Su Zurfuru

Giovanni Longu - Su Zurfuru


La miniera di Su Zurfuru oggi

La miniera fu dichiarata scoperta nel 1887. Presentava varie masse mineralizzate a solfuri misti (da qui il nome Su Zurfuru) che coprivano una grande colonna di barite e fluorite. Venne costruita anche una piccola laveria meccanica a Giovanni Longu dove si lavoravano anche i minerali estratti ad Arenas e Gutturu Pala e si coltivarono buoni quantitativi di galena. Nel 1905 passa alla Pertusola che costruisce un'altra laveria e collega tramite ferrovia i vari cantieri e le due vicine miniere di Gutturu Pala e Terras Nieddas. La miniera era molto inquinante, i contadini e anche il comune di Fluminimaggiore protestarono a lungo, finchè fu utilizzata, nel 1927, una teleferica che trasportava i residui di lavorazione in bacini di raccolta. In seguito la miniera rimase inattiva a lungo tranne il generatore di energia elettrica alimentato dalla sorgente di Pubusinu (portata: 300 litri di acqua al secondo). Nel 1943 ripresero i lavori di estrazione, nel 1949 si ottenne un'ottima produzione di Fluorite. e negli anni '50 tutti i cantieri vennero rimessi in produzione. Ma il tenore dei minerali estratti era troppo basso, tanto che nel 1969 la Pertusola entrò in crisi e la concessione passò alla Piombo Zincifera Sarda. Negli anni '80 dopo vari passaggi alla Samin e poi alla Sim gli impianti e gli uffici vennero abbandonati .

La laveria e gli uffici sono ben conservati e facilmente raggiungibili dalla ss 126 che da Iglesias porta a Fluminimaggiore.

 

Laveria su zurfuru


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La scoperta

da PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas

All'inizio del 1888 la commissione distrettuale si recava in quell'area per delimitare una nuova miniera, quella di Giovanni Longu o Su Zurfuru. Immancabile anche in questa occasione la presenza di Carlo Marx e di un altro personaggio molto conosciuto dagli anziani fluminesi, il conte Arturo Zorzi, noto come su conti Giorgi, che fecero una ricognizione sul territorio perché il dirigente dell'Ufficio Distrettuale constatasse che la miniera aveva tutte le qualità per operare autonomamente.
Ma andiamo con ordine: la commissione governativa fa la prescritta ricognizione, esamina la documentazione e ascolta l'ingegner Marx, che chiarisce ogni particolare. Nulla viene trascurato, perché il responsabile della miniera ci tiene a dimostrare che tutto è stato fatto con impegno e serietà, qualità che appaiono nella dichiarazione di scoperta della miniera, dalla quale stralciamo qualche passo.
Così apprendiamo che quei siti furono sfruttati dagli antichi, perché il modo in cui si presentano fanno inclinare a ritenerli dell'epoca romana, certamente non posteriori all'epoca pisana…ed ebbero per scopo la coltivazione della galena molto ricca in argento. Nella fase di ricerca, nel 1885, si è entrati nel sottosuolo per una cinquantina di metri, andando a intercettare i lavori antichi con la galleria Silvia e con un pozzetto. Nel 1866 viene impostato il ribasso Salisbury; infine, nel 1888, altri due ribassi, Rickard, 35 metri sotto Salisbury, e Pietro, ma ancora non vengono raggiunti i giacimenti.
Da quelle indagini sotterranee si è potuto constatare la presenza continua di una mescolanza di galena, blenda, pirite di ferro più o meno cuprifera, mispickel e quarzo, sempre sottoposta ad analisi. Infatti "l'ingegnere sottoscritto - è Marx che parla- fece staccare parecchi pezzi di minerale rappresentanti la media ricchezza del deposito…e, grossolanamente pestati, furono presi tre campioni, che furono avviluppati in carta e suggellati per essere uniti al presente verbale"!
I cantieri interessati alla ricerca furono collegati alla nuova strada Flumini- Iglesias mediante un ponticello di metri 4,25 di luce, fatto costruire a spese del ricercatore, unitamente ad un piccolo fabbricato di un solo piano che trovasi adibito a magazzino, ad abitazione del caporale e a locale per la forgia.
Il ponticello dava e dà ancora accesso alla laveria e proprio al limite della strada statale fu installata una bascule per pesare il minerale. Quell'apparecchiatura fu trasferita nel piazzale superiore all'impianto quando i carri a buoi cedettero il posto agli autocarri. Il peso, anche se deteriorato, è ancora visibile; invece non c'è più la casa di cui si fa cenno nel documento e al suo posto c'è il prefabbricato adibito ad uffici. Un'altra bascule installata nel piazzale di Portixeddu e l'uso di un magazzino di proprietà comunale costituirono le strutture portuali per la spedizione dei minerali alle fonderie di Pertusola e per la ricezione delle merci.
Parliamo ora della manodopera: giornalmente erano impiegati 60 operai, 40 ai lavori interni e 20 all'esterno, che producevano complessivamente 800 tonnellate di minerali misti, con una resa di 200 tonnellate di galena dal tenore del 50% in piombo e 50 grammi di argento per ogni quintale.

