Miniere

Miniere

Galleria "Su Zurfuru"

Lo sfruttamento delle miniere nel fluminese iniziò in epoche molto antiche, ciò è testimoniato dal ritrovamento degli scavi fatti dai Romani e dai Pisani. Si ha notizia di una città: Metalla, dove i Romani mandavano i condannati a lavorare, ma ancora non è stata localizzata la zona precisa in cui sorgeva. La presenza di un luogo di culto come Antas, fa ritenere che fosse proprio in questa zona.
Dalle miniere del fluminese si estraeva il minerale di piombo, di ferro, d'argento e di zinco.


*Dopo un periodo di abbandono, verso la metà del 1800 le miniere ebbero nuovamente grande importanza. Da allora era più facile avere il permesso di scavare per cercare il minerale, perché nel 1848 la legge mineraria del Piemonte fu estesa anche alla Sardegna (prevedeva la separazione della proprietà privata del suolo dai diritti del sottosuolo che concedeva lo Stato). Quella legge diceva che il terreno con le coltivazioni e con il bosco erano del contadino, ma il sottosuolo no e per scavare le gallerie dovevano chiedere il permesso al governo e non più al padrone del terreno; a lui dovevano solo pagare i danni. Ciò favorì l'arrivo nel nostro paese di tanti industriali da tutta l'Europa e dall'Italia.
Fra i più importanti ricordiamo Giorgio Henfrey, Lord Brassey e William Oliver provenienti dall'Inghilterra, Carlo Marx ed Enrico Ring dalla Germania, Edoardo Duveau e la Societée des Mines de Malfidano dalla Francia, Cavalier Enrico Serpieri da Roma, Don Libero Rodriguez da Iglesias, Emanuele Modigliani da Livorno (In quel tempo lo Stato Sabaudo concedeva di aprire una miniera solo alle società che disponevano di almeno 600.000 lire di capitale cosa difficile da reperire fra gli imprenditori della Sardegna).

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Così in tutte le parti del territorio di Flumini c'erano miniere dove lavoravano migliaia di operai, tante donne e tanti ragazzi. Si aprirono miniere a Terras Nieddas ad Arenas,a Gutturu Pala, a Candiazzus, a Su Sizzimurreddu, a Perd'e Fogu, a S'Acqua Bona, a Santa Lucia, a Buggerru e in tanti altri posti.
All'inizio gli industriali portavano gli operai specializzati dai loro paesi, poi anche gli operai di Flumini diventarono esperti e non ci fu più bisogno di portarli da fuori, ma i dirigenti venivano sempre da lontano.

Il lavoro nella miniera era molto faticoso per tutti: per i minatori che scavavano e portavano fuori il minerale dalle gallerie e dai pozzi per depositarlo nel piazzale della miniera, per le donne e per i ragazzi che lo pestavano per separare il minerale dalle pietre per essere pronto per il trasporto fino al mare.
Il lavoro era faticoso anche per is carradoris che con i carri trainati da buoi e da cavalli trasportavano il minerale fino al piazzale di Portixeddu, percorrendo strade di montagna molto pericolose .
Nel piazzale di Portixeddu c'era la pesa e ogni società aveva un posto riservato per il proprio minerale . Lì arrivavano i barconi da Carloforte e cominciava il duro lavoro dei battellieri, che erano gli operai addetti al carico del minerale sui barconi. Il loro lavoro doveva essere fatto in fretta, perché se si agitava il mare le barche non si potevano più avvicinare alla costa e rischiavano di sfasciarsi contro gli scogli.
Il minerale veniva trasportato a Carloforte e lì i battellieri scaricavano i barconi e ricaricavano il minerale sulle navi che lo trasportavano in Francia e in Liguria, dove le società minerarie avevano le fonderie. Lì il minerale veniva fuso per ricavare il piombo, lo zinco, il ferro.
Nel 1881 i battellieri fecero uno sciopero di 12 giorni, perché la società di Malfidano, che pagava quattro lire per ogni tonnellata di minerale caricato, decise di abbassare il prezzo a tre lire. La società diceva che i battellieri potevano ugualmente guadagnare molto, perché le barche potevano caricare di più e fare molti viaggi per il fatto che la Malfidano aveva messo un battello a vapore per trainare le barche più velocemente da Buggerru fino a Carloforte.
Ma i battellieri non vollero più caricare con quel prezzo perché la loro fatica era sempre la stessa; cosi il minerale rimase ammucchiato nei piazzali per tanti giorni, fino a quando non si misero d'accordo.

