Luglio 1998: mi diplomo con 60/60. Merito un premio,
no?! Un viaggio, magari... Ugo Franzetti (vedi foto), mio compagno di
banco (altro 60/60, preso copiando spudoratamente da me per 5 anni, prova
scritta di matematica inclusa) tutto sicuro di sé mi convince a partire
con lui. Dove si va? Niente Polinesia, niente Caraibi, niente Maldive, ma
nemmeno Rimini. E no! Noi siamo furbi, ce ne andiamo in Romania. Ragazzi, lì con poche lire facciamo vita da nababbi e le ragazze ci
correranno dietro. Per venti giorni saremo dei veri play boy. Torneremo a
casa del tutto cambiati. Ga-ran-ti-to!
Quando dico Romania penso sempre a quella scena macabra
dell'uccisone del dittatore in rovina insieme a sua moglie. Avevo una decina
d'anni e la cosa mi sconvolse, feci
e poi un sacco di domande a mio padre. Il
primo omicidio vero a cui ho assistito.
La bandiera romena è come quella francese, solo che si
è un po' ingiallita. Anche la vita in Romania è come quella in Francia,
ma un tantino ingiallita... E' una realtà a cui abbiamo dovuto abituarci
subito, appena sbarcati dall'aereo a Bucureşti. A sì, quella che noi
diciamo Bucarest, in realtà si chiama Bucureşti. Mi chiedo perché mai
non la chiamiamo così anche noi. Capirei se le dessimo un nome italianizzato,
tipo -che so?- Bucaresto (è andata buca, ma resto lo stesso...) Ma che differenza
fa se diciamo Bucarest o Bucureşti? suonano entrambi stranieri!
Tre giorni nella capitale. Visitiamo musei,
parchi, ecc.. Dormiamo in un albergo decente, ma io non vedo l'ora di
andare a mare. E sì, perché c'è anche il mare... Con un autobus finiamo
in un posto che sembra un pezzo di Quarto Oggiario messo lì sulla sabbia.
Una tristezza così non la sentivo da mai, quando la banda passò allora tutto cambiò...
Ebbene sì, eravamo indecisi se suicidarci o lasciarci morire
lì sulla riva del mare, quando inizia un concerto all'aperto di musiche tutte
sgangherate, cominciando appunto da Quando la banda passò.
Arriva un mare di ragazze carine. Io e Ugo ci diamo da fare per rimorchiarne
almeno una pro capite. E' interessante osservare che molte vengono da sole,
né in coppia né in gruppo. Moooolto interessante.
Mai ballata la samba in vita mia prima d'allora. Non è difficile: basta
guardarsi attorno, scoprire se c'è qualcuno che sappia ballare a dovere, e
scimmiottare i suoi movimenti. Ugo si butta a capofitto su una bionda
spilungona dall'aria equina. Io per un po' ballo da solo... poi vedo
una tipetta carina e, piano piano, sambando sambando, mi avvicino a lei. Con
un sorriso, mi fa capire che ci sta. All'istante nasce fra noi una
simpaticissima intesa senza parole. Io le dico il mio nome, lei mi dice
il suo e basta; si balla e ci si scambia occhiatine cariche di complicità. La samba finisce e
attacca una canzone lenta in Romeno. Be', -penso io- ora lei se ne va e...
Invece Caterina mi si appoggia al collo e quasi mi si affloscia
fra le braccia ancheggiandomi addosso a tempo di musica. Senza scollarsi da
me, mi
mostra un braccialetto di cotone colorato e dice qualcosa d'incomprensibile.
Poi traduce: «For good luck!» Ah yes...
Non faccio nemmeno in tempo a finire la esse del mio "yes", che
sulla guancia sinistra mi atterra un pugno grande e grosso. Perché? Ho
l'impressione che tutto accada al rallentatore. Caterina mi viene strappata
via dalle braccia, intanto una voce rauca urla contro di me. Io reagisco
alzando le mani come se fossi sotto la minaccia di una pistola. La voce
continua a sbraitare.
Fortuna che il pugno non era troppo forte!
«I wonder why...», faccio io, continuando a tenere le mani in alto.
La voce tace. Ora è Caterina a urlare. Lo afferra per il bavero, gliene dice
di tutti i colori. Lui si calma. E' alto un metro e novanta, ma ha la faccia
da bambino, con capello biondo esageratamente
e viso liscio.
Mi tende la mano con aria da cane bastonato e fa: «Sorry...»
Ugo riappare. Incuriosito. Non ha assistito alla scena precedente e adesso si
chiede come mai io abbia quell'aspetto un po' ammaccato. Si va a cena tutti
insieme, io, Ugo con la cavalla, Caterina con Panait il gigante, e un
altro paio di persone.
Passammo una bella serata in compagnia. Ci rimpinzammo da fare ,
ma imparammo un sacco di cose interessanti. E con l'aiuto di Panait e Caterina,
mettemmo insieme un itinerario affascinante fatto di spiagge
solitarie, castelli in
Transilvania, boschi
ecc.. Poi ci scambiammo gli indirizzi. Verranno di nuovo in
Italia a Natale. Ormai sono di casa...
Ah, dimenticavo un particolare: dopo 20 (dico venti!) giorni di Romania, le nostre
brave confezioni di Hatù sono tornate a casa perfettamente intonse.
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