Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici di
ANALISI ECONOMICA

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1.
Le "leggi economiche", osserva Joseph A. Schumpeter (Storia dell'analisi economica, cit.), non sono stabili come quelle della fisica, l'osservatore stesso e' socialmente condizionato (pag.40); oltre alla storia dell'analisi economica e' concepibile anche "una storia delle idee popolari sulle questioni economiche" (pag.47) dove il poco rigore produce piu' danni della faziosita' politica (pag.85; si vedano anche le considerazioni dell'Autore sulle questioni metodologiche, negli argomenti filosofici sul metodo in questo sito).
La sequenza Petty-Cantillon-Quesnay elabora teorie, postulati, formule, teoremi che verranno sviluppati da economisti successivi ed evidenzia l'importanza del calcolo numerico per la ricerca econometrica come scienza quantitativa (pagg.69-73): il problema fondamentale della teoria economica diventa un problema di massimo edonistico (pag.85). Il tableau economique da' una visione complessiva della vita economica (pag.73 e 93), semplifica le molteplici relazioni e flussi, rende possibile una teoria numerica, propone analisi parziali e di equilibrio economico che verranno poi sviluppate compiutamente da Walras (pagg.95-97).
La moda fisiocratica nel 1760-1770 fu un successo di salotti, non era legata ad interessi della classe agraria e non divenne un movimento come sarebbe stato poi il marxismo (pagg.78-81). Quesnay introduce il concetto di capitale "come ricchezza accumulata prima dell'inizio dell'attivita' produttiva" (pag.90), e considera la terra come l'unico fattore che produce plusvalore (crea ricchezza); piu' tardi Marx considerera' il lavoro unico fattore in grado di produrre plusvalenze (in quanto crea "valore", pag.92). Anche Trugot anticipo' concetti fondamentali dell'analisi economica successiva (teorie del prezzo, della moneta, del capitale, del valore, della distribuzione, pag.102).
Adam Smith appartiene ancora al "tempo della cultura enciclopedica" (pag.103), ma tratta sistematicamente una pluralita' di concetti gia' tutti conosciuti a quell'epoca e considera la divisione del lavoro come una forza impersonale che egli eleva a fattore unico del progresso economico (pagg.109-110).
Adam Smith elabora tre diverse teorie del valore: valore-lavoro, fatica, costo di produzione (pag.249); dopo di lui l'analisi economica procede da un lato con Ricardo e Marx, dall'altro con Turgot, Say, John Stuart Mill (pag.220). J.S.Mill sviluppo' la teoria della domanda e dell'offerta (pag.267) e un'analisi del profitto come sommatoria di salario per la direzione dei fattori della produzione, premio per il rischio ed interesse sul capitale, dimenticando la piu' tipica remunerazione dell'imprenditore, che Schumpeter fa derivare dall'innovazione (pagg.326-327). Anche Malthus, osserva Schumpeter, elabora concetti gia' comparsi prima di lui (pagg.139-140): la teoria malthusiana della popolazione produce effetti diversi a seconda delle diverse forme di organizzazione sociale (pag.239); in alternativa a Malthus, Mombert propose una "teoria della prosperita' " che prevedeva la diminuzione della natalita' al crescere del tenore di vita (pag.240).
Le visioni sul futuro economico influenzano le teorie dello sviluppo economico: Schumpeter distingue i pessimisti stagnazionisti (Malthus, West, Ricardo, James Mill), gli stagnazionisti non pessimisti (J.S.Mill), gli ottimisti (Carey, List) e Marx che si distingue dagli altri perche' assegna allo sviluppo il tema centrale della sua teoria (pagg.225-228).
