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6) L' anticipazione diagnostica

Rimane il problema di come determinare l’anticipazione diagnostica e la durata della fase preclinica.

A fornire le due informazioni è lo stesso programma di screening quando è attivato per la prima volta.

La stima dell’anticipazione diagnostica può farsi per tentativi successivi.

Si fissa un intervallo di tempo, fra uno screening e l’altro, ritenuto molto probabile.

Se al successivo screening viene, in qualche soggetto NT, identificata la patologia con la diagnosi tradizionale, perché in fase sintomatica, vorrà dire che l’intervallo scelto è in realtà troppo lungo.

Se viceversa le patologie diagnosticate in fase preclinica, sempre relativamente all’intervallo prescelto, sono in numero inferiore rispetto a quelle attese, in base alla sensibilità nota del test, vorrà dire che l’intervallo scelto è in realtà troppo corto.

La stima della durata della fase preclinica si fonda sul fatto che, man mano che il tempo passa, la percentuale di tumori che verrà diagnosticata nella popolazione sottoposta a screening, tornerà ad essere quella tipica di una popolazione non sottoposta a screening.

Il perché è legato alle nuove positività rilevate nei soggetti della tipologia A4.

Una stima dunque della durata della fase preclinica, si otterrà andando a misurare l’intervallo di tempo che intercorre fra due "picchi percentuali" di neoplasie.



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