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     ODON VON HORVATH


GIOVENTU’ SENZA DIO   
di Odon von Horvath 


 

 L’indomani mattina, mentre mi dirigevo verso la sala dei professori, udii al secondo piano un baccano d’inferno. Accorsi e vidi quattro ragazzi, E, G, H, e T che ne picchiavano un altro, il giovane F. 
  “Che vi salta in mente?” gridai, “Se credete di potervi picchiare come dei ragazzini delle elementari, che almeno sia uno contro uno. Ma così, quattro contro uno è una  vigliaccheria!” 
  Mi guardarono senza capirmi, anche F, che gli altri quattro avevano assalito. Il suo colletto era stracciato. 
  “Che cosa vi ha fatto?” chiesi. 
  Ma i quattro tacevano e la loro vittima anche. Tuttavia, a pezzettini, riuscii a sapere che F non aveva fatto loro niente; al contrario, erano gli altri che gli avevano rubato un panino, non per mangiarlo, ma solo per lasciarne senza lui. E l’avevano buttato dalla finestra nel cortile. 
  Mi affaccio, lo vedo sulla pietra grigia. Piove sempre e il panino luccica. Penso: forse i quattro non avevano pane ed erano furibondi che F ne avesse. Ma no, tutti avevano il loro; anzi, G ne aveva due. Chiedo: 
  “Perché avete fatto questo, allora?” 
  Non lo sanno, stanno imbarazzati davanti a me e sogghignano. Certo l’uomo è cattivo, sta scritto pure nella Bibbia. Quando smise di piovere e le acque del diluvio si ritirarono, Dio disse: “Non punirò mai più la terra per colpa dell’uomo, poiché la natura del cuore umano è malvagia dall’infanzia.” 
  Dio ha mantenuto la promessa? Non lo so. E non voglio neanche sapere perché i ragazzi hanno buttato il panino nel cortile. Domando loro soltanto se non hanno mai sentito dire che dalle epoche più remote, da migliaia e migliaia di anni, dall’origine della civiltà, una legge non scritta si è imposta con un rigore sempre più imperioso, una bella legge umana: “Se vi battete, che almeno sia uno contro uno.” 
  Mi volgo di nuovo ai quattro e chiedo: 
  “Non vi vergognate?” 
  Non si vergognano, parlo loro una lingua sconosciuta. Mi guardano con occhi stupefatti.  Soltanto la vittima sorride. Sorride di me. 
  “Chiudete la finestra,” dico, “altrimenti pioverà dentro.” 
  I ragazzi chiudono la finestra. 
  Che cosa diventerà, questo diavolo di generazione? Dura o solamente brutale? Non aggiungo parola, e mi dirigo verso la sala dei professori. Sul pianerottolo mi fermo e tendo l’orecchio. Che si picchino ancora? No, tutto calmo. 
  Sono stupefatti. 

Odon von Horvath, Gioventù senza Dio, trad. di B. Maffi, Bompiani, Milano 1948  (ediz. originale in tedesco, Amsterdam 1938) 

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