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Sommario

bulletPreistoria
bulletLe civiltà del Mediterraneo
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Preistoria

La specie umana ha resistito ai mutamenti ambientali generati dalle glaciazioni vestendosi di pelli di animali e andando a vivere nelle caverne, ma la prima vera scoperta rivoluzionaria fu il dominio del fuoco, che lo aiutò a resistere al freddo, agli attacchi delle fiere e attorno al quale si riunirono le prime società di uomini. Le società sorte attorno al fuoco lo fecero diventare agricoltore: rinchiuse in recinti gli animali da cibo, diventando pastore. La relativa abbondanza di cibo permise ad alcuni membri della comunità di dedicarsi esclusivamente alla lavorazione delle pietra o dell'argilla, cotta sul fuoco, o alla lavorazione delle pelli o alla conservazione del cibo: nacque l'artigianato, e la divisione del lavoro fece nascere il commercio attraverso il baratto. I dissapori venivano risolti, con guerre personali o tribali: gli sconfitti venivano uccisi o ridotti in schiavitù o, in alcune tribù, mangiati. Era nato il sociale, la gerarchia, la diversità di valore, la guerra e il tabù. Più avanti nel tempo, aumentando la specializzazione, alcune categorie si trovarono avvantaggiate, come quella dei guerrieri e dei capi tribù che a poco a poco assunsero il solo ruolo di dominare.
Il rapporto uomo-natura cominciò ad avere importanza secondaria, mentre il rapporto uomo-uomo assunse primaria importanza.

Con la guida del Re e con la schiavitù le comunità divennero sempre più grandi e più forti. In questa fase anche gli uomini e le donne cominciarono a differenziarsi nei ruoli: una società con poche femmine è condannata all'estinzione, mentre invece molte femmine consentono alla comunità di crescere: vi era quindi una organizzazione matrilineare.

Negli ultimi cinquantamila anni l'homo sapiens portò l'età della pietra allo stato dell'arte, costruì utensili ben levigati, addirittura gioielli ornamentali, andò a vivere nelle palafitte, adorava totem e feticci e praticava la magia propiziatoria. La diminuita pressione delle fiere e lo studio dei cicli naturali fecero evolvere le organizzazioni di pensiero astratto o concettuale: nacque il culto del Sole, il padre, della madre terra, la fecondità : gli uomini e le donne si differenziarono sempre di più . Si cominciarono a seppellire i defunti, e a temerli: i morti venivano legati e sepolti da grosse pietre, in modo da impedirgli il ritorno su questo mondo, ed in seguito il timore dei defunti si trasformò in culto per i trapassati.
La paura della morte generò le prime religioni metafisiche soprannaturali che abbandonarono il culto del sole.

Negli ultimi diecimila anni, la scoperta dei metalli e l'invenzione della ruota e della scrittura diedero un nuovo impulso alla storia, rendendo più facili i trasporti, e le organizzazioni più grandi ed articolate. Si passò dagli scambi diretti di beni attraverso il baratto agli scambi convenzionali attraverso il denaro e i metalli preziosi, rendendo così possibile la nascita della classe mercantile.

In ogni caso parecchi servizi non potevano essere espletati dal denaro, era necessaria forza fisica ed attività manuale. L'unica energia allora disponibile era quella muscolare e non esistevano che rudimentali macchine. Nacquero perciò popoli guerrieri (in genere, popoli padroni dell'arte della lavorazione dei metalli), che tiranneggiavano i più deboli ed arretrati rendendoli schiavi.
Con l'uso intensivo degli schiavi i villaggi divennero città: intere città furono costruite con la vita di moltitudini di schiavi. E poichè i guerrieri erano uomini, a causa della maggiore mole e forza fisica, e non vi era più pericolo di estinzione dato il grande numero di componenti le comunità , la società maschilista prese il sopravvento.

Le civiltà del Mediterraneo

Il Mediterraneo ha rappresentato una potente attrattiva per popoli provenienti da lontano, che vi s'insediarono più o meno stabilmente, lasciandosi assorbire dalle civiltà del posto o trasformandole e dando luogo a civiltà nuove.