Lo schema classico di analisi economica e' triadico: attori (imprenditori, gruppi sociali, classi), fattori (terra, lavoro, capitale), redditi (rendite, salari, profitti; pag.202 e seg.). Da Adam Smith, con Ricardo e Marx, la triade dei fattori si riduce ad uno solo: il lavoro (pag.207, pagg.249 e seg.). Ma il capitale, osserva Schumpeter, e' un requisito per ogni inizio di attivita' produttiva, e comporta problemi suoi peculiari di rinnovo e deprezzamento (pagg.211-212).
Gli economisti classici affrontarono erroneamente i problemi della produzione e della distribuzione senza considerarli problemi di valutazione; la teoria del valore divento' centrale solo a partire da Ricardo (pagg.186-187 e 263). Grazie al principio dell'utilita' marginale, il valore di scambio puo' essere spiegato come valore d'uso (pagg.414-415); la teoria del prezzo e' la teoria della logica economica (pag.129).
Le teorie del profitto si distinguono in teorie dell'interesse (imprenditore come capitalista, teoria marxista dello sfruttamento) e teorie funzionali dove l'imprenditore viene distinto dal capitalista, il profitto dall'interesse, la remunerazione derivando dall'incertezza non assicurabile (walras, Clark, Knight, Bohm-Bawerk, pag.390 e seg.). I profitti dipendono dalle situazioni di squilibrio economico (incertezza) e dai costi decrescenti (pag.586); in situazioni di concorrenza imperfetta il costo medio comprende il profitto, mentre in concorrenza perfetta i profitti sono nulli e il costo e' uguale al rendimento dei fattori della produzione (pag.589).
Le teorie dell'interesse degli economisti erano basate volta per volta sull'uso, sullo sfruttamento (Marx), sull'astinenza o attesa (Senior), sulla forza contrattuale, sulla produttivita' (Lauderdale, pagg.339, 432-433); l'interesse veniva considerato come compenso da sfruttamento (marxisti), come compenso per i servizi del capitale, come sconto temporale: "interazione dellapreferenza (psicologica) per il tempo con la produttivita' fisica dell'investimento" (pag.438).
Mentre la teoria dell'astinenza evidenzia l'atto di rendere disponibile il capitale (risparmio), le altre teorie, pur agli antipodi fra loro, concepiscono il servizio reso dal capitale (produttivo o di sfruttamento, pagg.344-345); Schumpeter esamina a pag.316 i concetti di attesa (produzione e distribuzione), astinenza (risparmio), penosita' (lavoro). Il risparmio non diminuisce il consumo ma lo orienta diversamente (pagg.322-324).
Le teorie della rendita si basano ora sul monopolio (smith, pag.361), ora sui rendimenti decrescenti (icardo, pag.363), ora sulla produttivita' e sul concetto marginale introdotto nel 1911 da Edgeworth (pag.245; teorie della produttivita' marginale, pag.367). Per Malthus la rednita e' giustificata dalla prodigalita' della natura, per Ricardo e' giustificata al contrario dall'avarizia della natura (pag.368); Marshall distingue la rendita (reddito di un mezzo di produzione originario) dalla quasi-rendita (reddito di un mezzo di produzione costruito dall'uomo, pag.444).
Schumpeter evidenzia la confusione che spesso ha accompagnato le analisi sulla ricchezza: fondo/flusso, globale/procapite, diretta/indiretta (pag.300 e seg.).
La teoria economica classica del XX secolo si basa su due funzioni fondamentali (pag.567), la funzione dell'utilita' e la funzione della produzione che e' una "restrizione al comportamento delle imprese" (pag.561). Ma, secondo l'Autore, e' errato costruire una funzione di produzione per impianti gia' esistenti, come pure parlare di una "funzione di produzione sociale" (pag.570); tecnicamente, inoltre, si puo' fare a meno sia della funzione dell'utilita' che della funzione della produzione (saggi marginali di sostituzione, pag.577).
