L'ENUNCIAZIONE 2/6 Il primo ad aver messo in evidenza l’importanza del concetto
di enunciazione è stato il linguista francese Emile Benveniste. Normalmente, infatti, i nomi si riferiscono ad un preciso concetto. Possono esserci sfumature, ambiguità, connotazioni e omonimie, ma il significato di un nome rimane sostanzialmente costante. Il nome, inoltre, fa riferimento a qualcosa che è esterno al linguaggio (per es., all’”albero”): si dice che ha un referente oggettuale. Che cosa accade con i pronomi di prima e seconda persona? Se dico /io/ faccio riferimento a me che sto parlando. Ma subito dopo il mio interlocutore potrebbe dire /io/ riferendosi a se stesso. O potrebbe farlo qualcun altro in un'altra conversazione che si terrà nel futuro. Insomma, i pronomi personali non hanno un referente fisso e costante. Il loro referente dipende dalla particolare situazione in cui vengono utilizzati e cambia continuamente (perché non esistono due situazioni uguali). Visto che il referente dei pronomi personali dipende dalla situazione in cui si svolge il discorso si dice che i pronomi personali hanno un referente discorsivo. I loro riferimenti sono interni al linguaggio. Facciamo un esempio. /Garibaldi/ indica sempre un determinato individuo. /io/ indica il soggetto dell’enunciazione. Il suo significato è quindi definito relativamente ad una situazione di attualizzazione della lingua e in modo tale che il referente cambia a seconda di questa situazione. |
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