Il restauro

Intonaco originale blu cobalto


Il palazzo delle Poste e Telegrafi di Sabaudia

 


Scrivinpiedi - Palazzo delle Poste e Telegrafi di Agrigento

 


Tracce del degrado sull'intonaco

 


Bugnato di calcare bianco di Pila

 


Sub strato di intonaco preesistente

 


Francobollo con l'effige del Duce

 


Il Palazzo delle Poste e Telegrafi di Gorizia

 


Sala dei servizi in denaro - Palazzo delle Poste e Telegrafi di Gorizia

 


Vista aerea del Palazzo delle Poste e Telegrafi di Trento

 


Marmo giallo di Mori

 


Stile d'intonaco a buccia d'arancia - prima

 

 


Stile d'intonaco a buccia d'arancia - dopo

 


Cassetta postale

 

 


Ricevitoria telegrafica - Palazzo delle Poste e Telegrafi di Palermo

 

 


Porfido ocra di Predazzo

1. ALCUNE OSSERVAZIONI SUL DEGRADO DELLE INTONACATURE, DEI DECORI ARCHITETTONICI E DEI MODELLATI

1.1. Situazione generale

L’intero edificio è stato oggetto di un’accurata indagine diagnostica preliminare compiuta da una Società specializzata, che ha messo in evidenza le cause e le forme di degrado con un rapporto corredato da dettagliate mappe tematiche.

Sulla base di questo ampio lavoro e dopo i sopralluoghi effettuati da suoi tecnici specializzati, la società specializzata ha espresso, con relazioni e note specifiche, alcune considerazioni sul degrado in atto, al fine di proporre adeguate soluzioni tecnologiche e prodotti utili al restauro conservativo. Sono state quindi prese in considerazione diverse situazioni che a nostro parere meritavano particolare attenzione per una scelta calibrata dei cicli di intervento.

Si nota infatti, sulle quattro facciate esterne, una forte differenziazione del degrado, con notevole accentuazione dei fenomeni sulla facciata di Via Mantova, rivolta verso nord.

1.2. Bugnato di base

Il bugnato di base è composto da calcare bianco di Pila (diametro massimo degli inerti circa

10 cm), lavorata a punta di diamante ed avvallamenti regolari per simulare una pietra a spacco grezzo. Al di sopra di questa pietra è purtroppo presente un sottile strato di ricopertura di colore grigio, tenace e poco traspirante, probabilmente steso durante l’ultimo (scorretto) restauro dell’edificio.

Il degrado consiste in:

- lacune e distacco del sottile strato di copertura (il distacco porta con se anche spessori consistenti di malta);

- distacco di pezzi, spessi anche qualche centimetro, della malta grossolana;

- dove il tenace strato di ricopertura è mancante, causa l'erosione della malta grossolana anche sotto deboli sollecitazioni meccaniche, spicca un sub-strato di malta di colore azzurro.

In particolare si notano due specifiche situazioni che possono aver contribuito all’accentuazione delle forme di degrado:

(a) la stesura del sottile strato (circa 1 mm) di copertura superficiale grigia, molto tenace e poco traspirante, ora in fase di marcato distacco;

(b) la presenza, in alcune zone, di una malta a grana fine di colore azzurro (dimensione massima dei granuli di circa 1-2 mm) con scarse caratteristiche fisico-meccaniche, posta al di sotto della più robusta malta grossolana; ciò provoca discontinuità e linee di fessurazione solitamente disposte lungo l’interfaccia dei due strati.

Tramite tecniche soniche con sonde e percussioni, si rilevano diverse aree in fase di potenziale distacco. Lacune di intonaco si concentrano soprattutto lungo gli spigoli delle spalle delle finestre. Particolarmente compromesse anche alcune fasce marcapiano e alcuni decori architettonici aggettanti, a causa della presenza di un profondo quadro discrepante su spessori consistenti di malta (spessori che raggiungono anche i 6-8 cm) i quali si aggrappano ad un supporto a volte liscio, privo di asperità o privo di elementi di sostegno fra supporto e intonaco.

Un tinteggio a legante polimerico poco traspirante (tinta al quarzo), accentua in alcune aree il degrado dello strato corticale lavorato a finto travertino, distaccandolo dal supporto in malta grezza.

