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Con l'abbattimento delle dittature in Europa dopo la seconda guerra mondiale, e
nonostante la guerra fredda tra le superpotenze iniziò la ricostruzione
economica europea, le cui nazioni cominciarono a rifiorire. L'esodo degli ebrei
dalla Germania e da tutto il mondo verso la palestina delineò il nuovo stato di
Israele e le tensioni internazionali si spostarono in medio oriente, produttore
di petrolio.
Gli anni sessanta sono gli anni del boom economico italiano. E l'epoca delle
grandi imprese: l'uomo sbarca sulla luna ben quattro volte, e anche Marte,
Venere, Mercurio erano stati raggiunti da sonde terrestri. I risultati di queste
imprese spaziali distrussero il sogno di colonizzare altri pianeti a causa delle
enormi difficoltà tecnologiche e dei limiti umani: si parlò di sindrome
spaziale, cioè di quella forma di assuefazione alla mancanza di peso che rendeva
gli astronauti incapaci, una volta tornati a terra, di sollevare una tazzina di
caffè, e si congetturò sulle possibili conseguenze su esseri umani nati nello
spazio. Dopo il clamore della prima volta, le successive missioni lunari si
svolsero tra l'indifferenza generale del mondo, finchè l'amministrazione
americana diede un taglio alle spese per la ricerca spaziale in favore delle
spese militari. Le bombe atomiche sperimentate in Giappone avevano dato il via
alla corsa tra americani e sovietici per il titolo di "potenza atomica", facendo
ambedue scoppiare qua e là qualche bomba atomica sperimentale.
La tecnologia spaziale aveva comunque dato i suoi frutti: la corsa alla
riduzione delle dimensioni e dei consumi dei dispositivi elettronici portarono
alla tecnologia dei circuiti integrati, che, dilagando negli altri settori della
tecnologia, diedero il via alla civiltà informatica e telematica. Ogni casa ha
ormai il telefono, la televisione, il frigorifero, e decine di altri
elettrodomestici. Comincia ad essere difficile scoprire qualcosa di nuovo se non
si lavora in equipe e non si hanno a disposizione i laboratori della NASA e
l'uomo deve quindi essere consumista e tollerante, e godere dei beni che la vita
riesce a dargli attraverso il lavoro. Anche la donna, col lavoro e col diritto
di voto, conquista finalmente la sua dignità di essere umano, eguaglia l'uomo e
a volte lo supera.
Con l'evoluzione delle strutture produttive si evolve di pari passo il diritto
al tempo libero, ufficialmente espresso con la carta dei diritti dell'uomo.
Cioè, le maggiori disponibilità economiche pongono il problema di come spendere
il denaro guadagnato. Il consumismo ormai imperante incanala le masse con
messaggi publicitari, suoni e immagini diffusi dai mass-media verso soluzioni
conformiste per l'impiego del tempo libero, che diventa anch'esso consumismo di
massa.
In campagna - si diceva - non c'è orario: ci si alza prima dell'alba e si smette
al tramonto, la fatica è disumana, la ricompensa inadeguata. Per non parlare
della grandine o della siccità, o dei parassiti, o della selvaggina che decimano
i raccolti. In città invece con otto ore di lavoro in fabbrica o meglio in
ufficio dietro una scrivania l'ex contadino chiude la sua giornata, ritorna con
l'automobile nell'alloggetto pulito e munito di tutti i conforts dell'era
consumistica, fa un salto al caffè con la sua donna a trovare gli amici, fa la
<partita> o la chiaccherata, idolatra superpagati cantanti e calciatori della
domenica, paga le tasse pensando alla pensione e a una tranquilla vecchiaia e
ritiene di avere una opinione personale del mondo; in sostanza non ha
preoccupazioni che gli turbino l'esistenza.
La città consumista, splendente di luci, coi suoi falsi bisogni indotti è quindi
il miraggio per milioni di individui ed è sede di massicci fenomeni immigratori.
Non vi sono più differenze fondamentali tra le razze umane, tutte hanno uguale
dignità: il Klu Klux Klan è stato solo uno spiacevole incidente, ormai è solo un
ricordo. Infatti proprio le più moderne città occidentali sono abitate da
diversi gruppi linguistici e razziali; l'alfabetizzazione, il bagaglio
culturale, l'orgoglio nazionale e il sentimento democratico è generalizzato; le
redini del potere sono però sempre in mano allo stesso gruppo, e basta guardarsi
un pò in giro con attenzione per scoprire che è tutta una finzione generale.
Guardiamo per esempio un uomo che saluta un altro uomo: <buongiorno, avvocato>
dice uno. L'altro risponde <buongiorno dottore>. Un mutuo accordo, una specie di
truffa sostiene questi saluti: io vado a dire in giro che tu sei avvocato, e tu
vai a dire in giro che io sono dottore. Che importanza ha se smog, fuliggine ed
anidride solforosa gravano sulle grandi città, a causa dei bruciatori per
riscaldamento e delle automobili, se si vive in quartieri-dormitorio, se la
ristrettezza dello spazio vitale nei ghetti provocano stress, alcoolismo,
violenza e criminalità? Spesso si vive in un habitat cittadino che nessun
ecologo accetterebbe per gli stambecchi del Gran Paradiso nè un ricco borghese
accetterebbe per il proprio cane...
Questi ex contadini hanno abbandonato le campagne stanchi di combattere la
siccità e le cavallette: per che cosa? Per lavorazioni ad alto rischio, e tra
queste citiamo la lavorazione dell'antimonio, arsenico, bario, berillio, cadmio,
cromo, fosforo, manganese, mercurio, nichel, piombo, selenio, vanadio, bromo,
cloro, fluoro, acido cianidrico, nitrico, solforico, idrogeno solforato,
anidride solforosa, cloruro di zolfo, ossido di carbonio, solfuro di carbonio,
aldeidi, eteri, idrocarburi, piombo tetraetile, glicoli, fenoli, acetone,
naftoli, piridina, coloranti, per non parlare poi dei materiali radioattivi,
delle radiazioni ultraviolette e infrarosse, dei rumori, delle vibrazioni. Che
livello di contaminazione hanno i lavoratori in una fabbrica di pesticidi? Niente
paura, ci sono le indennità di rischio e l'assistenza medica gratuita agli
aventi diritto: ecco la mercificazione della salute.
Nel tempo libero l'uomo metropolitano frequenta ambienti culturali, o pratica
uno sport per smaltire la ciccia del lavoro sedentario e ogni anno va in
vacanza, esploratore del mondo e finalmente padrone della propria vita. Uscendo
fuori dal frastuono della città godrà delle visioni estetiche della natura,
degli stupendi panorami, degli spazi infiniti, di cieli stellati, e qualche
bomboletta vuota o qualche cartaccia non gli impediranno la contemplazione della
Creazione Divina che lo ha eletto dominatore di questa amabile natura. Che
importa la dicotomia tra l'uomo schiavo nel lavoro e l'uomo libero nel tempo
libero? L'uomo non vive a compartimenti stagni, ma proietta in tutti i momenti
della sua vita le inquietitudini, le frustrazioni, le alienazioni dei momenti
lavorativi o familiari: non si può essere contemporaneamente sani e malati.
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