     Ecco quanto costò mettere la miniera nello stato in cui si trovava al momento della concessione: 112.000 lire complessive, 95.000 per l'interno, 17.000 per l'esterno.
La relazione mette in risalto la posizione geografica di Su Zurfuru, molto più comoda di quella di Gutturu Pala e di Arenas per la vicinanza della strada consortile, che rendeva più facili i collegamenti col paese e ancor più con Portixeddu, raggiungibile con una strada pianeggiante, quantunque in poco buono stato di manutenzione, ma non trascura l'importante corso d'acqua di Pubusinu che renderà meno costoso e agevolerà il lavoro della futura laveria, la quale sarà attivata mediante motori idraulici!
Facciamo ora qualche previsione di spesa per il futuro della miniera: il minerale potrebbe essere cernito in modo da dare prodotti commerciabili; ma, dice Marx, per avere il maggior profitto, si è imposto da sé il progetto di una laveria meccanica, la cui spesa ammonta a 115.000 lire. Altre uscite da mettere in conto sono 5.000 lire per prosciugare e rendere attuabile la coltivazione sotto il livello Salisbury, dal quale viene fuori un abbondante canale d'acqua; quella somma serve anche per continuare a scavare la galleria Rickard per almeno 80 metri ancora. Distribuendo i costi nella fase di ricerca e di preparazione, la spesa mensile era di 5.000 lire.
Ed ecco gli introiti previsti: tenendo conto che l'imbarco dei minerali avviene nella spiaggia di Portixeddu dove non si imbarca quando si vuole, così dice il documento, sarà necessario disporre dei fondi di riserva per garantire il denaro per almeno un semestre. Si arriva ad un totale di 53.000 lire e, sommate alle 115.000 necessarie per costruire la laveria, si raggiungono 168.000 lire. Tale impegno è indispensabile se si vuole mantenere la miniera in istato di regolare coltivazione.
Secondo gli studi e i saggi eseguiti, da un metro cubo di minerale si ricavava una tonnellata di galena; perciò, tenendo conto delle potenzialità della miniera e dei prezzi del tempo, ricordiamoci che siamo nel 1888, il quadro economico era confortante.

Da un metro cubo di minerale, spendendo 61 lire, si aveva un ricavo di 113 lire per il piombo e 50 per lo zinco: con quei conti era assicurato un buon guadagno. Se la laveria tratterà giornalmente 15 metri cubi di minerale, ci sarà la certezza del lavoro per almeno quattro anni.
Quel verbale, del quale vi abbiamo dato tante notizie, veniva chiuso l'8 Gennaio del 1888 nella casa di Pubusinu. L'anno dopo, a Roma, il Re Umberto I concedeva alla società The Victoria Mining Company Limited la miniera di piombo e zinco denominata Su Zurfuru e Giovanni Longu.
Dal tempo della concessione di Gutturu Pala erano cambiate molte cose: la Nazione aveva un nuovo re e la miniera una nuova società, ma sempre di Giorgio Henfrey, che sarà ancora proprietario nel 1893, quando la Victoria Mining passerà alla United Mines.
Nel 1905 entra in campo la Pertusola, società inglese sempre legata ad Henfrey! E siamo nel tempo della presidenza di Lord Brassey , uomo molto stimato dagli operai e dalla popolazione fluminese: a lui dobbiamo la costruzione del nostro ospedaletto, che, iniziato nel 1907, accolse i primi ammalati nel 1907.