Schumpeter individua un filone Smith-Mill-Marshall (pag.171) ed evidenzia come la teoria dell'utilita' di Marshall sia slegata dall'utilitarismo (pag.594). I mercati, per Walras, determinano prezzi e quantita':
- dei prodotti (teoria dello scambio),
- dei servizi produttivi (teoria della produzione),
- dei capitali e dei mezzi di pagamento (teoria dell'equilibrio generale, pag.522 e seg.).
Marshall, Pareto, Pigou furono teorizzatori dell'economia del benessere (pagg.612-613), scienza prescrittiva che si propone la corretta amministrazione del sistema economico esistente; Schumpeter rileva anche come la teoria pura dell'economia socialista sia stata elaborata da economisti non socialisti (von Wieser, Pareto, Barone, pag.506 e seg.). Keynes evidenzio' invece la centralita' del risparmio per le politiche egualitarie (pag.616); la teoria di Keynes era un'analisi statica di equilibri di breve periodo (pag.621), motore del suo modello era il nuovo investimento.
Il ragionamento matematico in economia (la "logica del calcolo", pag.467) inizia con Bernouilli, Beccaria, Isnard e viene sviluppato da Cournot, Gossen, Von Thunen fino a Walras, Wicksell, Pareto, Fisher, Edgeworth, Pigou; l'economia matematica o econometrica spesso pero' non si poneva obiettivi pratici ma unicamente la soluzione di problemi che potevano essere trattati con funzioni matematiche (teorie del monopolio, dell'oligopolio, della concorrenza perfetta, pag.472; teorie del monopolio bilaterale e dello scambio isolato, pag.503).
La curva di domanda e' lo strumento dell'analisi parziale, che considera trascurabili gli effetti indiretti dell'economia complessiva (Cournot e Marshall, pag.506 e seg.). Le leggi dei rendimenti (crescenti o decrescenti; West, Senior, pag.245) non sono dimostrabili logicamente ma sono soggette a verifica empirica; un'evoluzione di lungo periodo passa spesso attraverso successioni di situazioni di breve periodo (pag.136), il progresso tecnico rende superata una legge della produttivita' decrescente (produttivita' crescente in senso storico, pag.150): il progresso tecnico infatti puo' derivare da una diversa combinazione dei fattori della produzione, oppure dall'innovazione che determina un cambiamento degli orizzonti tecnici e di conseguenza la variazione della funzione stessa di produzione (pag.371).

2.
La produttività individuale, osserva Lester C.Thurow (La societa' a somma zero, vedere anche la relativa scheda bibliografica in questo sito) non è determinabile a priori: essa, infatti, dipende dalla motivazione e e' quindi variabile fra lo zero ed il massimo (pag.89).
Il capitale umano viene acquisito soprattutto sul mercato del lavoro, piuttosto che attraverso l'educazione formale: "il mercato del lavoro non è essenzialmente un mercato per allocare capacità, ma un mercato per ripartire possibilità di addestramento" (pag.89). E' fondamentale in questo senso il ruolo del lavoro di squadra, e quindi del riconoscimento degli addestratori (pagg.90-91): i costi di produzione diminuiscono quando i lavoratori apprendono il lavoro di squadra e trovano affiatamento; si parla, in tal senso, di curve di apprendimento (pag.124), che possono differire sia territorialmente (imprese multinazionali), sia temporalmente: "la prima persona che percorre la curva d'apprendimento apre la strada agli inseguitori, poichè dimostra che il successo è possibile" (pag.138). La riuscita del processo dipende comunque sia dalla qualità del management che dalla cooperazione dei lavoratori (pag.125).
