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Lo spettro nel computer |
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Uno spettro si aggira per internet, ma non è uno spettro maligno, anzi. È lo spirito di tutte quelle persone che da anni giocano col loro computer e ad un tratto, mentre uccidevano mostri nell’ennesimo sparatutto del momento o correvano a 320 km orari su un circuito di Montecarlo ricreato fedelmente da milioni di poligoni, si sono chiesti improvvisamente dove siano finiti quei giochi di una volta che, pur entrando su un solo floppy, riuscivano ugualmente a divertire grazie a simpatia e (soprattutto) originalità. Capita così che alcune di queste persone si mettano a ricercare qualcuno di quei giochi, per il gusto di rivedere di nuovo anche solo per un attimo le peripezie di Prince of Persia o i piccoli Lemmings che camminano senza sosta da un lato all’altro dello schermo, aspettando che voi li aiutiate a trovare l’uscita. Il
primo passo consiste allora nel cercare i vecchi floppy, ma spesso la
ricerca si rivela infruttuosa: chissà in quale scatola della soffitta
saranno finiti, sempre ammesso che non siano stati buttati via anni fa,
quando l’acquisto di un computer nuovo con masterizzatore incluso ha
reso obsoleti quei dischetti da tre pollici e mezzo che creavano sempre
problemi! Alzi la mano infatti chi non ha mai imprecato contro il settore
rovinato di un floppy che impediva al computer di leggerne il contenuto!! Qualcuno
allora rinuncia alla ricerca, qualcun altro invece conserva il desiderio
di rivedere quei vecchi giochi su cui ha trascorso così tanto tempo, e
magari comincia a chiedere agli amici se qualcuno di loro se ne ricorda
ancora. Di solito però le risposte sono negative (“Arkanoid? Che è, un
piatto cinese?”) oppure tragicamente disarmanti (“Arkanoid? Certo che
me lo ricordo: era quel gioco col draghetto che lanciava le bolle,
no?”). E anche cercare nei negozi si rivela di solito un buco
nell’acqua: quale negozio può possedere ancora copie di PacMan o Dyna
Blaster? Così
alla fine il povero giocatore afflitto dalla nostalgia si convince di
essere ormai l’unico a ricordarsi ancora di queste vecchie glorie, ed è
a questo punto che alcune di queste persone cominciano a girare su
internet simili a tanti spettri infelici, nella disperata ricerca di
qualche altro nostalgico come loro per piangere sulla sua spalla, sicuri
che di tutti quei giochi non rimanga più nulla! Ma ecco che accade
qualcosa di strano… Ad un
certo punto viene l’idea di provare a cercare qualche informazione con
un motore di ricerca; si inserisce il nome del gioco e si preme invio,
sicuri di fare l’ennesimo buco nell’acqua (“Figurati se troverò
qualcosa!”), quando invece la pagina si riempie di decine di siti
dedicati al nostro caro vecchio giochino! Ho fatto qualche prova su Google
(www.google.it) solo per dare
un’idea: inserendo “Bubble Bobble” nel campo di ricerca si
rintracciano circa 54.000 siti (1.360 in italiano); con “Arkanoid” i
siti arrivano a 85.700 (2.040 quelli italiani), mentre inserendo
“Lemmings” vengono forniti 191.000 link, 1.240 dei quali a siti
italiani! E c’è una parola che ricorre in molti di questi siti:
abandonware! Che
vuol dire abandonware? Si tratta di un neologismo (inglese) creato
dall’unione dei termini “abandoned software”, ossia programma
abbandonato. Vengono definiti abandonware quindi quei programmi che
abbiano alcuni anni (quattro o cinque secondo le diverse interpretazioni)
e che non siano più né venduti né supportati in alcun modo dai
detentori del relativo copyright. Per estensione poi il termine è
arrivato a designare anche la filosofia che muove quei siti che offrono gratuitamente
il download dei suddetti giochi. E di questi siti ce ne sono parecchi, la
maggior parte in inglese ma alcuni anche in italiano. Solitamente
a questo punto sorgono spontanee due domande: La
risposta alla prima domanda (cosa ci si guadagna) è semplice: il guadagno
è in termini di risorse, e non solo per il gestore del sito ma anche per
tutti i visitatori! Lo scopo dell’abandonware infatti è quello di
evitare che molti programmi oggi non più in vendita finiscano nel
dimenticatoio, ma la ragione non è solo la nostalgia! Chi
usa il computer da diversi anni sa come le richieste hardware dei
programmi siano diventate nel tempo sempre più esose: utilizzare al
meglio i software più recenti impone continui aggiornamenti dei computer,
e questo naturalmente costa dei soldi sia che il computer ci serva per
lavorare che per giocare e divertirsi. D’altro canto è sempre più