Di alcuni di questi popoli abbiamo sufficienti notizie. Sappiamo infatti abbastanza delle migrazioni degli indoeuropei, più un gruppo linguistico che una precisa entità etnica: erano cioè genti che parlavano una sola lingua e che inglobava componenti di tante famiglie. Provenivano da un'area non lontana dagli Urali e dal Caucaso, fra il lago Aral e il Tibet. Tra la fine del III millennio a.C. e la fine del II puntarono verso i Balcani, l'Asia Minore, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, la Britannia, la Francia, riuscendo quasi sempre ad avere ragione degli indigeni. Era ovvio che l'unità dovesse rompersi: la lingua si articolò in più di dieci lingue, e queste a loro volta ne generarono oltre quaranta. La civiltà originaria diede luogo a un gruppo di civiltà apparentate da molti elementi comuni fra cui il culto di dèi solari, l'ascia, il carro da guerra. Alcune di queste civiltà ci sono vicine e familiari: la slava, la germanica, la greca, la latina.

Anche per i semiti aramei, assiri, fenici, ebrei , a cui dobbiamo alcune delle più fiorenti civiltà del Mediterraneo, il legante primario era la lingua. La loro patria originaria era il poverissimo deserto arabico. Pastori nomadi si infiltrarono gradualmente, in un arco cronologico analogo, nelle aree agricole, offrendo ai contadini protezione in cambio del permesso di far pascolare i loro armenti.

L'incontro fra nomadi e sedentari, a volte pacifico, a volte turbolento, fu comunque proficuo: ne nacquero grandi civiltà come la siropalestinese, la mesopotamica, l'islamica.

A poco a poco quello che era un mosaico molto complesso, in cui si alternavano domini delle città e regioni percorse da popolazioni nomadi, si andò unificando, le comunicazioni via terra e via acqua andarono migliorando e tutto l'insieme del mondo antico tese a integrarsi, se non politicamente, almeno culturalmente.

Nell'area si sviluppò un modello di organizzazione sociale capace di adattarsi ad aggregazioni territoriali anche molto estese: tutta la società si organizzò attorno a un unico centro di potere, il palazzo del re (che, al vertice di un'articolata piramide sociale, trovava nell'investitura divina la sua legittimazione al comando), Dal palazzo, che in un primo tempo era difficile distinguere dal tempio della divinità, il re dio governava e regolava dapprincipio la vita di una città e dei villaggi a essa soggetti, poi di organizzazioni più vaste a carattere regionale, infine, con il passare dei secoli, di grandi estensioni territoriali, gli imperi.

Tra il Il e il I millennio a.C. quell'area di omogeneità si spostò verso occidente, dilatandosi, verso la metà del Il millennio, dall'originaria "mezzaluna fertile" verso Creta e Micene, per raggiungere, agli inizi del I millennio, le colonie fenicie sulla costa africana, come Cartagine e la Sardegna, e penetrare infine nell'entroterra italico e franco britannico.

Già dal IlI millennio a.C. le testimonianze (monumenti e scritture) lasciate da popolazioni più evolute si fanno cospicue: monumenti e scritti erano strumenti con cui il re dialogava con gli dèi e offriva rappresentazioni della sua potenza ai sudditi.

Quanto alla scrittura, ne conosciamo l'affascinante itinerario: dai primi pittogrammi o ideogrammi (immagini semplificate di cose e animali ma anche segni astratti), alla scrittura sillabica con le sue più o meno sofisticate configurazioni (cuneiforme presso i sumeri, geroglifica presso gli egizi), a quella alfabetica, rivoluzionaria invenzione dei fenici e capostipite di tutte le scritture occidentali, basata su un sistema di 22 segni rappresentanti le consonanti (i segni nei sistemi cuneiforme e geroglifico erano qualche centinaio).

 

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Ultimo aggiornamento: 25-11-05