VP e di lasciarsi sfuggire pochi FN, ha una elevata sensibilità.

Nel prosieguo vedremo come sia possibile determinare una sua misura diretta e come esso, in un programma di screening, consenta di determinare la frequenza dei re-screening.

L'anticipazione diagnostica è naturalmente importante perché concorre nella determinazione del successo di un trattamento terapeutico precoce.

Altri parametri influenzano il successo di quest’ultimo, quali l’efficacia del trattamento stesso ed il ritmo biologico di progressione della malattia.



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