1.
ALCUNE OSSERVAZIONI SUL DEGRADO DELLE INTONACATURE, DEI DECORI
ARCHITETTONICI E DEI MODELLATI
1.1.
Situazione generale
L’intero
edificio è stato oggetto di un’accurata indagine diagnostica
preliminare compiuta da una Società specializzata, che ha messo in
evidenza le cause e le forme di degrado con un rapporto corredato da
dettagliate mappe tematiche.
Sulla base di questo
ampio lavoro e dopo i sopralluoghi effettuati da suoi tecnici
specializzati, la società specializzata ha espresso, con relazioni e note
specifiche, alcune considerazioni sul degrado in atto, al fine di proporre
adeguate soluzioni tecnologiche e prodotti utili al restauro conservativo.
Sono state quindi prese in considerazione diverse situazioni che a nostro
parere meritavano particolare attenzione per una scelta calibrata dei
cicli di intervento.
Si nota infatti, sulle
quattro facciate esterne, una forte differenziazione del degrado, con
notevole accentuazione dei fenomeni sulla facciata di Via Mantova, rivolta
verso nord.
1.2.
Bugnato di base
Il
bugnato di base è composto da calcare bianco di Pila (diametro massimo
degli inerti circa
10 cm), lavorata a
punta di diamante ed avvallamenti regolari per simulare una pietra a
spacco grezzo. Al di sopra di questa pietra è purtroppo presente un
sottile strato di ricopertura di colore grigio, tenace e poco traspirante,
probabilmente steso durante l’ultimo (scorretto) restauro dell’edificio.
Il degrado consiste
in:
- lacune e distacco
del sottile strato di copertura (il distacco porta con se anche spessori
consistenti di malta);
- distacco di pezzi,
spessi anche qualche centimetro, della malta grossolana;
- dove il tenace
strato di ricopertura è mancante, causa l'erosione della malta grossolana
anche sotto deboli sollecitazioni meccaniche, spicca un sub-strato di
malta di colore azzurro.
In particolare si
notano due specifiche situazioni che possono aver contribuito all’accentuazione
delle forme di degrado:
(a) la stesura del
sottile strato (circa 1 mm) di copertura superficiale grigia, molto tenace
e poco traspirante, ora in fase di marcato distacco;
(b) la presenza, in
alcune zone, di una malta a grana fine di colore azzurro (dimensione
massima dei granuli di circa 1-2 mm) con scarse caratteristiche
fisico-meccaniche, posta al di sotto della più robusta malta grossolana;
ciò provoca discontinuità e linee di fessurazione solitamente disposte
lungo l’interfaccia dei due strati.
Tramite
tecniche soniche con sonde e percussioni, si rilevano diverse aree in fase
di potenziale distacco. Lacune di intonaco si concentrano soprattutto
lungo gli spigoli delle spalle delle finestre. Particolarmente compromesse
anche alcune fasce marcapiano e alcuni decori architettonici aggettanti, a
causa della presenza di un profondo quadro discrepante su spessori
consistenti di malta (spessori che raggiungono anche i 6-8 cm) i quali si
aggrappano ad un supporto a volte liscio, privo di asperità o privo di
elementi di sostegno fra supporto e intonaco.
Un tinteggio a legante
polimerico poco traspirante (tinta al quarzo), accentua in alcune aree il
degrado dello strato corticale lavorato a finto travertino, distaccandolo
dal supporto in malta grezza.
Su materiali
fortemente assorbenti, come il ciclo di intonacatura in questione, coperti
da una tinteggiatura in cui il film polimerico risulta a bassissima
traspirabilità, la presenza combinata dei fattori di seguito elencati
innesca diverse forme di degrado:
- particelle atomiche
aggressive dovute alle emissioni radiotelevisive e cellulari;
- sostanze inquinanti
aggressive dovute al traffico veicolare;
- polveri di varia
natura comprese microparticelle aerodisperse provenienti dal vicino
mercato;
- condizioni
climatiche locali con periodi di neve e forti oscillazioni dei valori di
umidità relativa;
- tinteggiatura finale
caratterizzata da una scarsissima traspirabilità al vapore acqueo, in
particolare l’ossidazione espansiva dirompente dei ferri d’armatura
procedeva in modo estremamente rapido per la presenza simultanea di
cloruri e malta carbonata.
1.4.
Cortile interno
Il
cortile interno presenta geometrie più semplici ed è privo del bugnato
di base e dei motivi ornamentali che caratterizzano le facciate esterne.