La realizzazione della strada Iglesias-Flumini-Guspini suggerì la costruzione di un altro impianto di trattamento dei minerali, più funzionale di quello di Pubusinu, che aveva poche apparecchiature. Si realizzò un canale lungo più di 5 chilometri, capace di portare da Pubusinu almeno 200 litri di acqua al secondo: ciò per dare energia all'impianto che doveva trattare il tout-venant di altri cantieri. Più tardi infatti vi giungeranno i minerali di Terras Nieddas, di Arenas, di Perd'e Fogu.
I congegni più importanti furono le turbine, che, con l'applicazione di una dinamo, il tutto mosso da una condotta forzata, producevano l'energia elettrica per illuminare a giorno la laveria. E non era una cosa da poco per l'economia della società, perché vi si poteva lavorare anche di notte!
L'evento fu davvero eccezionale non tanto perché si illuminava l'impianto, la corrente elettrica prodotta da motori era usata in tante industrie del tempo, ma perché nella nostra miniera l'energia veniva prodotta da un impianto idroelettrico, anche se di piccole dimensioni. E questo, per la prima volta in Sardegna, avveniva nel 1895!
Oltre alla sua applicazione nei meccanismi della laveria, l'elettricità prodotta dalla condotta forzata favorì l'uso di nuovi strumenti nei lavori sotterranei e fu nel ribasso Pietro che si provarono macchine elettriche.

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La laveria

La laveria subirà continue trasformazioni: adattata nel 1907 per la calamina, sarà trasformata radicalmente nel 1927 e verrà dotata di un mulino Symons con due cilindri per la sezione della fluttuazione. E' del 1928 la costruzione della teleferica, che serviva per trasportare nella valle opposta i fanghi e le sabbie dei misti ricchi da lasciare in stok per una ulteriore utilizzazione: era lunga 480 metri e aveva vagoncini da 900 kg, con la potenzialità di 15 tonnellate all'ora. La stazione di partenza era sistemata in galleria, sotto una grande tramoggia di carico. Presso Su Ponti de Sofia fu necessario costruire una briglia per evitare che quei minerali inquinassero il fiume.

Nel 1943 nella laveria si eseguono modifiche all'impianto della flottazione, mentre nei giacimenti si esplorano le terre coloranti , alle quali si dà ulteriore attenzione nel 1944 scavando nella galleria Del Ferro. Nel 1947 si esplorano i giacimenti di misti nei livelli 240 e 165; nel 1949 sono messe in vista 250.000 tonnellate di piombo e zinco e 80.000 di fluorite . Alla fine del 1949, sospendendo l'estrazione del piombo e dello zinco, i lavori sono limitati alla fluorite: nel 1950 se ne producono 29.000 tonnellate e proprio per trattare questo minerale la laveria subisce adeguate modifiche. Dalla stessa fonte aziendale apprendiamo che il nostro impianto riuscì a produrla con la purezza del 93% molto prima del 1950: questo fu il tenore più alto ottenuto in quel tempo in tutto l'Iglesiente!
Quei risultati impegnarono la Pertusola a migliorare ancora i meccanismi, così la nostra laveria superò di molto tale purezza e fu cosa normale avvicinarsi al 98%, come esigevano le industrie americane, acquirenti di quel minerale.
Nelle gallerie vengono evidenziate altre 80.000 tonnellate di fluorite, perciò l'azienda concentra i lavori su quel prodotto e trascura gli altri. Pensate che quel minerale, non avendo importanza commerciale, era stato sempre trascurato, tanto che gli operai lo chiamavano semplicemente sabbione, perché somigliante alla ghiaia!
Nel 1955, dopo un'interruzione di quasi due anni, si riprende a scavare sui misti: ne vengono messi in vista 250.000 tonnellate che sono inviati a Ingurtosu per l'arricchimento. Mentre il minerale di piombo viene fuso in Sardegna, a San Gavino, i concentrati di zinco raggiungono il moderno impianto di Crotone, in Calabria.
I giacimenti di fluorite appaiono consistenti: sempre in quell'anno ne vengono evidenziate 200.000 tonnellate. Essendo quello il minerale richiesto dall'America, nei vari cantieri si ferma l'estrazione dei misti e si coltiva solo fluorite! Nel 1963 anche nella concessione di Su Mannau si produce quel minerale!


