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MICHELE FILIPPI - sergente maggiore Capopezzo nel
corso di un tragico ripiegamento dava continue prove di eroismo assolvendo, volontariamente, rischiose missioni. Durante violento combattimento, contro forze soverchianti munite di potenti mezzi corazzati,
infondeva nei suoi artiglieri alto spirito combattivo, contribuendo con la sua calma e sprezzo del pericolo, all'arresto di carri armati. Colpiti i serventi si sostituiva ad essi e, imperterrito,
persisteva nell'impari lotta. Ferito non abbandonava il suo posto di dovere, e, con indomito coraggio, quando l'avversario irrompeva sulle posizioni della batteria, esaurite le munizioni del pezzo, alla
testa di pochi superstiti si lanciava audacemente al contrassalto ed a colpi di bombe a mano riusciva a contenere l'aggressività nemica. Colpito mortalmente, cadeva sul campo. Superbo esempio di preclare
virtù di saldo combattente.Nowo Postojalowka (Fronte russo), 20 gennaio 1943 |
ENRICO FRANCO - capitano Ufficiale di elette virtù
militari, animatore e suscitatore di ogni energia ed eroismo, comandante di batteria alpina in posizione avanzatissima, per tre giorni consecutivi, noncurante del violento fuoco di artiglieria e
mitragliatrici avversarie, svolgeva ininterrotte ed efficaci azioni di fuoco. Nelle fasi più critiche, calmo, sereno, sempre in mezzo ai suoi dove il pericolo era maggiore, dava esempio fulgidissimo di
valore. Spintosi oltre la linea dei pezzi per meglio dirigere il tiro della propria batteria, veniva colpito in pieno da una granata nemica che gli stroncava gli arti inferiori. Noncurante della terribile
mutilazione, si preoccupava solo di impartire precise disposizioni per la prosecuzione dell'azione di fuoco, che doveva ricacciare l'avversario sulle posizioni di partenza. Si spegneva dissanguato, dolendosi
solo di non poter portare i suoi artiglieri alla immancabile vittoria.Pendici orientali di Mali Scindali (Fronte greco), 10 marzo 1941 |
GIOVANNI GIACOMINI - sergente Capopezzo, durante aspro
combattimento, incurante del grave pericolo derivante dal fatto che le fanterie erano riuscite a stringere dappresso la sua batteria ed avevano aperto un violento fuoco di mitragliatrici e mortai, rimaneva
sereno ed impavido, mantenendo efficiente l'azione del pezzo ed infondendo col suo contegno calma e fiducia nei propri dipendenti. Caduti feriti il comandante e il sottocomandante della batteria, vista ormai
l'assoluta impossibilità di ogni ulteriore resistenza, faceva ripiegare i serventi salvando i congegni più vitali ed importanti del materiale. Dopo essersi quindi assicurato che i suoi uomini fossero in
salvo, imbracciava un fucile mitragliatore e, ritornato al pezzo, apriva il fuoco allo scoperto sul nemico ormai vicino. Con le armi in pugno, in un ultimo, disperato tentativo di difesa del pezzo stesso,
dando fulgido esempio di eroismo, di abnegazione e di spirito di sacrificio, immolava la vita per la Patria.Chiaf e Bunich (Fronte greco), 30 dicembre 1940 |
AURELIO GRUE - tenente Comandante la colonna munizioni
dimostrò calma ed ardire in tutta la giornata. Alla fine precedendo la brigata che si ritirava, scelse di sua iniziativa una posizione adatta per arrestare i pezzi che seguivano, e, raccolte le scarse
munizioni ancora rimaste nei cofani, fece mettere in batteria i pochi pezzi che potè avere alla mano. Ivi, sparando gli ultimi colpi, contribuì efficacemente a trattenere ancora l'irrompere del nemico finché
mortalmente ferito, incorava ancora i soldati con nobili parole.Adua (Eritrea), I° marzo 1896 |
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