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Cronologia

 

Credits

 

Il 19 marzo 1955 ci fu una sconfitta operaia quando alle elezioni per la commissione interna, alla FIAT, la FIOM, il sindacato dei metalmeccanici della CGIL, perse la maggioranza che aveva conservato dalla fine della guerra. La FIOM, che lanno prima aveva la maggioranza assoluta della commissione interna, con 1200 seggi contro i 45 della CISL e i 13 della UIL, ne ottenne solo 55 contro i 40 della UIL e i 93 della CISL. Fu una vera disfatta.

La CGIL stava perdendo la maggioranza in tutte le grandi aziende italiane.

La sconfitta fu il risultato di una grande paura e di un'iniziale, grande speranza. Centinaia di attivisti sindacali, comunisti e socialisti, furono multati, licenziati per i motivi più futili. E un operaio della Fiat, una volta licenziato (perché "rosso"), era marchiato a fuoco, non avrebbe mai più trovato lavoro in un'azienda torinese. Ma per i lavoratori con una certa anzianità e una buona qualifica professionale era altrettanto umiliante essere bruscamente declassati. Per vivere tranquilli, bastava non esporsi, non portare in fabbrica i giornali "proibiti", non pretendere di raccogliere le quote sindacali, accettare di farsi perquisire dai sorveglianti. E il voto, poi, era segreto, nessuno in fabbrica avrebbe saputo anche se si votava per partiti non graditi alla Fiat.

Ma questa situazione, in cui molti operai preferivano subire pur di mantenere il proprio posto di lavoro, era destinata a non durare per molto. Difatti, negli anni "60, quando oramai il miracolo è al culmine e le forze lavoratrici hanno acquisito maggiore consapevolezza della propria forza, per la prima volta gli operai escono dalle fabbriche: sono quasi 10.0000 a sfilare, il primo dicembre, in Piazza Duomo. E anche a Torino, gli operai, sono in rivolta: la UIL ha firmato il contratto separato, senza consultarsi con le altre organizzazioni sindacali. Per molti giorni a Torino ci sono disordini: gli operai scoprono che la loro protesta può essere efficace.

Nel 1960, intanto, il governo Tambroni si allea con il MSI (Movimento Sociale Italiano), partito di destra che si rifaceva al fascismo. Vi sono proteste popolari, guidate dai partiti di sinistra e dai sindacati. In particolare, a Reggio Emilia sono uccisi cinque dimostranti dalla polizia.

Nelle elezioni del 1963 la D.C. perde voti e il PCI li aumenta. Nel 1963 i socialisti entrano al governo, ma il boom sta ormai finendo.

 

 

 

 

 

 

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