Per quanto riguarda l’intonaco,
il degrado riscontrabile è simile a quanto già descritto per le facciate
esterne. In più, al piano terra, sono riscontrabili distacchi ed
esfoliazioni di strati subparalleli di intonaco cementizio, dovuti ad una
cospicua presenza di vegetali e piante rampicanti. Tale degrado è dovuto
ad umidità di risalita che provoca il rinfoltire della flora dirompente
fino ad altezze variabili, solitamente comprese fra 60 e 140 cm.
2.
LINEE GUIDA DEL RESTAURO CONSERVATIVO
Sulla
base di accurati riscontri analitici si è sviluppato un capitolato di
restauro conservativo, le cui direttive, sulla base dell’attenta
mappatura del degrado, indicano giustamente interventi estremamente
differenziati.
Il capitolato ed il
conseguente indirizzo dell’intervento mirano ad un duplice risultato:
- alla fedele
conservazione della lettura storica ed estetica dell’opera, con massicci
interventi di recupero dell’esistente; rifacimenti parziali o totali
localizzati sono previsti solo nelle zone compromesse a tal punto da
essere giudicate non più recuperabili;
- a spiccate
caratteristiche di durabilità del restauro, ottenute tramite una
puntigliosa ricerca delle più elevate tecnologie adottabili, nonché ad
una scelta dei prodotti sulla base di specifiche caratteristiche fisiche e
di qualità applicata.
In sintesi il
capitolato prevede il seguente ciclo di lavorazioni:
a) lavaggio
preliminare di tutte le superfici delle facciate con acqua fredda a bassa
pressione additivata con tensioattivi a base di eteri poliglicoli
superiori e, ove necessario, con biocidi a largo spettro;
b) rimozione meccanica
di depositi bicarbonatati e di tinte al quarzo tramite microsabbiatura a
basso impatto superficiale con apparecchiature specifiche a bassa
pressione (inferiore a 1,5 bar) e con abrasivi di durezza inferiore a 3
della scala Mohs (metodo "JOS");
c) restauro di
intonaci degradati, con rifacimenti ex novo;
d) restauro di decori
architettonici e di modellati da rifare ex novo o da ripristinare in
opera;
e) trattamento
protettivo delle orditure in ferro esposte ed interne;
f) incollaggio di
decori architettonici e modellati;
g) integrazione di
intonaci, decori architettonici e modellati;
h) consolidamento
degli intonaci, decori architettonici e modellati;
i) trattamento
conservativo finale di intonaci, decori architettonici e modellati;
j) tintura di
intonaci, decori architettonici e modellati sulla base del progetto
originale.
Sulla base di questo
indirizzo di restauro l’attenzione della Società specializzata, nella
proposta dei propri cicli di restauro, si è concentrata soprattutto sulla
valutazione dei seguenti punti:
-
Caratteristiche fisico meccaniche delle malte di intonacatura applicate.
In considerazione del tipo di intervento, parziale ed estremamente
differenziato, la proposta tecnologica deve valutare con precisione i
valori di modulo elastico delle malte applicate, i quali devono essere
sufficientemente contenuti per potersi avvicinare senza rischi di
distacchi alle intonacature originali.
- Massa volumica e
contenuto di aria inglobata delle malte di intonacatura applicate. In
particolare
un certo quantitativo
di aria inglobata deve garantire un’ottima resistenza ad un atmosfera
contaminata da intenso traffico veicolare (come il lato Via Calepina);
- Tixotropia e
lavorabilità delle malte di intonacatura ed in special modo delle
formulazioni utilizzate per i rifacimenti parziali e le integrazioni;
- Ottimale
granulometria e "tempo di vita" del rasante utilizzato per la
finitura a finto travertino;
- Ciclo di
consolidamento senza sostanziale modifica dei valori di traspirabilità
sull’intonaco da conservare;
- Preparazione del
supporto (prima del ciclo di tinteggiatura) con trattamento di
uniformazione dell’assorbimento e contemporanea salvaguardia dei valori
di traspirabilità dell’intera apparecchiatura muraria;
-
Ciclo di tinteggiatura a forte valenza estetica ma, nel contempo, alta
traspirabilità e contemporanea durabilità alle aggressioni inquinanti.
