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CARLO LUIGI CALBO - tenente colonnello Comandante
l'artiglieria di una colonna in ripiegamento in lungo periodo di contingenze eccezionalmente avverse, sempre si imponeva all'ammirazione di capi e grègari, per il suo incomparabile valore. Dopo aver
solidamente contribuito, col magistrale impiego delle sue batterie, all'esito vittorioso di ben undici battaglie combattute nel gelo torturante della steppa, dì fronte a situazione ormai tragica, conscio
dell'alta responsabilità di un comandante che non ha limiti alla sua missione, quando le batterie divennero inerti per forza di eventi, egli fece di artiglieri, alpini, e li portò all'assalto con la fede e
la ferma volontà di vincere che mai in lui erano venute meno. Mortalmente colpito da pallottola nemica sulle posizioni ormai conquistate, serenamente come era vissuto, donava alla Patria la sua vita luminosa
di eroe.Medio Don (Russia), 17-26 gennaio 1943 |
LUCIANO CAPITÒ - capitano Pluridecorato al valor
militare lasciava l'ufficio recuperi di G. U. cui era addetto, per raggiungere volontariamente un reparto avanzato impegnato in aspra lotta, confermando in cinque giorni di sanguinosi combattimenti il suo
indomito coraggio. Durante un violento attacco ad una batteria alpina seriamente minacciata e rimasta priva del comandante, ne assumeva il comando opponendo all'avversario, di gran lunga superiore di mezzi e
di forze, resistenza ad oltranza. Caduti quasi tutti gli ufficiali, a sua volta ferito gravemente alla spina dorsale, continuava con sovrano sprezzo del pericolo nella sua opera di incitamento e di comando,
nella lotta ravvicinata per la difesa dei pezzi. Rifiutato ogni soccorso, sopportando stoicamente indicibili sofferenze, non desisteva dall'azione finché, visti finalmente salvi i pezzi della batteria,
conscio della gravita del proprio stato, manifestava l'orgoglio di morire da artigliere accanto ai pezzi. Trasportato all'ospedale stremato di forze, salutava nel suo colonnello ferito, che aveva
riconosciuto degente in un letto vicino lo stendardo del reggimento del quale era stato gregario per pochi giorni e per il quale dava la vita. Sublime esempio del più puro eroismo e di suprema dedizione alla
Patria.Fronte russo, 15-26 gennaio 1943 |
MARIO CECCARONI - maggiore Addetto ad un comando di
reggimento di artiglieria alpina, durante due giorni di accaniti e cruenti combattimenti, permaneva in un osservatorio improvvisato nella zona più avanzata e più esposta, per meglio osservare e dirigere il
tiro. Rientrato al proprio comando sfinito dalla stanchezza trovava ancora la forza di offrirsi per tornare subito in linea e recapitare ed illustrare ad un comandante di un reggimento di fanteria un ordine
di somma importanza e urgenza. Espletata la sua missione, visto il delinearsi di violento attacco nemico, ed intuita la necessità del pronto intervento della nostra artiglieria, anziché rientrare, si faceva
consegnare una stazione radio e con questa usciva dalle nostre linee per raggiungere una posizione avanzata e intensamente battuta dalla quale poteva meglio osservare e dirigere i tiri. Mentre, dopo avere
messo al riparo il personale radiotelegrafista, assolveva, sprezzante del gravissimo pericolo, il compito che si era spontaneamente proposto, rimaneva colpito a morte. Fulgido e vivo esempio di sacrifìcio e
completa dedizione al dovere.Mali Tabajan - Dras e Cais (Fronte greco), 14-16 gennaio 1941 |
FELICE CHIARLE - maggiore Comandante di un gruppo di
artiglieria da montagna in sussidio alle fanterie, e mancando di capitano una delle sue batterie più esposte, ne assumeva personalmente il comando, che tenne per quattro giorni sotto l'intenso bombardamento
nemico e fino a quando gli vennero distrutti tutti i pezzi. Ferito nei primi due giorni alla spalla ed alla testa, si rifiutava di lasciare i suoi uomini e la posizione e concorreva poi con i superstiti
all'assalto alla baionetta con le fanterie, cadendo eroicamente sul campo.Trambilleno, 15-18 maggio 1916 |
MICHELE D'ANGELO - capitano Esemplarmente intrepido e
sereno, diresse l'azione della sua batteria a protezione di fanteria in avamposti, respingendo violenti attacchi del nemico che era riuscito a portarsi a brevissima distanza dai pezzi, sostenne eroicamente
il combattimento finché cadde colpito a morte in mezzo alla batteria.Derna, 3 marzo 1912 |
RICCARDO DE CAROLI - capitano All'attacco del Mergheb,
presa posizione con ardita intelligente manovra nel luogo più opportuno che era anche il più esposto - la sommità del Mergheb - fu esempio ai dipendenti ed ai contigui reparti di fanteria, di eroico
coraggio. Ferito mortalmente, mostrossi unicamente preoccupato dell'azione della sua batteria.Mergheb (Libia), 26 novembre 1911; Fortino di Mesri (Libia), 1° dicembre 1911; Ain Zara (Libia),
4 dicembre 1911 |
ALDO DEL MONTE - maggiore Comandante di un gruppo di
artiglieria eritrea, dopo. un combattimento sostenuto in una stretta, si portava in aiuto di una colonna di salmerie di altra Arma attaccata anch'essa da nuclei nemici e riusciva a disperdere gli assalitori.
Accesasi poco dopo nuovamente la lotta, generosamente accorreva dove più si delineava la minaccia. Mentre era intento a dare le disposizioni necessarie per arginare il nuovo attacco, cadeva gravemente
ferito. Stremato di forze, rimaneva sul posto fino a quando i nemici non venivano respinti e messi definitivamente in fuga. Decedeva poi in seguito alla ferita riportata. Fulgido esempio di belle virtù
militari.Sciogguà-Sciogguì, 12 novembre 1935 |
FRANCESCO DE ROSA - maggiore Comandante l'artiglieria
della brigata Albertone (indigeni) si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere con intelligenza ed efficacia singolari il fuoco delle proprie batterie. Sereno ed imperterrito sacrificò
eroicamente la propria vita e quella dei suoi per rimanere colle due batterie bianche a protezione delle altre truppe.Adua (Eritrea), 1° marzo 1896 |
ALFREDO DI COCCO - capitano Comandante di un gruppo da
montagna, in posizione avanzatissima, con le sue batterie già duramente provate da intenso fuoco tambureggiante, seppe,con rara e pronta perizia, con fuoco serrato, efficacissimo, decimare e disperdere dense
masse di fanteria lanciate all'assalto. Violentemente controbattuto dall'artiglieria avversaria, fiero e tenace rispose col suo fuoco finchè, perduti uno ad uno tutti i suoi pezzi, distrutti o seppelliti
sotto le piazzuole franate, caduti morti o feriti quasi tutti i su
oi ufficiali, in piedi tra i suoi cannoni smontati, chiamati a raccolta i 'pochi artiglieri superstiti, faceva loro innastare le baionette ed alla loro testa si slanciava contro le
folte, incalzanti ondate nemiche, cadendo fulminato da mitragliatrici. Fulgidamente eroico nel suo sublime sacrificio. Monfenera, 18 novembre 1917 |
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