Il Palazzo delle Poste di Trento
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San Vigilio Incivilendo tra i boscaioli e i vignaioli

Avanti la fontana del Nettuno di fronte a via larga c'era il mercato della legna da fuoco che fu più tarsi trasferito nella piazzetta dietro il Duomo (el drio del Dom) che conservò poi a lungo il nome di p.zza della legna (p.zza D'Arogno). Un grandioso magazzino di legna da ardere e di legname da costruzione si trovava pure presso la porta S. Martino ed occupava quasi tutta la p.zza restando solo libero lo spazio per il transito dei veicoli. La p.zza della mostra era sempre animata e vi facevano sosta i carrettieri che trasportavano la legna. (SAT, vedute del trentino, 1992, p. 160).

È frequente nei piccoli centri, ma diffusa anche a Trento, confusa con il libero spazio di confronto, la ''mormorazione'' ovvero il riferire di fatti e cose, con pregiudizio, di persone situate a una certa distanza, sicché possano sentire ma non intervenire, così come sta scritto dall'arch. Wenter Marini al termine della Mostra vigiliana di architettura che si svolse a Trento nel 1924: «Successe nel mio caso che molti ne parlan male di me senza nemmeno conoscere né la mia persona né il mio pensiero e neppure quel poco che ho fatto. Non solo, ma in virtù di questo fatto ho potuto assistere indisturbato a dei discorsi contro di me avanti a delle persone che criticavano e commentavano acerbamente le cose mie» (Wenter Marini G., Al termine della mostra vigiliana d'architettura, ''Il nuovo trentino'', 8 lug. 1924). L'episodio si riferisce ai malumori che serpeggiavano nell'ambiente artistico trentino degli anni successivi alla riunificazione col Regno d'Italia sull'utilità di utilizzare lo stile asburgico per i nuovi fabbricati. Mormorazione che fu del tutto inutile se si considera l'avvento del Fascismo e il ricorso alla corrente razionale e allo stile futurista.

Sulla strada che va da Tione a Pinzolo subì il martirio il vescovo Vigilio patrono di Trento, lapidato dai suoi stessi trentini, a colpi di sgàrmele (zoccoli) (Oberziner L., S. Vigilio nell'arte, Comitato diocesano, Trento, 1905, p. 7). Nell'iconografia popolare, quindi, il santo appare spesso in possesso di tali calzature, oltre alla mitra e al pastorale, come ad. es., nella chiesa di San Francesco Saverio in via Roma. Vigilio, romano di nascita, fu inviato in Trentino dal vescovo di Milano Ambrogio nel V secolo insieme ai padri cappadoci Martirio, Alessandro e Sisinnio le cui reliquie sono conservate presso la basilica di San Zeno in Val di Non. Nella medesima valle, nella chiesa di S. Lucia, è raffigurato il Santo con tanto di scorpioni per ricordare quello collassato dal soffitto e tuffatosi nel calice mentre il vescovo celebrava la messa. è quanto mai strano che nel dipinto del Pancheri non appaiano questi indicatori iconografici.

Ma se da millenni il vino rappresenta la bevanda più apprezzata presso i popoli, bisogna cercarne le ragioni in alcuni dei suoi caratteri; alcuni de quali ormai ben definiti, altri meno noti, ma empiricamente messi a profitto dalla saggezza popolare. Infatti il vino naturale, consumato con moderazione come bevanda da tavola, non ha che rare controindicazioni mediche. Come già detto, l'ingestione del 10% di calorie quotidiane sotto forma di mezzo litro di vino, non ha alcun effetto tossico in un uomo adulto e sano. A dosi moderate, l'alcol determina effetti piacevoli che sono avvertiti come un duraturo stato di benessere, una lieve euforia e disinibizione che favoriscono la socializzazione (Capelleri G., Il vino, la sua composizione e suoi effetti sull'uomo, “Rivista italiana di alcologia”, 1-2, 1983, pp. 15-21).