Il Palazzo delle Poste di Trento

Dopolavoro ieri


Dopolavoro oggi

Da Bocchi R., Oradini C., (1983) Immagine e struttura della città. Materiali per la storia urbana di Trento, Bari, Laterza, p. 66:

«117. Sede della direzione provinciale delle poste e telegrafi, A. Mazzoni, 1934, fotografia, Rovereto, Museo Depero, Archivio A. Mazzoni, vol. 1 D-1, p. 80. Vetrate realizzate nel 1934 da Depero, Prampolini e Tato, nell'ambito della collaborazione instaurata da A. Mazzoni con i pittori futuristi per gli arredi degli edifici postali. Il palazzo a Prato, già ampiamente ristrutturato nell'800 (Raffineria di zuccheri dal 1830 al '45, Poste dal 1888 – arch. Setz) fu nuovamente riprogettato da Mazzoni in stile futurista nel 1929)».


Corridoio interno

Da Luigi Bonazza (1877-1965): Trento, Museo provinciale d'arte. Sezione contemporanea, Palazzo delle Albere, 12 gennaio-24 marzo 1985 (a cura della) Provincia autonoma di Trento. Servizio beni culturali, Trento, 1985, pp. 114-116:

Nel 1930 il Ministero delle Comunicazioni con un provvedimento «decideva di cancellare dalla moderna fisionomia architettonica di Trento, l'ultima traccia dell'imperial regio stile aulico, deliberando la ricostruzione del palazzo delle poste cittadine» (De Carli, 1934).

Nel novembre dello stesso ano il bozzetto del nuovo palazzo, progettato da Angiolo Mazzoni, veniva sottoposto al parere del podestà di Trento, che riunito in assemblea con il sovraintendente alle antichità e belle arti e i membri della commissione edilizia del comune, approvava il progetto, facendo voti che «la decorazione l'arredamento e tute le spese di finimento speciale siano affidate all'ottimo artigianato trentino ed altri artisti locali» (Archivio comunale di Trento, racc. lic. Ed n. 59/1930). L'edificio in stile novecento che incorporava parte dell'antico palazzo ''a Prato'' fu ultimato nel corso del 1934 e vide l'apporto di numerosi artigiani e artisti locali, tra cui Fortunato Depero e Tato che eseguirono le vetrate del dopolavoro post-telegrafonico, Gino Pancheri, chiamata ad affrescare lo scalone principale e Luigi Bonazza, cui venne affidato l'incarico per un opera a soggetto allegorico, destinata ad abbellire il porticato del prospetto sud dell'edificio.

L'affresco fu iniziato nel 1932 e ultimato nel corso del 1933, così come ci è dato di vedere dai cartoni preparatori e dai numerosi disegni. Il tema traeva ispirazione dal glorioso passato dell'edificio, l'antico palazzo ''a Prato'', che era strato residenza dei legati pontifici e del cardinale di Lorena, Carlo di Guise, che era stato residenza dei legati pontifici ed del cardinale di Lorena, durante il periodo conciliare. La raffigurazione della munifica ospitalità di tali protagonisti del potere spirituale e temporale si accompagna nell'opera ad una ricostruzione quasi filologica dell'ambiente cinquecentesco della corte vescovile e della città.


Caveau

Nella parte sinistra grande rilievo è dato al corteo dei cardinali e del loro seguito, che avanza lentamente dalla chiesa della SS. Trinità. Al sommo della composizione si noti l'interessante allineamento verticale dei prospetti di facciata del Duomo e del Castello del Buonconsiglio, qui chiamati da un funzione emblematica di memoria storica della città di Trento al tempo del Concilio. Anche la compostezza ieratica delle figure in solenne processione sembra sottolineare l'identico significato storico, affidato alla forza del segno di contorno che scandisce i volumi, privandoli dei contrasti chiaro-scurali, a guisa di un mosaico. La campitura piatta, densa d'impasto pittorico a netti passaggi cromatici, annulla in parte l'effetto prospettico della salda incorniciatura architettonica, suggerendo un parallelismo continuo con la forma e il colore di prototipi quattrocenteschi, rivisitati attraverso l'icastica severità preraffaellita e non privi di quel senso monumentale delle masse dei volumi che caratterizza la pittura del novecento in questo periodo.

Dell'opera conosciamo il cartone preparatorio, in ottimo stato di conservazione, eseguito a tempera su carta, pressoché identico alla versione definitiva e ricco di tutto il vivace cromatismo originale, che appare invece più sordo nell'affresco, collocato in uno spazio esterno. È interessante ricordare che per caratterizzare la fisionomia dei molteplici personaggi Bonazza utilizzò numerosi ritratti di amici, precedentemente schizzati a matita, così come ci appare dai numerosi bozzetti preparatori ritrovati, che rivelano uno studio diretto sul soggetto (più precisamente il cardinale vestito di porpora seduto sulla destra, il vescovo con la mitra e il pastorale a capo della processione, il cavallerizzo con il capo chino al centro). Si noti la facciata della SS. Trinità così come doveva apparire nel XVI sec. (ci sono anche quattro fotografie di particolari). Del medesimo artista esiste anche un'Allegoria dell'annessione del Trentino all'Italia nella sala Vittoria al Buonconsiglio).


Progetto originale 

Da Bocchi R. (1989) Trento. Interpretazione della città, Trento, Saturnia, pp. 197-198:

Palazzo delle Poste

Il palazzo delle poste in via Calepina è un esempio di architettura moderna inserita nel tessuto storico della città. La sua costruzione risale agli anni fra il 1929 e il 1934 ed è opera di Angiolo Mazzoni, noto architetto d'ambiente futurista cui si deve a Trento anche la stazione ferroviaria. Si tratta di un progetto assai complesso e travagliato, cui il Mazzoni si dedicò con passione, coinvolgendovi anche i pittori futuristi Depero, Prampolini e Tato che disegnarono le grandi vetrate, poi distrutte dai bombardamenti del 1943. Il risultato, tuttavia, non è dei migliori, forse proprio perchè l'autore volle rispondere all'ambizioso obiettivo di recuperavi – in un complesso ''pastiche'' – i lacerti del nobile palazzo rinascimentale che preesisteva sullo stesso sito: il palazzo a Prato. Questo edifizio era una delle più imponenti costruzioni del '500 trentino (la data d'impianto risale al primo decennio del secolo XVI) organizzato su una pianta cruciforme, con un piccolo cortile loggiato centrale e dotato di un ampio giardino all'italiana adiacente. Aveva una facciata tripartita in verticale da lesene, con una graziosa loggia angolare all'ultimo piano, un Erker (= sporto) sporgente sullo stesso angolo al primo piano, due coppie di bifore ed un altro portale di ispirazione ''falconettiana'' nella porzione centrale. Devastato da un incendio già nel secolo XIX e trasformato in raffineria di zucchero, fu definitivamente demolito nel 1888 per far posto all'asburgico palazzo della I.R. Posta, dell'architetto F. Setz. Inglobati nel moderno edifizio attuale sono ancora visibili dell'antico palazzo il portale, alcune arcate del portico colonnato del cortile da una trifora con capitelli corinzi, pure nelle cortile interno. Il portale, datato 1512 benché privo delle decorazioni scultoree che un tempo la ornavano, si lascia ancora ammirare nella sua classica compostezza, disegnata dall'arco inscritto in una struttura architravata e trabeata, con colonne laterali ritte su alti plinti e dotate di eleganti capitelli compositi.