L'essenza del problema della produttività, secondo Thurow, è come produrre beni più efficientemente, ma il sistema economico distorce tale concetto orientandolo verso la produzione di prodotti nuovi piuttosto che verso nuovi processi per produrre beni vecchi (pag.136). In questo contesto si inserisce il problema della giusta tassazione: il sistema fiscale può essere progressivo (imposte sul reddito) e/o regressivo (imposte sui consumi e contributi sociali); secondo Thurow, l'imposta sul reddito delle società è ingiusta e inefficiente: è ingiusta perchè viola sia l'equità orizzontale, e cioè l'eguale trattamento degli eguali ("ogni contribuente con lo stesso reddito dovrebbe pagare la stessa imposta", pag.143), sia l'equità verticale, ovvero la distribuzione piu' giusta della tassazione fra ricchi e poveri (pag.203); è inefficiente perchè favorisce l'indebitamento penalizzando i mezzi propri (pag.144).

3.
Allen Buchanan (Etica, efficienza, mercato, cit.) evidenzia come l'analisi economica valuti il mercato solo in base alla sua efficienza, mentre gli studiosi di etica lo giudicano nel suo successo/fallimento a soddisfare esigenze di giustizia. Giudizi morali e giudizi di efficienza possono procedere su binari diversi, situazioni efficienti o Pareto superiori possono essere moralmente inferiori, e viceversa; dati empirici controversi e non del tutto disponibili possono essere all'origine di controversie pro o contro il mercato ed impedire la definizione di giudizi condivisi: le categorie distinte degli "economisti" e dei "filosofi", non tenendo conto delle analisi altrui, producono infatti soluzioni imparziali e verita' incomplete, trascurando gli economisti le questioni etiche, gli studiosi di etica le considerazioni di efficienza.
Argomenti di efficienza a favore del mercato sono la tesi del mercato ideale (ottimo paretiano), l'assunzione che il mercato reale si avvicina sufficientemente all'efficienza del mercato ideale, le tesi dell'efficienza diacronica del mercato e della sua efficienza produttiva.
Argomenti di efficienza contro il mercato criticano le varie forme di inefficienza (allontanamento del sistema reale dal modello ideale), i problemi del free-rider e dell'assicurazione (in particolare in connessione alla fornitura di beni pubblici), il problema dell'incongruenza fra preferenze rilevate nel mercato e benessere individuale.
Argomenti morali a favore del mercato sono basati sul merito, sul vantaggio reciproco, sull'utilitarismo dell'atto e della regola, sui diritti morali libertari e sulla liberta'.
Argomenti morali contro il mercato si basano anch'essi su considerazioni di liberta', sull'ineguaglianza, sullo sfruttamento, sul parassitismo, sulle varie forme di alienazione, sulla tendenza espansionistica del mercato.
L'onere della prova della dimostrazione dell'efficienza di economie alternative a quella di mercato spetta a chi le sostiene ma, evidenzia Buchanan, tale prova non puo' essere ottenuta in assenza di teorie sufficientemente elaborate di sistemi non di mercato, e pertanto il sistema di mercato, dal punto di vista dell'efficienza, e' superiore agli altri sistemi.
Dal punto di vista morale, invece, l'argomento piu' importante contro il mercato e', secondo l'Autore, quello della sua tendenza espansionistica (pagg.140-141): istituzioni giuridiche, rapporti di amicizia, relazioni sessuali, comportamenti che vengono sempre piu' assimilati a transazioni di mercato; se tutti i rapporti interpersonali divengono rapporti di mercato la vita umana ne uscirebbe impoverita: la critica decisiva al mercato e' pertanto quella della sua invadenza, e quindi dei suoi limiti, che non vanno confusi pero' con i limiti del benessere.

4.
L'economia moderna, sostiene Max Weber ne La societa' burocratica, dipende da tre fattori fondamentali:
- istruzione professionale pluriennale;
- crescente specializzazione;
- direzione affidata a funzionari (specializzati ed istruiti in tal modo).
I soldati del moderno esercito, osserva l'Autore, sono "separati" dai mezzi bellici, esattamente come i lavoratori lo sono dagli strumenti di lavoro: nella fabbrica, nell'esercito, nell'amministrazione statale, nell'universita' gli strumenti di lavoro sono concentrati nelle mani di chi comanda l'apparato umano articolato in modo burocratico, e le situazioni di fatto non mutano cambiando gli individui nelle posizioni di comando. La natura degli strumenti di lavoro fa si' che la "separazione" permanga in ogni caso, l'inverso e' escluso dalla natura stessa della tecnica moderna.
