Usi e costumi: il Natale

di Paolo Cassone – Foto d’epoca

 

 

Ø         Gli uomini e le cose

Ø         Il lavoro e i frutti della terra

Ø         San Giuseppe

Ø         Il ciclo della Pasqua

Ø         Feste e fistini

Ø         La festa di San Sebastiano

Ø         La ricorrenza dei defunti

Ø         Il Natale

 

 

 

 

 

Un vecchio detto ferlese recita: “l’ottu Maria, o tricidi Lucia e o vinticincu u Missia”, per dire che in tutto il mese di dicembre si svolgevano nelle nostre chiese tridui e novene che culminavano con la Messa di Mezzanotte della Vigilia di Natale.

Varie erano le tradizioni di queste tre feste molto sentite e partecipate dal nostro popolo. In particolare ci piace ricordare la tradizione della “cuccia”, che si preparava mettendo a cuocere per l’intera notte del dodici di dicembre il grano nella fumosa “tannura”, il cui fuoco veniva alimentato con legna secca per l’intera nottata. Al mattino il grano che diventava a forma di palline perdendo la sua forma caratteristica, veniva mangiato, aggiungendovi o del di latte o un po’ di zucchero o al limite solo una goccia d’olio. Questa tradizione soleva ricordare una carestia che aveva colpito la nostra provincia. Per intercessione di santa Lucia, arrivarono nel porto di Siracusa delle navi cariche di frumento. Il popolo affamato pose a cuocere il grano senza macinarlo. Da allora si suole ricordare il fatto mangiando ogni anno la cuccia.

Caratterisca poi è la nuvena do bamminu  di Ferla. La tradizione è molto antica.

Per i nove giorni della novena natalizia un gruppo di musici detti “nannareddi”soleva girare per ogni casa cantando la novena, ogni giorno alcune strofe. L’ultimo giorno ogni famiglia dava un’offerta e offriva dolci e vino. Il gruppo era composto in origine da suonatori di zufolo di canna e tammuri. Poi si aggiunse un suonatore di organettto e da ultimo è rimasto solo un suonatore con la fisarmonica ed i cantori. Famosi cantori e suonatori della novena sono stati in passato u zi Peppi Turrisi  e u zi Santu Palermo. Ci è stato raccontato che la maestria di questi suonatori di “frischettu di canna” era tale che riuscivano a suonare soffiando nel fischietto con il naso.

Per la notte di Natale era usanza costruirsi lo zufolo di canna ed alla messa di mezzanotte, quando veniva svelata la rappresentazione della nascita del Bambino, tutti si mettevano a zufolare. La tradizione si è persa nel primo dopoguerra, perché i buontemponi disturbavano durante la celebrazione della messa ed il parroco proibì l’uso degli zufoli in chiesa.