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MERCATI
I mercati in Grecia
Alle origini in Grecia, il mercato, dovette confondersi con la piazza. Mercato scoperto, naturalmente, che dovette formarsi e costituirsi spontaneamente nel centro del primitivo accampamento. Non a caso il mondo antico ha un solo vocabolo per indicare e il mercato e la piazza:agorai.
Dapprima l'agorà dovette essere semplicemente una piazza circondata da edifici vari e variamente disposti senza una connessione urbanistica rigorosa.
A questo tipo primitivo appartiene la più celebre delle agorà, quella di Arene, che si stende in forma irregolare e su piano lievemente inclinato alle pendici dell'Aeropago, delimitata da edifici pubblici fra cui i più importanti dovettero essere quello dove si riuniva il Consiglio dei Cinquecento, e la stoà il portico pubblico.
L'agorà, centro di tutta, la vita cittadina, non é esclusivamente mercato, ma in essa alcune zone fisse sono riservare ai rivenditori, anzi dalle molte testimonianze letterarie che a questo proposito ci pervengono sappiamo che i settori, che potremmo dire mercantili, traevano nome dalle merci che vi si vendevano. Nei punti di più intenso traffico, davanti ai loro banchi carichi di monete, di pegni e di registri, sedevano i banchieri, circondari da una folla di uomini d'affari, di curiosi e di imbroglioni, fra i quali si aggirò anche Socrate in cerca dei suoi "tipi umani".
Oltre ai modesti rivenditori sistemati in baracche provvisorie, gente di maggior conseguenza, come profumieri, barbieri, medici disponevano, negli edifici circostanti, di vere e proprie botteghe, che naturalmente fungevano anche da luoghi di ritrovo.
Nella folla variopinta e indaffarata, che, al mattino, pare raggiungesse le ventimila persone, senza bancarelle ma invece col suono gentile del flauto si esercitava pure il mercato dell'amore, lo vendevano le suonatrici, sorvegliate a vista da uomini della legge che badavano a limitarne le pretese e a dirimere gli immancabili diverbi.
Detto questo, é chiaro come le donne per bene fossero escluse dal mercato, questo non toglie, come si intende da Aristofane e da altri, che anch'esse non vi esercitassero il loro clandestino traffico d'amore a mezzo di serve compiacenti, tanto che i mariti preferivano occuparsi direttamente delle provviste. Su questo insieme irrequieto, vociante, formicolante e trafficante, vigilavano i magistrati addetti al controllo dei pesi e delle misure, e quelli incaricati di verificare la qualità delle merci.
In progresso di tempo, nelle altre città greche, la piazza-mercato si regolarizza, assumendo una precisa definizione architettonica. Si usa distinguere una agorà arcaica e una ionica, entrambe rettangolari e delimitate da edifici e portici, interrotti da varchi stradali nella prima, continui nella seconda. Sennonché é a credere si tratti di un unico tipo probabilmente introdotto in epoca ellenistica da Ippodamo di Mileto che deduceva nell'area ellenica, dall'Asia Minore e dalle suggestioni orientali, quella rete viaria ortogonale che, non sappiamo con quanto diritto, porta il suo nome.
A Ippodamo di Mileto si deve l'agorà del Pireo, ma di tipo ippodameo é pure quella, meglio nota, di Priene del secolo IV a.C. Nell'agorà di Priene é già chiara quella articolazione funzionale in spazi diversi che si protrarrà fino alle città occidentali del medioevo e del rinascimento. Del resto la caratterizzazione dei mercati secondo la merce é normale nella società greca e, non fosse altro, é testimoniata da Aristotele, che chiaramente distingue il mercato degli alimentari, dal mercato generico all'aperto.
L'agorà di Priene si sviluppa, appunto come nelle città medievali, in due piazze diversamente calibrate, la maggiore - rettangolare e circondata da portici continui - é destinata al mercato generico che si svolge attorno all'altare centrale, la minore - pure rettangolare ma delimitata da botteghe - é riservata al mercato del pesce e della come, entrambe le piazze-mercato mancano del lato settentrionale, cosicché si aprono sulla via che le unisce.
Abbastanza note, per quanto ci é rimasto, sono pure la piazza-mercato di Cirene, quella di Thera, quella di Magnesia sul Meandro, quella di Mileto con botteghe su due lari, quella di Pergamo, quella di Assos a pianta rastremata e limitata sui due lati maggiori da imponenti porticati a due ordini sovrapposti.
Fra le agorà più ricche di monumenti citeremo, rifacendoci alla autorità di Pausania e oltre alle già ricordate, quelle di Megalopoli, di Elatea, di Sparta, di Corinto, di Messene, che si dovrebbero ritenere di tipo chiuso a portico continuo, mentre sappiamo che quelle di Fare e di Elide erano del tipo a crocevia, attraversate da strade come quella di Atene, cioè del tipo cosiddetto arcaico.
Le agorà di Magnesia sul Meandro e di Priene ci offrono i più antichi esempi noti di botteghe in muratura, che probabilmente già prima del sec. IV avevano sostituito le primitive baracche mobili costruite con giunchi e tela.
Oltre che sotto i portici della piazza del mercato, come nei casi citati, le botteghe dovettero poi essere costruite anche lungo i lati delle vie; un esempio ci é offerto dal portico di Attalo in Atene, sotto il quale si sviluppava una serie continua di botteghe illuminate ognuna da una finestrella.
Veramente, nel caso del portico di Attalo, più che di botteghe dovette trattarsi di ripostigli da cui la merce veniva tratta per essere esposta sotto il portico.
Al tardo ellenismo appartengono le botteghe trovate nell'isola di Delo. Si tratta di locali a pianta approssimativamente rettangolare, largamente aperti sulla via, ma isolati dal resto della casa e indipendenti fra di essi, hanno una profondità che non supera mai i 4 metri e una larghezza variabile dai 3 ai 4 metri e mezzo, in qualche rarissimo caso esiste anche un retrobottega.
Quanto al genere e alla destinazione di queste botteghe, se nulla ci é suggerito dai reperti archeologici, l'esistenza di termini specifici, testimonia un'ampia gamma di specializzazioni che può variare dalla macelleria, e dalla mescita calda, alla libreria.
Come nel mondo greco il mercato, specie alle origini, si identifica con l'agorà, e cioè con il centro cittadino, anche nella società romana non si distingue, inizialmente, dal Forum. Lo stesso Foro romano, nel periodo repubblicano, appare costituito in gran parte da tabernae, e cioè botteghe.
Sennonché, con il crescere della fortuna e con la graduale trasformazione del Foro romano, in centro politico dell'Urbe e - poi - dell'Impero, i nuovi edifici monumentali ne eliminano le primitive tabernae, le quali vengono raggruppate in vari luoghi della città destinati, senza che l'appellativo di Forum muti propriamente, a mercati specializzati. Si formano così un forum vinarium, un forum piscarium o piscatorium, un forum olitorium o degli erbaggi, un forum cuppedinis o delle ghiottonerie, dei cibi delicati, delle primizie (le "Delikatessen" degli attuali empori specializzati tedeschi e austriaci), un forum suarium o della carne suina, ecc.
Fin qui siamo all'antica soluzione ellenica, e poi ellenistica, della piazza-mercato ancora architettonicamente generica e urbanisticamente equivalente a una qualsiasi altra piazza.
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