Si vedano anche le considerazioni di John Kenneth Galbraith (Anatomia del potere) sull'importanza del potere per l'analisi economica.

5.
Amartya Sen (Il tenore di vita) distingue tre concetti, diversi fra loro anche se interrelati (pag.73):
- agency achievement: i risultati di un'azione (ad esempio la lotta per una causa, l'azione per solidarieta' o, all'opposto, per senso del dovere, pag.74);
- personal well-being: benessere personale;
- standard of living: tenore di vita.
La valutazione del successo dell'azione e' piu' ampia della valutazione del benessere, che a sua volta e' piu' ampia della valutazione del tenore di vita (pag.107); il concetto di benessere e' percio' piu' ampio di quello di tenore di vita (pag.70): ad esempio, la sofferenza per il dolore altrui riduce il mio benessere ma non il mio tenore di vita (pag.72).
L'Autore distingue due approcci di valutazione: l'autovalutazione (del proprio tenore di vita rispetto a quello altrui, pag.79) e la valutazione standard, che richiede uniformita' di giudizi circa il valore di una cosa che, precisa Sen, a volte puo' essere debole (l'apprezzamento si verifica solo in alcuni casi) o negativo (si migliora con la sua riduzione, pag.33 nota).
L'utilita' puo' essere essa stessa un oggetto di valore, oltre che un metodo di valutazione (pag.38), ma nessuna sua interpretazione serve per definire il tenore di vita: ne' provare piacere, ne' realizzare desideri, ne' l'atto di scelta (pag.49).
Il desiderio di una cosa e' una conseguenza della sua valutazione (pag.43); la mancanza di desiderio verso cio' che va oltre i nostri mezzi implica mancanza non di apprezzamento ma di speranza, e quindi paura di delusione: "il perdente viene a patti con le disuguaglianze sociali adeguando i desideri alle possibilita' di realizzazione" (pag.44; confronti interpersonali di desideri sono pertanto fuorvianti, pag.45). Anche le scelte evidenziano una complessita' motivazionale: alla loro origine vi puo' essere il perseguimento del proprio benessere ma anche quello di qualcun altro, l'orgoglio nazionale, ecc. (pag.48).
Agiatezza, stare bene, vivere la vita desiderata, avere molto: sono tutte visioni differenti del concetto di tenore di vita (pag.30), la cui pluralita' costitutiva lo rende un paniere di piu' attributi, talvolta alternativi fra loro (pag.31); essere agiati e stare bene, osserva l'Autore, non sono la stessa cosa (pag.52).
Il tenore di vita non riguarda i mezzi posseduti ma la vita che si conduce (pag.52), e' un problema non di opulenza, merci, utilita', ma di funzionamenti (functionings) e di capacita' (capabilities, pag.53). Il nutrimento e' influenzato da molti fattori (sociali, individuali, climatici, pag.52 e pag.114, nota), il prezzo dei beni e' influenzato dai tassi di cambio delle valute e puo' essere piu' alto nei paesi ricchi (pag.57; l'analisi della "soglia di poverta'" basata sul reddito puo' essere molto fuorviante, pag.115); gli indicatori sociali utilizzano indici costruiti sul possesso di merci piuttosto che sui funzionamenti e le capacita' degli individui (pag.68), mentre sono questi che determinano la qualita' della vita che si conduce (pag.69).
I funzionamenti sono conseguimenti, aspetti delle condizioni di vita quali, ad esempio, durata della vita, alfabetizzazione, nutrizione, morbilita', discriminazioni sessuali (pag.85), mobilita', partecipazione alla vita comunitaria, rispetto di se' (pag.106), e altri meno rilevanti (pag.97). I funzionamenti perfezionati includono la disponibilita' di opzioni alternative (ad esempio, scegliere di digiunare, pag.88 e pag.113).
