L'ENUNCIAZIONE 5/6
La
storia
L’enunciazione storica serve a narrare gli eventi passati.
Oggi essa è confinata prevalentemente alla lingua scritta.
Il fatto che si vogliano raccontare dei fatti passati implica una serie
di limitazioni. L’intento dello storico (o in generale di chi racconta
fatti passati) è quello di rendere oggettivo il suo racconto (o almeno
dare quest’impressione). Per fare questo deve scomparire totalmente da
ciò che racconta. E’ per questo che scriverà sempre in terza persona e
che utilizzerà tempi verbali che non fanno riferimento alla situazione
presente.
Andiamo a definire più precisamente quali sono le marche
che caratterizzano la narrazione storica:
- uso della terza persona singolare;
- uso esclusivo di alcuni tempi: l’aoristo (cioè il passato
remoto, per es. /parlò/), l’imperfetto (per es. /parlava/), il piuccheperfetto
(cioè il trapassato prossimo, per es. /aveva parlato/).
Scrive lo stesso Benveniste:
Per lo storico, il presente, il perfetto [cioè il passato
prossimo, ndr] e il futuro sono esclusi perché la dimensione del presente
è incompatibile con l’intenzione storica: il presente sarebbe allora
necessariamente il presente dello storico, ma lo storico non può storicizzarsi
senza smentire il suo progetto. Un evento, per essere posto come tale
nell’espressione temporale, deve aver cessato di essere presente, deve
non poter più essere enunciato come presente. Per lo stesso motivo è
escluso il futuro; non è che un presente proiettato verso l’avvenire,
implica prescrizione, obbligo, certezza che sono modalità soggettive,
non categorie storiche.
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