Su materiali fortemente assorbenti, come il ciclo di intonacatura in questione, coperti da una tinteggiatura in cui il film polimerico risulta a bassissima traspirabilità, la presenza combinata dei fattori di seguito elencati innesca diverse forme di degrado:

- particelle atomiche aggressive dovute alle emissioni radiotelevisive e cellulari;

- sostanze inquinanti aggressive dovute al traffico veicolare;

- polveri di varia natura comprese microparticelle aerodisperse provenienti dal vicino mercato;

- condizioni climatiche locali con periodi di neve e forti oscillazioni dei valori di umidità relativa;

- tinteggiatura finale caratterizzata da una scarsissima traspirabilità al vapore acqueo, in particolare l’ossidazione espansiva dirompente dei ferri d’armatura procedeva in modo estremamente rapido per la presenza simultanea di cloruri e malta carbonata.

1.4. Cortile interno

Il cortile interno presenta geometrie più semplici ed è privo del bugnato di base e dei motivi ornamentali che caratterizzano le facciate esterne.

Per quanto riguarda l’intonaco, il degrado riscontrabile è simile a quanto già descritto per le facciate esterne. In più, al piano terra, sono riscontrabili distacchi ed esfoliazioni di strati subparalleli di intonaco cementizio, dovuti ad una cospicua presenza di vegetali e piante rampicanti. Tale degrado è dovuto ad umidità di risalita che provoca il rinfoltire della flora dirompente fino ad altezze variabili, solitamente comprese fra 60 e 140 cm.

2. LINEE GUIDA DEL RESTAURO CONSERVATIVO

Sulla base di accurati riscontri analitici si è sviluppato un capitolato di restauro conservativo, le cui direttive, sulla base dell’attenta mappatura del degrado, indicano giustamente interventi estremamente differenziati.

Il capitolato ed il conseguente indirizzo dell’intervento mirano ad un duplice risultato:

- alla fedele conservazione della lettura storica ed estetica dell’opera, con massicci interventi di recupero dell’esistente; rifacimenti parziali o totali localizzati sono previsti solo nelle zone compromesse a tal punto da essere giudicate non più recuperabili;

- a spiccate caratteristiche di durabilità del restauro, ottenute tramite una puntigliosa ricerca delle più elevate tecnologie adottabili, nonché ad una scelta dei prodotti sulla base di specifiche caratteristiche fisiche e di qualità applicata.

In sintesi il capitolato prevede il seguente ciclo di lavorazioni:

a) lavaggio preliminare di tutte le superfici delle facciate con acqua fredda a bassa pressione additivata con tensioattivi a base di eteri poliglicoli superiori e, ove necessario, con biocidi a largo spettro;

b) rimozione meccanica di depositi bicarbonatati e di tinte al quarzo tramite microsabbiatura a basso impatto superficiale con apparecchiature specifiche a bassa pressione (inferiore a 1,5 bar) e con abrasivi di durezza inferiore a 3 della scala Mohs (metodo "JOS");

c) restauro di intonaci degradati, con rifacimenti ex novo;

d) restauro di decori architettonici e di modellati da rifare ex novo o da ripristinare in opera;

e) trattamento protettivo delle orditure in ferro esposte ed interne;

f) incollaggio di decori architettonici e modellati;

g) integrazione di intonaci, decori architettonici e modellati;

h) consolidamento degli intonaci, decori architettonici e modellati;

i) trattamento conservativo finale di intonaci, decori architettonici e modellati;

j) tintura di intonaci, decori architettonici e modellati sulla base del progetto originale.

Sulla base di questo indirizzo di restauro l’attenzione della Società specializzata, nella proposta dei propri cicli di restauro, si è concentrata soprattutto sulla valutazione dei seguenti punti:

 

- Caratteristiche fisico meccaniche delle malte di intonacatura applicate. In considerazione del tipo di intervento, parziale ed estremamente differenziato, la proposta tecnologica deve valutare con precisione i valori di modulo elastico delle malte applicate, i quali devono essere sufficientemente contenuti per potersi avvicinare senza rischi di distacchi alle intonacature originali.

- Massa volumica e contenuto di aria inglobata delle malte di intonacatura applicate. In particolare

un certo quantitativo di aria inglobata deve garantire un’ottima resistenza ad un atmosfera contaminata da intenso traffico veicolare (come il lato Via Calepina);

- Tixotropia e lavorabilità delle malte di intonacatura ed in special modo delle formulazioni utilizzate per i rifacimenti parziali e le integrazioni;

- Ottimale granulometria e "tempo di vita" del rasante utilizzato per la finitura a finto travertino;

- Ciclo di consolidamento senza sostanziale modifica dei valori di traspirabilità sull’intonaco da conservare;

- Preparazione del supporto (prima del ciclo di tinteggiatura) con trattamento di uniformazione dell’assorbimento e contemporanea salvaguardia dei valori di traspirabilità dell’intera apparecchiatura muraria;

- Ciclo di tinteggiatura a forte valenza estetica ma, nel contempo, alta traspirabilità e contemporanea durabilità alle aggressioni inquinanti.