Le capacita' sono "abilita' di conseguire" (pag.87), liberta' positive, opzioni, opportunita' di scelta: conta il numero ma anche la qualita' delle alternative (pag.87, nota), che possono essere aumentate in modo banale o in una gamma al cui interno vi e' una liberta' di scelta molto particolare (come scegliere, osserva l'Autore a pag.102, fra opzioni quali brutto, terribile, raccapricciante). Inoltre, piu' liberta' di conseguire risultati non garantisce di per se' risultati maggiori (pagg.103-104); la liberta' di benessere (disponibilita' per tutti di beni primari, ad esempio per intervento dello Stato) puo' non produrre il conseguimento del benessere, se qualcuno non accetta (pag.105 e pag.122): ad uguali livelli di benessere possono corrispondere capacita' diverse.

5.
Secondo Erich Fromm (La rivoluzione della speranza), la nostra economia e' fondata sul principio del massimo consumo e sulla produzione bellica (pag.6); il principio che domina la societa' e' quello del materialismo edonistico (pag.35).
Nella societa' tecnologica attuale il fondamento dell'etica diventa lo sviluppo tecnologico, la fattibilita' tecnica (pag.42); il fine e' incrementare la quantita' piuttosto che la qualita', l'uomo non e' piu' al centro dell'interesse della societa' (pag.46). Dalla necessita' di massimizzare l'efficienza consegue una individualita' minima (pag.42).
L'atto dell'acquisto (uomo consumatore) serve a ridurre l'angoscia (pagg.140-141); la liberta' non interessa piu' il campo della proprieta' ma quello del consumo (pagg.139-140; rivoluzione del consumatore, pag.144). La pubblicita', secondo Fromm, e' "uno dei piu' gravi attentati al diritto del privato di sapere cio' che desidera" (pag.47): servono percio' restrizioni legali alla pubblicita' e leggi fiscali per disincentivare la produzione di cose inutili e dannose (pagg.145-146).
La prima rivoluzione industriale ha sostituito l'energia vitale con quella meccanica, la seconda rivoluzione industriale ha sostituito il pensiero umano con cibernetica ed automazione.
La pianificazione delle imprese, per funzionare, deve essere soggetta al controllo governativo e di organismi costituiti da coloro che ne sono soggetti.

6.
Secondo Ernst F. Schumacher (Piccolo e' bello), la metaeconomia studia l'uomo (economia) e l'ambiente in cui egli opera e da cui dipende. Gli aspetti economici sono sia quantitativi (PNL) che qualitativi (beni e servizi); l'aspetto quantitativo livella i beni, attribuendo a ciascuno un prezzo per lo scambio, il valore piu' elevato e' percio' il denaro.
L'Autore distingue i beni primari (beni liberi, rinnovabili oppure no) e i beni secondari, che derivano da quelli primari e che consistono in merci (unico oggetto di studio economico) e servizi. Dintingue anche il capitale (che va conservato) dalla rendita (che va consumata); noi consideriamo rendita cio' che e' capitale naturale: combustibili fossili, margini di tolleranza della natura, la stessa umanita'. Esiste una contraddizione fra ambiente limitato e bisogni fisici (materialismo) illimitati, che non puo' che produrre conflitti.
L'Autore distingue anche fra mezzi (uomo produttore, per il quale il consumo e' antieconomico) e fini (uomo consumatore, per il quale il consumo incide sul tenore di vita. Produzione e consumo (entrambi mezzi) servono per il benessere dell'uomo (fine); per l'economia moderna, invece, la produzione e' il mezzo ed il consumo il fine, il lavoro e' una disutilita' (sua divisione ed automazione), lavoro e tempo libero sono concorrenti.