difficile (alle volte impossibile) trovare in commercio del software
adatto a computer con qualche annetto sulle spalle. L’esistenza
dei siti abandonware però consente di reperire il software necessario a
far funzionare al meglio computer di (quasi) ogni età, evitando così ai
possessori di doversene sbarazzare quando questi funzionino ancora. Chi
scrive ad esempio sta utilizzando in questo momento un Pentium III 500, ma
ha ancora in casa un vecchio Pentium 166 e un ancora più vecchio 8086 (sì,
esatto, il modello precedente al 286 e al 386), entrambi funzionanti e con
una completa dotazione di programmi e giochi grazie anche ai siti
abandonware. È
quindi tutto rose e fiori? Abbiamo finalmente trovato il modo per non
essere costretti dalle software house a comprare di continuo computer
nuovi? Beh, qualche problema a dire la verità c’è ancora, il che ci
porta direttamente alla seconda domanda che avevamo formulato prima: ma
tutto questo è legale? La risposta è no! Tutti
i software, siano essi giochi o programmi per ufficio, sono coperti da
copyright; quando un’azienda registra un prodotto i diritti di copyright
gli vengono riconosciuti per 75 anni (quando invece è un singolo a
registrare un prodotto i diritti gli appartengono fino a 50 anni dal
momento della sua morte). Quindi, per fare un esempio, i diritti di
Arkanoid, pubblicato nel 1988, rimarranno alla Taito fino al 2063, quelli
di Prince of Persia (pubblicato nel 1991) rimarranno alla Broderbund
Software fino al 2066 e così via. Com’è possibile allora trovarli in
giro su internet? La
risposta è semplice: i programmi sono pubblicati illegalmente e, almeno
sui siti un po’ più “seri”, troverete questa informazione prima di
riuscire a scaricare qualsiasi gioco! L’abandonware si pone infatti in
contrasto con le leggi vigenti: non perché si ritiene che sia ingiusto
pagare un software! Ma perché si pensa che sia inutile mantenere il
copyright su alcuni software verso cui l’azienda proprietaria non
dimostra più alcun interesse. Del resto i sopra citati “siti seri”
(sembra strano definire serio chi fa qualcosa di illegale, ma è così!)
ricorrono ad un insieme di regole piuttosto rigide per definire come
“abbandonato” un software, regole che si riferiscono soprattutto alla
mancata vendita del titolo ma anche alla mancanza di assistenza nei suoi
riguardi. L’“abbandono” coincide insomma, nella visione dell’abandonware,
col completo disinteresse delle aziende nei riguardi del software. E le
aziende cosa fanno? Beh, in generale sono contrarie alla diffusione dei
loro software, tuttavia non hanno mai intentato azioni legali né contro i
siti né contro i loro visitatori. Talvolta alcune di esse hanno scritto a
qualche sito per chiedere che alcuni loro giochi fossero cancellati, ma
visto che le loro richieste sono sempre state esaudite non c’è mai
stato bisogno di procedere oltre. Inoltre ogni volta che un titolo
abandonware torna nei negozi (alle volte succede grazie alle ristampe
economiche) sono gli stessi gestori dei siti su cui quel gioco era stato
pubblicato a cancellarlo immediatamente. Insomma si fa di tutto per
evitare un danno economico a chi vende software: lo scopo (come è stato
già detto) è evitare che alcuni software vadano perduti perché non più
ristampati, non fare pirateria! E di
giochi che meritano di essere salvati dall’oblio ce ne sono parecchi,
basti pensare anche solo a quelli già citati: Arkanoid, Bubble Bobble,
Dyna Blaster, Prince Of Persia, i primi episodi dei Lemmings, e molti
altri ancora di ogni genere, alcuni dei quali oggi non vengono neanche più
sfruttati. Le avventure grafiche ad esempio sono un genere praticamente
scomparso, e anche le avventure in generale sono diventate molto più
rare. Oppure i platform: quanti ne avete visti pubblicare negli ultimi
anni? Solo alcune case più piccole vi si dedicano ancora, ma si tratta di
un genere avviato verso l’estinzione nonostante ci abbia regalato dei
capolavori di divertimento come il già citato Prince of Persia o come
Prehistorik, The Blues Brothers, Super Frog, Commander Keen e tanti altri.
Vale la pena salvarli dall’estinzione insomma: per non dimenticare
alcune vecchie glorie o anche per avere una seconda possibilità di
conoscere alcune perle passate ingiustamente sotto silenzio alla loro
uscita e poi frettolosamente ritirate dal mercato. In fin dei conti la
bontà di un gioco non è necessariamente legata alla grafica 3D o al
numero di CD che occupa il gioco stesso, alle volte basta davvero molto
meno per divertirsi! 04/09/2002 |
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