La principale causa di degrado di un materiale di copertura esterno, infatti, è la trasformazione del componente essenziale della malta, la calce, da carbonato di calcio insolubile in acqua a solfato di calcio solubile e pertanto soggetto a variazioni di volume. I colori minerali consentono di evitare l'applicazione del legante, cioè dell'elemento che tiene assieme i pigmenti. Il limite è l'effetto dissolvente che potrebbe derivare dalla luce solare al quale i colori minerali sono molto sensibili. Le tessere del mosaico, di smalto o di pietra, risolvono il problema della luce ma sono vulnerabili all'acqua a causa della porosità della malta utilizzata come legante. Un materiale che si pone a metà strada tra le due su dette è lo stucco che però può subire processi di corrosione e distaccamento da parte dell'umidità. Una soluzione potrebbe essere costituita dalle pennellate con intonaco-malta oppure a "buccia d'arancia", come ad es. il palazzo Brugnara che si trova in v. Grazioli, 108 (angolo Barbacovi) realizzato nel 1932.

 

Da L'Adige, giovedì 4 agosto 2011 p. 18:

Palazzo Itas e Poste: il comune è in campo
Biasoli: ci sarà una regia del comune

Il vicesindaco e assessore all'urbanistica Paolo Biasoli dice che le grandi novità che si stanno preannunciando nella centralissima via Calepina avranno una regia pubblica. Certo, ammette, non è facile cisto che il comune, salvo Palazzo Sardagna, si trova di fronte a privati o comunque a società che puntano al profitto. Il caso del palazzo Itas di via Mantova; le stesse Poste, l'ipotesi di un ridimensionamento della Camera di Commercio che, almeno in parte, come l'Itas, si trasferirà alle Albere.

«Per quanto riguarda il palazzo delle Poste il sindaco e io siamo in contatto coi i dirigenti della Spa e lo stesso progetto di sistemazione di p.zza Vittoria è visto in rapporto al mantenimento dei servizi postali che hanno un valore strategico, tanto che ripeto, l'intervento di p.zza Vittoria è legato alle Poste».

Ma Poste Italiane che sta trasferendo il grosso dei suoi uffici in via Ghiaie, vuole, anzi ha bisogno, di fare cassa vendendo lo storico palazzo progettato da Angiolo Mazzoni e realizzato dal '29 al '34 e che venne costruito a spese dello splendido edificio in stile asburgico.

«Certo, vogliono vendere – afferma il vicesindaco – e si tratta di una partita attorno ai 15 milioni di euro, più i soldi per la ristrutturazione. Soldi che il Comune non ha. Si tratta comunque di un edifizio tutelato e che ha una destinazione a servizi pubblici. Con le Poste, come detto, abbiamo già avviato contatti e vogliamo ragionare anche con il Consiglio comunale».

Ma, diciamo così, il vostro sogno per le Poste quale sarebbe? «In via Calepina la permanenza dei servizi postali per noi è strategica, ma si tratta di un edifizio di quattro piani di circa 8.000 metri quadrati, tra l'altro non molto razionali visti con l'ottica di oggi. Spazi che potrebbero essere occupati dal pubblico, ma anche da privati che svolgono una funzione pubblica».

Da quanto lei sa le Poste italiane stanno trattando anche con privati? «Si – afferma Biasoli – so che hanno avuto contatti anche con privati. Comunque, il palazzo si trova a cento metri dal Duomo e quindi, per la delicatezza della zona, una regia pubblica ci deve essere. Non solo ma la città non si espanderà più: gli 800 appartamenti di Canova di cui si parla in questi tempi vengono dalla metà degli anni '90 non sono stati decisi ieri, e quindi il futuro si gioca nel riordino e riqualificazione dell'esistente. Via Calepina ne è un esempio».

A pochi metri dalle poste c'è il grande palazzo che l'Itas nel 2013 lascerà per trasferirsi alle Albere. «Siamo di fronte ad una società privata la quale – afferma il vicesindaco – deve fare profitto certo, però mi richiamo al senso di responsabilità: Itas ha dato tanto a questa città ma ritengo che anche Trento abbia dato tanto all'Itas, quindi spero che non tutto si limiti a fare ragionamenti solo in base al guadagno. Itas è una società importante nella storia del Trentino e questo, anche per quanto riguarda l'area Michelin, mi pare che da parte del Consiglio comunale sia stato riconosciuto e quindi mi auguro che ci sia la stessa attenzione da parte della società nei confronti della città».

Insomma, non pensino solo a speculare. «è una società privata e quindi non si pretende che facciano i buoni samaritani. Però ritengo che debbano tenere presente anche gli interessi generali».