Nella nuova interpretazione dell'Autore, lavoro e tempo libero sono complementari, gli obiettivi del lavoro sono la creativita', la socialita' e, per ultimo, la produzione di beni e servizi; la saggezza consiste nel semplificare e ridurre i bisogni, non trasformare il lusso in necessita', ridurre avidita' ed invidia.
Il modello dell'azionariato operaio (Scott Bader Commonwealth, 1951) prevede imprese dalle dimensioni limitate i cui dipendenti sono soci con la trasformazione della proprieta' sostituita da diritti e responsabilita' specifiche nell'amministrazione dei beni; la remunerazione e' in funzione del lavoro svolto, in un rapporto massimo-minimo di 1 a 7, i profitti servono per il pagamento delle tasse, l'autofinanziamento, premi ai soci ed erogazioni in beneficienza esterna, i fini delle imprese sarebbero economico (profitto), tecnico (prodotti aggiornati), sociale (lavoro creativo), politico (esempio per altri). Il diritto di partecipare alla gestione e quello di partecipare agli utili sono diritti associati con la liberta'.
Le grandi imprese (per numero di dipendenti, capitali impiegati e fatturato) andrebbero nazionalizzate; all'azionariato pubblico spetterebbe il 50% delle azioni, inalienabili con diritto di informazione ed osservazione, e diritto di voto potenziale (pubblico controllo sui dividendi e trasparenza di bilancio).
Altre tesi dello stesso Autore sono esaminate in questo sito negli argomenti filosofici sull'ambiente, sullo sviluppo e sulle riforme.

7.
La proprieta', osserva Ludwig von Mises (Socialismo), puo' consistere nel possesso di beni o nella titolarita' del diritto a possedere (pag.55); von Mises distingue la proprieta' dei beni di consumo da quella dei beni destinati alla produzione, ed in entrambe le categorie i beni durevoli da quelli esauribili (pag.56).
La proprieta' dei beni di consumo puo' essere solo privata e l'azione politica puo' solo interessarne la diversa distribuzione (pagg.57-58); la proprieta' privata esclusiva dei mezzi di produzione in una societa' basata sulla divisione del lavoro non e' possibile (pag.60), inoltre i beni destinati alla produzione servono per produrre beni di consumo e richiedono condizioni stabili: "l'azione economica richiede la pace" (pag.63).
La produzione puo' essere diretta centralmente oppure dal mercato: un terzo sistema non esiste (pag.585); ma la democrazia e' strettamente legata al capitalismo (pag.590) e la stessa societa' fonda la cooperazione sociale sulla pace, alla cui base vi e' il riconoscimento della proprieta' privata (pag.560).
Secondo l'Autore, l'attivita' economica non e' una sfera dell'azione umana, ma coincide con l'attivita' razionale, che consiste nel valutare fini e mezzi (pag.152). Pero', l'azione razionale puo' riguardare sia elementi extra-economici salute, bellezza, felicita', gioia, onore, pag.142) che attivita' economiche (di scambio); in tal caso la moneta e' il medium di scambio universalmente accettato (pag.145), ed e' alla base dell'economia razionale.
Il concetto di capitale richiede quello di contabilita', che implica il calcolo in termini monetari (pag.151); il libero mercato e' il meccanismo che permette la formazione dei prezzi, e quindi il calcolo economico (pag.159).
Il calcolo in natura e' possibile solo per beni di consumo ed in economie senza scambio, l'attivita' economica necessita del calcolo economico (pag.146); solo una societa' stazionaria, basata sulla semplice ripetizione degli eventi economici, puo' fare a meno del calcolo economico, che e' invece fondamnetale per la dinamica economica (pagg.149 e 168).
Quantita' non omogenee non si possono sommare o sottrarre: il calcolo economico in termini di lavoro anziche' di moneta non e' possibile pag.161 e seguenti).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sul socialismo in questo sito.

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