*Tratto da:Personaggi Avvenimenti Curiosità
della storia di Fluminimaggiore e della Sardegna dal 1704.

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*Come sarà stata la vita nel nostro paese fino alla metà dell'800, prima che il nostro territorio venisse profondamente interessato dall'attività mineraria?(...)

A Flumini in quel tempo si viveva di agricoltura e di pastorizia: la valle del Rio Mannu produceva rinomati prodotti, in particolare agrumi, che per la prospera vegetazione e per la molta bontà dei frutti possono primeggiare sui luoghi più lodati della Sardegna, mentre la collina forniva cereali e pascoli adatti alle pecore e alle capre. Anche la montagna, dove prosperavano alberi secolari, garantiva ottimo legname e ristoro alla selvaggina.

L'ambiente era davvero idilliaco, ma la maggior parte degli abitanti, che nel 1839 erano 1760, distribuiti in 425 case, possedeva poco e si trovava in ristrettezze economiche. Che dire del centro abitato? Molte case umili, domixeddas, costitute da una o due camere e da un cortile, domu e sobariu quando la stanza del pianterreno si sopraelevava con mattoni crudi, raro era l'uso di quelli cotti, per creare altro spazio nel sottotetto. Appariva modesta anche la nostra chiesa parrocchiale, che trovasi in condizioni estetiche molto deficienti, con un campanile tozzo che è sollevato poco, perciò a stento si lasciava scorgere da lontano. (...)Ma sotto le nostre montagne, ricche di boschi, erano nascosti ingenti tesori, i minerali, che, trascurati a lungo anche se non dimenticati del tutto, attendevano di essere messi a nudo per dare lavoro e ricchezza. Povertà e isolamento erano i gravi mali che affliggevano la nostra popolazione alla fine della prima metà dell'800. La viabilità esterna, scarsa e approssimativa, rendeva difficile il collegamento con i paesi vicini. "Basta dire che dalla valle della Canonica sino a Sant'Angelo si deve passare più di 80 volte lo stesso torrente che scorre sopra un suolo pieno di pietre, bronchi e cespugli quasi impenetrabili": queste erano le difficoltà descritte da Della Marmora nel suo viaggio verso Flumini.

Il Paese ai primi del '900

Nel 1860 i collegamenti esterni erano ancora in quello stato, perché altre fonti ci dicono che le strade presentano pendenze orribili per cui vi è impossibile il transito dei carri! Meglio quindi usare il basto per i trasporti e andare in sella all'asino o al cavallo per gli spostamenti personali. Ma anche così era arduo viaggiare, perché i cavalcanti per passarvi scendono dalla sella temendo che i loro cavalli non abbiano a scivolare col pericolo della vita! E le merci che viaggio facevano?

(...)con la legge del 1848, anche la Sardegna adeguava l'attività mineraria a quella in vigore nel Piemonte già da otto anni: era la norma che stabiliva la separazione della proprietà del suolo da quella del sottosuolo. E ciò non fu di poco conto, perché favorì l'arrivo di ingenti capitali continentali e stranieri per lo sfruttamento delle ricchezze sotterranee, con grandi conseguenze per l'avvenire economico e sociale di molte parti della nostra isola. (...)

Andare alla ricerca di tracce minerarie fu un hobby, ma è meglio dire un lavoro, che avvinse molti: in realtà procurava buoni compensi fornire indizi della presenza dei minerali alle persone interessate a sfruttarli. A questa particolare caccia al tesoro partecipavano davvero in tanti, dai pastori, che meglio degli altri conoscevano il territorio, ai taglialegna, che, operando nei boschi e mettendo a nudo il suolo, evidenziavano gli affioramenti dei minerali. Insomma una specie di diavoletto minerario permeava l'attività e la mente di molte persone. Delle miniere della Sardegna ho quindi seguito le vicende e la storia, nei pochi momenti di splendore e in quelli più frequenti di crisi, caratterizzati da scioperi, occupazioni, proteste, drammi. Ho osservato gli operai sondare e perforare le viscere della terra, affaticarsi negli avanzamenti, arricchire i minerali nelle laverie: notavo il loro orgoglio nel manovrare le macchine più progredite, la loro ansia negli scioperi, la loro felicità nelle conquiste. Ma purtroppo ne ho visto molti morire nel posto di lavoro, schiacciati dai mezzi meccanici, fulminati dall'alta tensione, dilaniati dalla dinamite. Che tristezza! Che dolore! Che dramma! Piccole, antiche, care miniere… siete tutte presenti in noi e ci siete care, perché cari ci sono i minatori, i protagonisti che hanno scritto molte pagine della storia fluminese. Si, ci siete cari tutti, uomini, donne, ragazzi, quelli che hanno operato nelle strutture grandi e quelli che hanno faticato nelle piccole miniere, delle quali sono quasi scomparse le tracce, ma che vivono nella memoria degli anziani che le hanno viste attive e animate.