Tratto da
PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas

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Miniere

L'inquinamento

Storie di miniera

Mappa delle miniere

Foto di miniere


Arenas-Tiny

Baueddu-malacalzetta

Seddarxia

Candiazzus

Terras Nieddas

Pubusinu-Gutturu Pala

Sa perda 'e s 'oliu

Santa Lucia

S'acqua Bona

Biderdi-genna e mari


1931 - Costruzione del cavalcavia presso Su Zurfuru

Impianto idroelettrico

Nella miniera di Su Zurfuru non si usava combustibile, necessario nei cantieri dove erano installate le macchine a vapore e i motori a olio pesante, ma soltanto l'acqua della sorgente di Pubusinu!
Nella laveria si possono osservare molte antiche apparecchiature, dall'impianto idroelettrico completo di condotta forzata e di turbina, a un grosso compressore elettrico di fabbricazione americana e tutto l'impianto di raffinazione dei minerali.


I lavori

Il verbale, che in parte trascriviamo, è utile anche per capire il lavoro dei minatori: "L'avanzamento procede di tre metri al giorno con due volate di 18 mine…che richiedono circa 20 kg di esplosivo. La prima sciolta fora le mine con due perforatrici su colonna ed esegue la volata. Seguono due ore di sosta per lo sgombero del fumo , quindi quello dei detriti in prossimità del fronte; ciò per dar posto ai perforatori di eseguire la seconda volata. Dopo lo sgombero del fumo si piazza lo scraper, il quale sgombra il cantiere dai detriti in circa 2 ore".
La visita era molto importante e vi partecipava anche un gruppo di professionisti dell'Associazione Mineraria Italiana, guidata dall'ingegner Stefani. Aveva lo scopo di vedere in azione, per la prima volta nelle miniere del Sulcis-Iglesiente, la nuova macchina.
"Lo scraper o rastrello meccanico è come una scatola senza fondi; una parete fa da rastrello ed è fissata ad una fune d'acciaio,…rimandata da una puleggia assicurata…al ponte d'avanzamento…Ruotando i tamburi, una delle funi si avvolge mentre l'altra si svolge, invertendo la marcia dei tamburi; mentre la prima si svolge, la seconda si avvolge…": Così iniziava la descrizione della nuova macchina, ma era difficile avere le idee chiare sul suo funzionamento senza l'abbozzo di un disegno, che, opportunamente inserito nella relazione, faceva capire meglio il meccanismo del prototipo!
Sappiate che erano sufficienti tre corse ed un solo minuto per riempire un vagoncino e che il costo della nuova macchina ad aria compressa era di 20.000 lire. Solo tre gli addetti, uno alla manovra, due ai rastrelli. E la loro paga? A cottimo, da 25 a 26 lire al giorno. C'erano ancora da fare molte prove per dare un giudizio definitivo. "Mancano ancora dei dati medi…ma, a giudicare a prima vista, sembra debba essere vantaggioso sotto ogni aspetto": così si concludeva la relazione sul collaudo della nuova macchina!



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La crisi

Negli anni 1960-70 le produzioni erano vistosamente calate e il prezzo del minerale non compensava l'aumento del costo del lavoro. Basta pensare che il valore globale della produzione del piombo e dello zinco nel 1972 raggiungeva 10 mila miliardi di lire, contro la spesa di 11 mila miliardi per i 3.000 addetti: un minatore del Cile, dove c'erano importanti miniere metallifere, nel 1970 costava appena 2.500 lire, mentre in Italia oltre 15.000.
Alla crisi del disimpegno dei grandi gruppi capitalistici, fece fronte la Regione Sarda, istituendo l'Ente Minerario con la Società Piombo Zincifera per il governo del settore estrattivo. Non sarà questo l'ultimo cambiamento di gestione delle nostre miniere: nel 1980 il Consiglio Regionale adotterà un primo provvedimento con un cospicuo stanziamento per il passaggio della Piombo Zincifera alla Samim, che non avverrà subito. Occorreranno altri stanziamenti e qualche protocollo d'intesa. Alla fine si costituirà la Società Italiana Miniere e poi…la chiusura definitiva dei nostri cantieri!


Brani tratti da
PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas


 

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