La principale causa di
degrado di un materiale di copertura esterno, infatti, è la
trasformazione del componente essenziale della malta, la calce, da
carbonato di calcio insolubile in acqua a solfato di calcio solubile e
pertanto soggetto a variazioni di volume. I colori minerali consentono di
evitare l'applicazione del legante, cioè dell'elemento che tiene assieme
i pigmenti. Il limite è l'effetto dissolvente che potrebbe derivare dalla
luce solare al quale i colori minerali sono molto sensibili. Le tessere
del mosaico, di smalto o di pietra, risolvono il problema della luce ma
sono vulnerabili all'acqua a causa della porosità della malta utilizzata
come legante. Un materiale che si pone a metà strada tra le due su dette
è lo stucco che però può subire processi di corrosione e distaccamento
da parte dell'umidità. Una soluzione potrebbe essere costituita dalle
pennellate con intonaco-malta oppure a "buccia
d'arancia", come ad es. il palazzo Brugnara che si trova in v.
Grazioli, 108 (angolo Barbacovi) realizzato nel 1932.
Da
L'Adige, giovedì 4 agosto 2011 p. 18:
Palazzo
Itas e Poste: il comune è in campo
Biasoli: ci sarà una regia del comune
Il
vicesindaco e assessore all'urbanistica Paolo Biasoli dice che le grandi
novità che si stanno preannunciando nella centralissima via Calepina
avranno una regia pubblica. Certo, ammette, non è facile cisto che il
comune, salvo Palazzo Sardagna, si trova di fronte a privati o comunque a
società che puntano al profitto. Il caso del palazzo Itas di via Mantova;
le stesse Poste, l'ipotesi di un ridimensionamento della Camera di
Commercio che, almeno in parte, come l'Itas, si trasferirà alle Albere.
«Per quanto riguarda
il palazzo delle Poste il sindaco e io siamo in contatto coi i dirigenti
della Spa e lo stesso progetto di sistemazione di p.zza Vittoria è visto
in rapporto al mantenimento dei servizi postali che hanno un valore
strategico, tanto che ripeto, l'intervento di p.zza Vittoria è legato
alle Poste».
Ma Poste Italiane che
sta trasferendo il grosso dei suoi uffici in via Ghiaie, vuole, anzi ha
bisogno, di fare cassa vendendo lo storico palazzo progettato da Angiolo
Mazzoni e realizzato dal '29 al '34 e che venne costruito a spese dello
splendido edificio in stile asburgico.
«Certo, vogliono
vendere – afferma il vicesindaco – e si tratta di una partita attorno
ai 15 milioni di euro, più i soldi per la ristrutturazione. Soldi che il
Comune non ha. Si tratta comunque di un edifizio tutelato e che ha una
destinazione a servizi pubblici. Con le Poste, come detto, abbiamo già
avviato contatti e vogliamo ragionare anche con il Consiglio comunale».
Ma, diciamo così, il
vostro sogno per le Poste quale sarebbe? «In via Calepina la permanenza
dei servizi postali per noi è strategica, ma si tratta di un edifizio di
quattro piani di circa 8.000 metri quadrati, tra l'altro non molto
razionali visti con l'ottica di oggi. Spazi che potrebbero essere occupati
dal pubblico, ma anche da privati che svolgono una funzione pubblica».
Da quanto lei sa le
Poste italiane stanno trattando anche con privati? «Si – afferma
Biasoli – so che hanno avuto contatti anche con privati. Comunque, il
palazzo si trova a cento metri dal Duomo e quindi, per la delicatezza
della zona, una regia pubblica ci deve essere. Non solo ma la città non
si espanderà più: gli 800 appartamenti di Canova di cui si parla in
questi tempi vengono dalla metà degli anni '90 non sono stati decisi
ieri, e quindi il futuro si gioca nel riordino e riqualificazione
dell'esistente. Via Calepina ne è un esempio».
A pochi metri dalle
poste c'è il grande palazzo che l'Itas nel 2013 lascerà per trasferirsi
alle Albere. «Siamo di fronte ad una società privata la quale –
afferma il vicesindaco – deve fare profitto certo, però mi richiamo al
senso di responsabilità: Itas ha dato tanto a questa città ma ritengo
che anche Trento abbia dato tanto all'Itas, quindi spero che non tutto si
limiti a fare ragionamenti solo in base al guadagno. Itas è una società
importante nella storia del Trentino e questo, anche per quanto riguarda
l'area Michelin, mi pare che da parte del Consiglio comunale sia stato
riconosciuto e quindi mi auguro che ci sia la stessa attenzione da parte
della società nei confronti della città».
Insomma, non pensino
solo a speculare. «è una società privata e quindi non si pretende che
facciano i buoni samaritani. Però ritengo che debbano tenere presente
anche gli interessi generali».
|