(...)L'adulto o il ragazzo che frequentava le osterie e le botteghe artigiane del paese, principalmente sartorie e calzolerie, e io ero fra quei ragazzi, non sentiva parlare d'altro se non di gallerie e di minerali, perché l'operaio, rientrato dal lavoro nel tardo pomeriggio, se non oziava nell'osteria di ziu Ermandu Satta e di ziu Srabadoi Pintus, o in quella del saragatiano Antonio Massa , in compagnia delle carte da scopa e di un quarto di vino, improvvisando talvolta qualche battorina , trascorreva le ore nel laboratorio dell'amico dove non si consumava e non si spendeva, ma si raccontava e si discuteva.

Era proprio così: la bottega diventava un osservatorio ideale per il lavoro e per la politica, ineguagliabile apprendistato per noi ragazzi che dovevamo parlare poco, ma ascoltavamo tanto. Le donne non erano presenti nelle botteghe, perché per loro non c'era posto là dove talvolta volavano parole sconce, ma io ricordo bene zia Maria Zanda, zia Teresa Casula, zia Nicolina Farci, zia Laura Puxeddu e molte altre, tutte operaie cernitrici, per averle viste spesso nei piazzali di Perd'e Fogu a frantumare con la massetta le pietre mineralizzate, separando le parti sterili da quelle ricche con sveltezza e maestria.

*Tratto da
PICCOLE ANTICHE CARE MINIERE …da Gutturu Pala a S'Acqua Bona
di Alberto e Bruno Murtas

 

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L'inquinamento

Storie di miniera

Donne e miniere

Mappa delle miniere

Foto di miniere


Arenas-Tiny

Baueddu-malacalzetta

Seddarxia

Candiazzus

Terras Nieddas

Pubusinu-Gutturu Pala

Giovanni Longu-Su Zurfuru

Sa perda 'e s 'oliu

Santa Lucia

Biderdi-genna e mari


*Caratteristiche generali

Una caratteristica che accomuna la maggior parte delle miniere del Fluminese è che esse sono nate in aree di contatto fra scisti e calcari; infatti in questa zona di passaggio fra rocce diverse si ritrova la maggior parte dei giacimenti metalliferi.
Se si è in presenza di calcare quasi sempre bisogna fare i conti con grossi quantitativi di acqua contenuti al suo interno.
Tale roccia si comporta come una grossa spugna, che è in grado di contenere immensi quantitativi di acqua, rilasciandoli in maniera graduale e costante. La sua presenza ha spesso provocato gravi difficoltà all'attività estrattiva, perché l'allagamento delle gallerie comportava, oltre che l'interruzione dei lavori, pericolo per l'incolumità dei minatori stessi che spesso venivano travolti da piene improvvise di acqua, o peggio ancora di fango con tragiche conseguenze.
Quando una galleria veniva invasa dall'acqua, la soluzione era quella di realizzare una o più gallerie di scolo in modo da favorirne il deflusso; ma se da una parte questa operazione consentiva la ripresa dell'attività estrattiva, dall'altra turbava il regime idrico sotterraneo, provocando variazioni di portata delle sorgenti o addirittura la loro definitiva scomparsa.


Nelle miniere importanti vennero costruite le cantine, che erano i negozi di proprietà delle stesse miniere, dove gli operai comperavano i viveri e le altre cose e potevano non pagare subito, perché glielo scontavano dalla paga a fine mese.


Tra realtà e fantasia

I fluminesi, esperti conoscitori del territorio, erano però dei ricercatori solitari spinti dalla speranza di trovare un ricco giacimento o un filone d'oro o d'argento, o un tesoro che avrebbe risolto i loro problemi esistenti. Da cui la leggenda di "DOMIGHEDDU ROSSI" un personaggio solitario e misterioso che possedeva oro e argento nelle grotte de " is concas de monti argentu" dove abitava con la bellissima figlia. " Se qualcuno gli chiedeva dell'oro e lo trovava di buon umore era disponibile a dargliene; ma se chiedevano la figlia in sposa gli faceva rotolare addosso un grande sasso.

Filastrocca

Dommigheddu Rossi
ha mottu sa Pobidda
po no dai fattu fregua
A cenai. Is baccasa a bidda
No pointi intrai


 

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