Progetti e studi di architettura

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MERCATI

 

I mercati in oriente

Nella Cina antica il mercato non ha vistosi caratteri edilizi e si affida piuttosto all'uso del grande spazio con baracche modeste e provvisorie e banchi ambulanti. Il negozio - tradizionalmente conservatosi fino a quasi furto il secolo XIX - replica le disposizioni occidentali allineandosi, in sede, lungo le arterie pių battute e pių adatte alla sosta davanti alla esposizione delle merci. Tenacemente si é conservata in Cina quella sorta di distribuzione corporativa che, da noi, é tipica del Medioevo, cosė si hanno quartieri specializzati nei vari generi di botteghe. Spesso la mostra esterna é riccamente decorata con intagli in legno dalle laccature sgargianti.
Nell'interno della bottega nicchie speciali sono dedicare al dio della ricchezza al quale si brucia incenso e alle divinitā locali. La complicazione allusiva e l'abito alla metafora poetica dello spirito cinese non rinunzia a rivelarsi perfino nelle insegne e nelle ditte delle botteghe se un negozio di prestito su pegno puō tramutarsi nel "Benessere celeste" (Tieng sheng) e se un grande emporio di merci dichiara di offrire soltanto "Fedeltā e giustizia" (Hsin-I).
Il mondo islamico dispone ab antiquo di un particolare organismo, tradizionalmente protrattosi fino a oggi, il bāzār che a giudicare dal termine dovrebbe essere di origine persiana, termine che l'ambo traduce in sųq o suk, senza che la sostanza delle cose muti. Il bāzār orientale riunisce ed esaurisce insieme le funzioni del grande mercato e del negozio, é praticamente una associazione di negozi e di laboratori artigiani rigorosamente raggruppati secondo l'affinitā merceologica e spesso collegati fra di essi per mezzo di vie coperte illuminate da lucernari.
Le botteghe dei vari artigiani (fabbri, tintori, sarti, tornitori, ecc.) si raccolgono in aswāq, cioč mercati che costituiscono una sorta di sottosettori del bāzār.
Le coperture sono realizzare variamente con stuoie, rende, cannicci, tetti di legno, o volte di muratura.
Unicamente le botteghe di alimentari non sono raggruppare e si distribuiscono indifferentemente nei vari punti del bāzār.
La bottega, di solito é soprelevata rispetto alla corsia esterna di passaggio e, se si tratti anche di laboratorio, dispone di un retrobottega o magazzino, talora le botteghe si dispongono come a Tunisi, su due piani. In alcuni casi davanti alla bottega, all'esterno é sistemata una panchina di muratura, detta in arabo mastabah (propriamente: gradino, da cui l'eguale denominazione per le primitive piramidi gradonate), destinata alle contrattazioni che, secondo il costume orientale, si protraggono interminabilmente. L'esposizione delle merci all'esterno dei negozi, a modo di turgidi e fantastici trofei, conferisce alle corsie di passaggio quell'inconfondibile carattere fieristico che sta tra la sagra rurale e il cittadinesco robivecchi.
Pochi gli spazi scoperti perché poche sono le merci che non si vendano all'interno.
Il bāzār, come il sųq, occupa di solito un intero quartiere della cittā. Uno dei pių ricchi é forse quello persiano di Isfahān nel quale i laboratori dei sarti hanno coperture a cupola e a volte fastosamente decorate e dorate, fra i pių rustici - invece - é da citare il bāzār perfettamente conservato di Qųm, pure in Persia.
Non meno noti i bāzār del Cairo, di Tabriz, di Shiraz.
I bāzār turchi sono fra i pių noti, anche perché in molti casi essi costituiscono testimonianze insigni dell'architettura islamica.
Il bāzār, o mercato coperto, turco é pių propriamente indicato con i termini nazionali bedesten, arasta o carsi; la sua struttura normale é di pietra e mattoni, si eleva su pianta rettangolare partita in due o pių navate dai pilastri che reggono le cupole di copertura. Lungo le murature d'ambito della grande aula coperta da cupole si allineano, in gallerie voltate, le botteghe, che talora ricorrono in serie anche all'esterno.
In casi non infrequenti serie di botteghe si rincorrono lungo i muri esterni delle moschee, in conseguenza del fatto che, nel mondo islamico, il commercio era spesso esercitato a profitto di ordini religiosi.
Fra i pių antichi bāzār turchi rimastici ricordiamo quello di Bursa, attribuito al 1405, quello di Edirne del 1418, quello di Mahmut Pasciā costruito in Ankara l'anno 1465 e ora trasformato in Museo ittita.
Il bāzār di Ali Pasciā in Edirne, eretto nel 1569 da Koca Sinan, é fra le opere maggiori dell'architettura islamica, del medesimo tipo - sebbene un poco pių tardo - é quello edificato a Selimiye da Davut Aga discepolo di Sinan.
Di gran lunga il pių grandioso e famoso dei bāzār turchi rimane comunque quello fondato a Costantinopoli nel 1462 da Maometto II il Conquistatore. L'edificio, che Maometto II aveva fatto erigere in legno, fu poi ricostruito in muratura, l'anno 1701, nella forma attuale: una grande aula rettangolare divisa in tre navate da due ordini di quattro pilastri ciascuno. Coperta da quindici cupole emisferiche e attorniata, sui quattro lari, da una doppia serie di botteghe voltate. In seguito, presso il primo mercato, Suleyman il Magnifico ne fece costruire un secondo pure in legno e pure ricostruito pių tardi in muratura in forma di aula a quattro navate con dodici pilastri reggenti le venti cupolette di copertura. I due mercati, con gli annessi, finirono per costituire un intero quartiere esteso su un'area di 30.700 mq. servito da sessantacinque strade interne e comprendente mille locali e tremila botteghe.
Da ultimo citeremo il cosiddetto "bāzār egiziano" di Costantinopoli, costruito nel 1660.
A Mongoli e Persiani si deve l'importazione del bāzār anche in India (Bombay, Ajmer) dove, tuttavia, questo singolare organismo non raggiunse mai la vitalitā, gli splendori fiabeschi e, anche, la vociferante e petulante confusione che lo caratterizzano nel vicino Oriente.
Le sole botteghe che, secondo le molte testimonianze letterarie, abbiano vita indipendente dal bāzār, nell'antico mondo islamico, sembrano essere quella del vinaio, la hānųt, e la malfamata e semiclandestina taverna, la khammārah.