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Genesi del calcolo integrale

Storicamente la teoria dell’integrazione nasce in relazione ai problemi di calcolo  delle misure di aree e di volumi di figure geometriche curvilinee. Le origini del calcolo integrale si fanno risalire ai matematici greci, Eudosso di Cnido  e ad  Archimede, i quali, nel III sec a.C. furono fautori di un procedimento detto  metodo di esaustione. In epoca più moderna, Keplero(1571-1630) risolse il problema delle misure delle aree  e dei volumi  di figure geometriche come somme di infiniti elementi infinitesimali. Più tardi, Newton e Leibiniz ricondussero il calcolo integrale a quello di una  funzione  primitiva, ma il concetto di integrale restava di carattere geometrico. Nel XIX secolo fu Cauchy a dimostrare il teorema fondamentale del calcolo  integrale. La definizione di integrale secondo Cauchy si applica per funzioni  continue  nell’intervallo di  definizione e a funzioni che presentano un numero  limitato di punti  di discontinuità. La sistemazione conclusiva dell’odierno calcolo integrale si deve a Riemann(1854) e  a  Lebesgue (1902), i quali formularono le definizioni più generalizzate dell’integrale, consentendo così  di integrare anche funzioni con infiniti punti di discontinuità o con estremi di integrazione illimitati.

 

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